A volte succede che si ha quell’attimo di ispirazione materna estemporaneo. Quando tutto ti sembra logico, perfetto, senza una sbavatura. Tipo l’altro giorno quando ero in autobus e ho alzato gli occhi dal mio cellulare (cosa rara di suo), e ho visto un negozio di una catena di surgelati francese che ha aperto da poco a Stoccolma. Sono scesa di impulso, controllando con la coda dell’occhio che non avessi lasciano nulla sul sedile, guidata dal ricordo di odori della mia vita parigina. Che poi è strano, visto che la parentesi di vita parigina sono stati i quasi due anni peggiori della mia vita. Ma questa è un’altra storia. Invece quell’odore di fromage, e di croissant, e di éclaire al cioccolato, della memoria olfattiva mi ha guidato nel negozio di surgelati, e mi ha fatto acquistare una confezione di pain au chocolate, pronti ad essere infornati e serviti caldi per la colazione. Ah che bella e meravigliosa sorpresa per i miei figli!
Il giorno dopo mi sveglio furtivamente alle 6, mi faccio una doccia e metto in forno la mia sorpresa. Poi sveglio dolcemente i bimbi, ignorando il loro sbuffare, le loro lamentele. Li tiro fuori dal letto driblando il non-voglio-andare-a-scuola. Ho la faccia da ebete della mamma del mulino bianco, e continuo ad invitarli dolcemente a venire di là che c’è una sorpresa che li aspetta.
La parola sorpresa ha sempre il suo appeal nei bambini. Attizzano le orecchie, si rizzano sul letto e chiedono “che sorpresa?” Fa un po’ mattino di natale quando bisogna correre a trovare i regali sotto l’albero. O chissà se la befana è arrivata fino in Svezia. O chissà che sorpresa ha preparato la mamma in questa grigia mattina di ottobre.
– “E’ in forno!” rispondo, e loro con gli occhi pieni di caccole e in punta dei piedi si affacciano in cucina e guardano attraverso il vetro sporco del forno (ma quando l’ho lavato l’ultima volta? Sono già 6 mesi?)
– “ma che sono?”
– “sono dei pain au choccolate!” dico pregustando il piacere “E’ una specialità francese. Sono come dei panini dolci con briciole di cioccolata dentro”
A quel punto accade. Quello che non avevo immaginato potesse accadere…
Pollicino scoppia a piangere, è disperato e mi ricorda che a lui la cioccolata non piace.
– “ma è cioccolata al latte, è quella che piace a te!” cerco di consolarlo
– “ma a me non piace al latte, a me piace fondente!” rimpalla il Vikingo
– “oppure quella bianca! Perché non li hai fatti con la cioccolata bianca?” domandano entrambi
Sono senza parole. Non so bene cosa rispondere ma decido di continuare la parte.
– “ma guardate che sono buonissimi. Assaggiateli che sono sicura che vi piacciono”
E tra un uffa e una lacrima, si trascinano al tavolo per assaggiare questa specialità.
Dopo un morso il quattrenne vuole i biscotti secchi, e il settenne vuole sapere se può mangiarsi pomodori e cetrioli.
Io annuisco, e resto sconsolata con i pain au choccolate davanti ai miei occhi. Ora non sembrano più così invitanti, non godo più del profumo di pasticceria parigina, ho il muso, odio Parigi, però voglio tenere il punto. E allora me li mangio io mostrando soddisfazione ad ogni morso. Ovviamente loro non fanno una piega e mangiano i loro biscotti e pomodori e cetrioli con molta più soddisfazione della mia.
Mi sento scema, svuotata, ma perché me la prendo? capita solo a me?
No, immagino di non essere l’unica. Immagino che tutta quella serie di post di vita perfetta che leggo in giro non sono veri. Ci vorrebbe un po’ di solidarietà tra genitori, di condivisione di quei momenti così così.
Allora vogliamo combatterlo questo senso di impotenza? Vogliamo darci una mano a vicenda? Facciamo partire una campagna di solidarietà genitoriale. Raccontate di quella volta in cui, anche voi, avete fatto un fiasco tremendo con i figli, in cui nulla è andato come credevate, e la realtà ha superato ogni immaginazione. Riempiamo la rete, i blog, facebook, twitter, di aneddoti su quella volta nella vostra vita da genitori in cui avete pensato #capitasoloame
Ovviamente potete anche lasciare un commento qui sotto con il vostro aneddoto preferito, o condividere nei commenti il link al vostro blog in cui lo raccontate. Grazie, grazie, grazie, anche a nome di tutti i genitori che condividono con me questo sensazione di vuoto in questa grigia mattina di ottobre.
