Allattamento a richiesta: è sempre positivo fino in fondo?

Le raccomandazioni di molte delle associazioni a sostegno dell’allattamento invitano le neomamme ad allattare a richiesta il proprio bambino. Ma siamo sicuri che l’allattamento a richiesta sia veramente positivo fino in fondo sempre e comunque? Ovviamente dipende da cosa si intende con allattamento a richiesta e sono certa che ognuna che ha adottato questo modello di allattamento lo ha interpretato in base alle sue necessità e sensibilità, però vorrei condividere con voi qualche riflessione in merito.

L’allattamento a richiesta, nel senso stretto del termine, può essere descritto brevemente con la seguente sequenza di eventi: il bambino piange, la mamma lo attacca al seno. Ogni volta che il bambino piange viene attaccato al seno, e questo è vero sia per il neonato che per il bambino più grande. L’allattamento diventa quindi un mezzo per rispondere ai vari bisogni, quale fame, sete, voglia di coccole, sonno o anche semplicemente noia. Mi ricordo ancora la sensazione di irrequietezza che la lettura di un post testimonianza di un allattamento a richiesta vero e proprio di una donna canadese in Mongolia, tradotto e pubblicato da genitorichannel.it che ha partecipato al nostro blogstorming sull’allattamento materno qualche mese fa. In quel post questa donna di nome Ruth racconta la sua esperienza di allattamento in una cultura completamente diversa dalla nostra, e di come la tetta in Mongolia sia la soluzione per tutti i problemi, anche per bambini più grandi, al punto che persino il duenne che litiga con l’amichetto per il possesso di un gioco viene strategicamente distratto dalla madre con il richiamo della tetta. Estremo? Forse, o forse no. Credo semplicemente che certe cose funzionino bene in certe culture, mentre in altre no, ma credo soprattutto che non sempre le cose vengano fatte nella stessa maniera e con gli stessi significati in tutte le culture. Spesso infatti si prendono ad esempio usanze di culture diverse perché sono considerate più vicine a madre natura, o comunque ad un comportamento istintivo o naturale, che dovrebbe quindi aver superato il duro test della selezione naturale, mentre invece non c’entra nulla.

Come spesso accade in questo momento storico/pedagogico queste pratiche naturali nascono come reazione ad una pratica in voga precedentemente. In particolare qualche decennio fa l’unico allattamento consigliato era quello rigido ad orario, in cui le poppate, o meglio il biberon, veniva dato guardando l’orologio e attendendo 3-4 ore tra una poppata e la successiva. Mentre da un lato è evidente che i bambini crescevano lo stesso, tanto quanto quelli allattati ogni 15 minuti, questo ritmo controllato di allattamento non era un bisogno del bambino quanto piuttosto quello del genitore. E già sento qualcuna di voi gridare orrore! ma non sarà forse il caso di smetterla di preoccuparsi sempre e solo del bambino e iniziare a preoccuparsi anche un po’ della mamma? Perché se la mamma sta male, il bambino sta peggio. Se la mamma è serena e tranquilla, e questo può avvenire sia se allatta ogni 30 minuti sia se allatta ogni 4 ore, sia se allatta al seno, sia se allatta con il biberon, allora anche il bambino cresce più tranquillo.
Non solo, io a volte ho la sensazione che l’allattamento a richiesta sia un po’ sopravvalutato. Ovviamente non sto parlando delle prime settimane di vita, quelle in cui l’allattamento deve avere un po’ la precedenza su tutto il resto almeno finché non arriva la montata e il tutto inizia a funzionare. Però in generale vorrei condividere con voi alcune riflessioni:

Un bambino che viene allattato in continuazione mangia poco ogni volta, un bambino che viene allattato ogni 2-3 ore mangia ad ogni pasto quello di cui ha bisogno nelle prossime 2 ore. Mentre entrambi i modelli possono andare bene al bambino, forse nel secondo vedo un bel vantaggio per la madre che in quelle 2 ore può fare altro che stare seduta ad allattare il piccolo. Alcune madri potrebbero non sentire questa esigenza, ma molte altre si, e non mi sembra il caso di demonizzare questo bisogno in nome di un presunto vantaggio per il piccolo.

