“Ok adesso entro in casa e lo faccio. Giuro che lo faccio.
Basta con le paure che mi tormentano e che finora mi hanno impedito di dirle ciò che penso.
Entro, faccio un bel respiro e le parlo.
Ma appena entrato in cucina, la trovo in piedi, con in mano un cucchiaino.
“Assaggia” mi dice lei. Rimango spiazzato. Ha preparato quel dolce,
quello con la farcitura bianca che sa di vaniglia, quello delle occasioni speciali.
Il cuore mi batte cosi forte che ho paura che salti fuori dal petto e si metta a correre.
Non so dove tenere le braccia che come sempre quando sono nervoso diventano due protuberanze giganti, come fossi la dea Kalì. Cosi non mi rimane che incrociarle sul tavolo.
Ma lei mi passa il cucchiaino togliendomi dall’ imbarazzo. Allungo un mano.
” Assaggia”- ripete; guardandomi strana e con una faccia nuova che non capisco.
Infilo il cucchiaino nella farcitura, come avrebbe fatto mio padre.
Già, mio padre. Più cerco di non essere come lui, più ho paura di assomigliargli.
Gli stessi gesti, il modo di camminare, lo stesso modo di scherzare con le persone che non conosco.
Il cucchiaino raggiunge la mia bocca ed il sapore del metallo è la prima cosa che sento, poi c’è solo il dolce che esplode sulla lingua e fa da lasciapassare per i miei pensieri.
Improvvisamente non è più il 2010, ma è il 1982 o giù di lì, ed io sono un bambino.
I colori sbiaditi ed i vestiti ereditati dagli anni 70.
I giochi con mio fratello, per terra sulla moquette color caffè della sala. Il divano marrone, su cui stavamo sdraiati in due a guardare la tivù. Ricordo i cartoni animati, Topolino tutti i giovedi, i Lego, i robot di metallo, le macchinine, i giri in bicicletta e i pomeriggi al parco con mia nonna.
Ricordo i fiori che aveva sul balcone e lei che sorrideva.
Ricordo un pomeriggio, dopo la scuola, mano nella mano con mia madre sulla strada verso casa e mi sentivo felice e non sapevo perchè. E ricordo di averlo detto a lei e di averle stretto forte la mano.
Poi penso a mio padre. Mio padre che tornava tardi la sera ed io pensavo fosse per il lavoro.
Mio padre che dopo cena si sdraiava sul divano e mi teneva davanti a sè per guardare la tivù insieme.
Poi un giorno è apparsa una tivù in cucina e sul divano sono rimasto solo a chiedermi perché lui fosse arrabbiato con me. Mio padre che per sbaglio o per distrazione, mi ha messo contro il mondo.
“ Lo so perchè sei tornato presto stasera” mi incalza lei ed io ritorno alla realtà dolcemente.
La guardo bene ed ora mi sorride, ma ha sempre una faccia nuova. Una luce nuova.
“Lascia stare il dolce”, le dico, “ti devo parlare e lo devo fare subito altrimenti potrei scoppiare. Ho il
cuore che mi batte cosi forte che lo puoi vedere sotto i vestiti”.
“IOVOGLIOUNFIGLIODATE”, le dico e lo dico cosi, tutto d’un fiato, appiccicato, cancellando le paure e cancellando l’immagine di mio padre fissa nella testa.
“Voglio un figlio da te e voglio essere un buon padre”- le ripeto con calma.
Lei mi sorride, poi il sorriso si allarga e diventa pianto.
Mi toglie di mano il cucchiaino, mi prende le braccia e mi tocca il petto. Il mio cuore continua la sua
corsa sfrenata.
“Sono incinta” mi dice lei.
Ed allora capisco il suo sguardo, la luce negli occhi e quel dolce alla vaniglia.
Questo racconto di vita è di Andrea, un papà due punto zero. Ce lo ha inviato e noi non abbiamo potuto far altro che commuoverci leggendolo. E’ per questo che abbiamo deciso di pubblicarlo anche qui per voi, e abbiamo deciso di provare a conoscere meglio questo papà facendogli qualche domanda.
