Quello che gli adolescenti non dicono

Perché la vita con gli adolescenti sembra sempre un estenuante tiro alla fune? Possibile che i genitori siano sempre sbagliati ai loro occhi? Questa lettera è stata scritta da Gretchen L Schmelzer, una psicologa e scrittrice statunitense, e dovrebbe essere inserita tra le letture obbligatorie del manuale del genitore dell’adolescente.

Foto Tammy McGary utilizzata con licenza Flickr CC

Caro Genitore,

Questa è la lettera che vorrei poterti scrivere.

Questo conflitto in cui siamo, ora. Ne ho bisogno. Ho bisogno di questa lotta. Non te lo posso dire perché non avrei le parole per farlo e comunque non avrebbe senso quello che direi. Ma ho bisogno di questa battaglia. Disperatamente. Ho bisogno di odiarti ora, e ho bisogno che tu sopravviva a questo odio. Ho bisogno che tu sopravviva al mio odiare te, e al tuo odiare me.

Ho bisogno di questo conflitto anche se pure io lo detesto. Non importa neanche su cosa stiamo litigando: l’ora di rientro a casa, i compiti, i panni sporchi, la mia stanza incasinata, uscire, restare a casa, andare via di casa, vivere in famiglia, ragazzo, ragazza, non avere amici, avere cattivi amici. Non importa. Ho bisogno di lottare con te per queste cose e ho bisogno che tu lo faccia con me.

Ho disperatamente bisogno che tu mantenga l’altro capo della corda. Che ti ci aggrappi forte mentre io strattono il capo dalla mia parte, mentre cerco di trovare appigli per vivere questo mondo nuovo cui sento di affacciarmi. Prima sapevo chi ero, chi eri tu, chi eravamo noi. Ma ora, non lo so più. In questo momento sto cercando i miei confini, e a volte riesco a trovarli solo quando tiro questa fune. Quando spingo tutto quello che conoscevo al suo limite. Solo allora io sento di esistere, e per un minuto riesco a respirare. E lo so che ti manca tantissimo il bambino dolce che ero. Lo so, perché manca anche a me quel bambino, e a volte questa nostalgia è quello che rende tutto doloroso per me al momento.

Ho bisogno di questa lotta e ho bisogno di vedere che, non importa quanto tremendi o esagerati i miei sentimenti siano, non distruggeranno me, né te. Ho bisogno che tu mi ami anche quando sono pessimo, anche quando sembra che io non ti ami. Ho bisogno che tu ami te stesso, e me, che tu ci ami entrambi, e per conto di tutti e due. Lo so che fa male essere antipatici, avere l’etichetta di quello marcio. Anche io provo la stessa cosa dentro, ma ho bisogno che tu lo tolleri, e che ti faccia aiutare da altri adulti per farlo. Perché io non posso in questo momento. Se vuoi stare insieme ai tuoi amici adulti e fare un “gruppo-di-mutuo-supporto-per-sopravvivere-al-tuo-adolescente”, fa’ pure. O parlare di me alle mie spalle, non ho problemi. Basta che non rinunci a me, che non rinunci a questo conflitto. Ne ho bisogno.

Questo è il conflitto che mi insegnerà che la mia ombra non è più grande della mia luce. Questo è il conflitto che mi insegnerà che i sentimenti negativi non significano la fine di una relazione. Questo è il conflitto che mi insegnerà come ascoltare me stesso, anche quando sono una delusione per gli altri.

E questo conflitto particolare, finirà. Come ogni tempesta, sarà spazzata via. E io dimenticherò, e tu dimenticherai. E poi tornerà da capo. E io avrò bisogno che tu regga la corda di nuovo. Di nuovo e di nuovo, per anni.

Lo so che non c’è nulla di intrinsecamente soddisfacente in questa situazione per te. Lo so che probabilmente non ti ringrazierò mai per questo, o neanche te ne darò credito. Anzi probabilmente ti criticherò per tutto questo duro lavoro. Sembrerà che niente che tu faccia sia mai abbastanza. Eppure, io faccio affidamento interamente sulla tua capacità di restare in questo conflitto. Non importa quanto io polemizzi, non importa quanto io mi lamenti. Non importa quanto mi chiuda in silenzio.

Per favore, resta dall’altro capo della fune. E lo so che stai facendo il lavoro più importante che qualcuno possa mai fare per me in questo momento.

Con amore, il tuo teenager.

© 2015 Gretchen L Schmelzer PhD

Testo originale: The Letter Your Teenager Can’t Write You

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35 thoughts on “Quello che gli adolescenti non dicono”

  1. Aspetto che tutto ciò succeda… Mia figlia ha 15 anni e, per ora, niente.
    O abbiamo diluito il conflitto per tutta la vita assieme e non c’è bisogno che esploda. O deve ancora esplodere, chissà! Vi terrò aggiornate/i

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    • ma magari non succede, io sono stata abbastanza gattamo… ehm, tranquilla 🙂 ma la rabbia dentro, la voglia di scappare, quella si, me la ricordo, la silenziavo molto ma la ricordo bene. E poi sono scappata davvero, in fondo! E ho dovuto recuperare parecchio.

