La mia collega di lavoro deve andare via presto oggi. Questa settimana i figli sono da lei. E’ separata e ha due bimbi, una grande di 7 anni e l’altro piccolo di 3. Lei e il suo ex fanno una settimana a testa. Ossia i bambini si trasferiscono ogni settimana di casa, alternandosi tra i genitori.
Difficile? Pesante? I bambini hanno bisogno di stabilità?
Chiedo alla mia collega come la vivono i figli questa cosa di trasferirsi ogni settimana, e lei mi dice che si adattano abbastanza bene. Che all’inizio era più difficile, ma orami si sono abituati. Del resto una separazione non è mai facile per i bambini, no?! E il trasferirsi ogni settimana è la parte più facile della faccenda.
Le spiego che in Italia questa cosa non avviene praticamente mai, e che di fatto i bambini vivono sempre a casa della mamma, e che il papà lo vedono un fine settimana ogni due, e poi magari ci scappa qualche vacanza estiva insieme. Lei mi guarda incredula e mi chiede il perché di questa cosa. Le spiego che si fa per il bene del bambino, che dicono abbia bisogno di stabilità, e di sentire una casa come la sua, dove avere le sue cose, la sua stanza, la sua tana. Lei mi risponde che però la stabilità la da anche un rapporto sicuro con entrambi i genitori, e questo non può avvenire quando uno dei due ha una frequentazione così rara con i figli.
Non so che risponderle. Mi sembra un’osservazione molto sensata la sua. La stabilità emotiva data dalla frequentazione di entrambi i genitori alla stessa stregua, mi sembra decisamente più importante della stabilità di avere un unico luogo da chiamare casa. Certo se si potesse avere entrambi non staremmo nemmeno qui a parlarne. Ma in caso di separazione evidentemente non si possono avere entrambi.
Tutti i miei amici svedesi separati vivono più o meno questa alternanza.
Chiedo chiarimenti ad un altro amico, al secondo matrimonio. I tre figli del primo matrimonio, ormai adolescenti, si alternano ogni due settimane tra le due case parentali. Lui mi spiega che nel momento della separazione i genitori devono decidere come intendono gestire la cosa, e che non c’è praticamente mai una decisione imposta dall’alto. Devono trovare loro un accordo, e in genere, di base, ci si alterna in questo modo. Ovviamente bisogna vivere tutti nella stessa città perché il tutto sia fattibile, con la scuola e gli amici e le attività extra. Certo è facile a dirsi, perché Stoccolma è sufficientemente piccola, ma gli faccio notare che a Roma non potrebbe funzionare, bisognerebbe stare nello stesso quartiere o giù di lì, perché il traffico non permetterebbe mai di attraversare la città per andare a scuola. Lui mi risponde che non capisce il problema. Si tratta di stare con i figli, quindi ci si organizza in modo da trovare casa vicini.
Anche qui non trovo nulla da dire, perché mi sembra che la logica non fa una piega.
Il mio amico è perplesso però, e mi chiede se quindi con il sistema italiano la mamma si ritrova ad avere un carico maggiore di lavoro rispetto al padre. Mi fa sorridere il fatto che questa osservazione venga fatta da un uomo. In effetti è vero. La mamma separata italiana si ritrova tutto sulle sue spalle, prendere decisioni, fare acquisti, far funzionare la quotidianità, tutto interamente da sola. E poi c’è il problema dei soldi. L’assegno di mantenimento che i padri italiani si trovano a pagare ogni mese, pratica che raramente funziona liscia come l’olio, senza contare le spese extra.
Gli chiedo come funziona qui in Svezia per i soldi. Lui cade dalle nuvole. Alternandosi in questo modo i figli, ovviamente nessuno ha bisogno di pagare il vitto all’altro. Basta accordarsi sulle spese extra, e su questo, mi risponde, basta un po’ di buon senso.
Si, il vecchio caro buon senso.
A volte ho la sensazione che il buon senso su certe faccende sia solo una chimera. Parlando di media, ovviamente. Ho conosciuto anche io casi in Italia in cui la separazione ha funzionato bene, in cui non si è perso di vista il senso di quel Progetto Famiglia iniziale, che magari non si riesce più a portare avanti sotto lo stesso tetto, e che però continua ad esistere, diviso tra due case anche se in modo imparo.
