Quello che Giacomino aveva nel corpo

Dovete sapere che io e il Vikingo ogni mattina ci facciamo una bella passeggiata rilassante, chiacchierando del più o del meno, oppure, cosa che va per la maggiore, inventando storie insieme. Non è sempre stato così, questa è una nuova abitudine, nuovissima direi. E’ iniziata appena qualche settimana fa. Prima ci trovavamo a litigare tutto il percorso tra l’asilo di Pollicino e la scuola del Vikingo. Dopo aver passato la mattinata ad “incitarli” per sbrigarsi a vestirsi e uscire, passavo il percorso ad incitarlo a camminare più in fretta, o a correre per prendere l’autobus. Insomma passavamo entrambi un buon quarto d’ora d’inferno. Alla fine abbiamo deciso di trasformare un momento di stress in un momento rilassante, e ci siamo accorti che basta uscire 10 minuti prima e andare a scuola a piedi invece che in autobus. E avere lo spirito giusto ovviamente. Questo è quello che è successo qualche mattina fa, quando insieme abbiamo inventato questa storia, che vi racconto così come è venuta al momento, senza aggiustamenti di stile o narrativi.

– Mamma mi racconti una storia?

– Non so, non mi viene in mente nulla. Mi aiuti ad inventarne una?

– Vabbene mamma, però inizia te.

– Allora, ascolta bene, perché questa è la storia di un bambino di nome Giacomino. Devi sapere che Giacomino aveva un sacco di cose nel suo corpo, oltre a quelle che hanno tutti quanti. Ad esempio Giacomino in un angolino piccino piccino, aveva la felicità. Dove pensi che si trovasse la felicità di Giacomino?

– Secondo me si trovava vicino al cuore.

– Proprio li. In un punto vicino al cuore era la sua felicità. Normalmente la felicità se ne stava tranquilla piccina piccina, ma a volte succedeva che la felicità decideva di uscire dal suo angolino, e allora iniziava a crescere, e a crescere, finché diventava così grande che a Giacomino veniva una gran voglia di correre e saltare e gridare. E quando saltava faceva dei salti altissimi

– fino a due metri?

– si, fino a due metri! Però la felicità non era sempre grande, spesso se ne stava li piccina piccina nel suo angolino vicino al cuore. Ma non stava mica da sola. Li vicino a pochi centimetri si trovava anche l’amore. A volte anche l’amore iniziava a crescere, e usciva dal cuore di Giacomino e invadeva tutto il corpo. E quando questo succedeva a Giacomino veniva una gran voglia di abbracciare tutte le persone a cui voleva bene, la sua mamma, il suo papà, il suo fratellino e la sua sorellina ad esempio. Andava da loro e li abbracciava forte forte.

– così forte che li stritolava come un pitone?

– più o meno così. Però normalmente l’amore se ne stava nell’angolino vicino al cuore e vicino alla felicità. Nel corpo di Giacomino però c’erano anche altre cose, ad esempio c’era la la tristezza. La tristezza normalmente se ne stava nel suo angolino….uhmm, dove stava la tristezza secondo te Vikingo?

– secondo me stava nel piede. Anzi nell’alluce!

– Ecco la tristezza normalmente se ne stava nell’alluce. A volte però la tristezza usciva dall’alluce, e diventava grande come tutto il piede, e saliva su per le gambe, e saliva su per il torso, e riempiva tutto il corpo. E quando la tristezza diventava così grande Giacomino che faceva?

– aveva voglia di piangere. E non voleva fare più nulla!

– Si. Ma per fortuna non succedeva spesso, e gli bastava pensare a qualcosa di bello che subito la felicità usciva dal suo angolino e ricacciava la tristezza giù nell’alluce.

– E poi? Lo so io! C’era la rabbia!

– E si, Giacomino nel corpo aveva anche la rabbia.

– E la rabbia sta nella pancia!

– Infatti la rabbia di Giacomino stava sempre nella sua pancia, tranne quando iniziava a diventare grande, e allora usciva dalla pancia, e arrivava giù nelle gambe, e saliva su per le spalle e poi su per il collo e su fino alla testa. E quando la rabbia faceva così Giacomino aveva solo voglia di gridare, di rompere, di picchiare.

– e diventava tutto rosso! Anche io divento rosso quando mi arrabbio.

– giusto! Diventava tutto rosso proprio come fai tu quando ti arrabbi. E poi lanciava tutto quello che aveva intorno, perché aveva solo voglia di rompere tutto, anche le astronavi che aveva costruito con le costruzioni.

– e aveva anche voglia di rompere un ramo di un albero e tirarlo lontano, e dare calci e pugni a tutti.

– e non voleva che nessuno si avvicinasse, nemmeno la sua sorellina o il suo fratellino. E se lo facevano gli urlava così forte che loro si spaventavano e iniziavano a piangere. A quel punto però Giacomino si guardava intorno e vedeva i suoi giochi sparsi ovunque, e le sue astronavi rotte, e sua sorella e suo fratello spaventati, e allora piano piano la rabbia iniziava a diventare sempre più piccola, e lasciava prima la testa, e poi i piedi, e così via, fino a ritornare nel pancia. Però man mano che la rabbia tornava piccina nella pancia, la tristezza saliva su dai piedi, e a Giacomino iniziava a dispiacere molto per tutte le cose che aveva rotto, e anche un po’ per il fratellino e la sorellina.

– e allora sente l’amore che diventa più grande e caccia via la tristezza nel suo alluce. Eppoi sente la felicità, perché non fa niente che si sono rotti i giocattoli sono più importanti le persone a cui vuole bene.

