Il gruppo è importante per i bambini e per i ragazzi, ma lo è anche per i genitori.
Non intendo un gruppo di solide amicizie in genere, che è comunque un aspetto fondamentale anche della vita da adulti, intendo un gruppo di mutua solidarietà proprio in quanto genitori.
Ripensavo a questa intervista di qualche tempo fa e sull’esperienza di un’associazione di genitori della Valle d’Aosta e sul loro progetto, strutturato e organizzato, per superare brillantemente la lunga pausa estiva delle scuole.
Quello schema di solidarietà tra famiglie, non lo riproduciamo tutti noi infinite volte, quando chiediamo a qualche altro genitore della classe di prenderci i figli a scuola perché stiamo arrivando in ritardo, o perché quel giorno c’è una riunione al lavoro, o quando lasciamo un figlio dall’amichetto per il pomeriggio in cui abbiamo un impegno?
L’organizzazione convulsa delle nostre giornate, impone una rete di supporto, che non sempre (anzi molto raramente) è una rete familiare.
Essere genitori, infatti, ci fa rendere conto di quanto abbiamo bisogno degli altri. E in fondo è un bene, perché impariamo o re-impariamo a unirci a un gruppo in cui abbiamo fiducia, a condividere, a metterci a disposizione.
Di solito ci appoggiamo a famiglie che hanno i nostri stessi impegni: genitori dei compagni di classe dei figli, o genitori degli amici di sport, o famiglie che ci vivono accanto. Ci avviciniamo a chi ci è già vicino e magari scopriamo, al di là della reciproca solidarietà, anche l’amicizia.
Il gruppo affiatato di mutua solidarietà di solito è composto da quattro o cinque famiglie, che ovviamente “si scelgono” per la reciproca simpatia, affinità e senso di fiducia. Si tratta di persone che si affidano reciprocamente i figli, per periodi brevi o più lunghi, quindi è necessario sentirsi a proprio agio con queste persone: non essere uguali, anzi! La differenza farà benissimo ai nostri bambini, che si abitueranno a rispettare le abitudini altrui e a scoprire ritmi e modi diversi.
L’aspetto fondamentale è avere fiducia e sentirsi tranquilli quando i figli sono “appoggiati” presso le altre famiglie.
E’ ovviamente necessario che tutti i figli si trovino bene tra loro: magari con i normali conflitti momentanei, ma che almeno abbiano un legame di simpatia con gli altri bambini del gruppo. Anche perché il genitore o i due genitori che si fanno carico anche dei figli degli altri, possano gestirli con un dispendio di energie accettabile.
Sicuramente è un sistema che funziona da una certa età dei bambini in poi. Quando l’aspetto sociale è già sviluppato. Dopo i cinque- sei anni è tutto più semplice e lo diventa sempre più con l’aumentare dell’età.
All’interno di questo gruppo di adulti, come dicevo, è naturale che si sviluppi anche l’amicizia sincera, proprio perché si tende a rivolgersi a persone che sentiamo affini e nelle quali abbiamo fiducia. E questa è una grande ricchezza, perché in età adulta avere l’occasione di stringere un legame nuovo, che coinvolge l’intero nucleo familiare, non è sempre facile.
In questo modo trasmettiamo, in modo concreto, sensazioni e valori positivi ai figli: fiducia, capacità di affidarsi, disponibilità, divisione di compiti. E svolgiamo il compito educativo insieme ad altre famiglie, non solo all’interno del nostro nucleo.
Di tutto ciò, però, abbiamo più o meno tutti esperienza diretta. Ma come sviluppare questa solidarietà di gruppo? Osando un po’ di più, quando possibile.
Il lungo periodo delle vacanze estive è il momento migliore per rendersi reciprocamente disponibili. Per questo mi veniva in mente quell’esperienza valdostana di cui parlavo all’inizio.
Possiamo riprodurla in piccolo e in modo spontaneo un po’ in tutti i gruppi di genitori. Quando uno di noi si prende una giornata libera, per stare con i propri figli, non abbia alcuna remora ad “accollarsi” qualche figlio altrui.
Decidiamo di portarli al mare o in piscina il pomeriggio dopo il lavoro? Aggiungiamo almeno un paio di amichetti.
Passiamo una mattinata a casa perché non abbiamo trovato altra collocazione ai bambini? Facciamolo sapere ai nostri amici genitori, qualcun’altro potrebbe avere bisogno.
Lavoriamo da casa e per questo abbiamo deciso che non ci serve un centro estivo: basterà il terrazzo? Si, ma se i bambini sono in compagnia riusciremo davvero a lavorare da casa, senza cori di “maaaaaaaamma” o “paaaaaaaapà” continui.
Andiamo al parco la domenica mattina? Anche in un giorno festivo un’altra famiglia può aver da sbrigare qualche faccenda, quindi mandiamo un sms “circolare” e diamoci per disponibili a portare anche altri bambini.
Se abbiamo un po’ di tempo, mettiamolo a disposizione, soprattutto nei periodi più faticosi dell’anno come questo.
