Bambini nei musei: divertirsi con la bellezza

museo-bambinoDov’è la bellezza se non nell’arte? Ma l’arte è una cosa seria, non è certo roba per bambini… o forse sì?
L’arte, l’architettura, l’archeologia sono prima di tutto godimento e allora perché non presentarle a chi sa godere della vita meglio di tutti?
Abbiamo intervistato Alessandra Mezzasalma, archeologa e guida turistica a Roma, perché ci parlasse del suo modo di accompagnare i bambini per mostre, musei e monumenti e di cosa la colpisca di più in questo suo splendido lavoro.
Di Alessandra vi avevo già parlato in un post su Castel Sant’Angelo, perché so per esperienza personale che ha un talento straordinario con i bambini. Ho visto cose che voi umani… Gruppi di quattrenni entusiasti e pieni di domande visitare il Colosseo (e comitive di turisti adulti sbigottite che facevano i complimenti alla guida); gruppi di decenni attentissimi conquistati per oltre un’ora da due sole sale del museo Barracco; gruppi di età diverse gustarsi tutti insieme la mostra su Archimede, creando poi difficoltà ai genitori perché non volevano più andare via.
Insomma, meglio di lei nessuno può parlarci dei bambini che scoprono l’arte e l’archeologia. Dopo aver letto questa intervista, osate! Entrate alle mostre e ai musei con i vostri figli, anche piccoli, senza timore.
(Nella foto il Piccolo Jedi ad una mostra di Mirò, alla quale abbiamo accompagnato un’amichetta treenne che visitava una mostra per la prima volta: ci ha dato grandissime soddisfazioni!)

“I bambini al museo si annoiano”: da dove cominciamo a smantellare questa convinzione?

Rispondo con una battuta e qualche osservazione polemica: non sono i soli! In realtà molte sono le persone che si annoiano ai musei, soprattutto in quelli italiani.
Credo che la maggior parte dei musei italiani non sia ancora pensata per bambini, l’aspetto ludico della scoperta e della conoscenza non vengono ancora presi in considerazione. Come non viene presa in considerazione la possibilità di avere degli spazi in cui riposare, giocare, elaborare la visita, avere dei percorsi ridotti pensati per loro.
Le vetrine spesso sono inaccessibili ai bambini, troppo alte o profonde, piene di cose incomprensibili.
I musei italiani sono spesso luoghi in cui senza una guida, un genitore o un operatore specializzato, un bambino in genere non si incuriosisce o gli mancano gli strumenti per capire cosa sta vedendo.
Purtroppo in Italia i musei continuano ad essere allestiti soltanto da archeologi, storici dell’arte e sovrintendenti, mentre dovrebbe esistere una figura professionale, chiamiamolo museografo (è bene sapere che esistono corsi di studio in museografia e museologia soprattutto nel mondo anglosassone e statunitense), che si occupa di accordare la conoscenza scientifica alla comunicazione e alla divulgazione, che non è fatta soltanto di didascalie (noi siamo abituati a quelle incomprensibili se non si è del settore o illeggibili per la dimensione dei caratteri), ma consta anche di domande, immagini, e spazi adeguati ad accogliere oggetti e visitatori con esigenze diverse.
Per cui la premessa è che ci sarebbe molto lavoro da fare per rendere i musei accessibili a una godibile fruizione e a una esperienza museale costruttiva. Mentre la maggior parte dei musei italiani tende ancora a essere autoreferenziale, fatta da specialisti e comprensibile per lo più solo a loro.
Partendo da questa drastica premessa, come si possono rendere i musei davvero accessibili e divertenti per i bambini?
I bambini tendono per fortuna ad essere curiosi e grandi osservatori. Si può partire quindi proprio da questo, incuriosirli e guidarli all’osservazione e alla comprensione di ciò che vedono. Penso sia importante dare ai bambini la possibilità di esplorare, anche con altri sensi oltre la vista, di fare esperienza diretta con quello che vedono.
Aiuterebbe anche metterli a proprio agio e non farli stancare, trovare nei musei la possibilità e gli spazi per farli sedere, o dar loro la possibilità di muoversi da soli per scoprire qualcosa, una sorta di breve caccia al tesoro.
Sono gli adulti che devono aiutarli a non annoiarsi e se a farlo è una persona che non conoscono o che riveste il ruolo di operatore museale o culturale spesso per i bambini può essere più facile farsi coinvolgere.
Da qualche anno si organizzano piuttosto spesso laboratori e visite guidate rivolte specificatamente ai bambini. Far fare loro attività che possano fargli elaborare la visita è utile e divertente. La professionalità e simpatia dell’operatore diviene chiaramente fondamentale. Non devono sentirsi giudicati, ma solo spinti alla scoperta.
L’esperienza che i bambini fanno con i genitori è diversa da quella che possono fare con un estraneo, penso sarebbe importante abituarli ad entrambe le esperienze.
Divertirsi nei musei è possibile, una buona partenza sarebbe che anche i genitori ci si divertissero o che fossero abituati a frequentarli.
Come ho già detto il luogo è importante, i colori del luogo lo sono, come la possibilità di sentirsi a proprio agio, avendo la possibilità di riposare, mangiare o distrarsi il giusto per poi incuriosirsi di nuovo. Il grado di attenzione dei bambini è breve (non illudiamoci, non è molto diverso dal nostro, fatte rare eccezioni, con la differenza che loro spesso vengono distratti e incuriositi da quello che hanno attorno), va alimentato da ritmi e toni di racconto mutevoli.