Inoltre io sono convinta che se il bimbo non piange perché ha fame e si risponde sempre offrendo il seno, non ci si sta mettendo in relazione con il bambino, non si sta attenti ai suoi bisogni, ma gli si mette un “tappo in bocca” simbolico e concreto che dà una risposta sbagliata e unica a tutti i suoi bisogni. Siamo sicuri di comprendere fino in fondo le conseguenze di queste azioni nel caso in cui siano portate avanti in modo estremo? La relazione con il cibo visto come consolatorio, una relazione di legame psicologico con la madre che soddisfa ogni bisogno, sono solo alcuni esempi che mi vengono in mente ripensando ad un post scritto qualche tempo fa da Zauberei in cui stili di accudimento estremi, di basso e alto contatto, vengono analizzati in relazione alle possibili conseguenze sul bambino.

In realtà sono convinta che la maggiorparte delle madri che allatta a richiesta non lo faccia in modo “estremo”, e che passate le prime settimane o i primi mesi molte inizino a porre dei limiti. Limiti che sono necessari per prendere le distanze e creare quel vuoto in cui il bambino può esplorare per crescere.
Del resto in una relazione di attaccamento normale, in cui si risponde al pianto del bambino cercando di capire ciò di cui ha veramente bisogno e si evita di offrire il seno per tutto, capita proprio che l’allattamento si assesti su un ritmo di 2-3 ore più o meno per tutti i bambini. E questo è il mio modo di interpretare l’allattamento a richiesta, non come una sequenza: il bambino piange, la madre gli offre il seno, ma come una relazione tra bambino e madre che risponde al bisogno di cibo del figlio offrendogli il seno, e cercando di distinguere il pianto da sonno da quello da fame ad esempio.
In questo senso l’allattamento a richiesta per me è come un ballo di coppia, in cui si prova insieme, ci si studia a vicenda, si impara dagli errori fino ad arrivare ad un ritmo congeniale per entrambi, fino al punto in cui si procede con passo sicuro senza bisogno di contare, o di stare a pensare alla destra o alla sinistra, lasciandosi guidare dalla musica e dimenticandosi infine anche di controllare l’orologio.

Buon allattamento a tutte!

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47 thoughts on “Allattamento a richiesta: è sempre positivo fino in fondo?”

  1. A me sembrerebbe più corretto affrontare il discorso del “tappo in bocca” in maniera scollegata da come il bimbo si alimenta. Mi sembra una questione più di mentalità che di tetta. Al di là dei primi due mesi di vita del bambino, in cui effettivamente una che allatta sta parecchio con le tette di fuori, il bambino che usa la tetta (anche) per consolarsi è di fatto un bambino che deve saper aspettare. Se sto guidando, se sto lavorando, se sto mangiando, se sto scrivendo su un forum come ora >:) il bimbo si lagna, magari urla pure, ma per la tetta deve aspettare. Due secondi per allungare un ciuccio si trovano più facilmente.

    Non è assolutamente mia intenzione fare la polemica tetta vs. ciuccio, non ha senso. Ma la correlazione tra allattamento a richiesta e bambino incapace di gestire la frustrazione mi sembra francamente fiacca. Affrontiamo l’argomento a parte per favore? (così lo do da leggere ai nonni 😉 )

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  2. Io mi ricordo solo che all’inizio fu un delirio di latte e coliche, che se mi avessero parlato più delle coliche che dell’allattamento a richiesta ne avrei tratto sicuramente maggiore beneficio.
    E invece poppavo e poppavo e, così facendo, alimentavo il mal di pancia della pupa.
    Veramente i primi tempi sono stati faticosi. Ma mi avevano avvertito, così presi un bel respiro e mi ci ficcai dentro a più non posso , finchè non iniziai, pian piano, con lo svezzamento.
    Poi fu tutto in discesa. Ma ragazze!Col senno di poi altro che allattamento a richiesta e linee guida.
    Sembra che tutti ti vogliano estremamente competente, ma nessuno si risparmia comunque di dettarti regole e protocolli.
    Il messaggio che passa è che diventi madre, quindi devi dimenticare di essere una persona, almeno per un bel po’. La madre prende il sopravvento sulla donna. E forse questo non è neanche un male; e se lo è, forse è pure un male necessario. Ma poi iniziano anche a darti delle istruzioni su come esserlo, madre!

