Friendsurfing: viaggiare è social

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Ho chiesto a Chiara, amica e autrice del blog Yeni Belqis di raccontarci la sua esperienza con il friendsurfing: un couchsurfing ispirato dalla voglia di visitare amici reali o virtuali. Ecco come da un idea per risparmiare è nata una bellissima avventura per lei e sua figlia Meryem.

Il primo weekend di agosto 2013, io e mia figlia Meryem (che allora aveva 6 anni) ci siamo imbarcate in una vacanza molto particolare. Il friendsurfing (così l’avrei chiamato in seguito, sui social network) ci avrebbe portato in varie località di campagna, mare e montagna. Avevo scelto una manciata di amici, tutti conosciuti in rete o riacchiappati dal passato grazie ad essa, e avevo chiesto a ciascuno ospitalità per due-tre giorni. Il criterio di selezione, oltre alla loro disponibilità, era stata l’affinità “annusata” dai rapporti virtuali e la presenza di bambini potenzialmente compatibili con mia figlia.

Friendsurfing, perché?
L’estate è un periodo in cui mi scatta forte il confronto con le famiglie “normali”, o comunque più normali della mia. Ma l’anno scorso mi sono sforzata di trasformare le nostre debolezze in punti di forza e il risultato è stato straordinario e sorprendente.
Sono sola con mia figlia. Meglio. Ospitare due persone sole è molto più facile che ospitarne tre. Un genitore con bambina è più flessibile e adattabile di un nucleo familiare, anche in termini di equilibri relazionali.
Non ho la macchina. Meglio. Il viaggio sarà a tutti gli effetti parte integrante dell’esperienza e la pianificazione dei tragitti una sfida divertente.
Ho pochi soldi. Qui a dire “meglio” non ce la faccio del tutto. Ma diciamo che la necessità aguzza l’ingegno. Ho cercato di pensare a cosa potevo offrire in cambio a chi ci avrebbe ospitato: la nostra compagnia, qualche pensierino, la disponibilità a ricambiare in assoluta semplicità l’ospitalità alla prima occasione.

Come organizzare un friendsurfing?
Riflessione preliminare. In primo luogo, siate onesti con voi stessi. Il friend surfing non è per tutti. Penso alla mia famiglia di origine, che ha sempre avuto il culto del lungo soggiorno in una sola località, preferibilmente di mare, per riposarsi. Per godere del friend surfing bisogna avere un animo zingaro, non soffrire a cambiare spesso letto e luogo, non sentirsi in ansia ad essere ospiti. E lo stesso deve valere per i bambini, che non necessariamente ci assomigliano solo perché sono figli nostri.
Regola generale. Si parte dalle persone, non dai luoghi. Se il couchsurfing consiste nel cercare un letto dove si è deciso di andare, il friendsurfing capovolge la prospettiva: ci si sposta per visitare amici, non si cercano amici per poter visitare dei posti che abbiamo già in mente. Naturalmente di luoghi speciali così facendo ne abbiamo visti a bizzeffe. Ma a volte ci siamo solo godute il relax e la compagnia. Non avere aspettative e wish list aiuta molto.
Non dimenticare il buon senso e il rispetto. La saggezza popolare aiuta: l’ospite dopo tre giorni puzza. Con qualche possibile eccezione, consiglio di affidarsi a questa indicazione temporale. La sorpresa e la breve durata del soggiorno aiutano a contenere gli inevitabili imprevisti e a permettere a tutti gli interessati di godersi l’entusiasmo della novità senza che la convivenza si trasformi in un peso. Non tutti i rapporti necessariamente sono idilliaci, neanche quando le amicizie sono consolidate. Figuriamoci a sorpresa! Ma il buon senso sul breve periodo è antidoto sufficiente.
Flessibilità. Non si può e non si deve essere troppo rigidi. Prenotate solo i viaggi indispensabili. Io avevo lasciato nel programma l’ultima settimana del tutto aperta, riservandomi di rientrare prima se fossimo state troppo stanche. Poi siamo tornate a tarda sera del mio ultimo giorno di ferie, ma sapere di avere una via di fuga è sempre confortante.

