Negli ultimi anni, la roadmap delle mie letture è passata da rigida a rigidissima, specie quando scelgo i saggi. Se quando studiavo mi ritenevo libera di approfondire tutto quello che mi interessava, dalle Brigate Rosse agli studi di genere alla storia politica del Cile, ultimamente mi limito a leggere, oltre alla letteratura, manuali di psicologia sugli adolescenti e studi sui nativi digitali. E nonostante ciò, continuo ad arrancare al cospetto dei terrible teen (ah no, aspettate, terrible si dice dei two. Beh, sappiate che i due anni non erano poi così terribili). Dicevo, in ossequio alla mia monotematica roadmap, sono appena sbarcate in libreria Paola Maraone e Alessandra Di Pietro con Mammamia! Il metodo italiano per crescere bambini felici ed essere genitori sereni.
Un manuale utile a ogni genitore, anche quelli che continuano a chiamare “bambini” degli assemblaggi di gambe e braccia lunghi un metro e settanta.
Se siete qui, è probabile che conosciate anche Paola Maraone, blogger & mamma della prima ora, nonché giornalista e scrittrice. Paola, con il suo Ero una brava mamma prima di avere figli, da anni svetta sulla classifica delle mie letture preferite online (appena sotto a genitori crescono;) ). Alessandra Di Pietro è anch’ella giornalista , autrice televisiva e ha all’attivo pubblicazioni tra cui “Il gioco della bottiglia. Alcol e adolescenti, quello che non sappiamo”.
Mammamia è il libro da regalare a Natale ai vostri amici genitori, quelli che si fanno delle domande e che non si accontentano delle risposte scontate. Ma anche a quelli con cui ridete sulle reciproche disavventure familiari, di fronte alla pizza del sabato sera o gomito a gomito, in ufficio.
Ma insomma, in che cosa consiste questo Metodo italiano?
Per cominciare, imparate l’acronimo ACE, come il succo: sta per Autonomia, Condivisione, Empatia. Tra le altre cose, prevede una buona dose di resilienza, la quale, nonostante sia “molto di moda e la si piazza ovunque, anche a sproposito, proprio come si faceva negli anni Ottanta con la panna in cucina”, è tuttavia “come l’ingrediente segreto della Coca-Cola: quella magica attitudine che nella giusta dose permette di superare crisi e tensioni, salvaguardando le persone e pure i legami tra loro.”
Lo stile genitoriale che Paola e Alessandra ci raccontano, facendoci anche molto ridere, non è uno stile genitoriale universale, ma “sufficientemente buono”: lo stile “polpetta”. La ricetta a prima vista sembrerebbe raffazzonata, ma dietro ci sono buoni ingredienti ed esperienza pluriennale. E soprattutto, ogni famiglia la fa a modo suo. Del resto “le madri perfette non sono per i figli l’equivalente delle parole crociate facilitate. Piuttosto, un rebus che a tratti può mostrarsi crudele”.
Sebbene la metafora della polpetta sia casereccia e scherzosa, alla base c’è la scuola del Positive Parenting, ma anche le teorie del vecchio Winnicott.
Se come me vi siete sciroppati ormai diversi manuali di puericultura, non temiate di annoiarvi con i soliti argomenti. Se non mancano i grandi classici come cospleeping e sonno (?) dei neonati, stravincono gli argomenti più inediti, come le separazioni “pacifiche”, il senso del pudore dei figli preadolescenti, i pidocchi, il cosa dire al figlio adolescente quando, inconsapevolmente, si comporta in modo sessista.
Ogni argomento è trattato con uno stile preciso, giornalistico, surrogato dal parere di un esperto (la mia intervista preferita è quella alla Pupa, 13 anni, nel capitolo sugli slime), e rafforzato da storie di vita vera, che ad Alessandra e Paola, cinque figli in tutto, non mancano di certo.
Si tratta certamente di una lettura (per mamme, papà, forse anche figli, a dispetto del titolo) clemente e rincuorante. Che dà spunti e fa compagnia. Una lettura che è bello condividere e su cui vale la pena ragionare.
Infine, come piace a me, il Metodo vanta una bella bibliografia, da attaccare sul frigo.
Speriamo che quando avremo imparato a comprendere i nostri figli, con l’aiuto dei migliori manuali e con le pacche sulle spalle dei genitori più esperti, arriverà anche il terribile ma forse anche un po’ stupendo giorno in cui saranno adulti e potremmo, forse, finalmente dire che ce l’abbiamo fatta.