Diventare padre per te è stato proprio come te lo immaginavi?
Quando ero “incinta” del mio primo bimbo, Gabriele, ho provato ad immaginare mille volte come sarebbe stato. Mi vedevo sempre pronto a rispondere alle sue esigenze e alle sue domande con un bel sorriso stampato e la mano sulla spalla, guardando l’orizzonte. Oppure tutti in giro in bicicletta col caschetto a fare la famiglia felice della pubblicità.
Il fatto è che secondo me i “papà” riescono ad immaginare il figlio solo da una certa età in avanti.
Poi ti ritrovi con un fagottino appena nato che ti viene piazzato dall’infermiera tra le braccia e tu nemmeno sai come si fa a tenerlo.
Però mi è bastato guardarlo negli occhi per capire che tutto era cambiato.
Come vedi la relazione padre-figlio rispetto a quella tra madre e figlio nei primissimi anni?
Se con la mamma il legame si forma prima della nascita, come è naturale che sia, per il Papà funziona come con le anatre: è l’imprinting della prima volta che guardi negli occhi tuo figlio.
La relazione tra madre-figlio è davvero qualcosa di naturale e innato mentre il papà, per quanto, deve conquistarsela. Non che sia difficile conquistare il loro amore, ma piuttosto capire il ruolo che un papà deve avere nello schema-famiglia. Secondo me non ci sono delle regole precise, ogni nucleo famigliare deve trovare le proprie.
Partendo dalla tua esperienza personale cosa pensi sia cambiato tra i padri di prima e i papà di oggi?
Per quanto riguarda l’essere papà oggi o ieri, anche qui credo che dipenda molto dal nucleo famigliare. Sicuramente rispetto al passato i papà di oggi possono esprimere di più le loro emozioni senza per questo essere derisi. Una volta il padre forse aveva un ruolo più duro, da educatore, mentre oggi possiamo dire mille volte “ti voglio bene” insieme a ” smetti di saltare sul divano, sarà la centovesimavoltachetelodicosenonlasmettitiappendoalmuro”…
ehm no quest’ultima frase meglio di no 😉
I papà blogger in Italia sono ancora una rarità. Tu perché scrivi un blog?
Non so darmi un giudizio come padre adesso. Lo faranno i miei figli più avanti, come io ho fatto con mio padre. E’ per questo che scrivo un blog: voglio lasciare a loro una testimonianza reale di quello che è il MIO essere papà che andrà ad aggiungersi ai loro ricordi e alle fotografie.
Il mio blog lo chiamo “il mio diario del futuro” perchè se vorranno, saranno loro a leggerlo quando saranno grandi. E spero lo leggeremo insieme.
Comunque non credo che i papà blogger siano una rarità. Io ne “conosco” diversi 🙂
Alla fine avevo le lacrime agli occhi. Bellissimo. Ora lo rileggo…
…riletto la seconda volta e di nuovo le stesse emozioni…
grazie davvero per condividere questo momento prezioso della vostra vita con noi!
Beh, insomma, questa volta voglio protestare.
Eh sì, perché vi leggo prevalentemente di straforo dall’ufficio e se mi scrivete delle cose così belle e commoventi non reggo e mi prendono per matta! 🙂
Questo post è veramente coinvolgente, lo farò leggere a mio marito che secondo me come papà se la sta cavando egregiamente ma ha mille dubbi…
Cari papà, anche se noi mamme tendiamo a essere critiche e a pretendere, non sapete quanto siete importanti e quanto è importante che ci siate. Perché adesso da mamma vi svelo un segreto: non è così vero che il rapporto madre-figlio sia naturale, è difficile anche per noi e abbiamo bisogno di voi, perché altrimenti non avremmo cercato un compagno. E poi perché a fare i genitori in 2 ci si diverte di più!
Ciao