Eppure io credo che la separazione non dovrebbe annnullare totalmente il Progetto Famiglia, e la gestioni dei figli dovrebbe essere sempre una questione condivisa. Ma è veramente tanto difficile farlo? Non è che questa faccenda che i figli di fatto stanno con le madri, invece di garantire stabilità al bambino, si presta a generare invidie, discussioni, risentimento, e faccia perdere di vista quelle che sono le cose veramente importanti?
Guardo i miei figli e mi immedesimo in certe situazioni. Il Vikingo con il suo attaccamento al padre quasi morboso, che in questi giorni in cui il padre è lontano per lavoro non fa altro che chiedere di lui, fotografare per lui, disegnare per lui. E Pollicino dall’alto dei suoi quasi 2 anni, che va in giro battendo le mani e cantando “cappa pipì papà!”
In che modo la loro stabilità emotiva in caso di separazione, sarebbe garantita dal vivere prevalentemente in una casa e incontrare il padre ogni due settimane? Non sarebbe meglio che potessero frequentare il padre tanto quanto la madre? Non è che ci stiamo nascondendo dietro un fuscello per evitare che i padri si continuino a prendere le loro responsabilità anche dopo una separazione, e alleggerire il carico sulle donne-mamme che si ritrovano sempre sole perché i figli sono delle madri?
Mi chiedo.
Rossana, io l’ho visto funzionare qui in Italia solo in casi come quello di cui parlavo: lì i genitori si sono imposti fin dall’inizio, come “progetto di separazione”, la conflittualità 0, a costo di ingerire reciprocamente qualche rospo. Sono stati così bravi che, non essendo sposati, non sono mai ricorsi ad un giudice, si sono accordati da soli e hanno sempre rispettato i patti (tollerando anche i rispettivi momenti di difficoltà economica). Per quello che ne so ci è voluta molta autodisciplina e ferrea volontà di anteporre il bene della figlia alla loro vicenda personale. Oggi sono in grado di trascorrere alcune festività insieme, con i rispettivi compagni, per non dover scegliere con chi la bambina deve stare magari il giorno del compleanno o simili.
Però ditemi: quanti ne conoscete così?
Io ho un parente (in Italia) che ha una separazione di questo genere, in cui i figli abitano metà da lui e metà dalla madre. Solo che si tratta di un giorno di qui e uno di là, e poi un week-end a testa.
Emotività… stabilità… parolone grosse e inutili, per questi due bambini, che soffrono molto di questa situazione, dovendo girare continuamente tra non due ma quattro case (perché ognuno dei due genitori si appoggia alle rispettive mamme per coprire le ore in cui non sono a casa).
Un giorno uno dei due, dopo aver chiesto a casa di chi sarebbe andato quel pomeriggio dopo la scuola, ha chiesto alla nonna: “ma non finirà mai?” Che tristezza.
Forse, come mi suggerisce il commento di Silvia, il problema è che questa specifica separazione è molto conflittuale, ed è conflittuale il rapporto non solo tra i genitori ma anche tra nonne-genero-nuora, ecc.
Cmq quoto bilinguepergioco. Se si ha cuore la vera stabilità dei figli, allora forse il modo migliore sarebbe avere una casa per i bambini nella quale i genitori si alternano. Ma mi sembra un’utopia. E allora, utopia per utopia, la cosa migliore sarebbe che i genitori non si separassero.
Prendo spunto da Mammaemigrata per notare che non sono pochi i papà che “imparano” ad accudire i figli dopo la separazione. Mi capita infatti che molti clienti che non manifestavano alcun problema a vedere i figli piccoli ogni 15 giorni, quando questi crescono si rendono conto di quanto sia positivo frequentarli più assiduamente. E così i figli preadolescenti “riscoprono” i papà molto spesso. Mi capita di vedere anche che i papà che riformano una famiglia o almeno una coppia, sono più propensi a ristabilire una quotidianità con i figli. Insomma, purtroppo agli uomini (italiani?) serve ancora una donna per occuparsi dei figli?
Comunque molti padri scoprono il loro ruolo di accudimento solo dopo la separazione e magari la loro assenza da quel ruolo prima, è stata proprio la fine della loro unione.
Poi c’è l’aspetto che sottolinea Alessandra: “Il padre di mia figlia NON VORREBBE stare con lei una settimana di fila e di conseguenza neanch’io vorrei che mia figlia stesse con una settimana con una persona che SO che ha un’autonomia affettiva così CORTA!” e pure questo non è un caso raro.
