Sono le quattro e quaranta, m’incammino dall’uscita della scuola verso il parco carica come sempre di mille sacchetti. In una mano ho una borsa con le felpe che nessuno ha voglia di mettersi, nell’altra ho un album dei calciatori e un sacchetto con le merende.
Mattia mi cammina a fianco con il suo zaino blu, mi racconta che ha fatto la verifica di storia ed è soddisfatto delle sue risposte. Tommaso e Riccardo sono davanti, corrono cercando i loro compagni e una palla con cui giocare a calcio, intravedono qualcuno sul prato e si disperdono.
Mi fermo su una panchina e appoggio le borse, una fiumana di gente mi supera chiacchierando. Vedo mamme con passeggini vuoti carichi di buste della spesa, nonne che trascinano cartelle con le rotelle, baby sitter un po’ perse che cercano con lo sguardo i bambini che stanno seguendo.
Mi passa a fianco Sabrina, mamma di due gemelle che conosco da anni, noto che cammina lentamente con le sue figlie a fianco. Le sue bambine, Sofia e Caterina, ferme davanti al camioncino dei gelati, parlano tra loro noncuranti della gente attorno. Scelgono il gelato, un cornetto all’amarena per entrambe, e si raccontano la giornata a scuola nelle rispettive classi, poste una di fianco all’altra di fronte alle scale del primo piano.
Le guardo, non si accorgono di me, una fa una giravolta e l’altra saltella davanti alla porta di entrata dell’area giochi. Mi giro e vedo da lontano Tommaso e Riccardo, uno e’ in porta e sta parando un rigore, l’altro e’ sotto lo scivolo a giocare con le macchinine insieme a un suo compagno.
Sabrina mi raggiunge.
“Vedi come fanno?”, mi dice riferita alle sue gemelle. “Esistono solo loro al parco, non giocano con gli altri”.
Le guarda mentre salgono sulle altalene e si spingono ridendo.
“I tuoi non fanno così?”, mi chiede mentre osservo queste due bambine bionde salutare con la mano.
“No, i miei solitamente sono in zone opposte del parco, qualche volta giocano insieme ma non sempre…”.
“Davvero? Pensa che quando Sofia e’ andata a scuola natura mi ha detto che la persona che le e’ mancata di più non sono stata io ma sua sorella Caterina”.
Mentre mi parla mi viene in mente di aver sentito la stessa frase da un’altra mamma di gemelli, maschio e femmina, talmente esclusivi l’un l’altro da essere impermeabili alle influenze esterne. Non vivo questa situazione, a casa mia non funziona così, i miei gemelli non sono tra quelli che si nutrono della presenza reciproca escludendo tutto il resto. Difficilmente capita che si bastino l’un l’altro e al parco non li si vede mai giocare da soli senza necessità del mondo esterno.
Capita che uno si intrufoli nei giochi che l’altro sta inventando con un suo compagno, ma a volte fanno cose diverse guardandosi da lontano o addirittura ignorandosi. Sono convinta che la presenza di Mattia, il fratello maggiore, sia servita a “spezzare” questa forte alleanza che spesso i genitori dei gemelli descrivono come simbiotica.
Tra le mura di casa questo si percepisce nettamente, Mattia e’ il terzo a cui ognuno dei gemelli aspira, i loro sforzi sembrano concentrati più che altro su di lui, ad ingraziarsi a turno le sue attenzioni e ad emularne le prodezze.
Eppure, se ciò è vero e tangibile all’apparenza, a osservarli bene il legame forte e unico tra i due emerge all’improvviso nei dettagli, nelle sfumature, negli angoli nascosti, e riesce a essere talmente commovente da lasciare senza parole. Da lì si capisce che dal di fuori possono sembrare due fratelli come gli altri, magari partoriti a un anno di distanza (come qualcuno mi chiede), ma dentro sono cosa diversa, e questo filo rosso che li unisce in quanto gemelli traccia la loro strada in ogni momento.
E così succede che, se uno dei due resti indietro mentre torniamo a casa dal parco, l’altro me lo faccia notare con tono di rimprovero dicendomi di aspettarlo.
E se al semaforo mi distraggo e non mi accorgo che uno dei due non ha ancora attraversato la strada, l’altro scoppia a piangere richiamandomi – giustamente – all’ordine per tenere d’occhio il gemello rimasto qualche metro più in là.
E succede anche che uno dei due abbia lo sguardo perso a tavola e si guardi intorno smarrito, se l’altro per caso si sia alzato prima per andare a prepararsi per la notte.
E capita poi che uno dei due guardi il piatto dell’altro, e sapendo per esempio della sua passione per i pomodori, gliene ceda uno spontaneamente.
Oppure succede che a uno dei due scappi la pipì, e subito dopo scappi anche all’altro, improvvisamente.
E durante la notte, nelle giornate di pioggia, non è raro che uno dei due si alzi, barcolli addormentato, e poi s’infili per avere compagnia sotto la coperta arancione del suo gemello.
