Per quasi un decennio abbiamo parlato di problemi di genitorialità e maternità e di politiche familiari. Questo sito, insieme a tanti altri del mommy blogging, si è trovato a discutere di ruoli, a tentare di rompere tabu, a mettere in discussione quello che sembrava scontato, a tentare vie di dialogo diverse. Eppure dopo quasi dieci anni, ci troviamo ancora a dire l’ovvio, a parlare di allattamento in pubblico come conquista, a notare che ci sono musei che chiudono ai bambini, a rivendicare il diritto di scelta, qualsiasi scelta, a leggere interviste a donne scienziate che mettono in luce la loro abilità di conciliare carriera e lavoro invece che i loro successi nella ricerca.
Forse è arrivato il momento di chiederci davvero perché si fa così fatica a cambiare il paradigma della maternità? Perché sembra impossibile creare politiche familiari adeguate? Se vogliamo ottenere un cambiamento effettivo, di cosa dobbiamo tenere conto? Quali sono le vere cause? Come possiamo muoverci per spingere verso un cambiamento?
La questione femminile e la parità di genere sono temi imprescindibili da quello della famiglia, ma sono temi sociali centrati principalmente sulla donna. E’ tempo di ripensare alla maternità e ricentrarla sulla donna, ma in un modo nuovo, lontano dalle “mamme pancine”, o forse che sappia addirittura tener conto di quelle esigenze ed aprire verso nuove soluzioni.
Un modo di pensare alla maternità che sia rispettoso, ma che non metta la donna su un inutile piedistallo, che serve soltanto a staccarla dalla vita pubblica e sociale e strapparla da quella lavorativa, per relegarla in un angolo, magari mistico, ma pur sempre isolato. Nello stesso tempo che conceda, con rispetto, i tempi che ogni donna riterrà opportuni per la propria maternità.
Proviamo a promuovere una cultura che non giudichi la maternità di nessuna donna, che sia Kate Middleton che esce col bebè in braccio dopo poche ore dal parto, o la prima ministra neozelandese incinta durante il suo mandato, o le sempre più deputate che portano con sé neonati da allattare nelle sedute parlamentari. Ma che non giudichi neanche tutte le donne che decidono di crescere figli come ruolo prioritario, così come quelle che non intendono avere figli.
Ripensare la maternità con rispetto, perché questo rispetto coinvolga tutte le famiglie, anche quelle che non prevedono madri, quelle che hanno forme diverse e variegate. In realtà quello che è necessario è un ripensamento per madri e padri insieme. Perché se ci dimentichiamo di ripensare la paternità insieme alla maternità, non è possibile fare passi avanti.
Un modo rispettoso di guardare alla maternità non può che essere propulsivo di rispetto in ogni campo sociale. E’ un atteggiamento che valorizza la libertà delle scelte, che educa a sospendere i giudizi, ed è esattamente quello che ci manca ora, quando dilaga una sottocultura del giudizio spietato a ogni costo. Ripensare la maternità è un modo per educare i figli, per crescerli nella libertà di pensiero e bel rispetto del pensiero altrui.
Non siamo mai stati “maternocentrici”, abbiamo sempre insistito sulla necessità di parlare di genitori come pluralità, ma ora vogliamo concentrarci sulla “crisi” del ruolo della madre, in questo mondo che la esalta, la rende modello, la stereotipa e poi la esclude da tutto.