Ma in questi casi, ogni storia è a sè. Un’amichetta del Piccolo Jedi è una “bambina con la valigia”: a giorni alterni trascorre il pomeriggio con la mamma o col papà, secondo un calendario prestabilito (che è necessario per dare a tutti un po’ d’ordine). Ha un papà e una mamma perfettamente intercambiabili, case intercambiabili e per lei non c’è assolutamente nulla di traumatico. Mi sembra serena e tutta la famiglia ben organizzata. Quindi concordo con il fatto che sia una scelta possibile, ma solo in separazioni a bassissima conflittualità.
Diciamo che è abbastanza evidente per me che i figli con valigia funzionino meglio in separazioni con bassa conflittualità come dice Silvia, ma oserei dire che forse in quei casi qualsiasi situazione funzionerebbe, perché si userebbe il buon senso per permettere ai figli di vedere entrambi i genitori quando ne hanno voglia. Il punto che mi preme invece è se una situazione del genere non possa aiutare i casi in cui c’è un certa conflittualità, che verrebbe solo esasperata da una situazione “classica” in cui la madre si occupa dei figli quasi a tempo pieno, sparla del padre, e della donna del padre, e si lamenta dell’assegno di mantenimento. E in cui il padre si lamenta di non poter mai vedere i figli, e che deve mantenere la moglie che si spende l’assegno dei figli per le sue cose, e che si sente al pari di un bancomat erogatore di denaro invece che padre. Ecco dico, magari un’alternanza permetterebbe di diminuire alcuni degli aspetti di questi conflitti. Poi è evidente che un po’ di buona volontà ce la devono mettere entrambi.
Mi viene in mente un caso a me noto personalmente in cui lei che era casalinga durante il matrimonio, dopo il divorzio si è messa a lavorare in nero per continuare a prendere i soldi dall’ex anche per il suo mantenimento oltre a quello dei due figli. Inoltre parlava talmente male del padre ai figli che questi si sono allontanati emotivamente dal padre e non volevano più frequentarlo. Solo in età adulta hanno capito che la madre si era comportata male e hanno riallacciato i rapporti con il padre, ma a che prezzo? Penso che in un caso del genere, se i figli avessero avuto l’occasione di trascorrere più tempo a casa del padre si sarebbero potuti fare un’idea personale facendosi condizionare di meno dalle frottole materne. Immagino che quello che voglio dire è che la situazione attuale dà molto potere alle madri che non sempre viene usato per il bene dei figli. Ecco, l’ho detto. E ora chiamatemi maschilista 😉
Insomma se anche il padre non vuole avere i figli e la madre non glieli vuole lasciare, come dice Alessandra, allora sono affari loro, ma io ho la sensazione che ci siano molti più casi di padri che vorrebbero poter stare di più con i figli e non gli viene concesso. Che poi quel fine settimana ogni due, si passa a cercare di compensare e quindi ci si infila in vicoli ciechi di vizi e stravizi, capricci e problemi comportamentali assolutamente normali.
Idealmente credo che sarebbe bello se tutti potessero alternare la custodia dei figli nella stessa casa. Ovvero, che fossero i genitori a traslocare e non i bambini. Io questa cosa di una settimana a testa l’ho provata all’inizio, ma non ha funzionato. Perchè non c’era intelligenza, voglia di far passare i bambini davanti a tutti, e così, durante la settimana dal papà ne sentivano di tutti i colori sulla mamma che “stava con quello lì” (ndr: per presentare il mio compagno ai figli c’ho messo due anni ma loro per parlargliene nemmeno un mese, buongiorno il tatto e la psicologia infantile).
Comunque, lamentele a parte, io non credo che i bambini stiano con la mamma perchè la mamma sa fare meglio, ma perchè la mamma CREDE di saperlo fare meglio. Abbiamo ancorata questa idea che i padri non sappiano spendere per i figli, ma dimentichiamo troppo spesso quante separazioni conflittuali ci sono perchè le madri pretendono pretendono e pretendono. Ho frequentato un forum di divorziati e separati per molto tempo, e mi sono resa conto di quanto, troppo spesso, le madri facciano veramente schifo: non avete idea di quante buttano fuori il marito dall’oggi al domani e, per vivere serenamente una nuova storia d’amore, accusano i padri dei figli di tutte le bassezze possibili e immaginabili. Oppure spendono a destra e a manca pretendendo assegni esorbitanti e considerando che tutto quanto debba essere pagato dal padre. Ho visto padri pagare assegni tre volte più alti di quanto ricevo io dal mio ex, quando guadagnavano tre volte meno e avevano un solo figlio e non due come me.
