Cosa combina in vacanza il nostro bambino amplificato? Beh…, come sempre, tiene i genitori molto impegnati, ma quella ormai è un’abitudine. Come influisce, però, il periodo di vacanza e, soprattutto il cambiamento di abitudini, sul temperamento del nostro piccolo compagno di viaggio?
La caratteristica dell’amplificato che più viene sollecitata nel momento delle vacanze e, soprattutto, della partenza, è la difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti ed alle transizioni.
Partiamo dagli elementi positivi del carattere “amplificato”: è un bambino che si interessa a tutto, che difficilmente si annoia e quindi, tutto il viaggio, con qualsiasi mezzo avvenga, lo terrà probabilmente molto impegnato nell’osservazione di ogni minimo particolare. Per esempio noi abbiamo sopportato lunghe attese in aeroporto semplicemente trovando una vetrata dalla quale si potessero vedere i velivoli in transito o in manutenzione.
Questa caratteristica sarà utile per tutta la vacanza: se verranno proposte nuove attività interessanti, saranno senza dubbio accolte con entusiasmo e catalizzeranno l’attenzione del bambino per giorni. Vi potrei elencare centinaia di attività scoperte dal Sorcetto in vacanza e ripetute con metodo e dedizione per ore ed ore: giocare a racchettoni (ad 1 anno e 1/2!!), giocare con le bilie dopo aver costruito la pista, cercare conchiglie filtrando la sabbia, lanciarsi con le carrucole nei parchi giochi, pescare granchi sugli scogli e, attualmente, imparare ad andare sul windsurf (con la complicità dell’ingegnere che gli ha comprato l’attrezzatura adatta per i suoi 5 anni). Quindi il bello è che il bambino amplificato è entusiasta di fare cose nuove, impegnative ed adatte ai suoi gusti; il brutto è che vorrà sempre, sempre, sempre essere in attività e, molto spesso, in compagnia della mamma o del papà!
Uno dei momenti critici però è quello dell’arrivo nel posto nuovo: che sia un appartamento, un albergo o un campeggio, c’è sempre l’inquieto momento dell’impatto. Ho imparato dall’esperienza che non è un bene travolgere la nostra creaturina in un immediato tour del luogo, tipo “lasciamo li le valigie, ci penseremo stasera, e corriamo a vedere la piscina, la spiaggia, andiamo a conoscere gli altri bambini…”
Anzi, al contrario io uso proprio la necessità di disfare i bagagli come scusa per facilitare l’ambientamento: si cerca insieme un posto per le proprie cose (che fa subito casa), si prova il nuovo letto e si familiarizza con “gli interni” prima che con “l’esterno”. Poi, quando siamo riposati e mentalmente disponibili e preparati alle novità, si parte con “l’esplorazione”.
Per questo motivo una vacanza itinerante, in cui si cambia posto ogni due o tre giorni, non è molto piacevole per un amplificato e, di conseguenza, diventa poco piacevole anche per i suoi genitori e fratelli che devono fare i conti con frequenti stress da transizione.
In vacanza, poi, capita di frequentare luoghi affollati o comunque di condividere spazi con persone non conosciute (pensiamo ai servizi in un campeggio o alle sale da pranzo di villaggi o locali all’aperto che hanno grandi tavoli da condividere tra gli ospiti). Questa è una condizione particolarmente stressante per il piccolo amplificato… ma anche per un amplificato grande, vi assicuro! Però bisogna imparare da piccoli ad accettare la condivisione, per trovarsi meno impreparati da grandi. Quindi rifuggire queste esperienza non è necessariamente l’unica soluzione, nè la migliore. Limitarle all’indispensabile, però fa bene a tutta la famiglia.
Io ricordo ancora una vacanza a Cervinia due anni fa (quindi il Sorcetto aveva 3 anni e mezzo) in un bell’albergo che sposava la simpatica tradizione da birreria mitteleuropea delle grandi tavolate a cui prendere posto liberamente, condividendole con altri avventori. Risultato: una settimana di quasi digiuno (alimentandosi con il pranzo al sacco e le patatine dell’aperitivo a cena) ed il costante rifiuto di entrare nella sala ristorante…
E’ sicuramente utile, per conciliare la necessità di abituare il piccolo amplificato alla vita sociale e la sua serenità, alternare un’esperienza di affollamento o di condivisione, con una di calma ed intimità, per dargli la possibilità di ricaricare le batterie. Perchè, come mi ha detto proprio oggi la nonna di un piccolo amplificato di un anno e mezzo: ogni tanto ha bisogno un po’ di se stesso…