Sensazioni e dubbi in un asilo Montessori

Lunedì abbiamo iniziato l’inserimento in un asilo Montessori per il nostro piccolo Pollicino che ha appena compiuto 3 anni. Confesso che ci siamo avvicinati a questa esperienza un po’ titubanti soprattutto perché il metodo Montessori non lo conosciamo molto bene, però ci siamo detti che il nuovo asilo ci avrebbe risolto lo stress della quotidianità perché è vicino alla scuola del grande facilitando un po’ l’organizzazione familiare. Del resto, ci siamo detti, degli insegnanti che scelgono un metodo pedagogico piuttosto che un altro spesso sono portati da una passione e un interesse sincero che non può che essere un fattore positivo.
Durante l’inserimento ho preteso di essere presente tutto il giorno ed esplorare l’ambiente insieme a mio figlio, seguendo la logica dell’inserimento guidato dal genitore in antitesi a quello centrato sulla separazione tra genitore e bambino che avviene gradualmente. La mia presenza sul luogo mi ha permesso quindi di osservare attentamente l’ambiente vivendolo in prima persona e valutare l’effetto che aveva su me e su mio figlio. Il primo giorno sono tornata a casa molto inquieta senza sapere con esattezza per quale motivo, e avevo solo una gran voglia di disordinare tutte le matite colorate ordinate per colore, e un impulso irrefrenabile a mischiare i cubi con i cilindri. Ho cercato di non dargli troppo peso, e ho affrontato il secondo giorno puntando agli aspetti positivi che vedevo intorno a me. E così ho capito che i bambini sono portati a lavorare con materiali semplici studiati apposta per lo sviluppo di una specifica abilità, e proprio per questo normalmente non viene incoraggiato un uso di una attività in modo diverso dalla ragione per la quale è stata ideata. Quindi se devi apprezzare le diverse dimensioni dei cubi non li puoi mischiare con i cilindri perché a quel punto apprezzeresti solo la differenza tra le due geometrie che magari esiste in un’altra attività, quindi ora ti concentri con i cubi e li ordini per dimensione. Una serie di attività preparate sono presentate ciascuna su un vassoio a disposizione dei bambini. Il bambino individua l’attività che vuole svolgere, prende il suo vassoio, lo porta sul tavolo, ci lavora, e quando ha terminato l’attività riporta il vassoio al suo posto, indicando in modo inequivocabile che la sua attività è terminata. Se un altro bambino si incuriosisce e vuole provare, non si fanno i turni con lo spazzolino a lavare la dentiera, invece il secondo bambino si mette in paziente attesa e solo quando il vassoio è di nuovo al suo posto può dedicarsi a questa attività in autonomia. Al secondo giorno sono tornata a casa ancora più inquieta, eppure non ero ancora in grado di capire il perché. E’ stato il padre, che ha fato l’inserimento al terzo giorno, ad individuare il problema: “in questo asilo non ride mai nessuno, dobbiamo andare via da qui, o ce lo fanno deprimere” mi ha scritto in un sms. Giovedì abbiamo chiesto in lacrime all’asilo vecchio di riprendersi Pollicino, e dopo 4 giorni la nostra esperienza montessoriana è terminata bruscamente.

La nostra sensazione è che Il lavorare in autonomia per imparare a fare da soli in questo asilo è stato confuso con il lavorare in isolamento, e ha eliminato la relazione tra i bambini. I bimbi non hanno bisogno di litigare per una attività e imparare a risolvere il conflitto, questo infatti si evita a priori con la faccenda del vassoio. Il creare un ambiente tranquillo in cui i bambini possono concentrarsi sulle loro attività è stato confuso con lo zittire qualsiasi manifestazione rumorosa incluse risate e pianti. Il risultato inquietante di questo esperimento sociale fatto sulla pelle di 20 bambini è quello che in 4 giorni di permanenza in quel luogo ameno né io né mio marito abbiamo sentito bambini ridere. Ma non li abbiamo sentiti nemmeno piangere. Ogni manifestazione emotiva viene immediatamente repressa dagli insegnanti dicendo al bambino di stare calmo e deviandolo su qualche attività alienante tipo spostare lenticchie con un cucchiaio da una ciotola all’altra. Stare in un asilo con 20 bambini di 3-5 anni e non sentire mai una risata, vi garantisco è una sensazione da dimenticare. E la cosa peggiore era vedere le insegnanti compiacersi per questo silenzio assordante. Sono andata a rileggermi i post di Claudia sui progetti montessoriani inclusa la sua esperienza personale e ho capito ancora una volta una cosa: la qualità di una scuola rispetto ad un’altra non la fa il metodo pedagogico scelto ma le persone che ci lavorano.