Io oggi non vedo l’ora che Invasato vada al liceo come Radiolina, perchè quella volta potranno abitare veramente e tranquillamente una settimana da me e una dal padre. A quel punto infatti saranno entrambi indipendenti per il trasporto (treno) ed equidistanti dalla scuola, sia quando staranno dal papà che quando staranno da me. Saranno anche abbastanza grandi per non essere disorientati dalle diverse abitudini e dai diversi luoghi di vita. Invasato ha bisogno di suo padre, cosa normale per un ragazzino di nove anni. Gliene mancano solo due e poi potrà finalmente trascorrere più tempo con lui.
Quando dico questa cosa alle amiche mi guardano con occhi sgranati e mi chiedono se non mi sembri un fallimento il fatto che i miei figli vogliano stare più tempo con il loro padre. Io rispondo che non capisco questa cosa, che mi sembrerebbe un fallimento se loro NON volessero avere contatti con il papà.
A dire la verità, per me è stato spesso un gran peso il fatto di dovermi occupare da sola dei miei figli. Non solo dopo la separazione, ma anche prima, visto che il papà non se ne occupava per niente. Ma devo riconoscere che finalmente, ora che sono grandi, si prende le sue responsabilità, ha imparato a fare da mangiare, quando ci sono situazioni delicate non evita più i discorsi con loro ma parla e mi ascolta quando ho preoccupazioni su di loro. Ci è voluto un sacco di tempo, ho dovuto ingoiare rospi su rospi e ho anche rischiato di finire (davvero) sotto a un ponte a dormire, perchè per molto tempo aveva rifiutato qualsiasi assegno e mi sono ritrovata ad accumulare migliaia di euro di debiti, che sono poi riuscita a saldare con gran fatica. Ma, visto com’è cambiata la situazione, direi che ne è valsa la pena.
Credo ci sia molta mentalità da cambiare, non solo in Italia, ma in molti Paesi latini. A cominciare dalla legge, che impone una separazione legale di almeno tre anni prima del divorzio. Un’idiozia che spesso alimenta i conflitti già in corso.
Mi accorgo che sono stata troppo prolissa, ora chiudo 🙂
dopo una convivenza di 7 anni,è la nascita di due bimbi,ora uno di6anni,l’altro 4..da circa unn\anno e mezzo lei mi ha lasciato..ora dopo un periodo via di casa,circa un mese fà son ritornato per cercare di riformare la famiglia,,visto quanto loro siano legati ad entrambi…ma mi son reso conto che non è piu’ possibile il tutto….io adoro i miei figli,e per loro farei di tutto,voglio vederli sereni,felici,piu’ volte il grande con le lacrime mi ha chiesto di non andarmene piu’ perchè vuole che stiamo tutti insieme…mi piange il cuore questo..lei anche dopo l’ennesima lite mi ha minaciato dicendomi che visto lavora qualche ora al mattino è non può permattersi di pagare da sola un affitto, che prende i bimbi e gli porta via con se in sardegna.(ora viviamo a torino),e non me li fà piu’ vedere,che la dovro mantenere a vita,e con questo che miucciderà piano piano dentro…praticamente gli ho cresciuti io,ho fato di tutto per loro,come faccio ora..è la mia presenza qui,per loro è un continuo entusiasmo…io vorrei poter trovare un’appartamento vicino,ma se devo pagare sia il mio che il suo affito non so visto i prezzi se riesco…usa la mia debolezza per l’amore che ho per loro..ho anche paura quando io non sono a casa e stan con lei, perchè fà uso di ansiolitici,è quando sta male non si controlla…ho una paura di perdere la mia unica raggione di vita,per me rientrare a casa dopo il lavoro,e svegliarmi al mattino e vederli, mi illumina il cuore,vien fuori un sorriso che dentro me da tempo non cè… ho paura di mettere in mezzo assistenti giudici per la paura che permettano a lei di portare via i bimbi lontano da me…cosa posso fare,come devo comportarmi,io voglio che loro siano felici,e non vengano traumatizzati in alcun modo…non interessa che io sacrifichi la mia vita personale,se per la loro serenità,farò anche quello…vi chiedo aiuto….in attesa di una vostra risposta..vi ringrazio per il tempo a me dedicato..
posso parlare della mia esperienza di “figlia”.
