5 cose positive dell’essere stanchi

Siamo abituati a pensare alla stanchezza come qualcosa di profondamente negativo. Invece spesso la stanchezza non è altro che il sintomo di un qualcosa di bello o utile che abbiamo portato a termine.

Foto Tom Ray utilizzata con licenza Flickr CC

Uno – Se siamo stanchi, è perché abbiamo fatto qualcosa

Possiamo aver lavorato per uno stipendio, per sistemare casa, per prenderci cura di qualcuno o per aver cercato una soluzione per i nostri pensieri e dubbi. Magari abbiamo rimuginato ore e non abbiamo cavato un ragno dal buco, però abbiamo avuto il privilegio di potervi dedicare del tempo e delle energie.
La nostra stanchezza allora è frutto di una serie di decisioni prese che corrispondono a quello che siamo. Forse abbiamo esagerato, e da oggi pomeriggio impareremo a dire no, ma per ora diamoci tre stelline e una pacca sulla spalla: siamo stati bravi, siamo arrivati fino a qui, e la stanchezza è segno del nostro avercela messa tutta.

Due – Siamo stanchi, siamo umani

Io credo che se durassimo in eterno e potessimo fare tutto, sarebbe uno strazio. Per quanto strazianti, le scelte sono ciò che ci compongono, che ci rendono noi, anche quando sono piene di rimpianti (e per questo recentemente su Internazionale Oliver Burkeman ci consigliava di viverci con più leggerezza le scelte del futuro e anche i rimpianti del passato).
Essere stanchi ci ricorda che, qualunque sia la scelta che abbiamo fatto – compreso fare le due di notte in una ricerca comparata tra gli articoli di genitori crescono dedicati al cibo – è quella che ha connotato la nostra giornata. Ma ora le energie sono finite: facciamo un bilancio, tracciamo nuovi progetti per domani – che cosa fare, che direzione prendere, a quali relazioni dedicare il nostro tempo e a quali no e via. Abbiamo una vita e un tempo da investire ed è sano e bello che la stanchezza ce lo ricordi

Tre – I figli so’ piezz ’e core

Ma solo un pezzo.
L’articolo di Polly è perfetto per fare il punto: i figli, energeticamente parlando, sono chiaramente un’emorragia e non sarò certo io a dirvi che è possibile fermarla o che – quando arriveranno all’adolescenza – avrò ancora abbastanza carburante da non vedere come impossibile quell’ultimo miglio.
Però una cosa l’ho imparata, nella mia breve esperienza da genitore: più coltivo “altro” più l’emorragia in quel piezz ’e core diventa gestibile. Sembra una contraddizione, combattere la stanchezza dell’essere genitore aggiungendovi la stanchezza per un’altra cosa che scelgo io – un progetto, un lavoro appassionante, una sessione di sport, un hobby faticoso – ma credo sia un paradosso che serve a ripristinare un certo equilibrio. O almeno, così mi è capitato finora.

Quattro – Quando siamo troppo stanchi, ci fermiamo

Ma come? Dovevamo essere felici della stanchezza e ora ci fermiamo? Si, ci fermiamo per ripartire meglio. La stanchezza a volte ha lo scopo e il ruolo positivo di dirci quando è troppo: troppi si, troppi incarichi, troppi desideri, troppi progetti.
Quando è troppo, quando la stanchezza ci esaurisce o quando è diventato un vortice di impegni di cui non veniamo a capo, spetta alla stanchezza il compito di tirare il segnale d’allarme e fermarci perché noi si tiri il fiato. Fosse anche solo una sera, in cui lasciamo tutto lì dov’è (piatti, vestiti, computer, articoli, agenda, scadenze, doveri, rattoppi, messaggi…), facciamo un bagno alla lavanda, prendiamo un libro rassicurante e andiamo a letto alle 21.30.
“Dopotutto, domani è un altro giorno!”. Come Rossella, anche noi possiamo – per onorare il lato positivo della stanchezza – tirare il fiato una sera, per essere lucide il giorno dopo nell’interrogarci su quali sono le scelte che ci stanno richiedendo così tante energie, se possiamo fare qualcosa di diverso, se esistono alternative, per rimettere in ordine priorità ed energie, dire quei no salvifici per seguire solo quello che davvero vale la pena per noi, esseri unici. Diceva Sun Tzu che chi non ha alternative ha già perso la guerra, ma non è il nostro caso: fermarsi per la stanchezza è la pausa strategica per trovarle, quelle alternative e vincere ciò che desideriamo.

Cinque – ciascuno a suo modo

Capita, che ad essere stanchi si sia insieme: in due, in tre, in quattro, in intere famiglie. Per ciascuno, la stanchezza ha un ruolo diverso e un obiettivo diverso. Mia figlia ha bisogno di intrattenere relazioni felici, mio figlio di un’ora in completa solitudine. Il mio compagno è di quelli che smaltiscono la fatica con il sudore; io, come dice mia figlia, ringiovanisco solo in piscina.
La stanchezza è un segnale di chi siamo: che cosa abbiamo fatto, fin dove arrivano le nostre energie, con quali priorità vogliamo fare i conti domani e qual è il modo, unico, con cui ricarichiamo le batterie. Anche se siamo in due, stanchi, non pretendiamo di uscirne assieme allo stesso modo. Ci ritroveremo, sceglieremo di farlo, quando, grazie alla stanchezza, avremo dedicato sufficientemente tempo a noi stessi e a ciò che amiamo da poterci rituffare nelle nostre più amate relazioni.

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