Rimettersi al centro e cura di sé

hulahoopCosa mi capita in questo periodo?
Mi capita di aver iniziato qualche mese fa una dieta, come mille altre volte, solo che questa volta ho perso 14 chili e mi considero a metà del percorso.
Mi capita anche di essermi decisa a fare movimento. Io che ho una pigrizia fisica che contrasta in modo fin troppo evidente con l’iperattività mentale. E sto riuscendo a mantenere un programma.
Mi capita di aver riflettuto sul mio ruolo di madre e di aver trovato diversi nodi da sciogliere e questioni da risolvere per impostare un rapporto nuovo con mio figlio, che si adegui alla sua crescita, ma anche alla mia.
Mi capita di aver riflettuto su parecchi errori e di aver trovato la forza di scusarmi con i fatti, più che con le parole.
Ma perché ve lo racconto? Difficilmente scrivo post tanto personali per genitoricrescono.

Vi racconto tutto questo per spiegarvi il filo logico di una mia riflessione, che può essere condivisa da altri genitori.
Credo che molto di questo cambiamento sia dovuto a quello che descrivevo in questo post sui “Primi assaggi di autonomia“, sul primo distacco da mamma e da papà di un figlio che cresce.
Certo, si è trattato di piccole cose, ma sono servite a dare un altro taglio (dei tanti che si succedono nella vita) al cordone ombelicale. Perché sembra che questo cordone non ci sia più dopo la nascita, ma se sei un genitore onesto con se stesso, ti rendi conto che è un continuo strappare da parte dei figli e, se non vuoi farti troppo male, è meglio che tagli per assecondare lo strappo. E di tagli e taglietti se ne fanno uno ogni tanto, per tanti anni.

Quando un bambino inizia a manifestare i primi accenni di adolescenza, a chiedere uno spazio nuovo, non più popolato dai genitori, ma fatto di rapporti umani solo suoi, di tempo per sé e di interessi che non vuole più condividere con mamma e papà, ma con gli amici, capita di trovare dei tempi vuoti nella propria giornata di adulto.
Un genitore si accorge di essere al centro di uno spazio che inizia a svuotarsi di qualcosa. Prima un piccolo cerchio libero dove sgranchire meglio le gambe, poi una circonferenza sempre più ampia, che si allarga intorno mentre i figli cercano e trovano strade da percorrere.

E tu che fai lì in mezzo? In quel cerchio vuoto che si allarga? Lo prendi come il Nulla che avanza de La Storia Infinita o decidi che è davvero un’occasione di ripensare a te stesso come persona?
Sindrome da nido vuoto, la chiamano. Può essere pericolosa, può creare panico, solitudine, addirittura depressione. Tutti ci passeremo o ci siamo passati. E per ogni figlio che si stacca sarà una nuova esperienza. Ma può essere un’esperienza negativa solo se non si accetta che ogni taglio è crescita.

Il mio istinto è stato quello di ripartire dalla cura di me. Proprio ieri la mia socia Serena mi diceva: perché non scrivi un post su questo “tuo rimetterti al centro“?
E lì ho avuto un’epifania, di quelle che ti colpiscono in un istante e ti chiariscono con due parole pensieri che frullano nella testa da tanto. Rimettermi al centro.
Nel momento in cui mio figlio si è spostato, ho fatto un passo verso il centro di quel cerchio e ho deciso che lo spazio vuoto, che per ora è proprio piccino, avevo il compito di riempirlo di me, iniziando da subito e dalle questioni più urgenti.
E in quel momento mi sono accorta che un’altra persona, un altro genitore, stava osservando quello spazio vuoto che si allargava anche intorno ai suoi piedi. Ed era proprio l’altro genitore di mio figlio, la persona con la quale abbiamo costruito e progettato, ci siamo smarriti tante volte, ci siamo ritrovati, ci siamo scoperti cambiati e ci siamo riconosciuti come eravamo. Due piccoli cerchi vuoti che potevano congiungersi, mentre colui che li aveva riempiti fino a quel momento, si allontanava senza scosse e senza traumi.

La cura di se stessi, dal di dentro e dal di fuori, non implica egoismo (lo spero). La cura di sé è parte del progetto educativo: ti insegno a rispettarti con l’esempio, rispettando me stesso come risorsa primaria. La cura di sé rende attivi, propositivi, attenti anche agli altri. La cura di sé è igiene della mente, è onestà verso se stessi, è piacere di mettersi in gioco.

Non credo che fosse proprio questo il genere di post che Serena mi proponeva di scrivere… Magari pensava a qualcosa di più concreto, dei veri consigli pratici (tipo dieta, palestra, valorizzazione degli interessi propri e di coppia). Ma questo è tutto quello che sono riuscita a produrre. Perché rimettersi al centro non è un’azione, è un atteggiamento mentale che mette in moto molte azioni, proprie e di chi ti circonda. E’ la prima tessera del domino che cade e ne sposta tante altre. E’ il punto di osservazione che cambia, ancora una volta e che cambierà ancora. E’ mostrarsi ai propri figli per quello che si è, dimostrando di accettare quello che loro sono, nella realtà e non nei desideri reciproci.

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22 thoughts on “Rimettersi al centro e cura di sé”

  1. questo post è meraviglioso. Da figlia di una mamma che era sicuramente al centro di tutto, ma con pochissima cura e forse accettazione di sè,
    sento la questione sensibile, delicata, importantissima. Dovrò attrezzarmi per affrontare quel momento quando arriverà. Per ora si cerca giusto di non annichilirsi, come dice Gae

    Da un po’ che non passavo di qui, mi è un po’ difficile leggere da cellulare e di tempo al pc ne ho avuto proprio poco. Rimando rimando di venire a leggere con calma, poi spesso il tempo passa inesorabile. Peccato, guarda che meraviglie mi perdo

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  2. Che bel post! Io, alle prese con la prima elementare che sta andando esattamente come ti immagini, sento questo cordone ancora molto stretto.

    Un abbraccio,

    StranaMamma

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  3. El_gae, chapeau, questa me la segno, dico davvero ” La sfida è riuscire a gestire gli anni di maggior carico senza annichilirsi, senza che il vuoto, quando arriverà diventi insostenibile”.

    E attendo messaggio provato pure io 😀

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  4. bello!
    io come mammma sono ancora nella fase (Diego ha 3 anni) che qualsiasi pezzo per me è una privazione per lui. così cerco quegli spazi andando a correre la mattina presto o mettermi al pc quando lui è dai nonni come ora. e quello spazio me lo sogno.
    da professionista so che quello che scrivi Silvia è un passaggio necessario per diventare grandi ed è uno degli scogli dell’adolescenza. forse, è uno dei pochi che, se visto con le lenti che tu indossi può essere molto molto molto piacevole!
    buon inizio di avventura!

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  5. Quanto alto si vola, oggi, Silvia?
    Bisogna stare attenti, parlo per me, di non sconfinare nel luogo comune della dicotomia madre-donna o padre-uomo. Siamo persone e genitori e tali rimarremo. La sfida è riuscire a gestire gli anni di maggior carico senza annichilirsi, senza che il vuoto, quando arriverà diventi insostenibile.
    Ora però aspetto messaggio privato con suggerimenti per perdere 14 kg pure io 😉

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