Maschi e femmine: differenti dalla nascità?

Maschi e femmine sono differenti fin dalla nascita? Quando interagiamo con dei neonati ci comportiamo in modo diverso a seconda del sesso del bebè e questo condiziona necessariamente come si comporterà da grande.

Foto ©Jlhopgood utilizzata con licenza Creative Commons
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Quante volte vi siete trovati a giurare che maschi e femmine sono differenti dalla nascita? Ovviamente siamo tutti d’accordo sul fatto che siano diversi, nel senso che ogni individuo è unico, con tutte le sue peculiarità. Ma quanto del loro essere tipicamente maschi e tipicamente femmine è condizionato da noi adulti?

Prendiamo ad esempio uno dei tanti esperimenti condotti per capire le differenze di genere. Hanno preso degli adulti e gli hanno mostrato un filmato. Era un filmato di un neonato di pochissimi mesi, a cui veniva mostrato un giocattolo. Uno dei quei pupazzeti a molla che spuntano fuori da una scatola. Il neonato ad un certo punto iniziava a piangere. Ad un gruppo di adulti hanno detto che si trattava di un maschio, all’altro gruppo hanno detto che si trattava di una femmina. Poi gli hanno chiesto di descrivere cosa succedeva nel film. Quelli che pensavano fosse un maschio hanno detto che il neonato si era arrabbiato. Quelli che pensavano fosse una femmina hanno detto che la neonata si era spaventata.

Questo esperimento mostra senza dubbio alcuno il fatto che per quanto possiamo essere consapevoli e attenti, proiettiamo sui bambini i nostri pregiudizi di genere, anche senza rendercene conto. Un maschio si arrabbia, una femmina si spaventa.
Certo oggi è solo un neonato, che diferenza vuoi che faccia. Però proviamo ad andare oltre.
Proviamo per un momento a seguire un ragionamento per assurdo, partendo proprio da quel neonato di pochi mesi che piange e dalla nostra interpretazione di quel pianto.

I maschi si arrabbiano

Se è un maschio penseremo che si è arrabbiato. Forse lo prenderemo in braccio ma è anche probabile che invece cercheremo di distrarlo senza prenderlo in braccio, magari dicendogli: “Ti sei arrabbiato perché volevi quel gioco. Ma quello non puoi averlo perché ti faresti male.” Useremo un tono di voce fermo e sicuro. Poi magari proveremo a distrarlo dandogli un altro oggetto. Il messaggio che inconsciamente gli passiamo è quello che non c’è ragione di piangere, e che non c’è bisogno di coccole per confortarsi dal pianto. Inoltre gli insegneremo a distrarsi con altro per calmarsi. Certamente non c’è nulla di male in questo messaggio. Ma a lungo andare, giorno dopo giorno, anno dopo anno, insegna ai maschi a non piangere, e non mostrare i sentimenti, a trovare un modo per calmarsi da soli, magari occupandosi di altro.

Le femmine si spaventano

Supponiamo invece di avere una femmina, e quindi di interpretare quel pianto come una reazione allo spavento. Con molta probabilità la prenderemo in braccio, cercando di consolarla. Useremo un tono di voce più soft per cercare di calmarla. Probabilmente diremo cose tipo “ povera piccola! Ti sei spaventata! Vieni qui dalla tua mamma” Cercheremo di coccolarla, farle sentire la sicurezza del nostro caldo abbraccio, empatizzando con lei per lo spavento ricevuto. Il messaggio che inconsciamente gli passiamo è quello che a volte ci si spaventa, che in quei casi si può piangere, e andare da mamma a farsi consolare. Non credo ci sia nulla di male nemmeno in questo messaggio. Eppure giorno dopo giorno, anno dopo anno, insegna alle femmine che i sentimenti possono essere espressi, che va bene piangere, e che si può andare a cercare conforto negli altri.

Eppure in questi due messaggi, così giusti eppure anche così sbagliati, si nasconde l’insidia del nostro pregiudizio sul genere. E se sistematicamente reagiamo in un certo modo con i maschi e in un altro con le femmine?
E se il neonato maschio non si fosse arrabbiato, ma si fosse spaventato?
E se la piccola invece fosse arrabbiata?

