Non costringetemi a chiamarle “feci”, o peggio “pupù” o “popò”, quella dei nostri bambini è solo ed unicamente “cacca”. Quindi, accordatici inizialmente sulla terminologia, passerei ad esaminare quel bizzarro e diffuso fenomeno dei bambini che, pur avendo acquisito con facilità il controllo della loro pipì e quindi essendo spannolinati con successo, incontrano problemi a gestire la loro cacca.
Viene definito encopresi ed ho notato che, pur essendo diffuso, ne viene difficilmente “confessata” l’esistenza da parte dei genitori dei piccoli “trattenitori di cacca”. Sarà che la cacca è un tabù?
Il fenomeno strano è che spesso ci si rende conto che il bambino sa benissimo che gli sta scappando la cacca, ma fa degli sforzi sovrumani per trattenerla, anche senza motivo, anche se con un salto veloce in bagno risolverebbe in pochi attimi.
Capita che i bambini si nascondano o vadano in un altra stanza per evitare che l’adulto che è con loro si accorga che stanno trattenendo la cacca. Insomma, sembrano risoluti a non volerla fare a tutti i costi! Solo che la cacca dopo un po’ non ce la fa proprio a resistere e… esce!
Prima di tutto tranquillizziamo i genitori. Nei primi anni dopo lo spannolinamento è un fenomeno molto diffuso ed è sostenzialmente simile per tutti:
1- mi scappa la cacca
2- trattengo la cacca
3- mamma si accorge che trattengo la cacca e si arrabbia
4- mi nascondo per potermi trattenere la cacca
5- ops… la cacca è uscita… che faccio? lo dico a mamma (che poi si arrabbia ancora di più) o faccio finta di niente?
I motivi sono vari e come al solito ci sono teorie “psicologiste” e teorie “fisiologiste”
Senza spingerci sulle interpretazioni psicanalitiche della defecazione, indubbiamente il rapporto con la propria cacca può essere inquietante per un bambino: se ci pensate bene non è tanto facile capire che cos’è quella roba sporca e puzzolente che esce da se stessi, quindi la si può prendere in antipatia.
Poi c’è un motivo molto frequente: la stipsi. Un bambino che ha difficoltà a fare la cacca, perchè è dura e gli provoca fastidio o dolore, vorrà evitare di doverla fare. In questo caso uscire dal “tunnel” della encopresi è piuttosto urgente: un bambino stitico se trattiene la cacca peggiorerà la sua stipsi, innescando un circolo vizioso che può creare veramente problemi di salute.
Quindi, il primo consiglio, se l’encopresi è associata alla stipsi, è proprio quello di eliminare il problema di fondo. Inventiamoci tutti i modi possibili per proporre le verdure, insegnamo a bere molta acqua durante la giornata e mettiamo in pratica tutti i consigli del pediatra per correggere la stipsi. Tra cui anche i microclismi di glicerina ogni tanto, solo a reale necessità (oltre i 3/4 giorni).
Il secondo e principale consiglio è quello di non fare drammi: se il motivo è psicologico, associato alla difficile comprensione del fenomeno cacca, non aumentiamo l’ansia sgridando il nostro bambino perchè ha sporcato l’ennesimo paio di mutandine. Anche a lui non farà piacere.
Quindi mettiamo in pratica la tecnica dell’allenamento emotivo per far fronte alla frustrazione sua e nostra e poi cerchiamo di parlare con serenità della cacca e di spiegare cos’è.
Purtroppo, in questi casi, stabilire una routine precisa del momento di fare la cacca (mattina o sera), funziona poco: ricordiamoci che il nostro bambino, per un motivo o per un altro, si oppone all’idea di farla. Certo, riuscire a trovare un momento della giornata da dedicare, sarebbe l’ideale, ma necessita di collaborazione: il primo passo è conquistarsi quella collaborazione.
E poi c’è lo gnomo del vasino… di cui vi ha già parlato la mia socia.
Per dimostrarvi che il problema è molto diffuso, esistono numerosi libri illustrati sull’argomento (*) che possono aiutare a spiegare al bambino che la cacca è una cosa naturale e salutare per il nostro corpo e che trattenerla può fare male.
