Miriam Spera è attrice teatrale ed insegnante di recitazione. Con la sua associazione Come in uno specchio, propone a Roma “per-corsi” di teatro, di dizione e comunicazione e di formazione per lettori. Nell’ambito di questa specifica attività formativa di lettori, pone particolare attenzione alle tecniche di lettura ai non vedenti, agli anziani ed ai bambini. Di questo ci parla nell’intervista.
E’ piuttosto insolito trovare proposte di corsi per “lettori”: perchè è necessario essere preparati in modo specifico per leggere a voce alta?
Qualunque attività di mediazione richiede una preparazione adeguata. E il lettore è un mediatore. Mi è sempre piaciuto pensarlo come una sorta di “traghettatore di messaggi”. E come tale deve far leva su un’acuta sensibilità all’ascolto e una forte passione comunicativa.
Come si differenzia questo tipo di attività da quella della recitazione?
Il metodo di lettura che propongo nasce e cresce parallelamente al mio lavoro di attrice, nel quale ciò che conta – insieme alla padronanza della TECNICA – sono la capacità e il coraggio di riconoscere la VERITA’ del proprio sentire. Quando parlo di TECNICA mi riferisco a quell’insieme di regole che disciplinano l’arte del “parlar bene” (respirazione, vocalizzazione, articolazione, fonetica). Ad esse vanno affiancati esercizi che aiutino il comunicatore a proporre un messaggio autentico, vale a dire in sintonia con ciò che agisce dentro di sé quando entra in contatto con un testo. Il lavoro del lettore parte dallo stesso punto del lavoro dell’attore. Diciamo che il lettore- rispetto all’attore – si ferma un gradino più sotto. Non arriva ad oscurare se stesso per dar vita a qualcos’altro da sé.
Cosa vuol dire leggere per i bambini in modo coinvolgente?
Non esiste differenza tra un ascoltatore adulto e un ascoltatore bambino. Perché nella vera comunicazione è sempre il BAMBINO INTERIORE (mi si passi questa immagine decisamente inflazionata) che parla o che ascolta. Gli ascoltatori-bambini sono solo più esigenti e meno facili da ingannare rispetto agli ascoltatori-adulti, poiché i loro canali di ricezione emotiva non sono ancora (di norma) ostruiti e non è ancora netto lo “scollamento” tra dimensione cognitiva e dimensione affettiva. Scollamento che si risana anche nell’adulto quando questi si confronta con realtà meno razionali (il gioco, l’arte, la spiritualità…). Che il protagonista sia un cavaliere impegnato nella lotta contro un terribile drago o un supereroe incaricato di bloccare malvagie creature aliene, il bambino che ascolta vuole in primo luogo “sentire” e “provare” tutti i sentimenti che accompagnano l’impresa: il dubbio, la paura, il senso di abbandono e di morte, la fede, la speranza, la felicità… Ma perché questo avvenga, al lettore adulto è richiesto di riconoscere per primo, dentro di sé, questi stessi sentimenti.
Quindi si potrebbe dire che leggere ai bambini è una sorta di coinvolgente allenamento emotivo che il lettore adulto condivide con l’ascoltatore bambino. Come si può imparare ad esprimere i propri sentimenti nella lettura?
Leggendo molto, da soli, nel silenzio. Tutto questo affina la capacità di ascolto e di auto-ascolto. Il saper esprimere, poi, è solo questione di allenamento. E di generosità: ciò che si è conquistato e si possiede DEVE essere CONDIVISO.
I bambini, da una lettura coinvolgente, possono anche imparare a gestire ed esprimere le proprie sensazioni, sia positive che negative?
Sì, perché non solo imparano a riconoscere e a dare un nome ai loro sentimenti, ma anche ad accettarli. A non rimuovere quelli negativi e a non idealizzare quelli positivi. Imparano ad avere una conoscenza di sé a tutto tondo, che può difenderli dai pericoli dell’omologazione.
A chi è rivolto un corso di lettura, in particolare per bambini e cosa si impara concretamente a fare?
A tutti coloro che esercitino una professione (e quella di genitore in parte lo è) in cui predomini l’aspetto della comunicazione, della trasmissione, della condivisione. Concretamente s’impara a dare una forma a questi desideri primari.
“Come in uno specchio” ha una pagina facebook ed un sito, dove troverete tutti i riferimenti e le informazioni.
Bello bello bello, complimenti per le iniziative, ho dato un’occhiata alle pagine, e mi piacerebbe poterne usufruire. Pero’, se mi si permette un pero’, vorrei anche che, nella questione leggere ai bambini, si stesse attenti a non passare il messaggio che sia indispensabile diventare esperti per poterlo fare. Se l’equazione “voglio leggere ai bimbi ergo cerco di farlo al meglio ergo mi frequento un corso” mi pare giusta, il suo inverso (cioe’ non ho frequentato il corso ergo non so leggere ai bimbi ergo non lo posso/voglio fare) invece no: per favore leggete comunque, non importa come 🙂