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  3. Grazie per avermi citata, io come immagini sono molto in sintonia con questo post e lo trovo molto corretto da un punto di vista psicologico.
    In particolare mi piace molto la questione del tappo in bocca che trovo molto vera sia per il problema di non ascoltare e imparare a sintonizzarsi nei diversi messaggi del bambino sia perchè il tappo in bocca, come tutte le questioni che hanno a che fare con l’alto contatto – rinvia a una impossibilità della madre di tollerare il pianto del bambino. Per cui il poveraccio – che per buona parte della sua infanzia guarda il mondo per tramite del genitore – categorizzerà il dolore come intollerabile. E’ una spirale.
    Naturalmente gli estremi non vanno mai bene, ma io penso che delle linee guida direttive siano utili. A posteriori – sono molto soddisfatta dell’assistenza che ho avuto nell’ospedale in cui ho partorito mio figlio : che non mi ha assecondata affatto nella mia allergia all’allattamento e mi ha indotta ad allattare con energia. Tuttavia l’indicazione era di partire con la richiesta e di cercare gradualmente l’orario; per qualità del latte, ritmo di digestione, rigurgiti etc. Io credo che il sottotesto psicologico fosse poi quello che dici tu.
    Poi sulle altre culture: dobbiamo avere anche il coraggio di decidere se queste altre culture le vogliamo sposare anche negli effetti. Perchè psicoanalisti e antropologi vanno molto d’accordo e studiano da diversi anni come la produzione di valori il tipo umano che un accudimento produce siano tipizzati per contesti – e abbiano effetti sui modi di pensare. Ora non ho bibliografia alla mano (money kirle scrisse cose interessanti su queste cose – psicoanalista kleiniano, e Margareth Mead antropologa, ma è roba vecchia), e quindi metto qui una congettura un po’ personale: ma due quiz sulla relazione che c’è tra sessismo, idealizzazione del materno e sua necessaria e violenta svalutazione per acquistare l’emancipazione, quindi svalutazione della donna sul piano culturale, e allattamento prolungato io me li farei ecco.

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  4. mah. Io penso che nell’allattamento non ci sia assolutamente nulla di lineare. Dare linee guida è pericolosissimo, anche se mi ricordo perfettamente che le chiedevo a destra e a manca perchè non sapevo come fare, quindi comprendo in toto chi le chiede.
    Per chi soffre di coliche, attaccare a ogni pianto è la fine. Per chi ha un bambino che mangia poco il rischio di avere poco latte è sempre dietro l’angolo. Per chi è una persona molto fisica e vuole un rapporto fisicamente stretto con suo figlio offrire la tetta è un modo facile e sicuro di stabilizzare il rapporto che si vuole. Per chi ha bisogno di organizzarsi degli spazi l’allattamento a orario è una manna. Insomma col senno di poi, o se avessi un altro figlio, penso che leggerei testimonianze dei vari metodi e poi guarderei mio figlio per cercare di capire il metodo giusto per noi. Sapendo comunque che poi arriva l’imprevisto che ti sballa tutto… 🙂