Un ultimo consiglio: non sentitevi in imbarazzo voi genitori perchè al vostro bambino capiterà di farsi la cacca sotto, anche fuori casa. E’ già in imbarazzo lui, non pensate che sia contento di quello che gli capita, quindi deponete tutti l’ansia da cacca ed affrontatela con allegria.
Vi assicuro, ma ve lo assicuro proprio personalmente…, che un bel giorno lo vedrete correre a gambe levate verso il bagno più vicino!
(*) tra cui “Iacopopò il genio della cacca” di Federico Taddia e “La cacca: storia naturale dell’innominabile” di Nicola Davies
Sul vasino ci si mette…poi dice “non mi scappa” e dopo un po’…eccola lì!
Francamente in questo momento più che risolvere il problema in sé stesso mi interessa cercare di capire se c’è un recondito disagio psicologico e qual’è.
Ho ipotizzato che, sebbene egli sia un bambino moto socievole e che vive l’esperienza scolastica come positiva, salutandomi frettolosamente e facendo storie soltanto quando deve venire via, in realtà manifesti con questo “effetto collaterale” la paura dell’abbandono.
Non ho dovuto solamente cambiare la maestra ma anche la scuola perché il disagio di mio figlio era visto con notevole fastidio da tutti: Coordinatrice, bidelli, altre maestre e mamme degli altri bambini.
Ne cito una per tutte: una bidella, poiché lui le rispondeva “tanto mi cambi” lo ha lasciato per un’intera mattina sporco “così capisce” (con il dito in aria). Le altre maestre erano infastidite perché gli veniva dedicato troppo tempo per cambiarlo e le mamme, anziché essere inorridite da quello che stava accadendo mi dicevano “beh, è normale, non sono mica obbligate a cambiarlo!”.
Un giorno la maestra mi disse “ci sono bambini più piccoli di lui che non hanno questo problema!”.
Sono contenta di avere cambiato scuola, ma ora ho paura che l’incubo si ripeta, anche se finora non ho motivo per temerlo.
Grazie per la solidarietà.
La mamma
La via d’uscita c’è sicuramente e sta nella crescita del vostro bambino. Resistete sicuri che passerà.
Io non ho scritto questo post con le cognizioni di “esperta”, ma semplicemente di mamma che ci è passata ed ha dovuto trovare un modo per gestire la situazione.
Mi sono arrabbiata anche io, ho promesso “ritorsioni”. Ma non hanno funzionato. Leggete il post sullo gnomo del vasino (linkato nell’articolo): non è solo un modo per proporre un premio, ma aiuta anche a stabilire una routine positiva.
Ho anche chiesto al Sorcetto di collaborare a lavarsi le mutandine: ovviamente non ne voleva sapere, ma non gli ho dato via d’uscita. L’ho messo li con il sapone e le mutandine sporche. Almeno familiarizza con l'”elemento”. Non come una punzione, ma come una conseguenza logica: sono sporche, qualcuno dovrà pur lavarle e non posso sempre essere io a dover mettere le mani nella cacca!
Spiegategli che siete tristi quando a lui capita di sporcarsi e che vorreste aiutarlo ma non sapete come fare: provate a collaborare in tre alla soluzione del problema.
Comunque capisco benissimo la frustrazione e so per esperienza che, nonostante si voglia tentare la strada dell’empatia e della collaborazione, è facile perdere la pazienza.
Mi permetto di notare, però, che una consulenza psichiatrica per un bambino di 4 anni che ancora non ha messo a punto il “meccanismo cacca” è una soluzione un po’ estrema! Sono francamente contenta che vostro figlio ora abbia un’altra maestra.
Per i consigli pratici, ricordatevi che circa un quarto s’ora dopo i pasti è il momento ideale per tentare: mettetevi tutti insieme a leggere un bel libro sul water dopo cena!
Buona fortuna!
La ringraziamo per questo articolo, in effetti il nostro dramma consiste proprio nel sentirci SOLI di fronte ad un problema che suscita più disgusto e riprovazione che empatia.
Ormai nostro figlio sta per compiere 4 anni e già dal terzo giorno di scuola ci si preannuncia un panorama simile a quello dell’anno scorso: la busta con i panni sporchi all’uscita di scuola, la bidella che ti dice “lo ha fatto di nuovo!”, gli altri bambini che ridacchiano…unico cambiamento, per fortuna, non ci sarà più la maestra che ci diceva “così non va” ma che non sapeva suggerirci niente di meglio che una consulenza psichiatrica per il nostro bambino.
