Vuoi più bene a mamma o…?

Questo è un altro post contro le paranoie materne.
Fatene buon uso

A un certo punto finisce il congedo per maternità. Che sia quello obbligatorio, quello facoltativo, quello che ognuna può permettersi o che decide di concedersi. Ma a un certo punto, presto o tardi, riprende la vita consueta.
I bambini, piccolissimi o già grandini, vanno al nido o vengono affidati alle tate o ai nonni.
Fino a quel momento la mamma si è sentita La Mamma, protagonista della sua maternità: al centro del mondo familiare, insieme al neonato (insomma, più o meno). Ora deve affidarlo e così nasce l’antagonista.

Nella maggior parte dei casi si tratta di un’altra donna (eh be’, il congedo per paternità qui in Italia è ancora da venire e di tati maschi ne girano pochi, ma non disperiamo). E questo già è sufficiente ad accendere la miccia della competizione.
E’ una questione molto meno sentita nel caso in cui i bambini siano affidati a un asilo nido: il senso di sostituzione materna è meno evidente, si tratta di una struttura, con più persone.
E’ il confronto una vs una ad essere decisamente più spiazzante.
Il bambino trascorrerà tante ore della giornata con una nonna o con una tata. Non avrà nessuna difficoltà a lasciare le braccia materne la mattina e accoglierà l’Altra con un largo sorriso.

Ecco… dovremmo esserne felici, entusiaste, soddisfatte… Andiamo a lavorare tranquille, senza patemi, il bimbo è in ottime mani ed è contento di starci.
E invece?
Ammettetelo, invece a volte si apre un baratro dentro. Come se aveste una rivale in amore. Già afflitte dall’immancabile senso di colpa dell’abbandono, ora arriva anche questa qui, nonna amorevole o tata gioviale, a spazzarci via dal cuore del nostro bambino!
In realtà siamo felici della fortuna che ci è capitata (be’ sì, siamo donne pratiche e sensate, noi… in fondo!): una persona disponibile ad accudire nostro figlio, se è una nonna addirittura gratis, e con la tranquillità di saperlo sereno.
Ma c’è quel piccolo tarlo che rode, quel dubbio assurdo: “E se poi vuole più bene a lei?

Se poi l’Antagonista è addirittura nostra madre, ci si riapre una serie di conflitti adolescenziali che sembravano superati o sopiti da tempo. I suoi sistemi educativi sono esattamente quelli contro i quali abbiamo combattuto a spada tratta nei nostri anni giovanili. E proprio adesso che, quasi quasi eravamo pronte a comprendere le nostre mamme e i loro metodi ferrei (che ora ci sentiamo investite del ruolo educativo e, un’occhio benevolo alla rigidità, iniziavamo a volgerlo), le ritroviamo trasformate in una specie di Barbanonne, malleabili a ogni desiderio del principino o principessina.

E se invece non è la nostra di madre, ma la suocera! Ah, peggio! Sono anni che siamo in disaccordo praticamente su ogni aspetto della vita e dei rapporti umani o, nella migliore delle ipotesi, riusciamo a mantenere una civile convivenza frequentandoci con moderazione. Ma come fa nostro figlio a regalarle quei sorrisi entusiasti?

Le tate poi, se siamo capitate bene, non sono delle semplici stipendiate che accudiscono il pupo a ore, eh no! Loro si affezionano, lo conoscono a fondo, diventano delle mezze parenti, magari assistono ai suoi primi passi mentre noi eravamo al lavoro o a fare la spesa, sanno meglio di noi che tipo di minestrina è la sua preferita. Ma in fondo perchè una che prende soldi da noi deve arrivare a tanto? Non potrebbe limitarsi a fare asetticamente il suo lavoro?

Insomma tra Marypoppins e Barbanonne da una parte e La Mamma dall’altra, chi vince? A chi vuoi più bene tu, piccolo mio?

Stop, fermiamoci qui.
Avete presente quella vocetta interiore che vi sta presentando l’Altra come una rivale? Ecco, sta sbagliando. Ogni tanto le nostre sensazioni e i nostri sentimenti sbagliano clamorosamente. Questo perchè sono condizionati dal contesto. Se vi sentite in colpa perchè tornate a lavorare lasciando un bambino piccolo a casa, sarete esposte anche al gioco rovinoso della competizione con chi accudisce i vostri figli. Perchè state pensando che lì dovreste esserci voi e nessun altro.
Ma la vostra vita, evidentemente non è quella: che sia perchè vogliate lavorare o perchè dobbiate, semplicemente l’accudimento esclusivo non è la vostra vita. Non c’è niente di male: delegare è lecito, possibile e socialmente accettabile.
Chi vi fa credere il contrario, sbaglia, esattamente come quella vocina che sale su dal groppo che avete nello stomaco.

