Sono pigra, ma non disorganizzata. Questo per dire che il post sulla tecnica della pezzetta che vi avevo promesso, era già in canna, pronto per essere corretto e sparato al momento giusto. Poi è venuto fuori il tema del mese, che mi ha costretta a riflettere su una delle cause profonde del mio sottrarmi ai lavori domestici: le pressioni di genere.
A 2 anni e mezzo, dice mia madre, il gioco che più mi piaceva era la lotta cruenta tra me e il calzino da lavare. Bastava mettermi al lavatoio con un pezzo di sapone e un cencetto e stavo buona buona fino a che uno dei due non si arrendeva: io o il cencetto. Di solito non ero io. Oggi, se avessi un lavatoio serio, forse lo farei. In fondo nella casa precedente, con il bagno dotato di lavandino doppio, nel mio lavandino c’era perennemente un lavaggio delicati in ammollo, un fenomeno che il maschio alfa non si è mai spiegato. Ma ora non ce l’ho e va tutto comunque in lavatrice, santa e benedetta. Perché io sono pigra e distratta e da me gli ammolli durano dai tre giorni fino al momento in cui il lavandino davvero mi serve per qualcos’altro non trasferibile ad altro lavandino.
È che mi stavano antipatici da morire tutti quei bei commenti benintenzionati che mi facevano da piccola: fai come tutte le altre belle bambine (io sono brutta e orgogliosa di esserlo, se la fregatura è di fare la serva di casa), ma non ti vergogni a giocare nel fango, sei una bambina (no, more mud, more mud, gimme mud) e cose del genere. Perché ero piccola ma non scema e lo vedevo benissimo che le donne le fregano sempre a fare lavori ingrati. Cioè, una lava, pulisce, strofina e si spacca la schiena, e poi può ricominciare daccapo e non se ne è accorto nessuno. Invece uno martella, bestemmia, si sporca e fa ripartire una macchina recalcitrante e tutti a fargli l’applauso. Poi entra in casa sporco di grasso e lascia le tracce ovunque su tutte le superfici appena lucidate. Eh, ma tocca dirgli bravo che ha aggiustato la macchina.
Una rientra tutti i giorni dal lavoro e mentre cucina di corsa qualcosa di sano, nutriente ed equilibrato mette a posto la cucina trattenendo la pipì, che a volte poi comunque manco ci riesci, e una volta a tavola può alzarsi altre 15 volte alle istruzioni dei maschi di casa che gradirebbero qualcosa che a tavola non c’è andato da sola mentre cercavi almeno di farla, questa pipì prima di cena. Poi uno dice che da adolescente camera mia veniva intitolata: Dopo l’ uragano. Era un atto di protesta.
Io dagli 11 anni in poi ho stirato 3-4 volte alla settimana le camice da lavoro dei miei genitori, che la mattina uscivano presto e la sera rientravano morti. Mi sembrava il minimo che potessi fare per loro. Non stiro più e da 10 anni non ho una camicetta di seta. Sono passata ai twin-set da lavoro, eleganti uguale e basta stenderli bene. Se ingrassi di 15 kg., ti si stendono addosso ancora meglio. I miei figli ieri per fargli asciugare delle stoviglie, visto che la lavastoviglie è morta, ci ho dovuto litigare 15 volte e manco l’hanno fatto, mentre io me ne sono andata a letto piangendo e mangiando cioccolato per il nervoso.
Diventare una casalinga pigra è stato un atto politico, mica pizza e fichi.
Quindi ogni volta che vi viene la sindrome della macchia, pensateci bene: ma voi, con quella macchia, davvero vivete male, o state ancora a cercare di dimostrare di essere degne di attenzione, coccole e approvazione come quando da piccole vi dicevano: che brava bambina che aiuta la mamma? Intanto che ci pensate vi dirò tutto sulla mia arma segreta per sconfiggere le macchie senza farmi sconfiggere da loro.[quote]
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Non so se anche voi siete affetti dal masochismo della macchia. Penso a quelle belle cose elaborate, tipo la caccola di pappa d’avena che si cementifica sul tavolo, il latte versato flambé su cui hai voglia a piangere, ma da solo non si stacca dal fornello, i coinquilini che nella vita tutto hanno capito, tranne l’utilità dello spazzolino dopo gli attacchi di dissenteria in bagno, o il bricoleur che si scorda di coprire bene il pavimento prima di verniciare e poi cammina nella macchia e la porta a spasso per casa.