Venerdì mattina siamo andati dalla direttrice per dirle che non volevamo continuare così, e lei ha voluto ovviamente sapere per quale motivo. Ci siamo quindi trovati a spiegarle che la totale assenza di emozioni in quel luogo non è naturale. Che i bambini hanno bisogno di imparare a controllare le emozioni più che di sapere usare un coltello a 3 anni, ma imparare a controllare le emozioni non equivale a reprimerle. Noi vogliamo che nostro figlio viva in un ambiente vivo, in cui ci sono risate, pianti, conflitti da risolvere, bambini con cui confrontarsi, e non siamo interessati ad un ambiente asettico, i cui conflitti sono evitati a prescindere, e in cui i sentimenti vengono ignorati. Le abbiamo spiegato che il personale non ha mai mostrato empatia nei confronti di nessun bambino, nemmeno di quel treenne inserito la settimana scorsa, che non conosce nessuno e che è solo tutto il tempo. Che in 4 giorni nostro figlio ha tentato inutilmente di stabilire un contatto emotivo con qualcuno degli insegnanti ma non ha ricevuto nessun sorriso pronto ad accoglierlo. Lei ci ha ascoltato con molto interesse, motivo per cui di fronte alla sua insistenza ad aggiungere altro gli abbiamo spiegato anche che hanno un bambino amplificato, che ha estremo bisogno di movimento, e che per lui passare le prime 4 ore della giornata chiuso dentro a lavorare di fino con chicchi di riso è equivalente ad una tortura e che forse invece di continuare a contenerlo fisicamente perché non riesce a stare in questo ambiente dovrebbero provare a cercare di capire chi è quel bambino e di cosa ha bisogno e smettere di farlo sentire sbagliato come persona perché incapace di autocontrollo. Ovviamente le abbiamo lasciato la lista di libri da studiare incluso Gottman sull’intelligenza emotiva e la cara Kurcinka.

Magari gli asili Montessori non sono tutti così, e lo voglio sperare, ma la nostra esperienza è stata tutt’altro che entusiasmante. Immagino Maria Montessori non sapesse cosa fosse l’intelligenza emotiva e non si sia preoccupata di dare indicazioni in merito allo sviluppo emozionale dei bambini (magari qualcuno informato sull’argomento può aggiungere qualcosa nei commenti), però credo che un asilo moderno non possa prescindere da queste conoscenze e la ritengo una mancanza educativa fondamentale.
Una cosa è certa non sono mai stata tanto felice come giovedì sera quando ho saputo che Pollicino sarebbe potuto ritornare al suo vecchio asilo. Da questa esperienza ho imparato molte cose: che la scuola la fanno le persone, che le relazioni umane sono importanti più delle attività proposte ai bambini, che gli svedesi non sono rigidi come si dice altrimenti non si sarebbero ripresi Pollicino al vecchio asilo e che ovviamente nella scelta della scuola ci vuole una bella dose di fortuna.

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114 thoughts on “Sensazioni e dubbi in un asilo Montessori”

  1. @Mammamsterdam, bellissimo intervento, hai espresso meglio quello che cercavo di dire io sopra, un pò goffamente, rifacendomi al fatto che Maria Montessori sarà stata un’ottima educatrice e un esempio di donna avanti con i tempi per molti aspetti, ma in fondo non ha potuto (ahimè i tempi erano piuttosto severi) crescere suo figlio. Avrei dubbi su quanto il bimbo della Montessori avrebbe potuto crescere felice vista la situazione e l’epoca…ho l’impressione che lei non lo abbia semplicemente “sacrificato” per la carriera.

    @Claudia interessante l’aspetto “concentrazione” visto che ritengo che oggi i bimbi abbiano troppi stimoli da troppe fonti per riuscire a concentrarsi. Sicuramente ideale per la scuola. Non sentirei questa esigenza per il nido…

    Una cosa non capisco e forse potete illuminarmi, scusate la mia ignoranza totale rispetto a questo argomento, ma perchè questa inclinazione all’ordine e alla “catalogazione” degli oggetti? Che differenza fa? In base a cosa dividete i giochi??? Ok io tengo i libri separati dal resto e i trenini hanno un loro posto d’onore, le costruzioni le teniamo in una borsa apposita, ma per il resto? Macchinine e camion separati? Le macchinine a volte sono insieme ai trenini…è così un problema? Al nido hanno cestini distinti ma a casa…giammai!

