Mamma e papà sono andati in ospedale, lasciando l’aspirante fratello maggiore con i nonni per un paio di giorni. E’ inquieto, emozionato, nervoso. Sente l’euforia nell’aria. Telefonate. Frasi rubate ad adulti eccitati: “Va tutto bene, si. La mamma e il bebè stanno bene” risuonano nelle sue piccole orecchie. Ogni bambino reagisce certamente a modo suo, ma molto probabilmente il primo incontro andrà benissimo. Il grande sarà emozionato di vedere il piccolo, soprattutto se è stato preparato all’evento. Qualcuno si organizza fingendo che il bebè porti un regalino al fratello. E’ una splendida idea per far sentire il primogenito benvoluto. Noi abbiamo fatto anche il contrario, per instaurare sin da subito un rapporto di reciprocità. Abbiamo spiegato al Vikingo che il giorno in cui si nasce è il primissimo compleanno. E quindi dovevamo comprare un regalino al bebè. Gli abbiamo chiesto se voleva sceglierlo lui, ed è stato ovviamente molto orgoglioso di assumersi questa grande responsabilità. Ha passato in rassegna molti pupazzi e sonaglii, controllandoli con l’aria dell’esperto, commentando con frasi tipo “Questo no. Non va bene. Non gli piace”. Poi ha deciso quasi improvvisamente ed è stato irremovibile.
Nei giorni seguenti però la situazione potrebbe essere più difficile. E’ importante il ruolo del papà nel compensare gli squilibri che necessariamente si vengono a creare. E se il papà è già abituato a prendersi cura attivamente dei figli, il tutto sembrerà più naturale. Un suggerimento che ho trovato molto utile è quello di rendere partecipe il più possibile il grande. Ad esempio il papà potrebbe dire “sai, ora la mamma è molto impegnata con il bebè, e tocca a noi due aiutarla a fare questo o quest’altro” in questo modo si crea una specie di alleanza padre-figlio o figlia, che fa sentire il numero uno più importante, invece che messo da parte. I “compiti” per il bimbo grande saranno chiaramente commisurati alla sua età. Potete certamente cercare di coinvolgerlo in ogni attività, ma non lo forzate se non ne ha voglia. Ma il papà può aiutare anche con il bebè. Dal cambio del pannolino, all’addormentamento, al bagnetto il papà può occuparsi spesso del piccolino, mentre la mamma si dedica a giocare con il grande.
Non gli dite in continuazione che lei è la bimba grande ora. Probabilmente non si sente grande affatto, e ancora più probabilmente non ha nessuna voglia di esserlo se questo comporta rinunciare alla mamma. E tanto meno potete imporle di voler bene al fratellino. Ricordatevi di provare a rigirare la frase come se il vostro patner la stesse dicendo a voi, per capirne l’effetto: “mia cara, ormai sei una moglie esperta, quindi ho deciso di prendere una seconda moglie così che tu potrai occuparti di lei, e insegnarle tutto quello che sai. Sono sicuro che le vorrai bene.” Ridicolo, eh?
Aspettatevi una buona dose di gelosia che verrà espressa in modi e tempi differenti a seconda del temperamento del bambino, ma anche a seconda di fattori esterni o del vostro comportamento come genitori. Capita spesso di fare moltissima attenzione i primi tempi, e quando iniziate a rilassarvi pensando che il nuovo arrivato sia stato pienamente accettato, si scatena improvvisamente l’inferno. Mia nipote ad esempio si è sempre mostrata molto premurosa e affettuosa nei confronti del fratellino appena nato. “Allattava al seno” la sua bambola, mentre la mamma allattava il bebè. Insomma tutto faceva pensare al meglio, finchè dopo un po’ ha iniziato a ritenere che fosse troppo. Potrebbe essere difficile capire il nesso tra la gelosia e il cambio di comportamento, in quanto non sempre si sviluppa aggressività nei confronti del bebè. Sono frequenti reazioni quali accessi di rabbia nei confronti dei genitori o di altri bambini o regressioni su cose che faceva regolarmente. A seconda dell’età potrebbe iniziare a fare cacca e pipì sotto, svegliarsi ripetutamente la notte, rifiutarsi di andare a dormire, intraprendere uno sciopero della fame, volersi sedere a tutti i costi sul seggiolone. Non ci sono limiti. Sta cercando di attirare la vostra attenzione e usa tutte le armi a sua disposizione. Non fate finta di niente. Dategli l’attenzione di cui ha bisogno se potete.
