Mi viene spontaneo completare il titolo in “verso l’adolescenza e oltre“, prima di tutto perché non si capisce bene dove inizi e dove finisca questa adolescenza.
Ufficialmente l’adolescenza è quella fase della vita che va, nell’accezione più ampia, dai dodici ai venti anni e che conduce dall’infanzia all’età adulta.
Vent’anni? Ma davvero un giovane essere umano di vent’anni è ancora un adolescente? Sì, tutto sommato direi proprio di sì e molto spesso, soprattutto per la generazione dei nostri figli, lo è anche oltre quell’età.
Prima dei dodici anni sono spuntati fuori, dalla letteratura socio-pedagogica, anche un paio d’anni di pre-adolescenza, fase evolutiva dell’essere umano sconosciuta alle generazioni precedenti: del resto noi eravamo adolescenti, a tutto voler concedere, dai quattordici anni; prima (e a volte anche un po’ dopo) eravamo irrimediabilmente bambini.
Insomma, questa adolescenza, tra pre- e post-, l’abbiamo dilatata più possibile, tirandola e allungandola fino a coprire addirittura dieci anni della vita umana. Dieci anni di rivoluzione.
Ora, a pensarci bene, io non credo di poter sopravvivere a dieci anni consecutivi di adolescenza di mio figlio. In una famiglia con due o tre figli, con età abbastanza prossime, si arriva come niente a quindici anni di adolescenza complessiva, spesso anche sovrapposta.
Sono riuscita a seminare il panico?
Ma perché l’adolescenza dei nostri figli ci fa così paura?
Essenzialmente perché fa paura a loro e noi non abbiamo strumenti per scacciare questa paura, come abbiamo fatto per le paure dei mostri, del buio e dei lupi cattivi o delle streghe. Stavolta dobbiamo scacciare paure che assomigliano sempre più alle nostre e dobbiamo combattere pericoli reali, siamo costretti a guardarli in faccia e chiamarli con i nome delle preoccupazioni vere, difendendo figli che ci sfuggono, perché quello è il loro compito.
Perché l’adolescenza è un colpo di acceleratore: a un certo punto succede tutto in fretta e anche loro, i ragazzi, iniziano a funzionare in fretta, cambiare in fretta, mentre sono convinti di essere impantanati in un lunghissimo e immutabile presente che li opprime.
L’adolescenza, dunque, è crescere e cambiare: ma non sono per i figli. Loro crescono e cambiano in modo evidente, con questi arti che si allungano, questi corpi che aumentano. E noi genitori? Siamo obbligati a crescere e cambiare almeno quanto loro, ma non abbiamo neanche la spinta della gioventù, e spesso i nostri corpi stanno cambiando in un’altra direzione. Nessuno può stare fermo in adolescenza: né loro, né noi.
Durante questi cambiamenti, è facile perdersi di vista, non riconoscersi più: tu non capisci, tu non mi capisci. Ed è vero, bisogna ricalibrare tutto e quindi ritrovare le parole per dialogare, diverse da quelle dell’infanzia, diverse da quelle che saranno da adulti.
L’adolescenza è il periodo in cui non ci si capisce: spesso non si capisce neanche se stessi, figuriamoci gli altri.
E allora proviamo a spiegarci: proviamo a capire noi stessi, come reagiamo ai cambiamenti, anche da adulti; a capire i nostri figli, che cambiano così velocemente e non sanno spiegarsi. Proviamo a resistere, proviamo a prendere questa energia di cambiamento e indirizzarla in modo costruttivo. Parliamo insieme di adolescenza, scambiamoci le esperienze, le “strategie di sopravvivenza” e soprattutto quello che abbiamo imparato dal cambiamento.
Bellissimo articolo!
complimenti
sacrosanta verità!
🙂
Non avevo mai messo a fuoco cosa mi facesse paura all’idea dell’adolescenza dei miei figli (ancora di là da venire) e tu me lo hai descritto benissimo: il non poterli proteggere come li proteggo adesso da un brutto sogno, dalla paura del buio, dal mostro di un film.
Però credo sarà anche un’avventura grandiosa, tutta da vivere!