Da figlia di genitori separati sono stata contenta di aver avuto la possibilità di vedere mio padre tutti i santi giorni.
Lui aveva un appartamentino acquistato apposta nello stesso paesino di mia madre; non avevo una mia stanza, lui lavorava tutti i giorni ma c’era il momento “solo per me”, tutte le sere dalle 19 (ora di rientro dal lavoro) alle 21 (ora in cui tornavo da mia madre).
E non stavo solo “da lui”, ma si stava insieme a parlare e mangiare – quindi non mi mettevo passivamente a guardare la tv in casa sua, per esempio, ma raccontavo la mia giornata. Così andava a finire che parlavo molto più con lui che con lei.
Sicuramente un passo in avanti rispetto alle orribili separazioni in cui il padre si vede due volte al mese.
In Italia non accade ancora troppo spesso che il padre lavori più ore fuori casa della madre? per dirne una…
Dipende poi molto dall’annosa questione del “prendersi cura di”.
Ho conosciuto di recente un padre neoseparato che VUOLE stare con la propria bambina il più possibile e ha le condizioni economiche e lavorative che glielo consentono e lo fa.
Il padre di mia figlia NON VORREBBE stare con lei una settimana di fila e di conseguenza neanch’io vorrei che mia figlia stesse con una settimana con una persona che SO che ha un’autonomia affettiva così CORTA!
Certo è una faticaccia, mentale e fisica, prendermi cura di lei in maniera così nettamente maggioritaria. Ho sbagliato a fare un figlio con un uomo con il quale non c’era un vero progetto ma solo castelli di carta…
Certo non rimpiango di avere la figlia meravigliosa che ho.
Io che vengo da mesi di dubbi atroci sui miei sentimenti nei confronti di mio marito, sul nostro progetto famiglia minato da mille problemi irrisolti e da un non-equilibrio ormai cronico tra le parti, sul nostro futuro, sui pro e i contro di una separazione…. ho letto il titolo del post e mi sono detta: ecco questo fa proprio per me..
Poi sorprendentemente “non mi sono ritrovata” e ho visto chiaramente ciò che NON VOGLIO per il futuro. Non voglio vivere o far vivere nostra figlia con la valigia in mano = voglio crescere, vivere e godere di nostra figlia insieme a mio marito = non voglio perderlo = non voglio separarmi. E trovo risposta agli atroci dubbi: nonostante tutto evidentemente il rapporto con lui non è ancora arrivato (e spero mai) alla parola fine.
Grazie per avermelo fatto capire.
come si può imporre ai figli un rapporto a singhiozzo coi genitori?
a mio parere alternarsi in modo così netto settimanalmente o peggio ancora bi-settimanalmente è solo una comodità per gli ex-partner, non un bene per i figli…
certo perchè i figli vedano i genitori (equamente, ma senza calcolatrice in mano)tocca fare fatica, soprattutoo psicologica…tocca vedersi, anche quando non ci si sopporta più…evitando di consegnare il figlio sulla porta di casa con una valigia …”ci vediamo tra due settimane, tesoro”!
tanta fatica…parlo per esperienza! 🙂
I genitori di amichetto preferito si sono appena separati e lei che mi ha confidato che per lei economicamente è stato un disastro con tutto che lavora 40 ore a settimana, si è presa un appartamentino a 100 mt. dalla scuola con un’ unica camera da letto che dividono le volte che il bambino sta da lei. Il vantaggio è che condividono il cortile con una serie di compagni di scuola, mentre a casa del padre ce ne sono altri, ma di meno. Gli affitti in quella zona costano un botto, ma per i figli questo e altro.
Questa cosa delle due case la vedo moltissimo anche qui, e magari non sempre è la settimana intera, ma la mezza settimana e i giorni alternati. La mamma dell’ altro amichetto ha disegnato sul calendario una faccina con i capelli lunghi in corrispondenza dei giorni che lui sta da lei, così che anche un bambino che ancora non legge sappia come sta messo.
Per noi si tratta ogni volta che vogliamo prendere appuntamenti vari, capire con chi vanno presi e chi è di turno quel giorno, ma fossero questi i problemi.
