Prima di dormire

E’ tardi stasera, ci siano abbandonati al ritmo lento di una cena lontana dai soliti orari frenetici.
Sono sola con i bambini, il martedì e’ giorno di calcio per il papà, e ne approfittiamo per spezzare la routine quotidiana.
Mangiamo guardando la nostra fiction preferita, alzo un bicchiere di vino mentre loro si abbuffano di hamburger e patatine fritte.
Sorrido vedendoli mangiare, voraci e creativi nel costruirsi il loro panino enorme, vizio di ogni settimana, concesso a loro e a me a suggellare una serata speciale.
Si preparano mentre riordino la cucina. E’ un campo di battaglia, pieno di briciole e di schizzi d’olio, metto la musica mentre li sento spingersi davanti al lavandino per lavarsi i denti, canticchio De Andre’ mentre passo la spugnetta sulla tovaglia cerata a pois.
Sento le loro voci, i loro passi, le risate chiassose intervallate da parole a voce alta. Litigano urtandosi e immediatamente dopo scoppiano a ridere, alternando calci e spinte a racconti divertenti e barzellette inventate.
Viene da ridere anche a me, e lo faccio senza farmi sentire, do appuntamento a qualche minuto dopo per il saluto della buona notte.
Mi aspettano a letto, con indosso i loro pigiami colorati, regali di un Babbo Natale ormai stanco, che ogni anno fa fatica a trascinare i loro doni.
Sotto le coperte leggono in attesa del mio saluto, da lontano li guardo orgogliosa e provo a pensare che la passione per i libri sia venuta da me. Mattia tiene stretta una delle sue storie di “goal”, oltre quaranta libri in cui si è buttato a capofitto senza sosta, tutti in fila ordinata sullo scaffale sopra il suo letto.
Tommaso ride silenzioso sfogliando le pagine di “Capitan mutanda”. La luce e’ soffusa ma gli basta per capire il filo della storia che ha davanti.
Riccardo non si accorge quando entro, ha un quaderno aperto in cui riscrive in corsivo uno dei libri de “il diario di una schiappa”. Li tiene tutti vicino al letto come un tesoro prezioso, mi commuove che senta i suoi libri come parte di se’, sin da piccolo.
Ognuno reclama un mio sguardo, un mio bacio, una carezza, piccole attenzioni per chiudere un’altra giornata fitta, densa, intensa, fredda come questa fine d’inverno.
Ognuno lo fa a modo suo, ognuno diverso dai suoi fratelli, secondo il suo sentire.
Mi avvicino a Tommaso, mi stendo vicino a lui, lo abbraccio. La sua timidezza con gli altri mi disarma a volte, soprattutto se messa a contrasto con la richiesta di coccole a me, la sua mamma, l’unica da cui si fa stringere.
Mi toglie il respiro, non chiede mai più di quello che riesco a dargli, non s’impone ma mi reclama con dolcezza, sempre.
Ricambia il mio abbraccio stringendomi a se’, mi abbandono nella sua pelle e chiudo gli occhi, accompagnandolo al sonno.

Foto privata Valewanda
Foto privata Valewanda
Si addormenta in fretta, volentieri, con i suoi libri sotto il cuscino per paura che qualcuno glieli porti via.
Lo guardo mentre i suoi occhi si chiudono, sento il soffio del suo respiro e in pochi minuti lo vedo immerso nel suo primo sogno.
Mattia e’ nel letto sopra di lui, continua a leggere, mi scruta con la coda dell’occhio senza dire una parola, so bene perché.
Sia lui che Riccardo aspirano ad essere ultimi per potermi tenere vicino più a lungo.
Riccardo così diverso dal suo gemello, si addormenta più tardi, fa fatica a staccarsi dal giorno e dalle sue attività, spesso non ha voglia di andare a letto e rimandare al giorno dopo.
Mi siedo vicino a lui, si scurisce in volto e continua a disegnare sul suo quaderno ordinatissimo, senza una cancellatura.
Affondo baci rumorosi, tanti, gli parlo della giornata chiedendogli le cose che fino a quel momento non ha saputo mettere a fuoco. A volte racconta, a volte dice due frasi e capisco che non ha voglia, e’ ancora molto sveglio quando arrivo da lui, vorrebbe finire ciò che sta facendo.
Mi chiede un bicchiere d’acqua e cerca di sapere cosa ho scelto di merenda per la mattina dopo.
Si alza ad accendere la luce della stanza di fronte, quella dei giochi, che lasciamo accesa finché tutti i bambini non si addormentano. Il buio gli evoca fantasmi e presenze inquietanti, a volte gli viene davanti l’immagine di un Caravaggio che io amo tanto e che ho azzardato a fargli vedere.
Sembra insaziabile quando mi vede girare lo sguardo verso il fratello più grande, fino ad allora in paziente attesa.
Chiede un altro abbraccio, una lunga carezza, alza lo sguardo e mi lascia andare via, proseguendo a scrivere.
Mattia e’ l’ultimo, come piace a lui. Intravedo un sorriso sotto la sua espressione severa, macina pagine del libro e mi aspetta.
Appena la mia mano sfiora la sua schiena chiude il libro e si abbandona insaziabile alle mie carezze, rintanato in un angolo con il suo paperotto, ormai vecchio e consumato.
Perché lui è così, il primogenito, tutto d’un pezzo di giorno, felice di abbandonarsi alla tenerezza di sera.
Si abbandona a me, a nessun altro, si concede a questa mamma che a volte si sente divisa in tre e vorrebbe moltiplicare il tempo, le attenzioni, le energie. Per non toglierle a loro, a nessuno, a niente.
Quando cerco di allontanarmi spesso mi trattiene.
“Ancora un po’ mamma”.
Proseguo ancora qualche minuto, e a quel punto mi lascia andare.
Esco dalla porta, mi giro e li guardo. Spengo le luci e senza far rumore mi trascino via.

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