Qualche giorno fa sono stata alla presentazione romana del libro di Silvia Mobili “Soldo di Cacio” (Tempesta editore).
Silvia aveva già scritto per noi due post, sulla terapia intensiva neonatale e sulla vita dei bambini nati prematuri nel loro percorso successivo. Su questa esperienza ha ora scritto un libro, che ha lo stesso titolo del suo sito Soldo di Cacio, l’avventura di un bimbo nato alla ventisettesima settimana.
Conoscevo già il suo sito e conosco Silvia, la sua storia e il suo fantastico Riccardo, oggi amplificatissimo cinquenne, ma quando ho letto questo libro, ho trovato molto di più del racconto di un’esperienza dolorosa e difficile.
Il racconto di Silvia è avvincente come il più coinvolgente dei romanzi: non serve aver condiviso un’esperienza come la sua per sentirsi avvinto da questo libro, liberatorio e luminoso, anche nel racconto dell’incubo.
Rispetto alla storia raccontata nel suo sito, il libro è frutto di un’esperienza maturata, che dopo cinque anni da quei 78 difficilissimi giorni di terapia intensiva, lascia trapelare molto più della semplice cronaca. Silvia ha definito questo libro una seduta d’analisi, nella quale è riuscita a parlare di ricordi intimi e riposti.
Leggendolo si entra in un mondo, quello della terapia intensiva neonatale (T.I.N.), dove sono stravolte tutte le regole della natura e della maternità e dove, comunque, bisogna sopravvivere e sperare. E sperare è un compito, che a volte ci si deve imporre, un lavoro duro dei genitori in attesa davanti ai loro bimbi-feto.
In questo libro non si ha paura delle parole e di esprimerle. Si parla del dolore delle mamme senza figli in braccio; del disagio di pensare che “mio figlio non può essere quella roba là”; dei medici che sono lì per salvare i bambini, non per occuparsi della disperazione delle mamme; degli infermieri che diventano i custodi dei bambini nelle ore infinite in cui i genitori non sono ammessi; della nuova famiglia allargata che si crea nel reparto, quando i bambini diventano i figli di tutti e per le sorti di ognuno si piange e si gioisce insieme; dei papà della T.I.N., che sanno cedere il posto alle madri e sanno sostenere rimanendo anche un passo indietro; della mancanza di intimità e dell’imbarazzo di parlare a una scatola di vetro; dell’assurdità del poter sorridere e ridere insieme anche nella T.I.N.; e anche dei bambini che non ce l’hanno fatta.
La T.I.N. è semplicemente un incubo, innaturale e straziante, dove non c’è certezza di nulla e si vive giorno per giorno. Ma forse esiste l'”ormone della mamma prematura“, che seleziona i pensieri e fa sopravvivere solo quelli positivi, perchè si lotti tutti insieme.
Il libro risponde anche a un’esigenza pratica: nel 2006, quando Silvia trascorreva le sue angosciose giornate ad attendere il momento di entrare nel reparto T.I.N., sul web c’erano poche informazioni e poche pubblicazioni. La necessità di condividere la propria esperienza con altri genitori nella stessa situazione aveva già dato origine al sito, ma oggi trova una maggior completezza in questo libro che raccoglie il bellissimo romanzo dei 78 giorni di Riccardo, una sezione con informazioni pratiche e una raccolta di testimonianze di tanti genitori che sono passati per la T.I.N.
[quote]Forse vi chiederete perchè leggere un libro sulla nascita prematura, se non avete niente a che fare con questa esperienza. Il motivo è che questa storia è tanto avvincente da non riuscire a smettere di leggerla. Questo è un libro su uno dei temi profondi della genitorialità: la differenza tra l’idea di tuo figlio e il figlio reale. E le parole di Savino, il marito di Silvia, che annunciava la nascita del suo piccolissimo figlioletto ai parenti, sono la risposta e spiegano cosa vuol dire accogliere un figlio: “Pesa 915 grammi. E’ di una bellezza statuaria“.
Ho letto altre due recensioni di questo libro, tanto belle da non poter essere perse se l’argomento vi ha incuriosito:
‘Colpi di fortuna’ di Yeni Belqis
‘Un privilegio di lettura’ di Valewanda
Se ti fosse venuta voglia di comprare questo libro, fallo utilizzando questo link e aiuterai questo sito a crescere:
inmondadori.it
lafeltrinelli.it
Ecco, l’ho ordinato dal vostro link.
… è che arriverà il 14 febbraio, possibile?
comunque se mi vuoi dare il riferimento dell’autrice le scrivo.
grazie
Raffaella
Raffaella, il libro devi leggerlo assolutamente. Troverai anche i contatti di Silvia Mobili o comunque posso darteli io.
Ciao, sono Raffaella, ( per Silvia -author- ci siamo conosciute all’ultimo MomCamp!)