Quali sono gli strumenti per suscitare l’interesse dei più piccoli di fronte a un’opera d’arte?

Tentare di guidarli alla scoperta dell’opera, cercare di incuriosirli ma soprattutto farli osservare da soli, tentare di mediare tra l’opera e la loro visione. Mi viene in mente Socrate e l’arte della maieutica: in genere quando chiedo loro di guardare e dirmi cosa vedono non solo si sentono coinvolti, e questo aiuta nella relazione comunicativa, ma spesso capiscono che guardare è scoperta e può divertire. In realtà dovrebbero spesso essere i bambini a guidare nei musei…

Quale è l’età più adatta per iniziare a portare i bambini a mostre, musei o visite a monumenti?

Da subito, appena nati, per permetterlo ai genitori e poi sempre, per renderlo piacevole anche ai genitori quando divengono autonomi nel camminare, dai 4 anni con tranquillità.
L’importante è abituarli e educarli ad osservare, elaborare con un disegno o un commento quello che hanno visto, elaborare un feedback di qualche genere, anche solo comunicare se gli è piaciuto o meno quello che hanno visto, quello di cui hanno fatto esperienza.
Abituarli alla bellezza e all’accessibilità alla conoscenza, anche solo farli passeggiare per un luogo storico e bello rientra nella loro educazione e stimola il loro interesse.
Da piccoli quando iniziano a disegnare hanno dimestichezza con segni, colori e significati reconditi almeno per noi, le gallerie di arte sono dei posti meravigliosi, ricchi di fantasia e creatività. I musei archeologici possono essere più complicati per bambini piccoli, possono coinvolgere emotivamente molto di meno, a meno che non gli si raccontino alcune storie fantastiche sulle statue.
L’importante per i bambini è vivere una bella esperienza, creativa più che educativa. Non importa che capiscano all’inizio, l’importante è che gli rimanga il ricordo di una bella esperienza con la voglia di ripeterla. Poi sarà la scuola, le loro scelte che li guideranno ad interessarsi ai contenuti o alla memorizzazione. Sono talmente vari e spesso insondabili le cose che possono colpirli o incuriosirli! Che si incuriosiscano, che si divertano!

Ci sono dei ritmi giusti per una visita a un sito archeologico o artistico con i bambini? Una durata massima consigliata, un’organizzazione delle pause?

La durata della visita dipende dai bambini e dalla loro curiosità. Diciamo che generalmente non penso si riesca a farli superare un’ora e mezza e dipende anche dalla loro età, ma non esiste una regola come non esiste un bambino uguale all’altro.
La differenza la fa a mio avviso la presenza di pause, intervallate eventualmente anche da giochi o domande, e soprattutto dalla voce della guida. La monotonia uccide qualsiasi visita, anche quelle rivolte agli adulti. Se si riesce a modulare anche solo con la voce toni diversi e si ha la capacità di recitare, interpretare personaggi storici ad esempio, e far battute divertenti durante la visita il successo non è detto che sia garantito, ma almeno si rende possibile.

Cosa li colpisce più spesso? Quali sono le domande più frequenti?

Spesso li colpiscono cose che noi non siamo in grado di vedere o che suscitano in noi effetti molti diversi.
Nei musei archeologici la domanda più frequente riguarda i numeri di inventario dei musei, che sono spesso scritti direttamente sugli oggetti! Altri bambini chiedono cosa sono le didascalie o i numeri collegati alle didascalie che sono generalmente inseriti vicino agli oggetti. Cosa che suggerisce l’inutilità di questo tipo di didascalia per i bambini…

A chi abita a Roma, o nei dintorni, o sta per programmare viaggi a Roma, consiglio anche il gruppo facebook di Alessandra, per tenersi sempre aggiornati su notizie e sui suoi programmi, non solo per bambini

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3 thoughts on “Bambini nei musei: divertirsi con la bellezza”

  1. Non è facile mantenere un equilibrio tra un’esposizione museale e la sua spettacolarizzazione. Il rischio è quello di banalizzare i contenuti, se non addirittura di costruire un evento attorno a poco o nulla.
    Con un patrimonio artistico ricco come il nostro, credo che alcuni siti possano essere convertiti ad un approccio più accessibile ai bambini e ai ragazzi per avviarli alla fruizione e valorizzazione della cultura; un esempio che non richiede costosi allestimenti è la presenza di audioguide semplificate o di percorsi che toccano solo i pezzi più significativi nei musei più grandi.
    Tra i consigli pratici ci metterei quello di scegliere i momenti meno affollati, come le ore a ridosso della chiusura nei giorni feriali e la prenotazione dei biglietti orari, se possibile, per evitare lo stress della coda.
    A Roma a noi sono piaciute molto la Casina delle Civette e la Centrale di Montemartini.

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  2. Un mesetto fa mia moglie ha prenotato una visita guidata per bambini alla mostra di Kandisky a Milano. Non è propriamente un museo, ma si avvicina per logica. Ero perplesso. Eppure il gruppetto di 15 visitatori in erba sono stati guidati per oltre un’ora da una ragazza bravissima che lì ha coinvolti e appassionati. Beatrice 6 anni e Filippo di 4 sono rimasti a bocca aperta…. attenti, interessati. E’ però fondamentale abituarli alla bellezza e all’accessibilità come dice Alessandra, ma allo stesso tempo i mosei devono preparare guide abili a coinvolgere i bambini!

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