Tema del mese: Uomini. Padri.

Dopo un mese dedicato alle donne, dovevamo rendere protagonisti loro, l’altra metà del cielo.
Più di una volta, nelle tante conversazioni nate dai post del mese scorso, è emerso chiaramente come non si possa parlare di una “nuova questione femminile” senza coinvolgere gli uomini e il cambiamento che investe anche loro. Se si sente l’esigenza di ridefinire i ruoli sociali, non ci si può limitare al ruolo della donna: la necessità di liberarsi da definizioni stereotipate, non è solo delle donne.

Per gli uomini la “nuova frontiera” da conquistare è la loro paternità. Gli uomini vogliono far finalmente pace con la paternità ed accoglierla a braccia aperte e piene. Come le donne, gli uomini sentono il desiderio di compiere vere scelte, non condizionate da convenzioni sociali che ormai vanno strette a tutti.
E così per molti uomini il nuovo ruolo da conquistare è quello di padre presente e consapevole, senza subire giudizi e senza vedersi opporre ostacoli nel lavoro e in famiglia.

Per questo la “nuova questione femminile” non è altro che una “nuova questione familiare“: quello che più urge è riuscire finalmente a porre la famiglia, ogni famiglia, comunque composta, al centro delle scelte politiche, perchè si possa fare un passo avanti anche nella paternità, che altrimenti rischia di rimanere nell’ombra, nascosta dalle tante discussioni sulla maternità.

Non a caso diventa un argomento d’attualità il congedo obbligatorio di paternità: quasi un contrappunto alle quote rosa, un ambito in cui la politica deve forzare la mano per pilotare i cambiamenti sociali.
Molti sono scettici, molti altri vorrebbero avere la possibilità di fare i padri sul serio, da subito, e per loro 72 ore di congedo sono nulla. Molti uomini si accorgono di essere padri solo quando la coppia si divide e si ritrovano a coltivare una relazione esclusiva con figli che conoscono poco. Molti trovano limitante una vita col pensiero fisso al lavoro, che li trascina lontani da casa dodici ore al giorno.

Possiamo allora partire da qui: la nuova questione maschile è la costruzione della paternità.
Uomini e padri. Madri e donne. I termini sono ancora invertiti: gli uomini sono prima uomini, le donne prima madri, ma tant’è, siamo pronti a mescolare le carte e a ridistribuirle.

Esattamente due anni fa già dedicammo un mese ai padri. Ora andiamo a interrogarci su cosa è cambiato e su cosa c’è di nuovo da dire sugli uomini e sui padri, oggi.

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Le parole che contano. Un contributo minimo

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38 thoughts on “Tema del mese: Uomini. Padri.”

  1. @barbara, non credo sia una novità che da qualche tempo i padri abbiano difficoltà a riconoscersi nel proprio ruolo. La pedagogia degli ultimi decenni, oltre ad aver detto tutto ed il contrario di tutto, ha parlato soprattutto al femminile. Gli uomini spesso si trovano ad assumere gli stessi atteggiamenti delle loro compagne (e meno male che hanno acquisito alcune sensibilità) ma, come dice Tuggia, hanno perso la loro specificità dell’essere padri. Questo non significa che ci sia la necessità del padre autoritario di un tempo, ma che un “sentire” diverso da quello della mamma è una ricchezza.

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  2. Sono felice che tu abbia segnalato questo libro: conosco personalmente l’autore (con il quale collaboro spesso per lavoro) e devo dire che è uno che sa proprio fare il suo mestiere.

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  3. @egidio, scusami non capisco: cosa intendi per “se il padre non sa come fare il proprio mestiere”?
    Comunque benvenuto, scusate se faccio “la padrona di casa” ma questo non è un blog per mamme, è espressamente per genitori, e ci mancava da tempo qualche papà…

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  4. e mi pare giusto che anche qualche padre prenda la parola, non so se gli uomini siano meno propensi a comunicare (almeno in certi ambiti) ma io provo invidia per l’entusiasmo delle blogger, avendone una in casa. El_gae è un’eccezione, altri interventi maschili sono rari.
    Sono convinto, come sostiene deborah che debba cambiare “la mentalità e/o corso culturale del paese”. Ha senso lottare per il congedo obbligatorio del padre se il padre non sa come fare il proprio mestiere?
    Mi permetto di consigliare la lettura di uno dei libri più interessanti che io abbia letto (e recensito per un blog, di mamme ovviamente) sulla crisi della figura del padre, in libro di Marco Tuggia qualche spiraglio positivo lo cerca.

    http://www.mestieredimamma.it/03/02/2012/letto-visto-ascoltato/padre-dove-vai/

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  5. Intanto ciao,
    C’è molta enfasi sulla paternità, ultimamente. Forse è un bene, perchè la strada da fare è ancora tanta. Lo vedo ogni giorno nelle facce di chi pensa che un padre che si prende il congedo di paternità sia un debole, che un uomo che cambia il pannolino e porta a schuola i bimbi sia “addomesticato” dalla sua donna, eccetera.
    Ma anche le donne, che pensano che un marito/compagno che si spende per moglie e figli sia bravo (e tutte le amiche a rinfacciarlo), quando, in realtà, fa semplicemente quello che fanno anche loro…
    Parlarne è fondamentale… brave.