Quando si parla di prematuri non riesco proprio a leggere senza intervenire. Ho vissuto un “percorso leggereo in TIN” per la mia prima bimba nata a 33 settimane otto anni fa.
Da questo, dalla vita, dalla mia professione di pedagogista è nato un progetto dal titolo “Un abbraccio che fa crescere” che ha come cuore la valorizzazione della cura affettiva dei genitori come parte integrante le cure in TIN. E’ un po’ lungo da spiegare qui…
Il progetto ha avuto il patrocinio della Società Italiana di Neonatologia e un finanziamento dalla Regione Lombardia. Per ora è attivo al Buzzi di Milano e al Del Ponte di Varese.
Non è facile portarlo avanti, però, perchè i soldi per le sperimentazioni d’avanguardia non mancano ma per tutto quanto riguarda la Care non si trovano mai…
Cercherò il libro di Silvia e lo leggerò, mi piacerebbe anche mettermi in contatto con lei per raccontarle se ha voglia il progetto più nel dettaglio.
grazie!!
Conoscevo radiofonicamente Silvia, ma non sapevo di questa sua personale esperienza. Lo scorso anno è successo anche a me di vedere nascere il mio Pietro a sole 25 settimane. Purtroppo lui non ce l’ha fatta, e dopo una sola settimana è tornato tra gli angioletti da cui era venuto. Ma in quella settimana anch’io e mia moglie abbiamo vissuto tutte le sofferenze, le piccole gioie e le infinite emozioni che anche Silvia ha vissuto. Ora siamo in attesa di un altro figlio. Per ora tutto procede bene, al contrario invece dello scorso anno, e Lunedi saremo alla 25a settimana. Inutile dire che a Pietro pensiamo sempre , e che resterà sempre nei nostri cuori .
Eccone un’altra che piange solo a leggere la recensione… presente. I tedeschi in queste occasioni dicono “mi hanno costruito vicino all’acqua” (mentre si asciugano la lacrimuccia).
Il libro lo leggerò sicuramente. Magari, uhm, dopo la 30ma settimana eh?
Trimamma..mica sarai quella mamma di cui ho raccontato del marito che girava per le incubatrici!!!! 🙂
Anche io mi sono commossa…. ho conosciuto Soldo di cacio proprio con voi e avrei voluto invece venirne a conoscenza qualndo sono nati i miei tre gioielli. La felicità di averli, la tristezza di non poterli tenere in bracio, la paura constante…si sono tutte cose vere purtroppo e delle quali è difficile parlarne anche dopo anni. Leggendo la storia sul sito mi sono commossa e sono riemersi sentimenti soppressi dall’esigenza del quotidiano. Anche noi siamo più che sani e felici ora. Grazie Silvia per aver dato voce a noi mamme di prematuri.
C’era anche parecchia verità in quella frase: in quel momento tu non hai pensato neanche per un minuto a come pensavi che fosse tuo figlio, ma soltanto a come era, il figlio reale, non quello immaginato. Dal primo momento hai espresso la tua fiducia in lui.
E non è cosa da poco, eh!
Wow che recensione!! La lacrimuccia è scesa anche a me anche se non lo diciamo a nessuno! E a pensare che la storia è anche un po’ la mia! Oltretutto, vedere che molti citano quel mio messaggio della “bellezza statuaria” mi fa sorridere un po’ perchè io ne ero davvero convinto !!! Anche se devo ammettere che dietro quella frase c’era un po’ di ironia ma anche di timore!
Grazie ancora Silvia! Un abbraccio..
Ma sai che tutte le volte che leggo questa frase mi immagino lui al telefono che la pronuncia! E’ proprio “sua”, perfettamente nelle sue corde!
Savino ringrazia per essere stato citato….Dice che con quella sua frase – che viene ripresa da tutti – gli devo dare qualche diritto di autore! 🙂
Sto piangendo solo a leggere la recensione (secondo me gli ormoni della gravidanza non mi hanno ancora abbandonata). Non so se avrò la forza di leggerlo, ma vorrei tanto. Le esperienze che ho avuto di ospedale, di come il tempo ti corra sotto a giornate intere aspettando una parola di qualche medico che poi non ti dice mai nulla di risolutivo e ti lascia tutta l’incertezza fino all’ultimo, mi hanno provata parecchio, e non so se potrei seguire Riccardo per ben 78 giorni… Beh, forse sapendo a priori che la storia è finita bene si, ce la farei, ma davvero non oso cercare di immaginare quello che hanno dovuto passare Silvia e Savino.
Un abbraccio a te che mi hai fatto scoprire questa meraviglia…. Vale
Ma sarà perchè il libro mi è piaciuto!
ma quanto sei brava a scrivere recensioni tu??? Eh? Lacrimuccia…