Questo è un pezzo difficile, e forse anomalo per genitoricrescono. E’ un pezzo cupo e che lascia poco spazio alla speranza. E’ la testimonianza di una madre, il cui figlio tossicodipendente è al momento in fase di recupero. Una madre che un giorno scrisse di getto questo pezzo, per toglierselo dall’anima, e proprio suo figlio, leggendolo, le disse che doveva renderlo pubblico. E’ così nato un sito “Heroin. Stop the Silence. Speak the Truth. Start the Conversation.” che raccoglie testimonianze di altrettanti genitori e familiari che vogliono smettere di tenere per sé queste riflessioni, quasi fossero da vergognarsi, ma vogliono alzare la testa ed essere di esperienza per altri. E’ un pezzo che ripercorre i primi tempi, ed è un monito contro la nuova dipendenza da ossicodone, una droga che è un antidolorifico, recentemente protagonista di fatti di cronaca, non ultimo la morte del cantante Prince.
Quello che raccolgo e custodisco personalmente da questa lettura è proprio quel messaggio di non sedersi sugli allori. Le cose che abbiamo vissuto con i nostri figli, che ora sono in piena preadolescenza, le cose che gli abbiamo trasmesso, le cose importanti di cui abbiamo parlato, sulla società, la salute, la nutrizione, la lettura, il sessismo, mi accorgo che si, sono semi che abbiamo piantato, ma devono sopportare le intemperie, devono interfacciarsi con il mondo. E non posso e non devo illudermi che sia bastato parlare di queste cose, sia bastato fargliele vivere giorno dopo giorno per i loro primi anni, sia bastato essere testimone prima, per aver ipotecato il futuro. Perché tutti quei figli che fanno scelte sbagliate, di cui a volte leggiamo con un attimo di autocompiacimento perché noi abbiamo impostato un rapporto stabile e solido con i nostri figli, probabilmente avranno dei genitori che avevano fatto esattamente come noi. Siamo umili quindi, e vigili. Sui nostri figli, ma anche sui figli di altri. Se ci vuole un villaggio per crescere un bambino, per crescere un adolescente ci vuole una metropoli.
La domanda di oggi è: cosa avrei potuto fare diversamente?
Questa domanda mi ha perseguitata per moltissimi anni. Avrei dovuto riportarlo a scuola quella volta che aveva dimenticato il libro? Avrei dovuto lasciare che andasse a scuola senza compiti quella mattina? Ho fatto troppo? Non ha mai imparato a rispondere delle proprie azioni? Sono stata troppo in ansia perché lui passasse uno stupido test di matematica alle superiori? Avrei dovuto lasciarlo fallire e imparare il risultato di non metterci impegno invece di farlo mettere a studiare contro la sua volontà? Avrei dovuto, avrei potuto… voci mi ronzano costantemente in testa, vocine di disapprovazione e di colpa.
Si, avrei dovuto farlo cadere faccia a terra quando era piccolo, le conseguenze dei loro errori crescono insieme a loro. Non dovevo acchiapparlo quando è caduto, e infatti lo stavo reggendo così forte che non è mai caduto veramente. E quando è andato al college, è caduto male. Quindi si, avrei dovuto lasciarlo fallire da piccolo.
In tutta onestà, questa è l’unica cosa che penso avrei potuto fare diversamente. Non mi viene in mente altro che avrei potuto fare e che lo avrebbe portato a dire no alle droghe.
Ho ancora una foto di un vecchio giornale di quartiere con mio figlio e i suoi amici, piccoli, con i loro cartelli “Dite di no”. Marciavano nel vicinato cantando slogan. Aveva questa maglietta della DARE (Drug Addiction Resistance Education) che indossava sempre. Parlavamo di tutto, di droghe, di alcolismo, di sesso. Una volta, nel primo anno di scuola superiore, invitò degli amici a casa. Due delle ragazze contrabbandarono dell’alcool nascosto in bottiglie di soda (lezione da tenere a mente: non far entrare beveraggi in casa). Avevano anche delle canne. Mio figlio e il suo migliore amico vennero da me a dirmelo. LORO VENNERO A DIRMELO! Chiamammo i genitori, ci fu del trambusto dopo, MA LUI ME LO VENNE A DIRE. Come è stato allora che questo bambino è diventato un cavolo di eroinomane? Quello che lo venne a dire. Quello che aveva giudizio.