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  2. Sicuramente Mammamsterdam, anche se temo che per una donna della sua epoca un figlio illegittimo non avrebbe rovinato solo la carriera, cioè non so se avrebbe proprio trovato qualcuno disposto a darle un lavoro. Sbaglio?

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  3. Bei commenti tutti, vorrei aggiungere solo una cosa, per ricordarci che siamo tutti esseri umani e ognuno con i figli fa quello che può. Rimandando a questa frase: “Perchè Maria Montessori ha osservato per tutta la vita i bambini, li ha compresi e ha imparato da loro cosa gli serve per crescere fiduciosi e sicuri, sereni” vorrei aggiungere una cosa.

    Maria Montessori, che non si è mai sposata, ha avuto un figlio illegittimo, che ha deciso di tenere nascosto e allontanare per la maggior parte della sua vita per non rovinarsi la carriera e che sarà stata un genio dell’ educazione, ma come madre non brilla né secondo i canoni del suo tempo né secondo i nostri. Per carità, non poteva fare troppo diversamente immagino.

    Ma tra il diventare un genio e un guru dell’ approccio e avere il coraggio di crescermi mio figlio in proprio in modo che diventi un uomo felice io non avrei dubbi.

    Comunque una bella vita di Maria Montessori inserita sia nella sua epoca che nell’ evoluzione generale dell’ emancipazione femminile in Italia, di cui è uno dei modelli, consiglio il libro di Marta Boneschi “Di testa loro”, che parla appunto di alcune donne che hanno portato avanti anche la nostra emancipazione. Come sempre tocca decidere se vogliamo fare una differenza nella nostra vita in termini di economia dell’ universo o di casa nostra.

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  4. Comunque l’approccio Montessori che come ho detto posso portare avanti solo a casa mi ha aiutato tantissimo nell’organizzazione non solo dei giochi ma della casa in generale (grazie anche al libro”una casa a misura di bambino”e”i bambini hanno bisogno di fiducia” ),ha reso il mio bambino più indipendente ed ora dopo aver giocato e mescolato lui stesso vuole che ogni cosa torni nel suo cestino,magari è ancora difficile far mettere tutto in ordine a lui ma è lui che mi richiama se magari metto un pezzo di lego nel cestino sbagliato ,le stesse maestre dell’asilo si sono rese conto di questa cosa che lui fa ed ho notato che quando va a casa di un amico/a dove i giochi sono tenuti tutti mescolati in un contenitore lui non sa più giocare e fa solo confusione.
    Sono d accordo con Claudia quando dice che il silenzio è un effetto collaterale perchè nell’asilo dove va mio figlio anche se è solo un asilo comunale hanno riorganizzato il salone che prima serviva solo per correre e urlare nei momenti fuori dalla classe in uno spazio organizzato con attività separate da divisori bassi e poggiate su mensole,è difficile crederci ma nel giro di poco tempo è cambiato il comportamento dei bambini regna la calma e sono tutti impegnati.

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  5. Sono molto contenta che sia intervenuta Claudia che, essendo insegnante Montessori, ha saputo chiarire tutti i dubbi su come dovrebbe essere una scuola vera montessori.

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  6. @Barbara, dicevo solo che nell’applicazione di qualsiasi metodo non bisogna perdere di vista due componenti: quello che va bene per il bimbo e anche quello che va bene per la mamma. A volte mi è capitato di leggere mamme “disperate” perchè con loro e con i loro bimbi un certo metodo non ha dato risultati. Secondo me per essere sereni bisogna trovare un equilibrio e applicare la teoria alla pratica senza dimenticare le mille variabili che possono subentrare e che rendono magari ALCUNI aspetti di un metodo validi PER NOI, cioè bambino e la sua famiglia, mentre ALTRI magari non possono essere applicati. Tutto qui. Ci vuole sensibilità.

