Lunedì abbiamo iniziato l’inserimento in un asilo Montessori per il nostro piccolo Pollicino che ha appena compiuto 3 anni. Confesso che ci siamo avvicinati a questa esperienza un po’ titubanti soprattutto perché il metodo Montessori non lo conosciamo molto bene, però ci siamo detti che il nuovo asilo ci avrebbe risolto lo stress della quotidianità perché è vicino alla scuola del grande facilitando un po’ l’organizzazione familiare. Del resto, ci siamo detti, degli insegnanti che scelgono un metodo pedagogico piuttosto che un altro spesso sono portati da una passione e un interesse sincero che non può che essere un fattore positivo.
Durante l’inserimento ho preteso di essere presente tutto il giorno ed esplorare l’ambiente insieme a mio figlio, seguendo la logica dell’inserimento guidato dal genitore in antitesi a quello centrato sulla separazione tra genitore e bambino che avviene gradualmente. La mia presenza sul luogo mi ha permesso quindi di osservare attentamente l’ambiente vivendolo in prima persona e valutare l’effetto che aveva su me e su mio figlio. Il primo giorno sono tornata a casa molto inquieta senza sapere con esattezza per quale motivo, e avevo solo una gran voglia di disordinare tutte le matite colorate ordinate per colore, e un impulso irrefrenabile a mischiare i cubi con i cilindri. Ho cercato di non dargli troppo peso, e ho affrontato il secondo giorno puntando agli aspetti positivi che vedevo intorno a me. E così ho capito che i bambini sono portati a lavorare con materiali semplici studiati apposta per lo sviluppo di una specifica abilità, e proprio per questo normalmente non viene incoraggiato un uso di una attività in modo diverso dalla ragione per la quale è stata ideata. Quindi se devi apprezzare le diverse dimensioni dei cubi non li puoi mischiare con i cilindri perché a quel punto apprezzeresti solo la differenza tra le due geometrie che magari esiste in un’altra attività, quindi ora ti concentri con i cubi e li ordini per dimensione. Una serie di attività preparate sono presentate ciascuna su un vassoio a disposizione dei bambini. Il bambino individua l’attività che vuole svolgere, prende il suo vassoio, lo porta sul tavolo, ci lavora, e quando ha terminato l’attività riporta il vassoio al suo posto, indicando in modo inequivocabile che la sua attività è terminata. Se un altro bambino si incuriosisce e vuole provare, non si fanno i turni con lo spazzolino a lavare la dentiera, invece il secondo bambino si mette in paziente attesa e solo quando il vassoio è di nuovo al suo posto può dedicarsi a questa attività in autonomia. Al secondo giorno sono tornata a casa ancora più inquieta, eppure non ero ancora in grado di capire il perché. E’ stato il padre, che ha fato l’inserimento al terzo giorno, ad individuare il problema: “in questo asilo non ride mai nessuno, dobbiamo andare via da qui, o ce lo fanno deprimere” mi ha scritto in un sms. Giovedì abbiamo chiesto in lacrime all’asilo vecchio di riprendersi Pollicino, e dopo 4 giorni la nostra esperienza montessoriana è terminata bruscamente.
La nostra sensazione è che Il lavorare in autonomia per imparare a fare da soli in questo asilo è stato confuso con il lavorare in isolamento, e ha eliminato la relazione tra i bambini. I bimbi non hanno bisogno di litigare per una attività e imparare a risolvere il conflitto, questo infatti si evita a priori con la faccenda del vassoio. Il creare un ambiente tranquillo in cui i bambini possono concentrarsi sulle loro attività è stato confuso con lo zittire qualsiasi manifestazione rumorosa incluse risate e pianti. Il risultato inquietante di questo esperimento sociale fatto sulla pelle di 20 bambini è quello che in 4 giorni di permanenza in quel luogo ameno né io né mio marito abbiamo sentito bambini ridere. Ma non li abbiamo sentiti nemmeno piangere. Ogni manifestazione emotiva viene immediatamente repressa dagli insegnanti dicendo al bambino di stare calmo e deviandolo su qualche attività alienante tipo spostare lenticchie con un cucchiaio da una ciotola all’altra. Stare in un asilo con 20 bambini di 3-5 anni e non sentire mai una risata, vi garantisco è una sensazione da dimenticare. E la cosa peggiore era vedere le insegnanti compiacersi per questo silenzio assordante. Sono andata a rileggermi i post di Claudia sui progetti montessoriani inclusa la sua esperienza personale e ho capito ancora una volta una cosa: la qualità di una scuola rispetto ad un’altra non la fa il metodo pedagogico scelto ma le persone che ci lavorano.