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  5. Prima di leggere i commenti (non voglio essere influenzata) provo a lasciare la mia opinione.
    Quando io e mia sorella siamo nate le teorie dei pediatri erano molto diverse: oltre alle poppate ad orario, dopo il primo mese il bebè doveva saltare il pasto di notte. Mia mamma ovviamente cercando di fare per il nostro meglio ha fatto piangere di fame mia sorella per molte notti. Da grande mia sorella ha sofferto di problemi di anoressia e comunque ha un rapporto morboso con il cibo (ovviamente non credo che dipenda da quelle notti ma non si sa mai). Sulla base di questa esperienza io non seguirei mai nessuna teoria in maniera estrema. Perchè mie care tra 30 anni ci diranno che è sbagliata! Infatti se volete posso già anticipare come andrà: è chiaro che in alcune culture il cibo come consolazione può andare bene, ma nella nostra società dove c’è abbondanza di cibo, soprattutto di cibo calorico, questo può portare a problemi molto gravi.
    Detto questo per me allattamento a richiesta vuol dire che non ho mai svegliato mio figlio perchè doveva mangiare proprio in quell’orario e tutte le giornate erano diverse (con difficoltà di organizzare molte cose), ma quando soffriva di coliche soffriva di coliche e certamente non piangeva per la fame. E per questo non lo attaccavo al seno, ma gli massaggiavo il pancino in modo da aiutarlo ad espellere l’aria. Per me questo è essere in empatia.
    Ha deciso lui di smettere l’allattamento a 10 mesi e mezzo. Ho cominciato con le pappe a pranzo a 6 mesi + frutta a merenda; lui dormiva tutta la notte; a 7 mesi e mezzo ha ripreso a svegliarsi per la fame (ovviamente in quelle occasioni l’ho allattato) e io ho introdotto la pappa anche a cena (con suo gradimento) e lui ha ripreso a dormire tutta la notte. Per me un bimbo che mangia il giusto di giorno, la notte dorme, perchè come dice la mia pediatra si tratta di un bimbo e non più di un neonato. Però ogni donna è libera di fare come sente. In ogni caso a mio figlio e non solo a me faceva bene dormire di notte. Per me quando si diventa grandi si mangia ad orario e una può liberamente dare il proprio latte a colazione (anzi fa di sicuro meglio di quello comprato). Io avrei fatto così, ma mio figlio ha deciso che bastava a 10 mesi e mezzo.
    E sento già la critica ciuccio per consolazione sì, tetta no: ma dal seno esce il latte e quindi si associa la consolazione con il nutrimento, cosa che non capita con il ciuccio. Comunque mio figlio ha pensato bene di decidere che lui si consolava con il pollice, cosa di cui non sono molto contenta, ma vabbè preferisco pagare il dentista che non toglierli il suo modo di tranquillizzarsi.

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  6. Sottoscrivo claudia e gloria.
    Figlia 1 ha 27 mesi, figlia 2 ha 20 giorni. Sto allattando in tandem(alcune grideranno orrore) pur avendo interrotto l’allattamento della geande per 3 mesi in gravidanza. Beh figlia 1 non vedeva l’ora di ricominciare,e appena tornato il latte ci si e’ tuffata. Non e’ piu a richiesta (eh lei ciuccerebbe come un bebe),ma solo la sera.
    Dico anch’io: duenne col ciuccio si ma con la tetta no?mah.

    Per figlia 2 siamo a richiesta,anche se prima di offrire cerco di capire.
    Non penso sia utile dare la tetta al primo lamento,prima e’ meglio capire se si ruesce quale sia la causa del lamento e poi agire di comseguenza.
    Secondo me la tetta oltre a cibo e’ anche consolazione (altrimenti non esisterebbero i ciucci),ovvero la necessita’ di soddisfare il bisogno di suzione,e in questo caso la ciuccuatina e’ breve e non e’ che mangino xhissa’ quanto.io in questo non ci vedo niente di male o strano o sbagliato o esagerato.
    Quello che non mi piace e’ l’idea di ciucciare per noia,ecco penso che li bisogna impegnarsi a trovare delle alternative.

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  7. “ma non sarà forse il caso di smetterla di preoccuparsi sempre e solo del bambino e iniziare a preoccuparsi anche un po’ della mamma?”
    Parole sante!!!

    Io condivido in pieno anche il pensiero di mammamsterdam, la mia esperienza è stata simile. Io ho trovato aiuto al consultorio, ho trovato un parere oggettivo che metteva sullo stesso piano i bisogni della mamma e quelli del bambino.

    Come hanno già detto le altre, ogni mamma poi trova il suo equilibrio ma soprattutto negli ospedali ho trovato quasi un accanimento per questo allattamento a richiesta: la mia seconda non cresceva molto e piangeva spesso…mi sono sentita dire: “non la ha attaccata? Ma non si rende conto che anche 10g sono vitali?!?”
    Immaginatevi i miei sensi di colpa!

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  8. Sono profondamente d’accordo con te. Bellissima l’immagine del ballo, e’ proprio un walzer lento, una relazione tra due individui. Conosco mamme che l’allattamento a richiesta l’hanno vissuto proprio male, e quando hanno inserito degli orari subito hanno tirato un sospiro di sollievo dipendo pure “santa la pediatra che mi ha consigliato cosi’!”. Per dire… quante volte si dice il contrario? Non c’e’ una soluzione buona per tutti nemmeno in questo 🙂

    Pero’ secondo me e’ proprio fondamentale che l’abbraccio durante questo ballo sia molto piu’ stretto nelle prime settimane o mesi di vita, per creare l’intesa e conoscersi, capirsi, senza cercare di fare “training” in maniera unidirezionale.
    Credo che l’allattamento a orario sia cio’ che ha fatto “perdere il latte” a buona parte di quelle a cui e’ successo e questo e’ importante ricordarlo. Ci sono anche donne per cui l’orario funziona da subito, ma non vale per tutte.