    @Claudia, sicurissima, il silenzio completo non è normale, passi per un bimbo, ma un gruppo di bambini in età prescolare, insomma qualche dubbio ce l’ho. Giulio, il mio pulcino, è ancora piccolo, ma quando sentiamo silenzio tombale e siamo in un’altra stanza siamo certi al 100% che ci sarà qualcosa da riparare o sistemare…:-D

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  7. @Claudia: grazie per il tuo intervento! sono tutte queste le cose che so e ricordo dell'”approccio” montessoriano. E come dici tu l’esperienza della punizione che ho vissuto faceva parte di un’interpretazione sbagliata di quell’asilo…
    Il problema vero e’ che molti asili si dicono montessoriani e poi magari non lo sono veramente…ma e’ difficile capirlo in un giorno. Io spero in america di essere fortunata. Mi era anche venuta molta voglia di iscrivermi al corso di diploma di un anno per diventare insegnate AMI che ho trovato li’ vicino…magari ti chiedero’ consiglio.

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  8. @polly: il metodo Montessori e’ molto improntato sull’attenzione al singolo bambino, ed e’ questo il bello, ogni bambino puo’ imparare con i suoi tempi. Ma perche’ dite che il gioco libero e’ studiato a tavolino? Io passavo ore ed ore in giardino semplicemente a scatenarmi e cosi’ ho visto fare in altre scuole montessoriane che ho visitato in america…comunque tutte le insegnanti hanno un metodo e programmano, quelle montessoriane in special modo dovrebbero adattarlo al singolo bambino e lasciare che lui segua i suoi tempi

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  9. Eccomi qui, scusate il ritardo ma nei giorni scorsi ero via.

    @Serena, l’esperienza che descrivi è molto, molto diversa da quella che ho vissuto e sto vivendo io, ed è senz’altro il frutto di un “estremismo” poco intelligente da parte degli insegnanti. Sai se sono diplomati all’AMI? Perché in molti Paesi è possibile aprire una scuola Montessori anche senza essere diplomati, e questo dà luogo a interpretazioni sbagliate di quello che NON E’ UN METODO ma un approccio. Il termine “metodo” in sé è in contrasto con ciò che la Montessori ha attuato: un approccio educativo basato sull’osservazione del (singolo) bambino, e quindi assolutamente personalizzato. Osservazione significa anche e soprattutto rispetto dell’individuo, che in nessun modo viene represso, salvo in casi estremi. I nostri bambini, ridono, corrono, giocano, interagiscono e mischiano i cilindri con i cubi. Perché non è vero che i materiali non possono essere mischiati. La Montessori stessa esortava le maestre ad incoraggiare e rispettare “L’utile attività”. Se un bambino lancia i cubi in testa ad un altro, ovviamente ne sta facendo un uso improprio e va fermato. Se lo stesso bambino combina in modo creativo due materiali diversi (un esempio qui con la torre rosa e la scala marrone http://3danslepetitnid.blogspot.fr/2011/02/ce-week-end.html) va lasciato fare. Lo stesso vale se il bambino trova un uso alternativo ma interessante per uno dei materiali proposti. Finché c’è rispetto per il materiale, per l’ambiente e per gli altri, finché il bambino agisce con la volontà di creare e non di distruggere, la maestra non dovrebbe intervenire.

    Per quanto riguarda l’interazione tra bambini o bambini e insegnanti, questa avviene (o meglio, dovrebbe avvenire!)spontaneamente. Molti dei materiali si prestano ad essere utilizzati anche in due o più bambini. E’ vero però che il materiale non può essere passato da un bambino all’altro ma deve essere riposto dall’uno e prelevato al suo posto dall’utilizzatore successivo. Una regola apparentemente stupida ma profondamente strutturante. In un ambiente Montessori l’ordine diventa una cosa naturale e spontanea, i bambini lo ricercano spontaneamente e continueranno a farlo anche da grandi. Immaginate una casa in cui ciascuno rimette a posto (in modo assolutamente spontaneo, quasi istintivo, senza sforzo) tutto ciò che ha utilizzato. In quanto mamma, so che questo mi risparmierebbe ore e ore di lavoro! 😉

    Detto questo, vorrei rispondere ad alcune delle perplessità esposte nei commenti:

    @Cinzia, @Fab hai ragione: da “Metodo” a “fanatismo” il passo è breve. Infatti, come dicevo sopra, quello Montessori non è un metodo ma un approccio, che va SEMPRE adattato ai soggetti interessati (bambini, educatori, genitori…). Chiamarlo metodo (e vederlo come un metodo) è creare un grosso malinteso.