Una volta venute finalmente a patti con questa realtà, allora, vedere il viso raggiante di vostro figlio che accoglie la tata o la nonna, sarà solo un sollievo!
Smorzate sul nascere ogni competizione educativa e affettiva con un semplice mantra: “la mamma sono io”. Va benissimo anche “il papà sono io”, se siete genitori maschi, ma sono certa che voi papà sentite molto meno questo problema, perchè avete geneticamente imparato a convogliare la competizione in altri settori.
Siamo noi donne che ancora siamo qui a competere prima con noi stesse che con il mondo circostante.

L’amore di un bambino non è dato in quantità limitate. Un bambino è capace spontaneamente di elargire quantità inesauribili di trasporto e vitalità. Non c’è gara, perchè la risorsa da spartire è illimitata.

Dalle persone che si prendono cura dei vostri figli, potete pretendere rispetto per le vostre linee guida e per i vostri principi, ma non potete pretendere che non si facciano voler bene. Godetevi l’amore concorrente per un’altra donna da parte della personcina che amate di più e non sarete defraudate di nulla.

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38 thoughts on “Vuoi più bene a mamma o…?”

  1. Eccola presente!

    Faccio un mea culpa, mi cospargo il capo di cenere e confesso che questo post sembra scritto apposta per me.

    Mio figlio ha 13 mesi e mezzo, va al nido al mattino. E fin qui tutto ok, a parte una morbosa passione per la suora che lavora li (lo abbiamo mandato a 9 mesi, era il più piccolino, e lei lo seguiva più degli altri).

    Quando sta con mia mamma (che lavora ma finisce alle 16:30) non ho problemi. Ma quando sta con mia suocera…

    Sarà che, nonostante la stima reciproca, abbiamo davvero poco in comune. E’ il classico caso di brava persona che però ha quei comportamenti che a pelle ti urtano da morire (tipo che parla COSTANTEMENTE al cosetto, piuttosto ripetendo sempre la stessa cosa:”buono il biscotto eh? Eh che buono il biscuttin? Ma che buono questo biscotto”… per 20 minuti di fila. Ma lascialo mangiare no?

    Comunque, al di la di questo sfogo, io forse rientrerò a lavorare a tempo pieno (se uno dei mille colloqui che sto facendo va a buon fine) e pensare che se lo prenderà lei… mi fa venire l’orticaria.
    Mi batterò perchè il cosetto stia all’asilo anche al pomeriggio e che magari lo vada a prendere alle 16:30, però uffa…. non ci posso fare niente, io sono cccccelosa. E lo so che è una scemenza, ma grazie per questo post perchè almeno c’è qualcun altro li fuori che capisce…

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  2. io personalmente da bambina amavo molto di più mia nonna che mia mamma, e una volta, da grande, mia madre ha fatto la pasta e fagioli, e io le ho detto: Eh, non è come quella che faceva la nonna. Lei se l’è proprio legata a un dito! :)))
    Però con le bambine, dovendogliele e volendogliele lasciare spesso, ho messo in chiaro le cose sin da subito: le ho fatto capire che il suo aiuto era indispensabile e apprezzato, ma che le decisioni le prendo io. Lei ha rispettato la cosa, e le bambine sanno bene che ruolo ho io e che ruolo ha mia madre. E poi in ogni caso, per quanto io le ami molto e io sia, come persona, abbastanza gelosa, le ho sempre considerate persone a sè, che hanno diritto a scegliere, e hanno anche diritto a scegliere a chi vogliono più bene, senza ricatti morali.