Venerdì mattina siamo andati dalla direttrice per dirle che non volevamo continuare così, e lei ha voluto ovviamente sapere per quale motivo. Ci siamo quindi trovati a spiegarle che la totale assenza di emozioni in quel luogo non è naturale. Che i bambini hanno bisogno di imparare a controllare le emozioni più che di sapere usare un coltello a 3 anni, ma imparare a controllare le emozioni non equivale a reprimerle. Noi vogliamo che nostro figlio viva in un ambiente vivo, in cui ci sono risate, pianti, conflitti da risolvere, bambini con cui confrontarsi, e non siamo interessati ad un ambiente asettico, i cui conflitti sono evitati a prescindere, e in cui i sentimenti vengono ignorati. Le abbiamo spiegato che il personale non ha mai mostrato empatia nei confronti di nessun bambino, nemmeno di quel treenne inserito la settimana scorsa, che non conosce nessuno e che è solo tutto il tempo. Che in 4 giorni nostro figlio ha tentato inutilmente di stabilire un contatto emotivo con qualcuno degli insegnanti ma non ha ricevuto nessun sorriso pronto ad accoglierlo. Lei ci ha ascoltato con molto interesse, motivo per cui di fronte alla sua insistenza ad aggiungere altro gli abbiamo spiegato anche che hanno un bambino amplificato, che ha estremo bisogno di movimento, e che per lui passare le prime 4 ore della giornata chiuso dentro a lavorare di fino con chicchi di riso è equivalente ad una tortura e che forse invece di continuare a contenerlo fisicamente perché non riesce a stare in questo ambiente dovrebbero provare a cercare di capire chi è quel bambino e di cosa ha bisogno e smettere di farlo sentire sbagliato come persona perché incapace di autocontrollo. Ovviamente le abbiamo lasciato la lista di libri da studiare incluso Gottman sull’intelligenza emotiva e la cara Kurcinka.
Magari gli asili Montessori non sono tutti così, e lo voglio sperare, ma la nostra esperienza è stata tutt’altro che entusiasmante. Immagino Maria Montessori non sapesse cosa fosse l’intelligenza emotiva e non si sia preoccupata di dare indicazioni in merito allo sviluppo emozionale dei bambini (magari qualcuno informato sull’argomento può aggiungere qualcosa nei commenti), però credo che un asilo moderno non possa prescindere da queste conoscenze e la ritengo una mancanza educativa fondamentale.
Una cosa è certa non sono mai stata tanto felice come giovedì sera quando ho saputo che Pollicino sarebbe potuto ritornare al suo vecchio asilo. Da questa esperienza ho imparato molte cose: che la scuola la fanno le persone, che le relazioni umane sono importanti più delle attività proposte ai bambini, che gli svedesi non sono rigidi come si dice altrimenti non si sarebbero ripresi Pollicino al vecchio asilo e che ovviamente nella scelta della scuola ci vuole una bella dose di fortuna.
@Elly, verissimo, ma dipende molto dall’età. Non a caso le scuole Montessori difficilmente partono prima dei 18 mesi. Quella di TopaGigia prende dai due anni e quindi fa l’ultimo anno di nido e i tre anni di scuola dell’infanzia.