    @Sara, non c’è motivo di sentirti in colpa. Se ti piace l’approccio Montessori continua a proporlo a casa.

    @Mammamsterdam, l’approccio Montessori, in quanto personalizzato, è adatto a tutti i bambini. Che poi non tutti gli insegnanti (ancora una volta, c’è da chiedersi se questi siano diplomati, visto che la formazione è lunga, costosa e faticosa e si basa essenzialmente sull’osservazione del bambino, il che richiede una buona dose di volontà e di empatia).

    @PipadiWhyMum.it, la Montessori credeva nell’AUTOdisciplina, e insegnava ai bambini a comportarsi bene non per paura della punizione ma per rispetto di sé, dell’altro e dell’ambiente. Questo dovrebbe essere ancora oggi il compito degli educatori (Montessoriani e non).

    @Polly, in una classe Montessori non c’è nulla di programmato. Semplicemente, la classe è strutturata in modo che i bambini, qualunque cosa tocchino, siano portati ad un’attività utile, interessante, studiata per il loro sviluppo. L’insegnante interviene il meno possibile. E comunque stiamo parlando di scuola. Nessuno si sognerebbe di immaginare una casa con un funzionamento identico a quello di una classe (Montessori o non Montessori). Fai bene a lasciare che le tue figlie costruiscano con le pentole. La Montessori sarebbe stata d’accordo con te. Magari (se non lo fai già) ti avrebbe consigliato di insegnare loro a riporle una volta terminato il gioco. 😉

    @Fab, il gioco collettivo nasce spontaneamente, come in tutte le altre scuole, e non viene assolutamente ostacolato. Ovviamente, come in tutte le altre scuole, ci sono momenti per il gioco e momenti per il “lavoro”.

    @Elly, sei sicura che il silenzio non sia normale per i bambini? Scommetto che, quando è assorto in qualcosa che davvero lo interessa, il tuo bambino non fa rumore. Contrariamente a ciò che può sembrare a prima vista, una classe Montessori è piena di oggetti interessantissimi e di attività che assorbono completamente il bambino. Il silenzio non è imposto ma scaturisce dalla concentrazione.

    Per quanto riguarda il “movimento in libertà”, questo non viene affatto represso. Se a qualcuno i bambini possono troppo tranquilli (ho letto addirittura “apatici”!) è semplicemente perché avendo (contrariamente a ciò che si pensa) completa libertà di movimento in classe, non sentono necessariamente il bisogno di scaricarsi correndo e saltando nei momenti di pausa. Questo non significa che si trasformino in bambini che non corrono e non saltano… anzi! In ogni caso, in una scuola Montessori degna di questo nome, nessuno si sognerebbe di impedire ai bambini di correre e giocare in giardino.

    Spero di aver chiarito alcuni dubbi. Resto a vostra disposizioni in caso di ulteriori domande ma soprattutto vorrei precisare una cosa: qiamdo si tratta di bambini (o di relazioni umane in generale) non c’è “metodo” che tenga. Bisogna sempre adattarsi alle persone con cui si ha a che fare. Se voi e i vostri figli siete a vostro agio in un determinato ambiente (scuola pubblica, privata, Montessori… quello che volete) allora siete sulla strada giusta. Se c’è qualcosa che vi fa star male, non c’è nome prestigioso che tenga: bisogna intervenire (magari basta una conversazione, in altri casi bisognerà cambiare rotta).

    Ho letto da qualche parte che una buona scuola si vede dal fatto che i bambini corrono per entrare, e non solo per uscire. Ebbene, un giorno che la mia macchina non partiva, i miei figli si sono messi a piangere perché volevano andare a scuola! Da questo, e non dall’insegna “Montessori” che sta all’ingresso, mi rendo conto che è la scuola giusta per loro ;-).

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  10. @barbara: io non ho detto “come fanno a programmare blablabla”; bensì: “come fanno a programmare scientificamente blablabla”. Programmare le attività ci sta; trattare tutti i bambini e tutti i problemi con metodologie pensate prima a tavolino, regolando (dal post anche piuttosto rigidamente) persino il gioco libero, mi sembra francamente molto miope e alienante.

