Nei giorni neri in cui non riesco a gestire tutto come vorrei, e non so a chi dare retta tra i miei due figli, mi viene in mente mia nonna. Mia nonna non era diversa da tante donne e mamme della sua generazione. Lavorava duro in casa e anche fuori, crescendo allo stesso tempo una tribù di figli. Il mistero di come riuscisse a gestire quell’enorme mole di lavoro è motivo di orgoglio per il genere femminile. Ma è pur vero che la preoccupazione maggiore a quei tempi era quella di avere cibo sufficiente a sfamare tutti i figli, oltre ad un tetto sopra la testa.
Fortunatamente queste preoccupazioni non sono più tra le più pressanti per la maggior parte di noi (ma non tutti!). Ora abbiamo il lusso di poterci occupare anche di altri aspetti della loro crescita.
Ci prendiamo il tempo di coccolarli per dargli affetto e farli crescere sicuri. Ci preoccupiamo di stimolare i loro sensi e di nutrire le loro menti per renderli più intelligenti. Li vogliamo creativi, curiosi, sicuri di se. Crediamo di sapere di cosa hanno bisogno, e ci illudiamo di saperlo meglio degli stessi figli, e ci facciamo in quattro per non fargli mancare niente. Cerchiamo di proteggerli come possiamo per impedirgli di soffrire, e vorremmo vederli sempre allegri e mai tristi.
Il nostro mestiere di genitori è diventato sicuramente più complicato.
Non basta più garantire un piatto in tavola per metterci a posto la coscienza. Sono aumentati i compiti del genitore, e allo stesso tempo le pressioni sul bambino perchè impari tutto al meglio.
Questo mese vogliamo interrogarci sul nostro ruolo di guida come genitori. Sul nostro essere sempre presenti per aiutarli a crescere mantenendo la giusta distanza, senza fare troppo al loro posto, e impedirgli di fare le loro esperienze. Sulla ricerca del delicato equilibrio tra il comunicare il senso di sicurezza e allo stesso tempo la libertà di sperimentare cose nuove. Sul significato di rischio calcolato che permette di fare sempre un passo avanti. Parleremo naturalmente di intelligenza emotiva, ma anche di capricci, di conflitti e di come comportarci per aiutare i nostri figli a crescere come individui responsabili e indipendenti.
All’ingresso della mia scuola elementare (una inespugnabile fortezza Montessori) c’era (rettifico, c’e’ ancora) una bellissima, enorme foto di tanti visi di bambini con le espressioni piu’disparate, e sopra la scritta “aiutami a fare da solo”. Quando andavo a scuola li’ non ne capivo il significato, poi con gli anni ho cominciato a riconoscere i vari metodi educativi usati sui miei amici e su di me e ho cominciato a capire….
Se devo insegnare qualcosa a qualcuno non cerco mai di dare la soluzione, ma cerco di capire chi ho davanti, quali siano i suoi punti di forza e di fare leva su quelli per arrivare alla soluzione. Ora do’ ripetizioni, e ho ragazzi talmente diversi che in fondo la sfida e’ tutta li’… ma paga, paga meravigliosamente.
La mia attivita’ preferita con TopaGigia da quando ha iniziato a giocare da sola consiste nel metterci sul tappeto, farle scegliere il gioco e starmene li’ a guardare. Ogni tanto (ha quasi 13 mesi adesso) si gira verso di me e chiede aiuto, ogni tanto mi chiede di giocare attivamente con lei, altre volte fa da sola e viene da me di tanto in tanto, mi abbraccia, mi sorride e torna al suo gioco. Qualche volta suo papa’ interviene senza che lei lo abbia chiesto e allora io lo blocco col mio “aiutami a fare da sola” e lui si pietrifica a guardarla. E’ meraviglioso vederla crescere e superare gli ostacoli… se ha bisogno di aiuto cerchiamo sempre di mostrarle bene quello che abbiamo fatto, lei osserva e la speranza e’ che ci riprovi da sola di li’ a poco….