E come vedete cerco di sottrarmi ai mali di stagione e non parlare delle macchie di fango che le scarpe riportano a casa perché confido nel fatto che questo post qualcuno lo leggerà anche in estate.
Ora, alcune persone in queste circostanze vanno di paglietta d’acciaio e strofinano, raspano, abrasivizzano che è una meraviglia, sudano, si impegnano e a volte bestemmiano. Io li invidio, seriamente, pensa a quante calorie si perdono senza neanche andare in palestra.
Io invece in quei casi metto a bollire l’acqua per farmi un tè, ci bagno una pezzetta, la poggio delicatamente dove deve sparire la macchia e ripasso più tardi dopo aver bevuto il tè, e se ci capita, pure il biscottino insieme. Poi che ingrasso.
La pezzetta, signore e signori, la pezzetta è il rimedio da tutti i mali. Non solo quelle belle pezzuole in microfibra dai magici poteri, ma anche lo straccetto, la mappina maltrattata, la maglietta di cotone infeltrita e altro. Basta sapere cosa ci vogliamo fare.
In genere l’approccio soft significa che diamo alla macchia il tempo di ammorbidirsi e staccarsi spontaneamente alla prima carezza e a tal scopo io imbevo una pezzetta e la metto lì. A seconda del tipo di macchia scelgo di cosa imbeverla: quasi sempre in casa basta l’acqua, meglio se molto calda qualora la superficie affetta la tollera. Per le macchie di vernice il solvente adatto, quindi acqua per quelle a base d’acqua e trementina o acqua ragia per quelle a base d’olio o sintetiche. Se non le avete in casa va benissimo anche il solvente per lo smalto. Per le macchie molto unte l’aceto bianco o il succo di limone sono una mano santa.
E se anche voi accendete candele e lumini e poi la macchia di cera vi stronca, non ci dimentichiamo che col caldo la cera si scioglie e decidiamo, a seconda di dove è caduta, come intervenire. Sulla stoffa basta avvolgere ambo i lati della cera in carta assorbente e passarci il ferro da stiro. Io, per dire, il ferro da stiro ce l’ho solo per sciogliere le macchie di cera e stirare le perline dei lavoretti dei bambini che vanno scaldate per trasformarle in una piastrellina compatta.
Se invece avete superfici verticali, tipo le mattonelle della parete dietro al fornello dove avete fatto cucinare un ragù senza coperchio e gli schizzi induriti gridano vendetta a dio (oltre a non poterci stendere sopra una pezzetta, che come tutti noi è soggetta a gravità), anche lì, fatevi un tè, o almeno fingete: Fate bollire l’acqua in uno di quei bei bollitori col beccuccio e dirigete il getto di vapore contro le macchie, che si scioglieranno come neve al sole e basta una passata di pezzetta e aceto. Se non avete il bollitore, io quando uso la pentola a pressione spesso ne approfitto per far fischiare il vapore contro qualche macchia strategica alla fine. Ed è pure divertente.
E se la pentola l’avete fatta attaccare indissolubilmente al contenuto, potete fare due cose: andare di paglietta, o rimettere nella pentola acqua e bicarbonato, farli bollire un po’ e poi le bruciature e le macchie si staccano a carezze anche loro.
Insomma, perché sudare e strofinare quando ci si può mettere comodi con una tazza di tè?
Poi uno però dice i maschi e le differenze di genere: ci è voluto maschio alfa a convincermi ad usare le pezzette imbevute usa e getta. Lui le ha dovunque, in cucina, in bagno, in macchina, sulla scrivania, accanto al letto. Sarà che lui è più sensibile di me alle macchie. Il vantaggio è di non doverle lavare. Ma voi già lo sapete che a me distruggere un cencetto con acqua e sapone mi rilassa. Alla fine della fiera i miei cencetti li sbatto tutti in lavatrice e chi si è visto si è visto.
Anche io ho abolito il microonde dopo che ho realizzato che lo usavo solo per scongelare… Ma voi lo usate per cucinare?