Riconoscergli i propri stati d’animo è il primo passo verso la risoluzione del problema. “Sei molto arrabbiato con mamma perchè non ho più tempo di giocare con te. Lo capisco. Lo so che è molto difficile accettare questa situazione ora” lo farà sentire compreso e accettato.
Questo non vuol dire giustificare dei comportamenti che sono inaccettabili, quali aggressività nei confronti del bebè, capricci, o crisi di rabbia violente. Quelle non devono essere tollerate, e devono essere fermate immediatamente. “Capisco che sei arrabbiato/nervoso/geloso… MA questo comportamento non è accettabile. Non si picchia/urla/scalcia….” Se il bambino è molto piccolo (10 – 18 mesi) servono poche parole secche e sarà necessaria l’azione fisica di fermarlo, in quanto non è in grado di elaborare il concetto. Se è più grande potete dare più spiegazioni, DOPO aver fermato l’azione intollerabile. Le spiegazioni si danno sempre a freddo, quando il bambino è calmo e recettivo. Spiegare ad un bambino il perchè non si picchia mentre sta in piena crisi di gelosia non solo non è utile, ma toglie forza al messaggio stesso. L’unico messaggio utile è “Stop. Questo non si fa.“, meglio se unito ad un gesto fermo ed esplicativo, quale fermare la sua mano nell’atto di martellare la testa del bebè.
Trovare una soluzione. Se l’età lo consente, cercate di parlare al bambino più grande, chiedendogli cosa c’è che non va. Ad esempio potrebbe dirvi che non gli piace quando il fratellino piange, oppure che è noioso giocare da solo mentre mamma è occupata con il neonato. L’importante è non negargli i sentimenti. Se vi dice che odia la sorellina, non potete certo rispondergli che non è vero. Potete invece riconoscergli lo stato d’animo, dicendo ad esempio “capisco che è difficile per te accettare che mamma ora è impegnata con lei. Cosa possiamo fare per farti sentire meglio?” e poi magari ideare una strategia insieme. Ad esempio, potreste avere un sacco speciale con giochi da usare solo quando mamma è impegnata.
Stabilire un rapporto di reciprocità sin dall’inizio pone le basi per quando l’interazione tra i due sarà più intensa. Il grande deve accettare il fatto che il bebè ha bisogno del suo spazio e dei suoi giochi, e che questo spazio verrà protetto da voi, così come gli spazi e giochi del grande saranno protetti quando il piccolo inizierà a gattonare. Una cosa utile potrebbe essere quella di instaurare un “tempo speciale con mamma” in cui il bebè non è incluso, e durante il quale potete dedicarvi a qualche attività preferita, compensando per quanto possibile il tempo normalmente dedicato al bebè. Inoltre potete stabilire dei giochi o degli oggetti speciali che possono essere tenuti esclusivamente per uno dei due bambini, mentre gli altri possono essere condivisi. Sarà più facile per il grande accettare che il biberon è una cosa del bebè, se a lui viene riservato un oggetto a cui il bebè non può accedere.
Sia nel caso in cui il primogenito dimostri gelosia, sia in caso contrario ricordatevi di non lasciarli mai
soli in una stanza senza la vostra supervisione. I bambini a volte hanno delle idee meravigliose di cui è meglio non doversi preoccupare.
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