Non importa quanto pensiamo che loro abbiano capito, abbiano interiorizzato. Non lo fanno. La vita non è bianca e nera, e l’adolescenza è il più melmoso dei grigi. Non possiamo adagiarci sugli allori, non importa quanto in gamba siano i nostri bambini – camminano in un campo minato.
Parte del problema è che proprio noi non sapevamo. Non abbiamo saputo dire “Stai lontano dai ragazzi con l’OxyContin, perché porterà all’eroina”. Certo abbiamo saputo dire “Non bere, ma se fai una scelta sbagliata, non la peggiorare mettendoti alla guida, chiamaci e resta dove sei”. Abbiamo saputo dire “Sei troppo giovane per il sesso, ma se lo fai, usa una protezione. E se la tua ragazza resta incinta, parlatene con noi, affronteremo la cosa insieme”. Abbiamo saputo dire “Droghe, no. Sono pericolose, portano dipendenza!” Ma non abbiamo aggiunto, e vorrei con tutto il mio cuore lo avessimo fatto, “Ma se tu diventi dipendente, vieni da noi, diccelo, e noi ti aiuteremo. Noi saremo lì per te perché ti vogliamo bene”. Ma ovviamente questa cosa dell’ossicodone non era nel nostro radar. Chi può mai immaginare che il proprio bambino vada tanto oltre da infilarsi un ago in vena? Credetemi, neanche mio figlio immaginava avrebbe mai fatto una cosa così stupida, anche quando usava OxyContin. Fino a che non l’ha fatto.
Non posso ricostruire quello che non sapevamo allora. Ma quello che posso fare è avvertire i genitori dei ragazzini oggi. Perché ora lo sappiamo che l’ossicodone è l’anticamera dell’eroina. I genitori devono equipaggiarsi con tutte le informazioni che trovano su quali sostanze siano popolari a quale età nel quartiere dove vivono, e quali sono i segni cui stare attenti. E devono avere un piano d’azione su cosa fare se scoprono che il proprio figlio sta facendo scelte pericolose. E cosa fare se scoprono che qualche altro ragazzo le fa: dirlo ai genitori? come reagirebbero se il loro figlio glielo dicesse? Cosa potrebbe mettere il loro figlio nella condizione di dirlo? Fate un piano, leggete, capite, studiate. Diventate facilitatori della loro crescita: imparate a riconoscere quando un bambino dovrebbe fare qualcosa da solo, anche se è difficile guardarli non farlo e pagarne le conseguenze.
E non state lì a sperare e basta che i vostri figli non siano mai esposti a droghe: assumete che lo saranno. Parlatene, parlate con i vostri amici. Se la vostra scuola o cittadina ha un programma di informazione sul tema, andateci, anche se i vostri bambini sono piccoli. Siate informati. Siate pronti. Tutti i genitori dovrebbero ascoltare parlare un tossicodipendente in recupero: perché questi erano figli del nostro quartiere anch’essi. Mio figlio ad esempio vi direbbe che ha avuto una infanzia felice. Giocava a baseball, calcio, e faceva karate. Avevamo un bel rapporto. Sapeva che i suoi genitori lo amavano, e aveva giudizio. Cosa lo ha fatto fare scelte sbagliate, nonostante questo giudizio? Cosa è cambiato, fra i 14 e i 16 anni, quando cominciò a bere? Grigio melma. Campo minato.
Riconoscete che una dipendenza può succedere a vostro figlio. L’epidemia è reale. Siate allertati. Siate preparati a lottare. Essere preavvisati è essere prearmati. Armatevi.
Originale I raised an addict – what could I have done differently? Patricia Byrne 2015.
Man mano che i nostri figli crescono, dovremmo impegnarci a crescere anche noi.
Crescere con i propri figli vuol dire anche metabolizzare il fatto che sono degli adulti, che il nostro potere su di loro è limitato e che sono come sono per diecimila motivi, noi mamme siamo solo UNO dei motivi.