    C’e’ una cosa pero’ che secondo me e’ proprio importante sottolineare: i bambini non sono tutti uguali (che noia questa frase! eh si’… pero’…) e la coccola del seno ognuno di loro la vive in maniera diversa.

    Vi lascio con una piccola provocazione: seno a richiesta per consolazione a duenne meglio di no… ma perche’ il ciuccio si’? 🙂

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  9. Mah, non so, mi manca troppo la personalità del bambino in questo post. Il mio primo allattamento a richiesta è stato radicalmente diverso dal secondo.

    Ricordiamoci che il bimbo non allattato al seno, di solito come “calmante” riceve più o meno rapidamente il ciuccio. Quindi in generale penso che una mamma che allatta a richiesta faccia esattamente come una mamma che non allatta. Bimbo piange, si va per tentativi per capire cosa vuole. Fa una bella ciucciata (da tetta o biberon)? aveva fame. Ciucciotta un minuto (tetta o bibe o ciuccio) e si addormenta? aveva sonno. Ciucciotta un minuto e ricomincia a piangere? controlliamo il pannolino, teniamo caldo il pancino, cantiamo, e via di trafila infinita.

    Dopo un po’ sappiamo riconoscere il pianto da sonno da quello da fame, benissimo, decido io in base alla personalità del bimbo se mi è più comodo farlo addormentare passeggiando, dandogli il ciuccio, dandogli il seno, lasciandolo nel suo lettino a “cantarsi la ninna nanna” = lagnarsi finché non si addormenta, facendogli fare un giro in macchina e chi più ne ha più ne metta.

    Per mia figlia il seno era, oltre a nutrimento, una grande consolazione. Aveva sonno, voleva il seno, si era fatta male, voleva il seno, si era spaventata, voleva il seno. Con lei di fatto ho tirato fuori la tetta quando piangeva per circa due anni (quando c’ero, perché passava comunque tanto tempo al nido già da piccolissima).

    Mio figlio, se piange ma non ha fame e io ho l’ardire di offrirgli il seno, perché magari non ho ancora capito cos’ha, fa certi urli, mi spinge via con tutta la sua forza e gira via la testa a un angolo che pensavo ci riuscissero solo i gufi.

    Quindi non è affatto detto che un neonato allattato a richiesta abbia poi bisogno della tetta per ogni cosa. Secondo me l’indole del bambino è decisiva quanto quella della mamma e i problemi nascono quando si cerca di seguire pedissequamente una filosofia senza fermarsi a pensare.

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  10. Concordo al 100%.
    Sinceramente io non MAI allattato a richiesta (2 figli, entrambi allattati esclusivamente fino a 12 mesi), non tanto per “principio” quanto perché sinceramente non mi è parso necessario.
    Intendiamoci, le prime due o tre settimane non si contano, lì bisogna prendere le misure e quel che succede succede.
    Ma diciamo che in generale non ho mai dovuto stare tutto il giorno con le tette all’aria…io sinceramente a sta cosa che si risponde con la tetta a ogni ghé del bambino non mi convince mica tanto.
    E non sono nemmeno d’accordo con l’assunto che se non allatti a richiesta avrai poco latte: almeno, nella mia esperienza non è mai stato così.
    E quindi, certo che dipende da bambino a bambino e da mamma a mamma, però insomma mi sembra una cosa un po’ sopravvalutata.

