Pollicino questa mattina non voleva alzarsi e allora ce la siamo presa un po’ più comoda e l’ho portato all’asilo un’ora dopo sotto una pioggia scrosciante. Cosa c’è di meglio di un paio di stivali di gomma e della spensieratezza di poter saltare nelle pozzanghere per far partire una conversazione profonda sulla bellezza della vita? Ecco quindi che gli butto lì come se nulla fosse la domanda “come va con L.?”.
Tanto per darvi un po’ di sano background per capire la faccenda, L. è un bambino di un anno più grande, un po’ particolare, con il gusto della distruzione di massa, che lo ha preso sotto la sua ala protettiva imponendogli di far parte di una banda (grabbgäng – banda di ragazzini) e andare a fare dispetti ad altri bambini. Questo va avanti sin dagli esordi in questo nuovo asilo, ossia agosto scorso. Pollicino è stato davvero molto confuso da questa amicizia, da un lato era contento dell’attenzione ricevuta e di essere stato eletto a suo amico del cuore, dall’altro non gli piacevano questi giochi. Non è facile cambiare asilo e amici e si fa fatica a trovare un nuovo equilibrio. Ovviamente ne abbiamo parlato molto, con lui e senza di lui, con le insegnanti che si sono impegnate a tenerli separati il più possibile almeno nelle attività organizzate, e a mediare, guidare, veicolare messaggi di peace & love, ma insomma i mesi sono passati e abbiamo fatto passi avanti ma anche passi indietro.
Tornando a stamattina quindi gli chiedo informazioni di L., perché è un po’ che non me ne parla. E lui mi dice che ora finalmente hanno smesso di fare tutte quelle cose cattive e che ci sono delle novità importanti. Infatti non sono più una grabbgäng, ma ora sono una kompisgäng (letteralmente una banda di amici – notare anche che il genere è neutro e accoglie quindi maschi e femmine). Cosa fa una kompisgäng? Lui mi guarda serio e mi dice che gioca ovviamente, e a volte è kramdags (il momento degli abbracci). Gli chiedo stupita ulteriori spiegazioni, e mio figlio mi dice che lui a volte dichiara “Fermi tutti è kramdags!” e tutti si abbracciano. Gli ho detto che è un bellissimo gioco e che sono orgogliosa di lui. E lui mi ha corretto che no, non è un gioco, è una cosa vera. Allora gli ho chiesto chi fa parte di questa banda, e lui mi ha detto che tutti quelli che vogliono possono farne parte, perché tutti hanno bisogno di avere amici, e questa è una banda di amici. La profonda saggezza del mio cinquenne continua a sorprendermi piacevolmente e farmi riflettere sul mondo bambino e quello adulto, perché è indubbio che anche noi adulti abbiamo bisogno di amici, e sicuramente anche di abbracci.
Quindi please, kramdags everybody!
(ps. ve l’ho detto che ha compiuto 5 anni da pochi giorni?)
Serena, sono senza parole. Immagino quanto tu sia commossa e orgogliosa. Bravo. E brava tu 🙂
Si, infatti, Serena: sono d’accordo anch’io, ovviamente. Anzi, come madre so che mio figlio e’ tutelato da un atteggiamento del genere. Però, purtroppo, nel nido dei miei due piccoli, i genitori non si ascoltano per partito preso. E questo e’ presuntuoso, frustrante e triste. “Goditi” le scuole dei tuoi bambini.
Il tuo cinquenne e’ davvero un saggio. Ma una cosa che mi ha colpito e’ il lavoro che hanno fatto gli insegnanti e il ponte scuola famiglia. Nel nostro nido simil montessoriano tutti i bambini sono buoni e guai ad ammetterlo con i genitori dei bimbi che subiscono. Un altro approccio, evidentemente. Che vuole tutelare ciascun bambino, ma che taglia fuori le famiglie. Mi sa che avete fatto proprio bene a cambiarlo di asilo.
Prima di tutto tanti auguri al neo-cinquenne!
E poi la bellezza del pensiero che sta dietro il kramdags è davvero tanta, tuo figlio ha trovato un modo fantastico per dare sostanza alla banda di amici. Non è che verrebbe qui a provare ad intaccare la buccia ruvida di un certo novenne? 🙂
@Marzia grazie per gli auguri! In effetti lui riesce ad intaccare molte buccie ruvide. Dobbiamo organizzare un incontro al più presto 😉
@Raffaella hai centrato benissimo quello che più mi piace di questo asilo, il rapporto costruttivo con i genitori. Ogni volta che ho dubbi e domande mi sento tranquilla nel poterne parlare con loro e so che mi prenderanno sul serio e potremo pensare insieme ad una strategia di azione coordinata. Devo dire che riscontro lo stesso atteggiamento di dialogo nella scuola primaria dove va il figlio ottenne. Però un senso di protezione anche nei confronti dei bambini aggressori mi sembra giusto, del resto sono solo bambini e si deve evitare il più possibile di etichettarli come “cattivi”. Per questo si parla di problemi, di relazioni complicate, di dinamiche conflittuali, ma non di bambini buoni o cattivi.
Mmm, …. E questa idea degli abbracci è farina del suo sacco? Sarà forse qualcosa che gli hanno insegnato all’asilo? Qualche “laboratorio ” di psicomotricità? I miei li facevano: gli abbracci erano una delle attività .
Paola ho chiesto alle maestre e pare che loro abbiamo suggerito l’idea di trasformare la banda in una banda di amici, anche se il suggerimento è stato fatto tempo fa, e solo ora i bambini sembrano averlo messo in atto. Mentre l’idea del momento degli abbracci sembra essere interamente di mio figlio. Indubbiamente potrebbe avere preso spunto da altre attività proposte, ma non sono a conoscenza di laboratori di psicomotricità o altro del genere. Comunque ha pochissima importanza, l’importante è abbracciarsi 😉
wow! è mio nipote! più kramdags per tutti!
La bellezza dello stupore che ci regalano i bambini…
questa storia è meravigliosa! 🙂
Grazie per averla condivisa!
Chiara grazie a te per il commento. E kramdags per te anche 🙂