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  3. ma della competizione nonnesca ne parliamo? Da noi si declina soprattutto fra nonna1(mia suocera) verso nonno2(my father), e nonno2 (sempre my father) verso me e il mister (specie il mister), dando vita a siparietti edificanti del tipo:

    nonna1: “boys, ora che andate a casa di nonno2, dovete dire che abbiamo fatto questo insieme, eh?”. Oppure “ma come siete cresciuti, cosa vi ha detto nonno2 quando vi ha visto?” (inciso: questa e’ una domanda che mi fanno SEMPRE in italia tutti, non so se vi capita, “cosa ha detto ziaX/nonnaY/amicaZ quando ha visto i boys?” come si risponde a questa domanda, aiutatemi please non ho idea di che vogliano sentire)

    nonno2: “allora, boys, domani ripartite, eh? Siete tristi? Ma a voi piacerebbe di piu’ (a) ripartire tutti insieme, (b) ripartire voi e lasciare papa’ in italia, (c) ripartire voi e lasciare mamma in italia, o (d) restare con i nonni e mandare mamma e papa’ via?”

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  4. che dire? chi ha pane non ha denti, piove sempre sul bagnato e sono d’accordo con super e penta, però no, non è inutile il post perchè chi non ha supporti è “supportato” da un nefasto senso di onnipotenza che gli fa pensare che è un figo a farcela da solo che credo sia anche più deleterio se non l’altra faccia del sentimento che descrivi qui. scusa , un pò sconclusionato, ma spero di aver reso l’idea

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  5. Cavolo, ieri sera quando ho letto il post mi sono preoccupata, e adesso sono veramente sollevata nel vedere che queste sensazioni non sono poi così frequenti – così pare, almeno. Posso capire che una mamma si chieda se il figlio ventenne vuole più bene a lei o alla fidanzata, ma chiedersi se il bimbo piccolo preferisce mamma o la tata… è un disagio grande, sia per la mamma che per il bimbo, spero con tutto il cuore che non capiti così spesso e che queste mamme trovino qualcuno che le aiuti.

    Io ho sempre provato grande tenerezza per le tate invece… quella di mia figlia ha cominciato a prendersene cura quando la piccola aveva 5 mesi, ogni giorno lavorativo, 8 ore al giorno, per poi vederla sparire da un giorno all’altro quando è passata all’asilo. Certo è il loro lavoro, ma che botta… Io sono ancora in contatto con lei e ogni tanto faccio in modo che si rivedano, tata e figlia, perché mi sembra ingiusto dal punto di vista umano che questo rapporto si interrompa così.

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  6. Ok, allora diciamo che è un post inutile? Lo buttiamo?
    Eppure lo spunto lo avevo preso da risalenti genitorisbroccano…

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  7. oh, guarda, mi sarebbe piaciuto tanto ma tanto tanto struggermi dalla gelosia, viceversa i boys non se li tiene mai nessuno e ce li sorbiamo noi – anzi, in italia ce li sorbiamo a doppio, perche’ a casa li si butta a pascere in stanza loro, tanto fra un lego, un libro e una litigata il tempo lo passano, mentre a casa dei nonni si devono trovare attivita’ che li facciano star buonini (“ma questi bambini non sanno stare senza far niente? Li avete abituati male!”…)

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  8. Una volta sentii una storia dedicata ai primogeniti quando nasce un fratellino o sorellina: il cuore della mamma è un pò magico e ha un potere speciale: quando arriva un altro bambino diventa più grande, in modo da poter contenere il doppio dell’amore e non dover diminuire l’amore per il primogenito.
    E’ una metafora che mi piace molto, e credo si possa applicare anche ai cuori dei bambini.
    Io non ho avuto paranoie di questo tipo, abbiamo scelto l’asilo contro le nonne un pò per necessità (le nonne non erano così disponibili) e un pò per il carattere delle nonne, una molto ansiosa e permissiva e l’altra che è tanto brava ma non sa stare al posto suo 🙂
    Però no, la gelosia non l’ho mai sentita, anzi, forse per insicurezza mia mi faceva molto piacere che TopaGigia avesse anche qualcun altro di cui potersi fidare al 100% e che mi potesse “sostituire” in tutto e per tutto in caso di necessità.

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  9. Il culo che ho avuto con mia madre andata in pensione e in cerca di reinventarsi un ruolo quando ero a quinto mese, sto ancora a ringraziarla. È stata con noi 9 mesi tra gravidanza e parto, è tornata e fare da cuscinetto alle gelosie di figlio 1 quando è nato figlio 2. Ecco, questo ruolo, pur riconoscendo le difficoltà e le litigate che a lei la facevano inorridire, mia suocera un po’ l’ ha invidiato, ma si è rifatta in seguito, quando è andata in pensione anche lei e i bambini erano abbastanza grandi da stare anche una settimana intera da soli con loro.