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  11. premetto che ognuno dovrebbe trovare il modo più congeniale per interagire col proprio neonato e gestirlo. però allattare ogni 3 ore non sempre è una liberazione per i genitori, tutt’altro. i racconti di mia madre sono che io piangevo 24 ore su 24, forse avrebbe fatto prima a mettermi una tetta in bocca. invece per lei i primi mesi dopo la mia nascita sono stati un incubo. io ho allattato a richiesta entrambi i miei figli, ovviamente parlo dei primi 3 mesi. piangevano davvero poco, non hanno mai sofferto di colichette, hanno dormito tutta la notte da quasi subito. certo io stavo sempre con la camicia sbottonata, ma cosa sono 3 mesi nella vita di una persona? e non è che se non allatti a richiesta hai la giornata libera comunque. oltre al fatto che se non allatti a richiesta in quella fase hai un’alta probabilità che il latte o non sarà sufficiente o andrà via molto presto. infatti la maggiorparte delle nostre madri ti dice che ha smesso presto perchè “non aveva latte”. dopo i 3 mesi è gradualmente cambiato tutto. allatto ancora il mio figlio di 13 mesi ma solo la mattina, 1 volta al giorno. penso che prima dei 3 mesi imporre degli orari e delle “dosi” predefinite sia impossibile. quando il bambino inizia a mangiare e mangia tutto però allattare a richiesta significa non voler affrontare la sua crescita, non volerlo aiutare a superare le difficoltà, voler diventare dei ciucci umani. credo che troppo spesso non si vuole capire le differenze fra un neonato e un bambino più grande. troppo spesso si vorrebbe trattare da neonati bambini di 1-2-3 anni.

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  12. É esattamente come lo descrivi tu, l’allattamento a richiesta viene misurato in base alla conoscenza
    che si fa del proprio bimbo. Viene calibrato passo passo.
    Gli estremi non sono mai equilibrio, troppa rigidità negli orari o troppa sollecitudine nella risposta prima ancora di aver
    valutato quale effettivamente sia la richiesta del bimbo. Ma non bisogna peró dimenticare che i bimbi non sono tutti uguali, che hanno necessitá e caratteri diversi e quindi le raccomandazioni non possono essere uguali per tutti.
    Ci sono bimbi che si staccano autonomamente a 10 mesi per esempio e bimbi molto più bisognosi che ciuccerebbero per sempre. Altri che sembrano aver smesso e per poi riprendere tutto il giorni nel caso di una febbre o un malanno.
    I bambini della nostra generazione che sono stati allattati tutti al biberon senza possibilità di scelta, sono si cresciuti come gli altri ma in una generazione di adulti insicuri e pieni di problemi di autostima (non tutti ovviamente).
    Spesso veniamo accusate di generare dei figli mammoni e troppo dipendenti tenedoli cosi vicini e cosi spesso e lungamente allattati ma la verità é che la sicurezza e la considerazione del se viene proprio creata in questo momento rispondendo subitaneamente alle esigenze del piccolo. Un esigenza non soddisfatta al momento giusto crea un problema in un momento futuro.
    Per maggiori informazioni vi invito a leggere gli articoli della lega del latte.
    Vi ricordo anche che a volte una mamma può uscirne depressa o oltremodo stressato da una storia di allattamento intensivo in questi casi grazie a dio che esistano delle alternative, la salute della madre é importante tanto quanto quella del figlio.
    Un caro saluto a tutte
    Pomme

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  13. Sante parole, me le avresti dovute dire quando mi dannavo per l’ allattamento di figlio 1 che è stata una cosa confusa, faticosa, piena di sensi di colpa e che mi ha ridotto all’esaurimento a causa delle mie aspirazioni talebane in proposito. Ma chissà se poi ti avrei ascoltata, l’ allattamento per certe donne come lo sono stata io è un articolo di fede in cui riversare altre cose su cui devi acquisire sicurezza come madre.

    infatti nessuno mi sapeva consigliare, ostetrica, puericultrice, medico di famiglia dicevano tutte cose uguali e leggermente diverse. Per fortuna ho trovato un centro della lattazione, mi hanno detto di venire tra un pasto e l’ altro in modo da vedermi allattare un bambino non troppo sazio da rifiutarsi, ma neanche stranito dalla fame, ed effettivamente con 4 dritte, ma dette bene, mi hanno risolto tutto.

    Il punto è che come ho constatato di persona, nell’ allattamento ogni madre ci mette un suo vissuto rischiando a volte di perdersi ;l’ ascolto del bambino. che è invece l’ unica regola fondamentale e se non riesci a capirlo quando lo ascolti, ci vuole qualcuno esterno che ti sappia aiutare.

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