Proviamo ad analizzare le reazioni che abbiamo di fronte alle richieste dei nostri figli, anche le risposte più istintive. Reagiremmo allo stesso modo anche se fosse dell’altro sesso?

 

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37 thoughts on “Maschi e femmine: differenti dalla nascità?”

  1. Torno su questo tema. Abbiamo visto domenica Rapunzel! Che dire, nel finale il ladro (niente principe, vedi un po’…) da un bel taglio ai capelli della principessa, e insieme un taglio alla prigionia e a secoli di storie con femmine incapaci!
    E dopo ci troviamo una principessa molto più sportiva, molto allegra, e sempre decisamente convinta!
    Bello, molto bello: lei che dà le padellate (ma violenza ridotta al minimo!), lei che ha paura ma ci prova, lei che chiede aiuto ma non sta a guardare, lei che alla fine grida che è pronta a ribellarsi tutta la vita, lei che salva lui e lui che salva lei, lui che cede e poi si convince, insomma, un film di ruoli alla pari, uomini e donne, ma anche brutti e belli (di belli ce ne sono davvero pochi… e anche i buoni sono brutti!). Tutto questo mescolato a tante, tante risate… Un film che ho trovato stupendo, e una protagonista che mi è piaciuta tanto!

    E ho trovato anche un libro, per caso, che mi è piaciuto molto: Dalla parte dei bambini, la rivoluzione di Maria Montessori. Di Daniela Palumbo.

    A prescindere dal metodo Montessori (di cui ovviamente parla, ma molto genericamente e senza spiegarlo) è la storia di una ragazzina, prima , che non sopporta la cattiveria di certe persone e si ribella, e di una giovane donna, ostinata e decisa, che alla faccia di docenti e del padre, decide di iscriversi a medicina, non glielo permettono ma non molla, inizia con altro e ci arriva per vie traverse. Una donna che soffre, che si sente anche sola, ma non smette mai di tenere gli occhi alti, di affrontare la vita con coraggio, umiltà, decisione, dolcezza. Una donna che mette al mondo un figlio quando tutto è contro, senza dare colpe a un uomo che la abbandona, senza odiarlo, semplicemente affrontando le cose come vengono, scegliendo la sua professione prima della maternità, ma senza rinunciare del tutto nemmeno a quella, una storia come tante, con tante sfumature, ma per la prima volta vissuta senza pensare tanto a cosa dice chi c’è intorno.

    Ecco, è un libro per bambini (dai 9 anni) molto semplice e scorrevole, ma spero di leggerlo un giorno a mia figlia, perché anche lei sappia che, anche se il mondo un giorno potrà esserle contro, non è detto che quella sbagliata sia lei!

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  2. @Stefafra, il tuo post mi ha fatto troppo ridere, mi immagino schiere di neonati-Churchill con il sigaro, come quello del film “chi ha incastrato Roger rabbit”! 🙂
    Mia figlia è stata pelata e cicciotta fino a 18 mesi e io la vesto in genere piuttosto neutra. Ma tanto anche se la vestivo tutta di rosa e pizzi, mi dicevano “ma che bel bambino!”, c’è chi si offende non capisco perché.
    Se vuoi andare sul sicuro prova con un generico “ma che bel bebè, come si chiama?” 😉

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  3. no stefafra, ti capisco benissimo: soprattutto quelli che restano un po’ pelatini restano di genere misterioso per me, però è rarissimo non riuscire a distinguerli dall’abbigliamento: in genere si differenzia con vezzi o meno già dai 3 mesi in poi… a scapito della comodità!

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  4. É vero, l’ho fatto notare al mio moroso e lui dice che sono paranoica, ma piccoli esempi del genere si vedono ogni giorno.
    Nel nostro circolo familiare é tutto un fiorire di pargoletti, piccole creaturine con una allarmante somiglianza a Churchill, rotondi, pelati e incazzevoli. Fanno le solite cose che fanno i neonati e tutto sommato si assomigliano tantissimo.
    Ma le bimbe sono tutte carine, piccine, donnine, tesorini.
    I maschietti tutti forti, ometti, robusti, guarda come cresce bene.
    Anche se pesano, misurano e si comportano uguale, e hanno una settimana o giú di lí.