Dopo 4 mesi di psicologa (solo io e mio marito, senza il bambino)tutto quello che sappiamo è che…”bisogna dargli degli orari” (guarda un po’!A quanto pare lei invece ci suggeriva proprio di “stabilire una routine precisa del momento di fare la cacca”! Pareri discordanti)e che arrabbiarsi non serve a nulla.
Qui arriva la nota dolente, perché, dopo un anno di tentativi, sembra che ormai l’unica cosa da fare rimanga urlare, rimproverare, promettere rinunce e privazioni, visto che con le lusinghe e con la routine non si è ottenuto nulla. Niente di più sbagliato, ma inevitabile, soprattutto quando vai a lavare i piatti e quando torni trovi tuo figlio con le mani sporche di cacca raccolta dal sedere e spalmata sul televisore 16/9 da 28 pollici!
A volte ci sembra davvero che non ci sia una via d’uscita…
Una mamma ed un papà disperati
Arieccomi…e che strazio, di nuovo MC, avanti & indietro…
Ci sono 🙂
ciao a Serena, ciao a Silvia, vi ho passato il premio Honest Scrap Award. Sentitevi libere di ritirarlo e di scrivere.
complimenti per il post!!
a presto,
s.
Macchè occulta! Anzi: subito dopo aver letto il mio post correte a leggere quello di Mamma Cattiva (link vedi sopra) su “l’innominabile” e che presto sarà nel nostro blogstorming (quando MC avrà narcotizzato i suoi familiari, grandi e piccoli ed avrà un attimo di tempo).
Pubblicità occulta 😉
grazie…
Per il blogstorming mi è venuto in mente quando avevo già spento il portatile. Rischio l’abbandono di minore se lo faccio ora 🙂 a dopo…
ma almeno mettiti qui il link: http://mammacattiva.blogspot.com/2009/08/linnominabile.html
è fantastico!
Missione compiuta…;)
Eh, eh… ci avrei giurato che i libri erano gli stessi (anche perchè vabbè che ce ne stanno… ma non saranno certo centinaia!!). Visto che io li ho solo citati, per non dilungarmi troppo, quando esci dalla… ehm… confusione, scrivici 2 righe di recensione!
CVD (come volevasi dimostrare) quando ci si intende si leggono gli stessi libri. Vedrò di dirlo a modo mio 🙂
ho un solo problema: sono nella CACCA e spero di trovare un momento per scrivere 😉
Evvai con le bacchettate dalla mia socia!!!
Silvia, in realtà trovo il commento di Supermambanana, molto utile, perchè non avevi scritto da nessuna parte che si trattava di bimbi di 4-5 anni. Come spesso avviene, i commenti aiutano a chiarire il post, nel caso in cui scrivendolo non ci siamo accorte di aver dato qualcosa per scontato.
Quindi un grazie a supermambanana!
No, macchè polemico. Siamo qui per parlarne.
In effetti l’encopresi, come l’enuresi di cui abbiamo già detto, non è affatto una patologia: è una piccola “anomalia”, ma il mio messaggio è proprio che non si tratta di nulla di preoccupante, solo un comportamento legato proprio all’età dei bambini. Ed infatti si parla di encopresi per un bambino di 4 o 5 anni, come tu dici e non per uno appena spannolinato che sta solo prendendo la mira! 😉
Però se le parole greche indicassero solo patologie allora quante parole italiane dovremmo usare con circospezione?
Secondo me non bisogna aver paura delle parole: secondo te perchè nel mio articolo sulle creme solari ho usato diverse volte la parola “cancro”?
Grazie, comunque, mi piacciono i commenti polemici quando sono così!
Silvia, mi permetto un commento forse un attimo polemico, scusami ma mi sento sempre un po’ a disagio quando si parla subito di patologie per comportamenti che sono normalissimi, perche’ io mi metto in ansia quando sento parole greche. Encopresi e’ una patologia da cio’ che so io, per la diagnosi occorre che il bimbo sia gia’ grande (4 o 5 anni), la cacca che scappa al piccoletto di 3 che magari e’ spannolinato da poco non mi va molto di chiamarla con nomi greci. Con molto affetto 🙂