    Il mio culo è stato che siamo tutte e tre ragazze intelligenti, ragionevoli e che ci vogliamo bene, quindi prima e più fuori dai denti con mia madre, un po’ meno perché è meno viscerale la cosa, con mia suocera, ci siamo scambiate serene riflessioni sulla maternità, su come io ho certe idee educative che il maschio alfa asseconda e che vorremmo rispettate e che per il resto chiunque voglia bene ai miei figli e me li tiene, ha diritto a fare le cose a modo suo. Questo permette a loro di darmi tutti i consigli che chiediamo e a volte che non chiediamo, a noi di accettarli senza incazzarci troppo e i bambini adorano tutti e stanno bene con tutti, tanto come dice Chiara non sono stupidi e sanno benissimo che le regole dic asa sono una cosa e quelle dai nonni un’ altra.

    Con mia madre è stata una grossa occasione di confronto per chiarire tante cose che magari mi portavo dietro da bambina, ci sono pure stata in analisi e alla fine lei dice che ha imparato da me tante cose, in particolare essere meno ansiosa e smetterla di farsi le pippe mentali su mio fratello come se avesse 2 anni.

    Però è stata dura, ci sono state di mezzo incazzature profonde e insonnia e tanto lavoro, ma in fondo uno dei regali più belli della maternità.

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  10. La mia prima figlia è stata dagli 8 mesi ai 13 mesi con mia suocera quando sono tornata al lavoro. Poi ha cominciato ad andare al nido. Devo dire che sono stata fortunata, sia perchè mia suocera è una nonna amorevole ed un’ottima cuoca; sia perchè è stato un periodo di transizione tra la mamma e la scuola che ha giovato a mia figlia e ha permesso poi un inserimento al nido tranquillo e senza drammi. Non nascondo un latente “leggero” (leggero???)…fastidio ogni qualvolta Giorgia l’accoglieva a braccia aperte…o quando lei stessa mi raccontava di coccole che normalmente la piccola faceva a me stavolta toccate a lei!! SGRUNT! ma la realtà è che i nonni sono un bene inestimabile…e se mi soffermo un attimo so di essere molto fortunata ad avere il lusso di poter approfittare di loro…tutti e 4!! Così tra 2 mesi lascerò anche il secondo figlio con la nonna per tornare al lavoro…cosciente che l’attesa del rientro è molto peggio del rientro..e che riprendere in mano un po’ della mia vita non potrà farmi che bene..e forse apprezzare di più tutto il tempo che mi rimarrà per i miei figli…..sono uscita dal seminato?? spero di no!!

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  11. Io ho la fortuna di avere per tata una persona a cui voglio bene, e che quindi non è una babysitter qualunque, ma non mi è parente, né tanto meno madre. E comunque mi sono largamente avvalsa di nido, in modo che la condivisione fosse spezzettata. Il discorso della gelosia ho avuto modo di affrontarlo con tata Silvana in modo esplicito. Avevamo davanti agli occhi un pessimo esempio di aperta rivalità tra tata e mamma, in cui si era trovata una sua amica (che però, va detto,come tata ci metteva del suo). Ho chiarito a Silvana quello che davvero penso, cioè che mia figlia non è cretina e non si confonde: sa benissimo che sua madre sono io. Ciò non toglie che possa voler bene ad altri (ci mancherebbe) e che magari in situazioni specifiche preferisca persino stare con qualcun altro invece che con me (quando sa che io le negherei qualcosa, ad esempio! o quando ha voglia di tagliatelle fatte in casa…). Ma io questa gelosia irragionevole che così bene descrivi direi che non l’ho mai provata. So di non essere perfetta, so di avere bisogno di aiuto e non solo perché faccio altro durante la giornata: anche perché ci sono cose che altri fanno meglio di me. Ma so anche che mia figlia mi ama, incondizionatamente. Se ama anche altri e altri amano lei, non può che farmi piacere.

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  12. Una volta la mia tata (a cui per altro ora ricorro molto poco) ha buttato lì:”Dai, bambini, non esagerate con i bacini che poi la mamma è gelosa!”.
    Io l’ho spiazzata rispondendo che i figli sono la cosa più importante che ho, per cui se lei è una persona che li fa stare bene allora sto bene anche io.
    Però non sono così angelica. Io ho scelto di stare con i miei figli perchè una sostituta full-time (madre, suocere o tata) alla fine non l’avrei accettata. Ma è questione di carattere e opportunità: io sono stata cresciuta dalle nonne.

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