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  6. @ Silvia:Il ragionamento non fila del tutto. E’ come dire che bisogna prima creare la cultura nell’italiano medio di pagare le tasse,e poi legiferare in materia.Secondo il principio da te espresso, la paternità obbligatoria non dovrebbe esistere. A mio parere, una classe dirigente degna di questo nome dovrebbe anche modificare, con leggi se necessario, la mentalità e/o corso culturale di una paese. Comunque, mi rendo conto , che sto andando fuori tema. la chiudo qui, valà 😉

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  7. Deborah, le aziende, tutte le aziende, remano contro il part time. Le riforme sono possibili se poi vengono realmente applicate. Noi siamo ancora un passo indietro: prima della legislazione viene la cultura. Se approfittando di una norma, rischi il licenziamento perchè hai creato troppi problemi, non c’è riforma che tenga.

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  8. Su “La Repubblica”(cartaceo) oggi c’è un interessante articolo di Chiara Saraceno in cui si parla, tra l’altro, di congedo di paternità e di voucher per i babysitteraggio. Si parla anche della possibilità di coniugare, sia per i padri che per le madri, part time orizzontale e maternità facoltativa, giusto per compensare la perdita di retribuzione. La maternità facoltativa, infatti, è pagata solo al 30% e non tutti se la possono permettere. La riforma sarebbe così a costo zero.Purtroppo questa idea non è venuta alla nostra Ministra. Pare invece che nei paesi scandinavi sia già una concreta possibilità Vero , Serena?

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  9. In Germania ho conosciuto parecchi papà che si prendevano quasi la totalità del congedo, anche 8-10 mesi a volte (in Germania si hanno a disposizione 12 mesi da distribuirsi tra mamma e papà come si vuole); due di questi papà hanno poi deciso di restare casalinghi e non tornare a lavorare. Ho anche conosciuto un Tagespapa (la Tagesmutter è una sorta di Babysitter a tempo pieno qualificata e riconosciuta dai servizi sociali), questo è stato proprio un incontro interessante, non me lo sarei mai aspettato. Credo che ci voglia coraggio e tanta tanta passione.
    Mi auguro che gli uomini si facciano sempre più largo, sia nella gestione della famiglia e dei figli, sia nel campo dell’educazione, perchè l’effetto della presenza maschile è sempre estremamente positivo.
    Il mio bimbo di tre anni ha un maestro all’asilo (qui siamo a NY) ed è fantastico. I maschi sanno tornare bambini, hanno una grande capacità empatica coi bambini e questi ultimi si sentono spesso più capiti da un uomo (papà, nonno, fratello maggiore) che dalla mamma. Per i maschietti la presenza maschile è estremamente importante e permette loro di crescere in modo equilibrato.

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  10. “Par condicio” rispettata!!!

    Certo che sentire quello che pensano loro….gli uomini, i papà….sarebbe veramente interessante. Sicuramente non mancheranno i commenti da parte nostra!!!

    Io come al solito parteciperò al blogstorming e ai commenti al post!!!

    Moonlitgirl

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  11. Ecco, se non ce la cantiamo e suoniamo tra di noi è anche meglio 😀

    Bellissimo tema comunque. Sul congedo obbligatorio io non ho ancora un’opinione ben definita. Fondamentalmente preferirei che fosse la singola famiglia a decidere chi prende quanto congedo, compito del legislatore sarebbe non di imporlo ai padri, ma di rendere _conveniente_ a una buona percentuale di famiglie che il congedo lo prenda (anche) il padre. Conveniente vuol dire, prima di tutto, economicamente. Adesso non so quanta percentuale dello stipendio prende un genitore italiano in congedo facoltativo, illuminatemi per favore, ma temo che sia una percentuale abbastanza bassa che, se applicata allo stipendio del padre, che di solito contribuisce di più al budget familiare, può facilmente mettere molte famiglie in serie difficoltà economiche.

    D’altra parte, forse un congedo obbligatorio per i padri sarebbe una buona scusa per aumentare il contributo durante la maternità/paternità, e allora ben venga.

    Mi fermo al problema economico per ora, perché penso che sia il primissimo scoglio che oggi una famiglia di reddito medio incontra quando decide di mettere al mondo dei figli.

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  12. la prima cosa che sfugge dalle mie dita sulla tastiera è che 72 ore di congedo mi sembrano , più che altro, una presa in giro. Veramente coraggiosi questi tecnocrati!

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