Ultimamente mi è capitato spesso di guardare foto mie e foto di mia madre, insieme o separate, e riconosco sempre più similarità nell’aspetto. La stessa bocca, lo stesso mento, alcuni espressioni del viso. Nonostante in passato non abbia mai pensato di somigliarle troppo, evidentemente invecchiando le somiglio sempre più.
Io e mio figlio siamo identici, o almeno mio figlio è identico a me nelle foto in cui ho la sua età. Ha i miei occhi blu. Gli stessi di mio padre.
E’ incredibile come mio figlio possa essere uguale a me, e io uguale a mia madre, eppure abbiamo in comune caratteristiche fisiche di mio padre. E’ incredibile pensare che il temperamento invece lo abbia ereditato tutto dal padre. Ok, magari non proprio tutto, ma quasi tutto.
Insomma da quando ti nascono i figli non si fa altro che parlare di quanto somiglino a l’uno o l’altro genitore. E’ questa l’eredità che lasciamo loro?
Quando mi fermo a pensare a quello che voglio per i miei figli, confesso che mi prende un po’ di ansia, perché vorrei davvero dare loro le migliori possibilità del mondo. Inizio a fare progetti per il loro futuro, a pensare a come aiutarli ad essere più creativi, più sicuri di se, a come sostenerli perché possano riuscire bene a scuola, o avere successo nella vita. Voglio dargli la possibilità di scegliere cosa fare nella vita per poi riuscire a farlo con soddisfazione.
Qualche sera fa si parlava con amici, tutti ugualmente preoccupati per il futuro dei nostri figli a chiederci se la scuola faccia veramente abbastanza, se non dovremmo fare di più noi. Del resto le statistiche parlano chiaro: il background familiare predice le possibilità di successo scolastico dei figli. E se questo è vero, è naturale chiedersi se ci stiamo dimenticando di fare qualcosa di fondamentale per agevolare il loro successo scolastico. Fanno abbastanza inglese o dovremmo pagare un corso privato, o forse dovremmo iniziare a guardare qualche film in lingua originale? Li portiamo abbastanza in giro per musei? Leggiamo loro un libro ogni sera prima di addormentarsi? Oddio avevo quasi dimenticato il corso di programmazione, e danza e musica, e ovviamente un corso di pittura per sviluppare la creatività.
La tentazione è forte di iscriverli a mille attività extracurriculari, per stimolare sviluppo fisico e mentale, e naturalmente inserendo un sano e regolare quality time con noi genitori. Poi mi rendo conto che in una giornata ci sono solo 24 ore, e tolte quelle necessarie per le funzioni vitali, e quelle dedicate al lavoro restano davvero al massimo un paio di ore a disposizione per poter fare qualcosa. E hai voglia a scegliere tra leggere loro un libro, fare un gioco da tavola, cucinare qualcosa insieme, guardare un documentario, farsi il solletico fino a scoppiare dalle risate. Il tempo finisce presto. E non riuscirò mai a dargli tutto quello che sento di dovergli dare. E a pensarci bene non è nemmeno solo una questione di tempo. Magari ci sono cose che non posso lasciargli in eredità, semplicemente perché non sono mie.
Forse è questa la croce più grande. Il rendersi conto che le braccia di una mamma e di un papà possono arrivare lontano, ma non possono arrivare molto più in là del proprio corpo. Possiamo fare esercizi e arrivare ad allungare l’abbraccio un po’ di più, e magari riusciamo anche a dargli una piccola spinta e portarli a fare un salto in lungo, un po’ più lontano di quanto siamo riusciti a saltare noi rispetto a quello che ci hanno lasciato in eredità i nostri genitori. Ma non possiamo fare a meno di partire da chi siamo. Non possiamo mai dare loro molto più di quello che abbiamo nel nostro bagaglio. A parte, forse, dargli la possibilità di sognare.
Del resto a pensarci bene è proprio questa l’eredità migliore che mi hanno lasciato i miei genitori. Mia madre e mio padre non sono laureati, non sono nemmeno diplomati a dire il vero, eppure mi hanno dato la possibilità di studiare e mi hanno esortata sempre a sognare di arrivare a fare qualsiasi cosa volessi nella vita. E così ho studiato e ho sognato, ed eccomi qui, anni dopo, con un dottorato di ricerca nel bagaglio, a vivere all’estero, con un marito e due figli a chiedermi: cosa lascerò in eredità ai miei figli?
E mentre me lo chiedo, penso che forse sarebbe sufficiente aiutarli a non dimenticare di sognare anche da grandi.