Spostamenti e bagaglio
“Ma come farai, senza macchina?”. Se avessi un centesimo per ogni volta che ho sentito questa frase sarei ricca. Non guido, ma la fantasia non mi manca. Abbiamo preso treni regionali, autobus urbani, corriere, un furgone preso in prestito da un amico sudanese e persino una motonave. Gli spostamenti sono stati parte dell’avventura.
Lo zaino che ci ha accompagnato era lo stesso che portavo da adolescente nelle prime gite da sola. Pochi vestiti, costumi. Un quadernino con incollata sopra una cartina su cui segnare, con i pennarelli, i nostri spostamenti. Insomma, l’indispensabile. Tra i plus del friend surfing ci sono la possibilità di usare lavatrici e la disponibilità in loco di asciugamani e lenzuola. Ricordate di essere equi con il vostro partner di viaggio junior: con noi hanno viaggiato una tigre e un coniglio di peluche (a cui a Genova si è aggiunta una foca) e eravamo forniti di materiale per disegnare e leggere durante i viaggi: il Kindle, prima che si rompesse, è stato utile. Se avete un tablet – io no! – potrebbe essere una buona idea.

Cosa ha dato il friendsurfing al nostro rapporto madre-figlia?
Moltissimi ricordi straordinari e una grande complicità. Sono state tre settimane di sorprese e di scoperte. Siamo rimasti in panne in mezzo al mare e abbiamo esplorato una grotta; abbiamo guadato il Lago di Garda e ascoltato favole sotto le stelle in cima al monte Bondone (morendo di freddo). A me ha dato la gioia di farle gustare cosa mi piace davvero e vedere che è piaciuto anche a lei.

Il friendsurfing e internet. La nostra vacanza è resa possibile dalla rete. Questa è forse la caratteristica più stupefacente. Non nel senso che è “prenotata su internet”, nell’accezione più anonima del termine. Affatto. Ma la rete ha reso possibili contatti e legami, alcuni “nuovi” (ma ci comprendo anche chi ho incontrato sul mio blog 10 anni e tre figli fa, non so se mi spiego) e altri più tradizionali, ma che probabilmente senza mail e social network a quest’ora avrei perso per strada. Questi amici, con generosità, si sono resi disponibili a ospitare me e Meryem.

E quest’anno? Si replica, ovviamente. Geograficamente più ardite, ci prepariamo a spaziare da Palermo a Zurigo. Volete seguirci sui social? Conto sul mio fido Androide, sperando che non mi tradisca. Saremo su Instagram e su Twitter con gli hashtag #friendsurfing e #inviaggioconmeryem.

Concludo ringraziando ancora pubblicamente tutti quelli che l’estate scorsa ci hanno accolto, sopportato, voluto bene, incoraggiato, che hanno cambiato programmi, viaggiato a loro volta, spostato letti, fatto lavatrici (talora dal contenuto improprio), incomodato familiari e animali domestici, preso in prestito macchine e persino furgoni per essere parte della nostra vacanza. E in bocca al lupo a chi ci vedrà arrivare quest’anno!

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7 thoughts on “Friendsurfing: viaggiare è social”

  1. Quanto mi piace questo friendsurfing, mentre leggevo il post pensavo già a come potevo programmare anche io la cosa. Anche io sono una mamma sola ma ho due figli con me e soprattutto il mio maschietto di 4 anni è davvero molto rumoroso e vivace …non so davvero come potrebbero accoglierci!
    L’idea mi piace molto però perchè mette insieme tutta una serie di valori in cui mi ritrovo pienamente: l’amicizia, il viaggio, la condivisione. Anche se confesserò che il mio “animo zingaro” lascia un po’ a desiderare.
    Una bella idea per le mie prossime vacanze estive ancora tutte da inventare!

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  2. Che bello… davvero. Rimpiango un po’ non averlo fatto quando ero decisamente in condizioni per riuscire a farlo. Ora siamo una famiglia impegnativa da ospitare. Ma cresceranno, no? 😉
    Mentre se uno si accontenta del divano a casa nostra le porte non sono mai chiuse.

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  3. Certo che c’eri, Valentina. A tutti noi, adulti e bambini, fa bene ogni tanto scoprire che esiste altro. Per la prima volta, al ritorno, ho scoperto che non sapevo più a memoria il cellulare del mio capo. Quando si dice “staccare”…

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  4. C’ero!
    Bel racconto, bello trasformare le “debolezze” in punti di forza!
    Da parte mia posso dire che ospitarvi mi ha permesso di visitare un paio di luoghi del mio paese che non visitavo da molti anni o che non avevo mai visitato (tipo la miniera di gesso, dove peraltro tornerò tra qualche sera a uno spettacolo di flamenco). E naturalmente ho approfittato della vostra disponibilità per una gitarella a Roma da sola.
    Anche io ho provato il friend – surfing anche se meno ardito del tuo (viaggiamo in quattro) e confermo la chiave di lettura: massima flessibilità e desiderio di vedere persone e ascoltare storie più che vedere luoghi prefissati. Tra l’altro credo che questo faccia molto bene ai bambini. Noi viviamo nell’estrema provincia e scoprire che esiste altro (la città, o altre estreme province) non può che essere una ricchezza.

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