Mentre penso a tutte queste cose Sabrina prende la palla, la lancia alle sue figlie che si mettono a giocare e fa loro un saluto con la mano. Mi guarda, cerca con lo sguardo i miei figli e come sempre li trova in due zone diverse, uno a buttarsi dallo sullo scivolo in picchiata e l’altro a giocare nel fango con un bastone insieme ad un suo amico.
“Certo che i tuoi non sembrano gemelli”, mi dice.
“E invece io ti garantisco che lo sono eccome!”, le rispondo con un sorriso.
E mentre mi allontano con le mie borse colorate in spalla, li vedo prendere dai lati opposti la stessa direzione, e camminare lentamente verso di me, che mi giro a guardarli.
– di Valewanda –
@Dasa, grazie a te. Davvero
@genitorislmente, e’ proprio così come descrivi anche tu. Grazie della segnalazione del tuo link! Aspettami, il mese prossimo sono sempre qui. Un abbraccio
Ciao che bello il tuo post!! Anche io ho tre figli di cui due gemelli monozigoti. E leggendo il tuo post mi sono immedesimata completamente. E’ vero la presenza della sorella maggiore ha creato l’abitudine di dividere il loro spazio a due con qualcun altro. Ma l’amore e la complicità emerge nei piccoli gesti quotidiani. Io lo vedo quando capita che si abbraccino in modo così spontaneo e apparentemente senza motivo… Che se uno dei due è in difficoltà l’altro interviene.
Qui c’è un piccolo stralcio della mia esperienza…
http://www.genitorialmente.com/2014/05/gemelli-che-passione.html
aspetto con ansia il tuo prossimo post sui gemelli
ciao
Flavia
Ogni volta che ti leggo, mi commuovo. E riconosco i miei due. Anche loro così diversi, ognuno un po’ per conto suo, però sempre attenti a non perdersi troppo di vista…
Grazie
@Close The Door: il fratello grande ha sempre stemperato questo rapporto tra gli altri due. Nei precedenti post parlavo più di una debolezza di Riccardo ad accettarsi e ad affermarsi in modo distinto da suo fratello, non di rapporto simbiotico tra i due, che invece rilevo meno. Il legame e’ ovviamente molto particolare, e lo si vede dalle piccole cose, come ho descritto, ma è più sotterraneo che in altre coppie di gemelli. Il figlio grande ha una grande influenza, e la cerca anche per sentirsi protagonista attivo e non passivo di questa situazione in cui comunque è in minoranza.
@El_gae: bello invece che tu sia stato poetico. Avere a che fare con i gemelli, o esserlo, fa scoprire prospettive sconosciute che non si possono spiegare. Mi fa piacere esserti entrata nella testa per esprimere quello che senti anche tu. E’ un periodo in cui la scrittura per me e’ terapeutica, mi fa stare bene, mi guarisce in alcuni momenti della giornata. Forse questo smuove me e smuove anche qualcun altro che legge. Mi riempie di gioia.
@francesca e Luana. Grazie, grazie davvero perché toccare suine e corde e “pennellare” emozioni commuove me, nel profondo.
Trovo bello che tu trovi positiva la presenza del maggiore, che forse ha contenuto alcuni aspetti competitivi di questa simbiosi di cui parlavi in qualche post fa. Sbaglio? Scrivo così perché ho l’esperienza di un’amica, anche lei sorella maggiore di una coppia di gemelle, che si è sentita esclusa non tanto dalle gemelle stesse, ma dall’atteggiamento di genitori e parenti verso di loro: cose tipo due regali uguali alle gemelle e uno diverso per lei, quando lei avrebbe voluto avere un regalo identico alle sorelle.
Il tuo post è bellissimo, Valentina, ritrovo nelle tue frasi degli sprazzi della mia quotidianità detti in un modo che non saprei esprimere e che trovano le parole solo leggendo le tue.
Essere genitori di gemelli dà sensazioni strane, difficili da far capire agli altri.
Essere gemelli credo sia la stessa cosa, amplificata all’inverosimile.
L’ho visto negli occhi lucidi dei miei solitamente rozzi cognati gemelli quando hanno saputo dei loro nipotini. Lo vedo in quelli di mia madre alla quale credo manchi solo la telepatia per comunicare con mia zia, anche se non si vedono per giorni.
E mi sento responsabile, anche di questa magia che c’è tra loro, quasi come un tesoro da coltivare…
Boh, non volevo fare il poetico a tutti i costi, solo che hai mosso molto e non riesco ad articolare un pensiero più sensato di così.
Tu non scrivi post, Valentina. Tu pennelli emozioni.
Dirti che sei bella Vale e’ probabilmente banale e scontato.
Allora scavero’ a fondo…che cosa mi ha toccato di questo post? Che come spesso accade quando ti fermi a osservare oltre lo stereotipo o ilprimo atteggiamento visibile scopri dettagli di identita’ che cercano di crescere.
Come genitore, compagno privilegiato e in ascolto di questo percorso di crescita, sei chianmato costantemente all’ascolto e all’attenzione. Se lo fai, quando lo fai, accompagnarli tocca corde del tuo io piu’ profondo.
Questi suoni, trovo in quanto scrivi. E mi sono commossa.