@polly, io direi piuttosto come fai a essere un’insegnante SENZA programmare attività, metodi e giochi! Arrivi la mattina pensando “qualcosa mi verrà in mente”? “sento che cosa vogliono fare loro”? e se non sono d’accrodo e ti propongono 20 cose diverse? E se non ti viene in mente nulla? E al massimo questo te lo puoi permettere al nido o, stiracchiando, alla materna, ma in fasce di età con programmi stabiliti come fai?
@Fab, avendo inserito TopaGigia ad anno scolastico inoltrato, durante l’inserimento ho potuto osservare la giornata (solo per due giorni però, poi era talmente bene inserita che non mi si filava proprio più, e mi ha cacciato via lei). A seconda della stagione (e qui Serena si arrabbbia 🙂 ) le attività si spostano più all’interno o più all’esterno. A scuola sua fanno anche delle attività strutturate di classe all’esterno, tipo lavare i piatti o pezzi di stoffa a “catena di montaggio” (scambiandosi i ruoli). I piatti sono rigorosamente i loro, e i panni lavati sono usati dai bambini (non c’è mai la sensazione di fare qualcosa tanto per farla, ma si spinge sulla partecipazione utile e attiva). Il giardino ha dei giochi come scivoli, archi, palette e secchielli (c’è ghiaia e una cassetta di sabbia). In classe si canta, a volte si balla, hanno fatto il teatrino delle marionette, giochi di società vari a partecipazione collettiva o a turno.
“I bambini non dovrebbero aver bisogno tutto il giorno di essere intrattenuti dagli adulti. ”
D., hai detto che sei ancora in attesa vero? Ecco…ne riparliamo tra qualche mese…
L’esperienza di mamma mi ha insegnato un’unica cosa: i bimbi sono fatti per scardinare qualunque certezza e qualunque metodo! 😀
Tra i tanti, il metodo montessoriano mi pare però quello che più si avvicina alla mia idea di educazione.
Però quell’asilo descritto da Serena mi pare tanto fantascientifico, per non dire alienante! Il silenzio con i bimbi non è normale, attività così metodiche mi fanno paura…il che mi porta a pensare che spesso il problema risiede in chi un certo metodo lo applica.
Il tuo commento, che ho riportato tra virgolette, mi ha fatto sorridere, perchè anch’io pensavo questo, di fatto il mio cucciolino, Giulio, ha iniziato da poco a giocare un pò da solo, finora ha sempre avuto molto bisogno di attenzione, non dico di intrattenimento, ma era evidente che qualunque attività dopo due minuti lo annoiava e bisognava passare ad altro. Ora che ha quasi 3 anni va bene perchè lui si muove in autonomia, ma prima…ecco prima giocava un poco con qualcosa, poi magari gli veniva in mente che voleva vedere un quadro da vicino, e allora prendilo in braccio, descrivigli il quadro…
Anche adesso vuole che siamo sempre coinvolti nei suoi giochi, ci racconta le storie dei suoi trenini, dobbiamo sempre comunque partecipare, almeno verbalmente.
@Barbara, d-accordissimo che dipenda dal bambino. E infatti per esempio io da piccola ero molto solitaria e tranquilla (e ancora oggi preferisco fare le cose da sola in pace senza nessuno che mi giri intorno), per niente sportiva, poco socievole. Mia figlia sembra essere il contrario, vivace, non sta un attimo ferma, corre, non cammina, adora giocare con gli altri bambini e va proprio a cercarli.
Concordo anche sulla necessita- di attivita- strutturate che sappiano catturare l-attenzione dei bimbi dando ordine e disciplina.
A me servirebbero invece delucidazioni sulla parte del gioco collettivo dei bimbi nel metodo montessori. Leggendo (e non avendo esperienza diretta) si parla sempre molto di disciplina, ordine, libera scelta, attivita- individuale, magari anche con l-aiuto di bambini piu- grandi, ma poco delle attivita- collettive all-aria aperta e simili. Cosa fanno?
Grazie!
Personalmente non ho mai approfondito il metodo montessori per il semplice fatto che viviamo in una realtà talmente piccola che non puoi neanche scegliere la scuola pubblica, figurati la scuola Montessori.
