Io non sono un’integralista, praticamente in nulla. Per me c’è sempre una possibilità di mediazione, un punto di vista diverso da cui osservare.
Quindi poco condivido le crociate di alcune mamme (e di molti meno papà) contro il cibo-spazzatura di cui sembra amino ingozzarsi i bambini. Non fraintendetemi: non sono contraria… all’essere contraria, ma al metodo! Il metodo delle crociate e delle guerre sante in nome di un superiore ideale, mi sembra che storicamente non abbia avuto un gran successo.
Nutrire un bambino in età scolare, che vive in mezzo a coetanei patatinivori, solo con germogli di soia, riso integrale e cibi esclusivamente biologici, non è sbagliato… è solo una pia illusione! Che presto si scontrerà contro un compagno di classe spacciatore di caramelle o gomme.
Io però ho la convinzione che il cibo-spazzatura posso combatterlo, senza divieti assoluti che lo rendano, agli occhi del mio Sorcetto, ancora più appetibile.
Innanzi tutto credo che non sia il caso di drammatizzare se patatine composte con farine compattate, pasti felici fritti in olii di inquietante provenienza o cremose merendine che farebbero bene a rimanere li, nel banco frigo, non costituiscono un’abitudine. Quindi se il loro consumo è del tutto saltuario e dettato solo dalla curiosità, meglio acconsentire alla prova, piuttosto che fomentare il fascino del proibito.
In fondo, con pochi “trucchi” credo proprio si possa annullare l’effetto venefico sull’apparato digerente e metablico dei nostri bambini di queste magnifiche schifezze.
– Se un giorno ci troviamo al Mc Quello e la sorpresina del Pasto Felice sembra proprio irresistibile, mangiamocelo pure in allegria familiare (con buona pace della nostra sicura gastrite di genitori stressati). A merenda cercheremo di proporre la frutta e la sera ovvieremo con una bella minestra di verdure, magari con un po’ di riso e con una bella fetta di prosciutto crudo magro. Il danno costituito dal pranzo non potrà certo essere così grave! Soprattutto se parliamo di una situazione occasionale, magari dettata da una passeggiata in centro che si è prolungata inavvertitamente oltre l’orario della fame.
– Se le patatine, i puff, o tutte quelle delizie che vivono nelle bustine, sono proprio irresistibili, concordiamo con il vorace consumatore un’occasione ben delimitata per mangiarle. Vi faccio un esempio personale: il Sorcetto adora le patatine. Abbiamo stabilito che si possono mangiare solo ed esclusivamente all’uscita dalla piscina. E non si comprano in giro: si mangiano quelle comprate al supermercato, quelle nelle bustine vendute nel multipacco (che sono più piccole di quelle in vendita nei bar!). Quindi l’assunzione di olii micidiali è limitata al dopo-sport ed in porzione molto contenuta (bustina da 25 gr.), solo ed esclusivamente 2 volte a settimana. Penso che un bambino che consuma normalmente verdura e frutta, può serenamente neutralizzare i danni causati da 50 gr. (scarsi, perchè c’è sempre la patatina offerta qua e la) a settimana di patatine.
– Ci sono cose buonissime con cui fare merenda (perchè è proprio nelle merende e colazioni che si concentra il cibo-spazzatura) che sono assolutamente sane: l’importante è che i nostri bambini le conoscano. Ci vuole la buona volontà di proporle. Ad una merendina confezionata è preferibile un piccolo panino, ad esempio con il prosciutto, con la bresaola, ma occasionalmente anche con il salame o con la mortadella (l’importante è non abusare). Ci sono i frullati di frutta, magari da preparare insieme. Gli yogurt in cui aggiungere frutta o cereali. Anche un bel gelato artigianale è sano e di gran soddisfazione. O una piccola pasta presa in una buona pasticceria. Variando molto, cambiando in continuazione le proposte, alleniamo i nostri bambini a scoprire i sapori del cibo “vero”. Alla fine anche loro, una volta scoperto il “buono”, difficilmente preferiranno il “plasticoso”.
Sono, invece, molto meno indulgente e possibilista con i cibi-spot (lo confesso: volevo scrivere cibi-truffa…). Intendo tutti quei cibi-giocattolo, quei cibi-nulla: patatine, ovetti, gelati, caramelle di infima qualità, venduti con un piccolo gadget di grande richiamo. Qui non è solo un problema nutrizionale, anche perchè spesso i nostri bambini, confusi e disorientai dalla pubblicità e dalle confezioni create come trappole, sono del tutto disinteressati al prodotto alimentare, che addirittura evitano di mangiare. Qui è proprio una questione di etica del commercio.
Faccio un esempio: tutti conosciamo l’ovetto più famoso del mondo, quello con la sorpresina. Si può essere d’accordo o meno sul comprarlo ai bambini, ma la cioccolata con cui è fatto è, sì un po’ scadente, ma almeno commestibile (anzi direi molto buona al palato). Rientra secondo me in quei cibi che, se consumati saltuariamente, non uccidono. Adesso proliferano cloni di quell’ovetto (che almeno avrebbe l’attenuante di essere ormai tradizionale) che promettono di contenere i personaggi più di moda, che sono prodotti con un marchio che proviene dal settore dell’importazione dei giocattoli e non da quello alimentare e che sono fabbricati con un cioccolato assolutamente immangiabile.
A mio giudizio ci sono in circolazione prodotti che abusano della buona fede dei bambini e della debolezza dei loro genitori. In questi casi considero moralmente corretto oppormi all’acquisto: preferisco combattere la battaglia contro l’eventuale capriccio e contro il conseguente stress. Preferisco fare la fatica di spiegare. In fondo anche io ho un’etica genitoriale…
Io invece penso che se non dovessimo vivere con ritmi così serrati dal lavoro mangeremmo meglio, sia noi che i nostri figli.
Per pianificare un’alimentazione migliore ci vuole una vita migliore: infatti in vacanza tutti mangiamo meglio, riscopriamo le dieta varia e leggera, e il piacere di dedicarsi alla salute.
Nel resto dell’anno, io spesso la sera devo scegliere se lavarmi o cucinare, non ho il tempo per tutti due. A pranzo non posso tornare perché lavoro in una zona industriale lontano da casa. La sera sono stanca, cucino un po’ per le mie due figlie, ma io non ce la faccio ad aspettare che sia pronto e mangio la prima cosa che trovo in cucina.
Questa è la vita di molti, e mi pare superficiale dare la colpa alle cattive abitudini, quando è tutta la vita ad essere stravolta, perché forzatamente si corre sempre di più.
eh! qui o si media o si crolla… sarà che sono abituata anche professionalmente alla mediazione o che vorrei preservare il mio sistema nervoso almeno per qualche anno ancora…
grande silvia! concordo pienamente con il tuo approccio alla mediazione.
D’accordo con te Ondaluna: siamo il Paese con maggiore varietà alimentare al mondo (ci eguaglia solo la tradizione cinese, ma con un territorio molto più vasto), sarebbe proprio un peccato restare prigionieri di abitudini e non sperimentare, provare, variare.
Concordo pienamente con la tua strategia, e penso che mangiare con allegria e senza continue rinunce spesso sia un toccasana per l’umore!
Certo, la pianificazione fa la differenza, l’importante è che niente diventi un’abitudine di cui restare prigionieri…