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  2. Credo che a noi genitori possa aiutare tantissimo ricordare la nostra adolescenza….in questo modo forse potremmo avere una motivazione in più per far fronte a quelli strattoni…Ovvio che non sarà per niente facile ma non dovremmo mai mollare la presa….anche a costo di metterli con le spalle al muro.È un mestiere difficile quello nostro….fare i genitori non è imparare l’arte e metterla da parte…..mai!

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  3. Eh, già ….interessante riflessione. Varrà in ogni ambito, in ogni passaggio di stato, in ogni cammino che comporterà acquisizione di nuova consapevolezza. Equilibrio che necessita di essere ritrovato muovendosi/acquisendo/integrando luci e ombre

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  4. 19 e 21 anni e la corda è sempre in tifo! Ma i primi risultati del duto lavoro danno grande soddisfazione…..

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  5. Grazie ne avevo bisogno.. ho passato anni duri.. ancora ci siamo con la corda in mano.. non ho mai mollato la presa..

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  6. Bellissimo e interessantissimo.

    Importante per comprendere, ma è solo lo step 1.
    Uno step necessario, ma non sufficiente.

    Lo step 1 è quello in cui ciascun genitore di adolescente dovrebbe arrivare a comprendere profondamente e ad avere coscienza reale ed effettiva del fatto che il CONFLITTO è NECESSARIO e SANO! Uno strumento indispensabile al teen-ager per evolvere e trovare la propria identità staccandosi dal proprio genitore. E tanto più importante è il riferimento di quel genitore, tanto più forte sarà probabilmente la “violenza” del tentativo di distacco.
    Ma
    Una volta acclarato e compreso questo (che già è tanta roba!), nessuno mai ci dice bene come curare la malattia diagnosticata! Eh sì, perché quando c’è una malattia, per guarire o sopravvivere ad essa, occorre prima fare una diagnosi, ma questo non è sufficiente: occorre poi avere la cura giusta!
    Insegnateci anche a capire COME si gestisce quel conflitto, come, in che modo tenere “quell’altro capo della fune”, come dimostrare quell’odio del momento assolutamente necessario, senza però far pensare alla fine della relazione! Come misurare la manifestazione di una delusione e di quella nostalgia incurabile del bambino perduto per sempre, con la voglia e la forza di ricominciare evolvendo un nuovo rapporto tra pari, tra adulti, tra persone che si piacciono per quelle che sono incondizionatamente!
    Ma quanto è difficile?!
    C’è qualcosa di più difficile?!

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    • Grazie Stefania 🙂 A me personalmente, questo post ha aiutato a capire che invece non c’è alcuna malattia! Come capiamo perfettamente che un piccoletto che non sa camminare deve imparare a farlo, e non ci aspettiamo che si metta a correre la maratona, senza preoccuparci che ci sia qualcosa che non va, allo stesso modo con un adolescente dobbiamo sopportare questa incapacità di relazionarsi, senza considerarla un problema. E quindi accettare di rallentare il passo con il piccoletto che non cammina, sopportando se ci fa mettere un numero infinito di ore per la nostra passeggiata, diventa l’analogo di sopportare questo tiro alla fune, nella consapevolezza che tutto è normale, tutto passerà. Quello che si chiede al genitore di adolescente è proprio non prenderla sul personale, non pensare che tutto questo “odio” sia qualcosa da “curare” ma semplicemente esserci, tenere botta, trovare strategie per non esplodere 😀 e non prendere nulla sul personale. Daje che ce le facciamo!

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      • Sono nel pieno di questo conflitto e confesso che ho spesso avuto cedimenti per il troppo dolore.
        Sono separata, ho praticamente cresciuto mio figlio, ora 17enne, da sola perché il padre è una figura inesistente.. sono sola perché mio figlio non contento del conflitto, se n’è andato dal padre…e io a volte mi sento morire…mi sento abbandonata e rifiutata dalla persona più importante della mia vita. Eppure, nonostante tutto, non smetto di scrivergli che lo amo e che è in gamba.
        Leggere questo articolo mi ha aiutata tanto e mi ha fatto riflettere e commuovere fino alle lacrime. Quindi non mi odia, cioè deve farlo… è scappato da me per trovare se stesso…? Quindi tornerà?

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        • Antonella, un abbraccio specialissimo. Sono CERTA che lui sa che tu ci sei, e che gli hai dato quel fulcro, quel punto fermo cui sa che può tornare, non appena sente che è arrivato il tempo giusto. Facci sapere! xxx

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  7. Queste parole ripagano gli anni di provocazioni e sfide di 2 figli…dei giudizi del padre…della sua famiglia…dell’essere Sola ma sentire che è la cosa giusta…

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  8. Mi spezza in due…questa lettera, queste parole…ci sono dentro e tiro la corda, non smetterò mai di farlo…Grazie!!!

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