(foto credits Barbara Samuel)
Quando mi capita di alzare molto le aspettative sul gradimento di ciò che propongo succede spesso di rimanere delusa: a volte ho percepito che la mia 3enne di fronte all’ORA NON PUOI NON ESSERE FELICE implicito lo faccia come reazione per sdoganarsi da quello che io non volendo le sto chiedendo di provare. Dopo il primo momento “amaro” mi capita di abbassare lo sguardo e concludere tra me e me:”.. Eh già è un’ altra persona..” e in fondo in fondo apprezzo che me lo ricordi! Noto che a volte complice è la stanchezza o il momento in cui le propongo la cosa, non dei migliori, in un altro contesto avrebbe reagito diversamente!
Oh si che capita a tutti!!!
Come quando penso di fargli un immenso piacere portandolo in biblioteca ed in piscina, posti che solitamente adora, e invece quel giorno lì, che ho lasciato il lavoro indietro per andarci con lui e accantonato le faccende di casa per stare del tempo “di qualità” insieme, piange e vuole dormire e mi dice “me no piace me no piace, voio casa, voio casa”…argh!!!!!
io penso che non sempre si possano assecondare i gusti dei figli così tacciono e stanno tranquilli.
certe volte è giusto assecondare quelli dei genitori e insegnare ai figli che ci sono cose sconosciute che potrebbero anche piacer loro.
infatti spesso si hanno delle sorprese. e ne siamo stupiti anche noi, quando accade.
i miei figli hanno ormai 6 e 10 anni, possono arrivare a capire che l’ignoto è una scoperta e una sorpresa e che si possono fidare di noi. naturalmente ci sono età e momenti per ogni cosa. ma osare, porta sempre i suoi frutti.
poi ogni tanto capita che quel giorno proprio non ne vogliono sapere, e allora non c’è niente da fare.
capita anche agli adulti!!!!
Non so perché qualcosa di questo post e commenti continuava a girarmi nella testa. Da figlia, non da mamma perché non lo sono, mi viene talvolta un dubbio. A parte il piacere di condividere e far scoprire a chi amiamo ciò che si ama, e a parte il sacrosanto no alle giornate davanti alla tv o al pc e al cibo spazzatura, non sarà che a volte si propone non ciò che dà piacere ai figli, bensì ciò che ne darebbe a noi stesse, ma non osiamo concederci, (o vorremmo qualcuno ci facesse…) e magari ci permettiamo solo con l’idea che però “lo facciamo per loro”?
Cioè, forse, se vogliamo fare una sorpresa gradita, non si tratterebbe di scegliere francamente ciò che sappiamo a loro fa impazzire, e concederci altrettanto liberamente ciò che sappiamo far piacere innanzitutto a noi?
Era solo un’idea, eh.
@Pellegrina è una riflessione importante quella che fai. Sicuramente c’è il rischio di tentare di imporre ciò che fa piacere a noi invece che proporre ciò che sappiamo faccia piacere a loro. Però come tu stessa dici, c’è anche la voglia di condivisione con loro, la voglia di fargli scoprire qualcosa di bello o di buono, che magari loro non hanno semplicemente provato prima. Allora ci si immagina la reazione e magari si sbaglia il tiro: ad esempio per me l’idea che i miei figli potessero rifiutare un pain au choccolate non era proprio contemplabile, mi sembrava una cosa buonissima da fargli assaggiare 🙂
Altre volte fai una scelta proprio pensando solo a loro e magari nonostante tu non abbia una grande voglia di passare il pomeriggio in ludoteca, o al parco a giocare, lo fai certa che faccia piacere a loro. E invece alla fine si scopre che loro quella cosa non vogliono farla. C’è una differenza tra proporre una nuova esperienza e imporgliela chiaramente, però dipende molto dall’età. Ad un bambino di 2 o 3 anni difficilmente puoi chiedergli se ha voglia di fare una cosa piuttosto che l’altra (ammesso sia possibile dargli una scelta) perché loro vivono nel qui ed ora, e non riescono a proiettarsi nel futuro. Poi magari capita anche che non avevi fatto una previsione così sbagliata, magari hai solo sbagliato i tempi, e quel giorno lì non erano in vena. Magari i miei figli assaggeranno i pain au choccolate tra un mese o due, e ne saranno entusiasti. Oppure no, ma non ha una grande importanza. Questo post era per ironizzare su un sentimento che noi genitori proviamo spesso: la voglia di rendere la vita dei nostri figli piacevole, allegra e ricca di cose belle, ma che a volte le nostre meravigliose idee si trasformano in un fail pauroso, e dobbiamo accettare anche questo.
Ahahahaha, questo post mi ha risollevato il morale!!