Poi noi, che siamo pigri davvero nonché dotata di casa evidentemente troppo grande, quando una cosa non la usiamo più l’abbandoniamo in un angolo: e così il microonde da un paio d’anni è in un angolo per terra, tanto che la pupa lo usa per sgabello…
Anche combi, il microonde lo userei solo per scaldare il latte e scongelare/scaldare: non merita alcun tentativo di conciliazione nella mia cucina:) Forno, pentola a pressione, robottino e minipimer (che peraltro uso di rado) per me sono del tutto sufficienti: Mamma cattiva sembra la mia anima gemella, non conosco nessun altro che la pensi così. Eppure a volte ho l’impressione che il microonde sia uno di quei bisogni indotti dal mondo moderno. Probabilmente mi sbaglio e sono io che non lo uso in tutte le sue potenzialità.
Naaaaaaa! Mi basta il forno elettrico, la pentola a pressione, il minipimer e il kitchenaid. (ah no ultimamente ho ceduto a “George” che sporca pochissimo). Non vado oltre…
Mammmacattiva e Pietra, ma un combi microonde e forno elettrico? Io l’ ho avuto per alcuni anni ed era fantastico.
Mammamsterdam, da sbellicarsi dalle risa e pieno di saggezza. Mamma cattiva, sul microonde hai detto ciò che vado ripetendo da anni. E’ la prima volta che trovo qualcuno che la pensa come me, non pensavo esistesse!
@Mammasterdam sei troppo di parte
Vittore, strapazzala di coccole 🙂
Commosso dai suggerimenti, è giusto che vi confidi che la sua pigrizia non è necessariamente un male… gli ultimi due maglioni che mi ha lavato li ho dovuti regalare a mio nipote… o – riporto direttamente dal mio blog – “Moglie in cucina alle prese con i peperoni. Spiros (vincitore di Masterchef) suggerisce, per togliere facilmente la pelle, di scottarli al forno e poi di metterli per qualche minuto in un sacchetto di plastica.
Variante di mia moglie, per velocizzare i passaggi, peperoni in forno NEL sacchetto di plastica….
Secondo voi che cosa è successo?” …
Detto questo mi sono attrezzato e con il “panno carta” faccio quasi tutto…
Ma già che ci siamo ciò che mi preoccupa di più (scusatemi se vado fuori tema) è quest’altra confidenza: la predetta “moglie lavorativa geneticamente pigra” ogni tanto se ne esce dicendo: “Ma perché non guadagni molto di più, tanto da permettermi di stare a casa… non voglio più lavorare”!
Ditemi voi, sagge donne sparse per il mondo, se devo puntare al divorzio o alla motivazione o ?
ecco, io e Silvia ci siamo incrociate nel commento ma siamo fondamentalmente d’ accordo.
Vittore, cioè vuoi sapere come praticare un divorzio all’ italiana come nel film o cosa? 🙂 Se l’ idea è mettere al lavoro la casalinga pigra la risposta è semplice, aiutarla a motivarsi. molte di noi però preferiscono sposarsi con chi ha una tolleranza al disordine minore.
Vittore… il marito che provvede!
Mi trovi qualche arma segreta per la moglie non casalinga e pigra geneticamente?
Solo due parole: TI ADORO, sei il mio riscatto, vuoi mettere argomentare con la pigrizia come atto politico?
Mammamsterdam for president!
Brava Claudia-cipi, non si butta via nessun tessuto, neanche il cashmere (ma questa te la spiega Scialba della Zozza).
Io comunque ho risolto tutto prima per anni col bollitore elettrico, che far bollire l’ acqua per la pasta e travasare risparmi un mucchio di tempo, e adesso con ol Qooker, che avevo visto in Canada decenni fa restando perplessa. Praticamente un serbatoio con boilerino e rubinetto che eroga acqua bollente e siccome la nostra caldaia sta due piani sopra e per far arrivare l’ acqua calda in cucina ci vogliono due giorni, abbiamo pure l’ opzione combi, che significa che ci miscela l’ acqua calda del rubinetto normale. E la chiusura di sicurezza funziona benissimo contro i bambini, a parte che li abbiamo talmente terrorizzati che adesso si fanno il te in modo sicuro che è una meraviglia. Aspè, vado a chiedere a Qooker se mi sponsorizzano il prossimo post.
Geniale!
E pensare che di pezzoline ne ho taaaaaante (recuperate strappando vecchie tovaglie da buttare).
Ora le sfrutterò pure, sì sì sì.
Devo ricordarmi di far sfogare il vapore della pentola verso la parete dietro ai fornelli, che quella non riesce a pulirla nemmeno la suocera coi suoi prodotti chimici che mi hanno già corroso i fornelli (argh).