Però, e qui parlo a sentimento, mi lasciano perplessa le eccessive razionalizzazioni di professioni che comprendono i rapporti umani. Voglio dire: come fai a essere un’insegnante e a programmare scientificamente attività, metodologie e giochi?
Persino un muratore che costruisce metodicamente un palazzo deve usare la creatività nel sistemare il mattone diverso dagli altri, figurati chi lavora con i bambini.
I bambini potrebbero divertirsi, nonchè mimare e interiorizzare i rapporti familiari, nonchè sviluppare la capacità di problem solving, anche smontando una vecchia bambola di plastica, litigando tra loro e persino piangendo e litigando. Le mie quando mi asciugano le stoviglie che lavo, costruiscono i castelli con le pentole, ti pare che le reprimo perché le pentole servono per cucinare? 😉
@Cinzia, sono molto contenta che tu e i tuoi figli vi siate trovati bene, ma non tutti sono così fortunati. Comunque esistono scuole Montessori statali, TopaGigia inizia a settembre in una materna Montessori statale (al nido pubblico non l’hanno presa, quindi è stato nido privato per necessità, io sono contraria per principio alle scuole private e infatti anche se si trova benissimo dove sta, a settembre cambia). So per esperienza familiare che i nidi comunali del mio municipio in realtà funzionano con molti principi montessoriani, anche se non sono riconosciuti dall’Opera Montessori: le strutture sono a misura di bambino per facilitare l’indipendenza (soprattutto bagni, tavoli e sedie, scaffali su cui sono riposti i giochi e l’eventuale materiale), c’è una certa alternanza fra momenti ludici e momenti di attività strutturata (anche se non come nella scuola di TopaGigia) e l’attenzione degli educatori verso le propensioni personali del bambino è piuttosto ben sviluppata. Non a caso i nidi comunali sono decisamente i migliori del quartiere, anche per i motivi di selezione del personale che indichi tu, ma non ci sono posti per tutti. Quello di TopaGigia è davvero eccezionale, ma costa un occhio della testa (anche se anche gli altri, non altrettanto validi secondo me, non sono certo regalati. Vivo in un municipio decisamente benestante).
ma in che razza di scuole dell’infanzia mandate i vostri figli? io ho utilizzato scuole pubbliche, o statali o comunali per i miei due figli, non avrei nemmeno avuto le risorse economiche per una scuola montessoriana o steineriana, bè sorpresa sorpresa, anche nella scuola pubblica si fa l’accoglienza, sorpresa sorpresa i bambini non passano tutto il tempo a disegnare, sopresa sopresa le maestre fanno continui aggiornamenti e seminari pure aldifuori del loro orario di lavoro…insomma anche la scuola pubblica è un’ottima scuola, e con le insegnanti non abbiamo mai parlato di metodi: mi hanno sempre parlato di mia figlia e di mio figlio, dicendomi quello che avevano notato, quello che a loro sembrava, cosa piaceva o non piaceva ecc ecc c’era spazio per il gioco e il movimento e spazio per le attività propedeutiche alla scuola primaria. Non so assolutamente che razza di metodo seguissero, e non mi è mai venuto in mente di chiedere, nè loro ce l’hanno detto: alle riunioni ci spiegavano il programma e gli obiettivi e le problematiche (siamo andati noi genitori a tinteggiare una parte della scuola, perchè il Comune non aveva i mezzi per intervenire..) I miei figli ci sono sempre andati volentieri: hanno sviluppato le loro capacità in maniera diversa, perchè sono diversi (uno più portato per le materie scientifiche, l’altra più creativa, disegnatrice e scrittrice, uno che adora giocare in compagnia e i giochi di gruppo e di movimento, l’altra che ha bisogno di tempi solo per sè: quando chiude la porta della sua cameretta e inventa un mondo fantastico con i suoi pelouches). Sentire ora che qualcuno di voi dice che in certe scuole li mettono lì a disegnare tutto il giorno o che li lasciano liberi di giocare fuori tutta la giornata, perchè tanto sono in un parcheggio, o che quando arrivano non c’è nessuno che li accoglie e li abbraccia chiedendo loro come stanno, bè mi fa pensare ” ma che razza di scuole avete visto?- esistono scuole così?” di certo non sono le scuole pubbliche, perchè hanno dei parametri da rispettare e sono controllate e il personale è adeguamento formato e DEVE AVERE UN CERTO LIVELLO DI STUDI, altrimenti non viene assunto in una struttura pubblica.