@Mammamsterdam si, anche qui può avvenire su una scala temporale più breve, e ho notato che spesso dipende dall’età dei figli. Quelli più piccoli si alternano per metà settimana, e crescendo si alternano ogni settimana o gni due. Il problema economico comunque non è da sottovalutare. Però alla fine condividere la stanza con tua madre, o con tuo padre, mi sembra meno drammatico che crescere un figlio con la sola madre con appartamento grande, e vedere poco il padre. Io valuto l’equilibrio affettivo più di un appartamento con delle grandi stanze. Bella l’idea delle faccine sul calendario!
E se fossero i bambini ad avere una casa e i genitori ad alternarsi dentro e fuori la casa? Non sarebbe questa la soluzione ideale per dare ai bambini sia la stabilità di una casa che la solidità di due genitori? Certo per i genitori sarebbe dura, e ci vorrebbe buon senso a vagonate. Comunque il buon senso non è esattamente così comunemente diffuso…
L.
Un commento veloce da una madre che lavora 8 ore al giorno e da un padre che ne lavora 6 che NON sono separati.
Io credo che pur vivendo a Roma il nostro stile di vita ha fatto in modo che nostro figlio sia accudito allo stesso modo sia dal padre che dalla madre (e anche se poco dalla nonna vicina di casa), ma all’idea di farlo spostare ogni due settimane mi prende male non potremmo trasferirci noi adulti?? Magari vivendo vicino ai nonni si potrebbero gestire così punti fermi sia emotivi che pratici.
Che ne pensate?
Ciao
Marisa
@Silvia ecco il fatto che la legge lo consentirebbe e nessuno ci pensa a farlo, mi fa pensare che forse è proprio ora di parlarne. Che una soluzione che richiede di uscire dagli schemi a volte ha bisogno solo di un buon esempio a cui ispirarsi.
@Marisa il problema di trasferire gli adulti non è banale, nel senso che devi pensare a due adulti che si sono separati, e magari non sono proprio in ottimi rapporti, che decidono di condividere la stessa casa a settimane alterne. Avere gli oggetti l’uno dell’altra sempre a portata, accordarsi su un arredamento, avere armadi in comune…oddio, mi sembrerebbe assurdo anche tra persone non separate!
@Bilingue questa sarebbe la soluzione migliore, se ci fossero i presupposti economici, ma temo per la maggior parte dei casi si è ben lontani da questa possibilità.
“nessun cliente mi ha mai chiesto di progettare una separazione in cui i figli stessero per periodi identici presso i due genitori”
non e’ incredibile questo? Non so quali siano i tuoi numeri Silvia, ma… nessuno? Cosi’ tanto siamo legati alle “usanze” che non riusciamo neanche ad avere un afflato di pensiero laterale?
Eh! Tu lo chiedi e io, dopo 12 anni di separazioni di ogni genere e specie, viste e seguite quasi quotidianamente, non so cosa rispondere.
Tendenzialmente non sono favorevole ai bambini con la valigia in mano, ma io ragiono con le dimensioni e i problemi di Roma, come dicevi anche tu nel post. Qui è quasi impossibile, così come è difficilissimo che il coniuge che esce di casa riesca davvero a “scegliere” dove andare a vivere. Spesso il reddito familiare che bastava per mantenere una casa, non ne mantiene due e così i padri, che quasi sempre escono di casa, si trovano ad andare un po’ dove possono: casa dei genitori, piccoli appartamenti in affitto. Posti dove ricreare un ambiente per i figli non è facile.
Certo, con l’eliminazione dell’assegno di mantenimento sarebbe tutto più semplice. Ma è anche vero che ho visto decine di padri del tutto disabituati a gestire economicamente i figli (perchè in costanza di unione familiare non lo hanno MAI fatto), che spendono per acquisti surreali e non si rendono conto che c’è da pagare la mensa scolastica o il dentista. Così come ho visto madri che pretendono un assegno per il solo fatto di essere genitore femminile!
Insomma, la soluzione dell’alternanza alla pari, funziona in un Paese dove esiste una cultura dell’accudimento congiunto anche quando la famiglia è insieme. Affidamento congiunto come seguito dell’accudimento condiviso. Qui non ci siamo, lo abbiamo detto tante volte e nella maggior parte dei casi nessuno chiede questo tipo di soluzione.
Ecco, forse questo è il punto, ora che ci rifletto: nessun cliente mi ha mai chiesto di progettare una separazione in cui i figli stessero per periodi identici presso i due genitori, eliminando così l’assegno di mantenimento. Eppure, giuridicamente, si potrebbe anche qui, senza nessun problema. Anche i giudici ora storcerebbero meno il naso di fronte a soluzioni del genere.