(e la mamma fatica a mantenere un contegno!)

 

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30 thoughts on “Quello che Giacomino aveva nel corpo”

  1. P.S.
    A noi comunque non escono così belle le storie eh… però credo anche io che sia proprio un bel modo di iniziare la giornata… 🙂

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  2. Ciao, è molto carina, la storia,
    se racconti storie tutte le mattine , ti verrà una bella fantasia, per cui hai materiale abbastanza per fare un libro…
    a parte questo brava per aver trasormato un momento di stress per tutti e due in un momento costruttivo, principalmente pe ril bambino ed è un ottimo esempio per le mamme “stressate. Si sa che è un pò duro fare la mamma, ma se si va avanti con il punto di vista di vincere e non soccombere alle difficoltà, una donna vince sempre , perchè è nella sua natura…
    ciao e tanti auguri, posso pubblicarla nel mio sito http://www.ostetricaamica.it ?? ciao e buone cose

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    • @Pina ti ringrazio per i complimenti e gli auguri, però non posso autorizzarti a copiarla sul tuo sito, mi dispiace. Magari puoi scrivere tu un post, in cui spieghi perché ti piace, e mettere il link a questo post. Non è cattiveria la mia, è proprio una linea editoriale che abbiamo deciso con Silvia e sulla quale non possiamo fare eccezioni. Sono certa che rispetterai questa decisione. Grazie!

      @Monica DEVI raccontarla a casa, e venire a dirmi se ha avuto successo. Assolutamente! 🙂

      Ragazze, tutte, mi state veramente dando una bella carica di energia oggi, e vi assicuro che ne ho un gran bisogno. Vi adoro! 🙂

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  3. @ Mammadicorsa

    Penso anche io che sia una bellissima cosa allenare il figlio a dare un nome alle sue emozioni, secondo me diventano più consapevoli e poi si manda il messaggio che vengono comunque rispettate. Una volta sono riuscita a distogliere la Stellina da una sua crisi di rabbia proponendole uno “specchio”: era una pagina di un libricino di “nati per leggere” sulle facce dei bambini, in cui compariva una faccia arrabbiata. Gliel’ho messa davanti e la Stellina si è messa a ridere 😀 Quasi quasi ci riprovo. Sono quasi sicura che questo mese avrà un guestpost in proposito 😀

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  4. Anche a me piace molto come storia e anche io cerco di far riconoscere a mia figlia le emozioni che prova. Ieri ho tentato anche di chiederle perchè provava tali emozioni. Si possono scoprire tante cose.
    Grazie per il racconto. Ne farò buon uso quando insiste perchè le racconti una storia (spesso sono senza parole).

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  5. Oltre ch una grande soluzione per iniziare la giornata in maniera meno conflittuale e più costruttiva, é una storia davvero stupenda. Penserei anche io all’idea di Chiara di illustrarla, dico sul serio! Grande tu, e anche il Vikingo ovviamente!

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  6. meravigliosa! perchè non fai un libro illustrato? secondo me c’è un sacco di gnete che ti farebbe le illustrazioni… Io poi lo compro di sicuro per i bambini e per gli adulti.
    Grazie perchè dai sempre uno spunto per “cambiare” qualcosa in meglio.
    Ciao

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  7. E’ una cosa che con il mio grande facciamo da oltre un anno e mezzo: dai suoi 4 anni appunto. (Con il piccolo -un anno e mezzo- no, è troppo piccolo appunto)
    I nostri viaggi in auto ogni mattine e ogni sera (una ventina di minuti ciascuno): radio spenta (non me ne voglia la mia amica Silvia che ha postato poco sopra)e via di storie inventate. Ormai G. (il grande appunto) è diventato così grande che conduce lui il filo… io devo soltanto guidare e ascoltare.

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  8. Serena sei una miniera di risorse! Anche io sbrocco praticamente tutte le mattine, tant che quando sono calma mio figlio mi chiede “Mamma ma oggi non siamo in ritardissmo?”… Proverò a seguire il tuo consiglio, a preparare tutto la sera e uscire qualche minuto prima senza sbraitare: quando sono riuscita a farlo è cambiata la giornata!
    Grazie!

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    • @Chiara parti dall’analisi di cosa non funziona la mattina, e trova qualche accorgimento che ti fa uscire qualche minuti prima senza sbroccare. Sono certa che ti scoprirai piena di risorse anche tu! 🙂
      @Cheti siete avantissimo voi! Bravi!
      @anna mi solletica molto l’idea di fare un libro illustrato. Io e il Vikingo abbiamo già un sacco di storie come questa nel cassetto. Grazie a te per il supporto!

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  9. Grazie @Silvia e @CloseTheDoor

    @Mammamsterdam quella è la cosa della quale sono più orgogliosa. Stavo sbroccando di brutto ogni mattina, e ho deciso che così non si poteva più andare avanti. In realtà non serve nemmeno svegliarsi prima, basta mettersi d’accordo ed uscire prima, e la promessa di raccontarsi una bella storia durante il percorso rende il Vikingo immediatamente più collaborativo 🙂

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  10. Che bello, la parte che mi piace di pi`¨è quella di trsformare lo stress in piacere.

    Io ho trasformato il faticosissimo risveglio di figlio 2 in 10 minuti extra di caldo, coccole e pisolo, vado ad abbracciarmelo e se figlio 1 collabora ci raccontiamo storie, altrimenti ci annusiamo e basta. (alzarsi 10 minuti prima? Mai)

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