@D. Grazie per il chiarimento, come sospettavo ci eravamo fraintese.
@Fab @Bulut
Il movimento è un punto fondamentale del metodo montessori.Infatti i bambini possono imparare soltanto se liberi di muoversi. Proprio per questo in una scuola montessoriana non ci sono posti a sedere fissi, tutti di fronte alla maestra a subire in silenzio quello che spiega, come avviene nelle scuole normali. Come dicevo nel post, ai bambini, sia all’asilo che a scuola, viene proposto un ambiente adatto alle loro esigenze, dove possono trovare gli stimoli giusdi per imparare. Ma sono loro stessi a muoversi liberamente nell’ambiente e a scegliere da soli le attività che preferiscono seguendo il proprio stimolo interiore che li guida.
Quindi assolutamente sono daccordo con voi: il movimento è importantissimo per i bambini, perchè possano crescere e imparare. Inoltre, nelle scuole e asili montessori, non sono le maestre a decidere per i bambini cosa devono fare, i bambini non subiscono gli stimoli, ma li cercano, perchè hanno un ambiente adatto a disposizione.
Inoltre volevo dire a Bulut, che il metodo montessoriano a casa è proprio quello che permette ai bambini di giocare da soli senza dover avere sempre accanto qualcuno che gli proponga cosa fare. I bambini non dovrebbero aver bisogno tutto il giorno di essere intrattenuti dagli adulti. Questo avviene solitamente perchè non hanno le attività giuste da svolgere in casa, quelle che davvero cattura il loro interesse perchè gli permette di imparare e crescere. Spesso i bambini sono contornati da troppi giocattoli, che però non sono quelli giusti per loro, per il loro sviluppo e infatti di solito si interessano poco ai giocattoli.
Se vi interessa l’argomento, ne parlo e ne parlerò molto in futuro sul mio blog.
Io non volevo dire che correre e giocare liberamente non va bene. Volevo dire che purtroppo negli asili senza metodo, secondo me ai bambini non vengono proposte attività adatte a loro o magari vengono proposte sempre le stesse per tutte le età e per tutto il giorno(ad esempio disegnare). In questo modo vengono sprecate molte opportunità di sviluppare il potenziale di questi bambini. Ed è molto grave perchè le fasce di età da 0-3 anni e 3-6 anni sono le più importanti per formare la personalità dell’adulto che sarà. E fino ai 6 anni la mente del bambino è “assorbente”, cioè capace di imparare in fretta moltissime cose, con incredibile facilità, senza sforzo. E ricordiamoci che i bambini a questa età hanno proprio fame mentale, ne hanno bisogno, e se questo bisogno viene appagato, sono felici.
Va benissimo correre e giocare liberamente, ma forse all’asilo sarebbe meglio proporgli le giuste attività per la maggior parte del tempo. E comunque possono farlo anche quando escono e vanno a giocare al parco con i genitori.
