La rete spesso è un grandissimo sostegno per i genitori; è il luogo in cui si trovano amici meravigliosi che aiutano ad uscire dall’isolamento della maternità. A volte però può trasformarsi in pericolo, e quando riconosciamo alcuni segnali, è forse il caso di tentare il detox digitale.
Se c’è uno skill in cui la generazione dei millennial è bravissima, è quello di usare internet. Potrà essere il cliché del secolo, ma è diventato talmente senso comune accedere alla vastità di informazione aggiornata, variegata e esemplificata per dummies sul web, che chiedere alle generazioni passate diventa quasi un segno di immaturità.
Questo è vero in generale, ma è quanto più vero per i nuovi genitori: la routine quotidiana con il piccolino non può essere completa senza il “tempo sui social”. In fondo se siamo tutti qui in questo momento, a leggere queste parole su genitoricrescono, è perché anche noi facciamo parte dello stereotipo del genitore tecnologico, che tanto innervosisce le generazioni passate – ricordo perfettamente, quando il mio primo figlio aveva pochi mesi, di una serata a casa dei miei in cui stavo cercando di installare delle applicazioni a prova di nonni ultrasettantenni diffidentissimi della tecnologia per poter comunicare a distanza, e nel fare ciò avevo piazzato il pupo con i nonni suddetti, quando partì il classico commento stizzito su come avessi dimenticato mio figlio per “giocare col computer”.
Io personalmente devo tantissimo al web, alla condivisione di problemi e speranze con altri genitori che, perfettamente sconosciuti, sono diventati i miei migliori amici, pur senza averli mai incontrati. O anche al semplice aiuto alla decisione, sui modelli di lettino, su ricette, su letture, su attività. E adesso, più grandi, su come aiutarli a studiare, come supportare le loro inclinazioni, come essere un genitore migliore.
Per i nuovi genitori, nei primissimi mesi, i social sono diventati il luogo in cui poter avere compagnia e gratificazione immediata, e sappiamo bene come possono essere solitari i primi mesi, quando l’orologio perde qualsiasi significato.
Solo che, per quanto avere un immediato contatto con genitori che stanno passando le stesse cose, avendo le stesse paure e perplessità, diventa un’opportunità importantissima, esiste un pericolo vero e tangibile che non può andare sottovalutato. E no, non sto parlando del solito problema di condividere foto online.
La rete è, per definizione, il luogo dove essere “se stessi”, dove poter parlare senza remore dei propri problemi, protetti dall’anonimato: innumerevoli i luoghi virtuali in cui genitori possono vantarsi di essere imperfetti, anzi, sfoggiare la propria cialtroneria sembra sia diventato un manierismo anche quello.
Eppure studi recenti hanno trovato che comunque Facebook resta il posto in cui si cerca approvazione e consenso, creando notevole pressione sulle nuove mamme, soprattutto, ad essere “perfette”. E’ un modo diverso di essere “perfette” rispetto alle generazioni precedenti di madri, i parametri sono cambiati, non è più perfetta la mamma che fa tutto per bene, nello stereotipo antico, ma i nuovi stereotipi non sono meno dannosi, e pericolosi, soprattutto in momenti di difficoltà emotiva. Insomma, ci siamo liberati di un giogo, e ce ne siamo costruiti un altro.
E’ ormai consolidato che esista un legame fra il postare compulsivamente su Facebook e la depressione. In particolare, per i nuovi genitori, il pericolo non è da sottovalutare. Uno studio recente ha trovato che, nonostante una su cinque donne, e uno su dieci uomini, abbiano problemi psicologici nel periodo perinatale, soltanto la metà di questi casi sono identificati, e quindi molti nuovi genitori combattono con ansie per cui non ricevono adeguato trattamento o consiglio. La pressione ad apparire perfetti, onnipresente in rete, fa aumentare ancora di più la reticenza ad aprirsi da parte dei nuovi genitori, esacerbando il problema. Per affrontare questa situazione, il Royal College of General Practitioners, l’organismo professionale della medicina generale in UK, ha lanciato di recente un portale (Perinatal Mental Health Toolkit) per supportare i medici ma anche gli utenti nel riconoscere subito problemi di salute mentale fra i nuovi genitori. Ancora più utili sono forum online moderati da esperti, che riescano ad identificare questi segni e dirigere gli utenti della rete verso il giusto supporto.
Ma anche noi possiamo fare la nostra parte, imparando a conoscerci bene, a porci domande se “stiamo postando troppo”, o a notare nostri amici che fanno lo stesso e contattarli, lanciare una domanda in più, e un like in meno. E imporci routine più bilanciate: il detox alimentare è stato provato essere un nonsense, ma il detox digitale è sicuramente da considerare periodicamente.
Sai che appena diventata mamma ho trovato conforto in alcuni blog sulla maternità..però col passare del tempo ho notato che mi facevano scoprire polemiche inerenti a questo mondo che neppure credevo esistessero e da lì mi sono fatta mille pensieri, mille dubbi su quale fosse la cosa giusta da fare..persino paura di avere contatti con altre mamme all’asilo o al parco temendo di finire in uno di questi scontri..e non li sto più seguendo, perlomeno non sui social.
vero. Io sono diventata molto selettiva, soprattutto cerco di scegliere luoghi online dove ci sia vero dialogo, possibilmente informato, ma certamente possibilista, piuttosto che depositari di verità rivelata 🙂
Tutto vero e tutto provato personalmente. Ti dirò di più, in questo periodo, visto che sono riuscita a perdermi il telefonino e la sim proprio in concomitanza con l’ inizio della scuola per i figli, da un lato le prime due settimane, in cui occorreva ordinare i libri, rimandare quelli sbagliati, scoprire quelli giusti e riordinarli, comprare e installare il laptop obbligatorio della nuova scuola di figlio 2 (che quindi andava a scuola col mio lasciandomi offline e senza rubrica telefonica di emergenza) da un lato mi ha creato un’ ansia incredibile. Non sapevo più come muovermi, come ordinare i libri online, valutare il modello di laptop migliore. Mi sono ritrovata come il classico cieco nel paese degli orbi.
Poi ho scoperto che accettando tutto questo mi sono presa più tempo per occuparmi di me e dei figli off-line e ti dirò, ho deciso di cambiare pure provider e rassegnarmi ad altre due settimane senza telefonino (il laptop scolastico per fortuna è stato acquistato, installato e provvisto di filtri genitoriali), perché è vero che nel quotidiano mi impiccia un po’, ma mi sta togliendo un mucchio di pressione a cui ero talmente abituata da non notarla nemmeno. E adesso scusatemi, invece di guardarmi i siti di giardinaggio vado a palare un po’ la terra che se i bulbi non li interro adesso a primavera non mi spuntano. Oddio, ma da quanti anni non arrivo tranquilla ad interrare a settembre?
😀