Sì, è capitato anche a me, in mille occasioni: dalla cena (guardate cosa vi ho preparato! tutto con le mie mani! “Che schifo.. io voglio pasta in bianco!” :-\) alle uscite (portato al museo a mostra di drgahi, la sua passione, ha rotto tutto il tempo perchè voleva andare al parco giochi -osceno- intravisto nel tragitto), ai giochi. Mah, ci vorranno mettere alla prova??
L’ultima ieri: pomriggio tiepido e soleggiato da ottobrata romana, prendo un’ora di permesso al lavoro e mi presento a casa tutta contenta..ta-da! Amore la mamma è tornata prima così andiamo a provare l’aeroplanino nuovo a Villa Pamphili, e poi andiamo ai giochi o ci rotoliamo sull’erba, insomma giochiamo a quello che vuoi! e lui: nooooooooo non vogliooooo uscire!.. abbiamo la fortuna di abitare a 3-dico-3 passi di numero da villa pamphili e non la vediamo mai..perchè lui preferisce giocare dentro casa.. arghhhh!
Scusate voglio essere aggiornata sui vs commenti!
V
Anche a me non vengono in mente episodi eclatanti, ma ho una 2ennebastian contrario, sarò assuefatta!
Comunque col cibo e’ un grande classico:il gradimento è’ inversamente proporzionale allo sbattimento (e se le rifaccio cose che si è scofanata dai nonni, a casa le schifa)
Un grande pat pat sulla spalla a tutte/i
V
Sara’ che personalmente non ho mai avuto neppure l’aspirazione ad essere mamma, figuriamoci ad essere una mamma perfetta.
Sara’ che a cucinare ho fatto sempre talmente schifo che gia vedere che qualcosa che cucino io sia commestibile per me e’ una gran vittoria.
Sara’ che mia figlia e’ un’attrice nata.
Sara’ che mia figlia forse e’ solo troppo piccola.
Sono due giorni che ci penso e non mi e’ venuto in mente nulla.
Intanto, per non saper ne’ leggere ne’ scrivere, continuo a mantenermi low profile e propongo solo cose che piacciono a me, male che va le faccio da sola!
Guarda, se ti può consolare, col cibo mi capita spessissimo. Fai una cosa buona, saporita, che sei sicura che gli piacerà, e lui si mette seduto col muso lungo (quando non si rifiuta addirittura di venire a tavola) e con le mani sulla bocca per non farcelo entrare nemmeno per sbaglio, un boccone di quella robaccia, in bocca.
Succede anche con “proviamo questo gioco”, ma molto meno.
anche io voglio i pains au chocolat non surgelati!!!! posso essere adottata anche io?
i miei figli invece rompono solo quando sono a casa. in viaggio MAI, si adattano a qualsiasi cosa e non si lamentano mai. Basta portarli da qualche parte, ma non sempre è possibile!!!
@Aspirantemamma: li fai tu, i pains au chocolat, non surgelati??? mi propongo come figlia adottiva: qualunque cosa ti snobbino, puoi contare sulla mia incondizionata collaborazione per svuotarti le teglie fino all’ultima briciola!!!!
Non mi viene in mente nessun episodio particolare (anche se mi è sicuramente capitato qualcosa di simile), ma io ormai da tempo ho capito che mia figlia si diverte davvero solo se fa le cose contro la mia volontà. Quindi nel caso di Serena, la procedura giusta sarebbe stata alzarsi, preparare i cornetti per sé e vietare ai bambini di mangiarli. 😀
E ho capito anche che mia figlia ha bisogno di MOLTO tempo per abituarsi e godere di una cosa nuova. Se la porto in un posto per la prima volta, le farà schifo (dopo mi sfiancherà per mesi per tornarci). Se le compro un vestito nuovo esattamente come lo vuole lei, farò meglio a prenderlo di una taglia più grande perché all’inizio strepiterà che è orrendo e passeranno mesi prima che si decida a provarlo.
Quindi, insomma, #ècapitatoancheame ma adesso non capita più perché evito di sbattermi 🙂
Domenica scorsa in fattoria tra mucche, cavalli, maiali, conigli, pecore e tacchini (etc). Quattrenne: “Ora basta mamma. Ne ho abbastanza!!!”. Concordo con Lorenza: a volte sono solo nostre pippe mentali… Come quando torni da lavoro di-stru-tta e vuoi comunque portarli al parco… Tre ore per convincerli a lasciare i loro giochi ed infilarsi le scarpe… Scendiamo che e’ gia’ buio…
#capitasoloame
Eccomi qui, letterariamente senza veli… facciamoci insieme due risate sulle nostre aspirazioni di perfezione e il muro di gomma che a volte ci oppongono i nostri figli!
http://gio-mammadilettante.blogspot.it/2013/10/capita-solo-me-solidarieta-genitoriale.html