@Fab, Bulut, mi permetto di intervenire con una riflessione che scaturisce spesso in questo sito: dipende dal bambino. Se e quanto l’attività fisica “di scarico” e la sacrosanta “noia” che spinge il bambino a trovare il modo di interessarsi e di applicarsi siano utili e/o necessarie, dipende dal bambino. Mia figlia è una bambina che ha bisogno di grossi stimoli intellettivi, prima stava in un micronido che era una grossa stanza da gioco e dove non si facevano granchè attività strutturate e lei stava male. Ha cominciato a dare segni di grossa ansia, inquietudine, il nemico immaginario appunto, insoddisfazione perpetua e un attaccamento morboso a me. Non gliene frega niente di giocare tutto il giorno, vuole applicari e mettersi alla prova con compiti via via più complessi. Non sto facendo un discorso in generale, ci mancherebbe, non sto dicendo che tutti si devono applicare a compiti cognitivi a 18 mesi, dico che mia figlia è così: l’ho vista soffrire e poi rifiorire in un ambiente adatto a lei. La sua maestra mi dice sempre che è una montessoriana perfetta, la si potrebbe usare come modello di gestione del metodo. Adesso sta lavorando proprio sulla gestione delle attività “in solitaria” (a casa, perchè a scuola lo fa da mesi), considerando anche che è figlia unica. Io la porto a fare attività all’aperto quasi tutti i pomeriggi, anche per compensare il lungo orario scolastico, ma lei ha cominciato a chiedermi di tornare a casa per fare questo o quello, quindi già con un’attività in mente.
Poi, ribadisco, uno dei principali tratti del metodo montessoriano è proprio l’alternanza di momenti di gruppo, individuali e di sfogo o puramente ludici, quindi anche i bambini fisicamente più attivi hanno la possibilità di scaricarsi. Ne convengo con D. (mi pare) che in generale il bambino apprezza l’ordine e il rispetto delle regole se gli vengono proposti nel modo giusto, ci si abitua fino a insegnarlo ai nuovi compagni che arrivano a scuola.
@D.
Ho letto con attenzione il tuo intervento, e lo trovo molto interessante. Mi offre punti di riflessione sulla mia gestione genitoriale a casa (migliorabile, ma visto che inizio tardi otterro’ risultati in tempi lunghi, probabilmente).
L’unica cosa che mi e’ parsa a prima vista stonata e’ la seguente:
“E allora bisognerebbe gioire per tutto quello che imparano, per come crescono intelligenti e capaci di stare nella società. Invece di girare a vuoto e scaricare le loro energie in corse, grida, giochi che non hanno un fine particolare, conoscere il mondo e la vita attraverso le attività proposte e per questo motivo sono calmi e tranquilli.”
Ecco, se volevi dire che l’attivita’ fisica non ha fine particolare, sono pienamente in disaccordo.
Se invece volevi dire (come e’ probabile) che spesso i bambini vengono lasciati privi di stimoli e quindi il risultato e’ dirottarli, lasciarli allo stato brado con il risultato di avere attivita’ (fisica o meno) senza fine particolare, allora posso (in parte) essere d’accordo.
Purtroppo la mia formazione non e’ forte su questioni di questo genere, le mie opinioni e certezze a riguardo sono frutto di esperienze e letture non sistematiche.
Ma una cosa mi ha colpito ripensando alle educatrici di un asilo “del centroeuropa” (dove mia figlia si e’ integrata con difficolta’, ma non era colpa delle educatrici, piuttosto, non aveva un posto per l’intera giornata, per cui l’esposizione alla lingua non e’ stato sufficiente per un’integrazione piu’ rapida).
1) il movimento aiuta i bambini a trovare equilibrio e aiuta anche lo sviluppo psichico. Non si puo’ pretendere che un bambino sieda calmo e tranquillo se non gli si offre la possibilita’ di muoversi il giusto, sviluppando anche le attivita’ motorie “non fini”.
2) ci sono studi che sottolineano la necessita’ di mettere il bambino anche di fronte alla “noia”: bombardarli di stimoli, avere sempre qualcuno che decide per loro o che li intrattiene nei momenti di attesa alla lunga e’ controproducente. Cio’ non significa che vanno lasciati allo stato brado, ma anche, ogni tanto, bisogna lasciare che da se’ riescano a risolvere il problema di “crearsi degli obiettivi, dei progetti”, anche quando pare che tutto attorno sia noioso e nessun adulto sia nei pressi a “intrattenerci”.
Questo secondo punto mi ha fatto particolarmente riflettere. Ovvio che i bambini hanno bisogno di (buoni) esempi da imitare, ma ogni tanto vanno lasciati liberi di “fare un salto mentale” con le loro forze: per cui, ben venga anche l’utilizzo “non standard” dei materiali pensati per una specifica attivita’.