    PS: a meno di non essere colour-coded in rosa o azzurro, o nudi, io non distinguo mai il sesso di un bimbo fin verso i 2 anni e faccio figure immonde coi genitori, dite che sono grave?

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  5. Ho due bambine “grandicelle” ma l’argomento mi interessa ancora tantissimo.
    La piccola gioca con macchinine e il massimo è stato raggiunto due natali fa quando mio marito si è divertito moltissimo nel sceglierle il trenino che tanto desiderava. Molto attratta dai gormiti.
    Ma in fatto di vestiti desidera gonne e vestitini e si guarda allo specchio.
    Tendenzialmente predilige giochi “fisici”, è uno spasso osservarla mentre scruta i maschietti al parco che non la degnano in quanto femmina.
    Lei ci giocherebbe felicissima.
    Poi ho la figlia più grande che ha sempre voluto essere femmina, attentissima ai colori (io che già da piccola tendenzialmente sceglievo abiti blu o azzurri perché le risaltavano gli occhi), ha passato anni schifata da tutto ciò che potesse essere da “maschi”, trattenendosi con sua sorella!
    Insomma ognuno ha una propria indole, bisogna avere il tempo e la voglia di mettersi nei panni dei bambini e fare molta attenzione, senza ostacolare o, peggio, evidenziare oltre misura, le caratteristiche, i bisogni insiti anche in così piccoli bambini.
    A mio avviso credo sia l’aspetto più difficile dell’essere madre, imparare a capire veramente chi sono i tuoi figli, che potrebbero essere anche l’opposto dei nostri desideri o pensieri di madre.
    Bisogna fare tanta strada.
    Non sono perfetta mai io, però mi pongo dei dubbi, che mi aiutano a pormi domande, confrontarmi e documentarmi.
    Ad esempio leggendo qui ho scoperto il libro da voi menzionato che comprerò sicuramente!

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  6. Sono andata in biblioteca, non trovo mai quello che cerco, ma questa volta li avevano tutti e due (sia “dalla parte delle bambine” che “ancora dalla parte delle bambine”)

    Con tanto ottimismo li ho presi tutti e due. Da questa sera, a costo di leggere due pagine per volta, li inizio!

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  7. L’esperimento citato mi ha aperto qualche ‘finestra’ sul modo in cui reagisco con mia figlia. D’istinto mi viene da consolarla se la vedo piangere, ma fin da piccolissima mi sembra resistente a un certo numero di stress e quindi la lodo chiamandola ‘la mia campionessa’.

    Devo dire pero’ che all’inizio quando era piccolissima mi fidavo molto dell’istinto, che era un campanello d’allarme fortissimo a non lasciarla sola nemmeno per un minuto, a tenerla molto in braccio ecc. adesso mi sembra di essere molto piu’ suggestionabile dai ‘pareri’ terzi, per cui il ‘vizio’ e il ‘trauma’ sono sempre dietro l’angolo, e di solito o c’e’ il primo o c’e’ il secondo, tertium non datur.

    Non ho ancora letto “Dalla parte delle bambine I e II”, a questo punto sarà il mio prossimo acquisto 😉