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  11. @Elly non capisco l’ultimo capoverso… se intendi dire che con un bambino bisogna viverci, posso essere d’accordo, ma ti assicuro che in presenza di figlia urlante ho avuto molti più problemi ad applicare il metodo Hogg che certi meccanismi montessoriani. Forse anche perchè la bambina è più grande e ci si può parlare, non lo so, ma la pazienza ci vuole in tutti i casi…

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  12. Cara D., hai ragione e il tuo atteggiamento è sicuramente positivo, specie quando scrivi “poi ci si aggiusta strada facendo” e anche “Ma i principi montessoriani, vi assicuro, non sono un qualcosa che va applicato ad occhi chiusi indiscriminatamente sui bambini, anzi. I genitori devono soprattutto osservare e conoscere il figlio per comprenderlo”. E’ bello quello che dici perchè parti da una teoria o un metodo che ti piace e che di piacerebbe applicare, ma senza avere i paraocchi. Ho sentito troppe mamme frustrate perchè non riuscivano ad allattare al seno pur avendo seguito tutti i precetti della LLL, perchè magari non riuscivano ad applicare il metodo Hogg o quell’altro che non ricordo dove si lascia il bimbo a dormire da solo. E poi vivere con mille sensi di colpa il co-sleeping.
    Come dicevo il metodo montessoriano è forse quello più vicino al mio modo di essere e di concepire l’educazione, proprio perchè parte dal bimbo e dalle sue esigenze di essere bambino.
    😀 resta inteso che putroppo Maria Montessori non ha potuto crescere il suo piccolino…e che di fronte alla iena urlante che rovescia pappa e acqua, che non ti fa dormire tutta notte, che ha le coliche etc…beh…forse un pò la pazienza l’avrebbe persa anche lei!!! 😀

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  13. @Elly
    Come già detto, parlo di teoria e quando diventerò mamma parlerò della pratica sul mio blog. Seguirò comunque tutti i principi montessoriani, dalla nascita, il più possibile. Perchè Maria Montessori ha osservato per tutta la vita i bambini, li ha compresi e ha imparato da loro cosa gli serve per crescere fiduciosi e sicuri, sereni. Se tutti i bambini fossero seguiti attuando i principi montessoriani, il mondo sarebbe un posto migliore. Questa è una mia convinzione (non solo mia per la verità…), che può essere condivisa o meno. So benissimo che la pratica sarà probabilmente più complicata di come me lo aspetto! Ad ogni modo, cercherò di fare tutto quello che ho imparato leggendo Montessori, Honegger Fresco, Balsamo, e altre allieve della Montessori…più altri libri di altri autori…Mi sono fatta le mie idee e cercherò di metterle in pratica. Ovviamente la mia bambina avrà le sue caratteristiche particolari e ci saranno da considerare anche le nostre abitudini di vita, i nostri valori…etc. Ma i principi montessoriani, vi assicuro, non sono un qualcosa che va applicato ad occhi chiusi indiscriminatamente sui bambini, anzi. I genitori devono soprattutto osservare e conoscere il figlio per comprenderlo. Si parte da lì.
    Non si può comprendere a fondo in cosa consiste questo metodo da due righe scritte da me, mi rendo conto.
    Comunque, per quanto riguarda l’intrattenere i figli tutto il tempo, come dicevo nel post, l’interesse dei bambini verso i giochi è spesso molto scarso, soprattutto perchè questi giochi sono troppi e non sono adatti a loro. Invece, un bambino impegnato in un’attività particolare, adatta a lui in quel momento del suo sviluppo, può anche stare da solo a svolgerla. Questo sempre che il bambino abbia fiducia nei suoi genitori (fiducia che viene dall’attaccamento fisiologico che deve esserci nei primi mesi di vita…). E comunque non intendevo certo dire che non si deve giocare con i bambini o che loro non chiedono la nostra attenzione! Ho detto che non è necessario e nemmeno giusto che i bambini abbiano bisogno SEMPRE dell’adulto per essere intrattenuti.
    Comunque l’esperienza di ogni famiglia è diversa, perchè i genitori e i bambini sono diversi. Quando mi si dice “vedrai.., ne riparleremo…” penso che non per forza dovrà succedere a me quello che è successo ad altri. Intanto io parto con le mie convinzioni e idee e poi certo che vedrò!! Ma è importante secondo me partire con le idee chiare su come si vuole crescere un bambino. Poi ci si aggiusta strada facendo.

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