Non potete immaginare quanta fantasia hanno dimostrato i miei bambini da quando (per mancanza di tempo) non sono piu’ sistematicamente con loro a “mitigare e guidare” i loro momenti di stanchezza. Mi stupiscono, io a certi salti non sono mai arrivata ne’ ci arrivo ora dall’alto della mia eta’.
@Serena, grazie per questo post! Mio marito e- molto preso dal metodo Montessori (piu- per senito dire che per altro… purtroppo) e vorrebbe inserire nostra figlia in un asilo montessori. Ecco, io sono un po- allergica ai metodi, mi fanno paura, non so perche-. Grazie alla tua esperienza almeno sapro- meglio cosa guardare, osservare e ascoltare in occasione della visita all-asilo, per poi valutare se l-asilo ci piace o no.
@D.: spero di aver frainteso, ma non capisco bene l-idea per cui dici ‘…girare a vuoto e scaricare le loro energie in corse, grida, giochi che non hanno un fine particolare…’.
Non tutti i bambini hanno bisogno di correre e gridare allo stesso modo. Certi ne hanno piu- bisogno di altri. Non ci vedo niente di sbagliato a lasciare dei bambini correre e saltare e gridare in un giardino, non possiamo pensare che dei bambini debbano reprimere i loro bisogni fisici tutto il giorno perche- devono imparare. I bambini devono giocare, e correre e saltare fa parte del gioco, nessun gioco e- senza senso.
Certo, non deve essere l-unico modo di giocare. Ci deve essere alternanza di lavoro intellettuale e lavoro fisico, secondo me.
P.S. @Serena, ovviamente sono molto dispiaciuta della vostra esperienza. Soprattutto per Pollicino, che ha cominciato l’inserimento in un ambiente per poi dover tornare indietro. Speriamo l’abbia presa come una breve vacanza (anche se mi sembra un tipo incredibilmente adattabile…)
Credo anche io che in questo caso si tratti più di impostazione dell’intera scuola che del corpo insegnante della singola classe. Ok, vi inviterei molto volentieri tutti quanto a visitare l’asilo Montessori di TopaGigia. La mattina inizia con il rito dell’accoglienza, che comincia con tutti i bambini già presenti nella stessa classe per poi dividersi ognuno nella sua (va dai 2 ai 5 anni e i bambini sono divisi per età, contrariamente a quanto in genere succede nel pubblico). Il rito sta nel fare attività non coordinate e raccontarsi fra loro e con gli insegnanti qualunque cosa venga a loro in mente, da cosa hanno fatto il pomeriggio precedente a quello che hanno mangiato la mattina. Le classi traboccano di lavori fatti dai bambini durante l’anno, dai cartelloni sulle stagioni (primo anno di materna) alla cassetta della posta che viene distribuita una volta alla settimana dal postino di turno. I lavori sono in bella vista, attaccati alle pareti o ad appositi sostegni. La giornata è un’alternanza alchemica di momenti di lavoro di classe, cioè l’attività del giorno, momenti di lavoro individuale in cui i bambini usano il materiale nel modo più o meno descritto nel post e momenti di creatività, gioco all’aperto o improvvisazione dell’insegnante, ma comunque non intellettualmente pesanti (è per questo che quasi tutte le scuole Montessori sono a tempo pieno: ci vuole tanto tempo per fare tutto…). Il rispetto del materiale è reverenziale, senza dubbio, ma bilanciato da momenti improntati alla libertà di espressione e movimento. Gli insegnanti guardano molto i bambini, li studiano caratterialmente per poterne tirare fuori il meglio nel senso di metodo e di felicità del bambino. Ogni volta che riesco a scambiare 5 minuti con la maestra di TopaGigia è fantastico: ci ascoltiamo e ci confrontiamo sulla percezione che abbiamo di lei. Quanto all’empatia, beh, è arrivata in questo asilo poco prima dei due anni con due nemici immaginari (avevo quasi dimenticato il famigerato BimboLilli) e due settimane dopo mi dichiarò che il BimboLilli stava lì anche lui, ma che adesso era diventato buono ed erano diventati amici. Più serena di così…
Ovviamente avrei tomi interi da scrivere al riguardo, ma spero di aver dato un’infarinata comprensibile.