I nostri figli sono persone, e come tutte le persone possono fare scelte sbagliate e possono anche essere delle emerite teste di cavolo. O anche peggio.
Accettare (o rifiutare) il figlio grandissima testa di cavolo è una impresa molto difficile e penosa.
A questa mamma auguro solo di riuscire a farsene una ragione senza stare troppo a ravanare nel passato.
Se qualcosa può fare per dare una mano a suo figlio lo faccia, ma pensando più al futuro che al passato.
PS
Io sono giovane ma antica e ogni tanto dico “se fai sta cosa qua, ti crepo a mazzate”.
Non l’ho ancora mai fatto. Ma potrei. Non è che sto qui solo per mettere una pezza a tutte le scemate che fanno. Mi riservo anche il diritto di incavolarmi parecchio e mandarli a quel paese. Più o meno metaforicamente e definitivamente. Serve? Non serve? Boh… pero’….Ekkekavolo!!
Grazie del commento Badulla. Per questa madre la storia è ormai passata e obsoleta, lei insieme al figlio Kurt, ormai “pulito”, è ora attiva nella prevenzione della tossicodipendenza e nell’informazione. Il pensare al passato è solo contingente a questo post. E incavolarsi va benissimo, e soprattutto litigare va benissimo, è sacrosanto, il conflitto 🙂
Quante schiocchezze. La supermamma ha fallito. Un pezzo scritto con al centro lei, il genitore. Incapace di capire che lui, il figlio, è un uomo. No, rimane un figlio, al limite un tossico. Dai, così la supermamma può intervenire.
Mollalo. adulto e vaccinato, almeno con la legge vecchia. Vecchia come la mamma chioccia. Si da colpe che non ha, proiettando colpe che ha. Poi da consigli. Certo, ascoltiamoli, ne sa che ne sa. Visti i risultati…
Dai, rispondo al titolo: “Cosa avrei potuto fare diversamente”. Direi nulla, è la tua natura.
Ora, visto che le supermamme non capiscono molto, sia chiaro: non ne ha colpa, che colpa non esiste. Ci voglia solo bene, il resto arriva.
Un abbraccio mia cara, un abbraccio grandissimo. Non ci sono vincitori né vinti. Ti mando un link alla foto di questa mamma, Trish, e il figlio di cui parla, Kurt, ora adulto. A volte aiuta guardare negli occhi, anche se attraverso una foto. Ancora, abbracci tanti.
https://stopthesilencespeakthetruth.files.wordpress.com/2016/02/fullsizerender.jpg
Stamattina ho letto una risposta che ora non c’è più. Era gentile, al contrario del mio commento, la cui unica attenuante era l’ora tarda. Oddio, comunque è quello che penso. E’ che il mestiere di genitore è senza regole, e ognuno lo interpreta. Rileggendomi, mi chiedo chi sia io per giudicare. L’unica risposta è che un post nel web vuole commenti e, di conseguenza, giudizi. Ma la cafonaggine era gratuita, di questo chiedo venia.
La risposta è ancora qui, ma non avevo interpretato la tua come cafonaggine: il tuo commento era pertinente, e si vede che era pensato e riflettuto, e anche sofferto, che poi immagino sia lo stesso sentimento che ha spinto questa madre qui a scrivere. Io mi sono emozionata a tradurla, come madre di ragazzini che si affacciano ora all’adolescenza e ad una maggiore autonomia (hanno 13 e 12 anni) e mi riconosco un po’ in questa madre, nel suo essere a volte disarmata (ci siamo scritte, quando le ho chiesto il permesso di tradurre, e mi è piaciuta come persona). Certo nella maggior parte dei casi le cose non sono così drammatiche, per fortuna. Ma ho sentito tangibile la sensazione che la differenza, fra quando succedono e quando non succedono, è davvero sottile come un filo di seta. E per me questo è anche un monito, appunto, a non giudicare, a non credermi superiore ad altri genitori, a pensare che appunto tutte le regole sono valide, come dici tu, perché è l’onestà di averle scelte che fa la differenza, tutti gli equilibri sono buoni, non importa quanto diversi dal mio. E’ un po’ il mio mantra, come “Supermambanana” 🙂