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  8. Penso sia stato detto più o meno tutto ma mi va di re comunque la mia. Ho un figlio maschio e non ho pregiudizi di genere (va bene, noi femminucce siamo meglio ma cerco di non farglielo pesare ;-)): può e potrà giocare con quello che preferisce, noi scegliamo in genere giochi asessuati ma se mi chiederà una macchinina così come una bambola non sarò certo io a rifiutargliela. Il nostro ultimo acquisto è stata una scopa! Devo dire però che ho avuto la fortuna di vivere in una famiglia che ci ha sempre lasciate libere di scegliere: ho una sorella maggiore e più diverse di così non potremmo essere (io giocavo con le macchinine e con i maschi a fare la guerra, lei con cicciobello, lei preferiva le gonne – sempre stata molto femminile – io i pantaloni – sempre stata un maschiaccio) ma i miei ci hanno sempre assecondato. Se avessimo avuto un fratello avrebbero fatto alterettanto e nelle faccende di casa gli sarebbe toccato di fare esattamente quello che facevamo noi. Mi rendo conto però di essere stata una “privilegiata” anche perchè dall’esterno invece i messaggi sono sempre stati diversi e certe mie scelte sono sempre state criticate. Io sono una tosta e ho sempre fatto quello che volevo (negli studi, nel lavoro, negli hobby), ma mi rendo conto che se avessi avuto un carattere un po’ meno tosto non sarebbe stato facile.
    Tutto questo per dire che la famiglia è sicuramente fondamentale, ma viviamo nel mondo e nel mondo vivono anche i nostri figli che non ricevono messaggi solo da noi. E cambiare la testa alla gente è lungo e difficile (ma sono convinta che si può).
    Per inciso, sono anche io dell’idea che maschi e femmine NON sono uguali, ma che debbano avere le stesse opportunità e seguire il proprio istinto.

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  9. Sono completamente d’accordo con mammaemigrata quando afferma che maschi e femmine non sono uguali, ma che devono essere trattati allo stesso modo ed avere gli stessi diritti e, aggiungo io, gli stessi doveri. Proprio oggi consideravo, con un’altra donna, su come funzionerebbero meglio gli ambienti di lavoro se fossero composti da uomini e donne nella stessa percentuale, proprio per le caratteristiche differenti e complementari dei due generi.
    Tornando a parlare di bambini, mia figlia, quasi due anni e mezzo, vorrebbe il reggiseno come la mamma e, allo stesso tempo, farsi la barba come il papà…

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  10. Piccola anteprima: ci sarà un post su quel libro (probabilmente su entrambi) e non sarà scritto da noi, ma da un’ospite!

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  11. @Gloria io cerco di essere ottimista e spero di riuscire ad arginare eventuali messaggi che dovessero venire dal mondo esterno e che non condivido. Per i miei genitori con me ha funzionato, quindi ho speranza….

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  12. Assolutamente sì, letto il primo è obbligatorio anche il secondo, ma è giusto andare per “storia” 🙂
    La speranza del leggerli quando si hanno bimbi piccoli è proprio quella di non trovarsi tra 2-3 anni a riflettere quelle immagini. Ma ho il terrore dell’influenza esterna, sinceramente. Fino a che sono state al nido mi sembrava tutto più semplice, anche perché le educatrici condividevano (per quanto possibile) il mio punto di vista. Ma già la scuola dell’infanzia, e il confronto con gli altri bimbi, le altre bimbe, gli altri genitori, su questo punto, non sarà semplice (o non ci sarà proprio…)

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  13. @Gloria senza dubbio consiglio anche io il primo fra i due. Ma non ho dubbi sul fatto che chi apprezza il primo finira’ per leggersi anche il secondo… come resistere alla tentazione di chiedersi dove siamo finiti 30 anni dopo?
    Mia figlia ancora non ha un anno e mezzo, ma ho una nipote di quasi sei anni che ricalca spaventosamente alcuni dei tratti descritti. Certe cose mi hanno fatto davvero paura.

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  14. @Barbara: mi sa che saremo in tante, questo mese, a scatenarci…
    “Ancora dalla parte delle bambine” l’ho letto di seguito al primo. E’ una sorta di “passaggio di testimone”, un’attualizzazione del primo, quasi anche più sconcertante.
    Sarà però che le mie bimbe sono ancora molto piccole (quasi 2 e 4 anni), ma ho faticato ancora a seguire alcune delle logiche (e anche dei cartoni/gadget/pubblicità) che descrive questo ultimo.
    In ogni caso però continuo a consigliare entrambi, ma se dovessi scegliere assolutamente consiglierei il primo, che contiene secondo me i “fondamentali” su cui lavorare.

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