Premetto che non sono mai entrata in una scuola montessoriana, ma quando ne visiterò una, credo che saprò valutare se è valida e se i principi montessoriani vengono applicati nel modo giusto, avendo letto tutti i libri di Maria Montessori e delle sue allieve.
Quando sento le critiche che vengono mosse al metodo, penso che non sia stato assolutamente compreso, oppure che non siano stati letti i suoi libri.
Per quanto riguarda le scuole, essendo fatte da persone, non è detto che il metodo venga applicato sempre nel modo giusto. Compito dei genitori è valutarlo, ma ovviamente dovrebbero conoscere la teoria per farlo.
Maria Montessori era contro i castighi, le punizioni e i premi. Pertanto chi applica questi metodi, non può dirsi montessoriano.
L’ordine è proprio una necessità del bambino, infatti c’è una fascia d’età, chiamata “periodo sensitivo dell’ordine” da Maria Montessori.
L’ordine e la disciplina, la calma e il silenzio non vengono imposti con la forza, ma scaturiscono dall’appagamento dei bambini per le attività che stanno svolgendo, che riescono a soddisfare i loro bisogni.
Viene semplicemente mostrato al bambino che ogni gioco, ogni attività disponibile, può essere da lui presa, quando è riposta su un ripiano e una volta utilizzata, va riposta dove si trovava. I bambini, se abituati da piccoli, lo fanno molto volentieri. Il problema è a casa, dove solitamente vengono serviti dai genitori oppure sgridati se fanno disordine, senza che gli venga spiegato semplicemente come fare.
Nessuna attività viene imposta al bambino, che può scegliere liberamente di cosa occuparsi. Una volta che ha scelto cosa gli interessa, spinto dalla sua esigenza interiore di sviluppare una determinata capacità, la maestra gli mostra come utilizzare il gioco o l’attività e il bambino la ripeterà tantissime volte, quante volte vorrà, fino a che si sentirà appagato dall’esperienza. Tutto quindi si svolge nella libertà: libertà di scegliere, di muoversi, di interagire.
I bambini di una scuola montessoriana non sono divisi per età, quindi i più grandi che interagiscono con i più piccoli, li aiutano se c’è bisogno e i piccoli possono osservare i più grandi e inserirsi in un lavoro diverso dal proprio. Al momento del pasto ognuno fa la sua parte: chi apparecchia e sparecchia,chi serve in tavola, chi lava piatti. I bambini imparano a stare nella società, ad interagire in maniera sana.
In un asilo non montessoriano solitamente le maestre hanno difficoltà a mantenere l’ordine e a farsi ascoltare e per questo passano la giornata urlando, dando ordini, mettendo in castigo. Nell’asilo montessoriano questo non succede perchè i bambini hanno a loro disposizione un ambiente adatto, pieno di stimoli giusti per i loro bisogni e si concentrano nelle attività che stanno svolgendo.
Questa concentrazione è bene che non venga interrotta, perchè è fondamentale per lo sviluppo del bambino.
In fondo per quale motivo si mandano all’asilo i propri figli? Per parcheggiarli da qualche parte fino a che non avranno l’età per la scuola, oppure perchè possano sviluppare le proprie capacità, imparare a stare nella società? Io credo che la ragione per mandare i figli all’asilo debba essere la seconda. E allora bisognerebbe gioire per tutto quello che imparano, per come crescono intelligenti e capaci di stare nella società. Invece di girare a vuoto e scaricare le loro energie in corse, grida, giochi che non hanno un fine particolare, si sentono appagati e felici di poter sviluppare le loro capacità, conoscere il mondo e la vita attraverso le attività proposte e per questo motivo sono calmi e tranquilli.