Ecco, questo vuole essere un invito a rendersi disponibili. Il carico di lavoro e responsabilità, con un paio di bambini in più, non aumenta poi di tanto. Anzi! Dato che i bambini sono con gli amici, tende anche a diminuire.
Apriamo la porta di casa con più facilità e renderemo più solida la rete. Se l’esperienza di vita familiare diventa più comune e condivisa, diventerà anche più leggera negli aspetti faticosi e più piacevole in quelli lieti.
Per me, per esempio, questo “scambio di figli” è stata una bellissima occasione per conoscere i coetanei di mio figlio, per avere momenti di conversazione con bambini che non sono il mio, quindi per confrontarmi con loro e imparare diversi modi di porsi di un adulto verso i bambini.
E poi è stata una vera occasione per stringere legami tra noi genitori e per creare amicizie.
E per voi quale è l’esperienza di solidarietà tra genitori?
Da noi durante il primo anno d scuola materna sono state addirittura le maestre a promuovere progetti d socializzazione tra genitori, e devo dire sono anche ben riusciti anche se poi alla fine ci si ritrova sempre tra i soliti, perché poi alla fine se uno vuole starsene in un angolino non lo puoi mica tirare dentro a forza…
Per fortuna vivere in un paese aiuta e così con le mamme, e alcuni papà, ci si ritrova sempre al parco e d’estate, noi viviamo al mare, in spiaggia. In questo modo si sono creati quasi spontaneamente legali con alcuni genitori soprattutto con quelli dei” migliori amici” di mio figlio e spesso ci si scambia favori o ci si trova anche tutti a casa d uno per condividere un pomeriggio piovoso di giochi…certo il part-time aiuta…
mi rendo sempre più conto che il sentimento di comunità’ e di appartenenza ad un gruppo è fondamentale nella vita e che forse oggi si rischia d perderlo e di crescere figli soli incapaci a relazionarsi con gli altri, pieni di attività e d cose da fare….invece la comunità da sostegno e crea quella rete che fa sentire tutti meno soli e utili agli altri
Cara Silvia, non puoi trovarmi che d’accordo con te , in tutto e per tutto! Nel mio caso, quando ho avuto mia figlia, non conoscevo nessuno. Così, fin dalla materna, ho cominciato a rendermi molto disponibile con gli altri bambini, anche perchè mia figlia è unica e aveva bisogno come l’aria di altri coetanei intorno. Ora, alle elemntari, posso dire di avere una rete di supporto davvero solida e di aver anche trovato bellissime amicizie. Esorto quei genitori che spesso stanno “all’angolo” con pregiudizi , che so, sulle mamme del parco et similia, a farsi avanti. La loro, in fondo , è solo paura.
Ciao Silvia leggo spesso questo meraviglioso blog ma commento raramente, devo dire che l articolo che hai scritto é un bel messaggio. Noi siamo un gruppo di 4 famiglie tutte conosciute all asilo e tra di noi ci si aiuta alla grande sia durante l anno scolastico che per le vacanze estive . L’ aiuto reciproco é uno scambio stupendo di energie , il legame che si crea diventa quasi famigliare tant é che ormai ogni occasione é buona per incontrassi anche nei week end e organizzere tutti insieme pranzi , cene o uscite… Impegnativo?si anche perché siamo famiglie numerose ma tanto gratificante!
Posso assicurarvelo io, madre di figlio unico: ogni volta che propongo a qualche amico di occuparmi anche dei loro figli, sono io in realtà che ne beneficio. I genitori non la finiscono di ringraziarmi, io non riesco a far passare il messaggio che sono loro che fanno un favore a me, e non viceversa. Primo perché mi tolgono dal cuore il cruccio della solitudine di mio figlio, che mi pensa tantissimo in quanto la mia non è affatto una scelta, secondo perché mi tolgono dalle scatole il suddetto pezzo unico che – per quanto adorato – preso singolarmente è più sfiancante di un branco di marmocchi della sua età. Crearsi una piccola cerchia di amici disposti ad aiutarsi reciprocamente è un’esperienza meravigliosa, la auguro di cuore a chiunque. Non è semplicissimo crearne una, ma neanche impossibile.
Noi siamo riusciti a stabilire un buon rapporto con alcuni genitori. Confermo che certi favori sono più facili da una certa età, noi abbiamo iniziato quest’anno (a 4 anni) a lasciare nostra figlia a casa di suoi amici (anche a cena) e viceversa a tenere noi 2 amichette a cena.
Gli orari di lavoro però sono fondamentali: io ho conosciuto gli papà e mamme quando sono stata a casa in maternità e ruisciamo a ricambiare i favori quando mio marito è a casa o perché il venerdì esco presto e posso prendere io i bambini.
Se si arriva entrambi a casa tardi è molto più difficile e questo infatti è un po’ il mio cruccio, limitare le relazioni dei figli per la nostra assenza
Ho notato che le persone si “sciolgono” un pochino di più quando i figli sono più grandi dell’età della scuola materna, ma certo se uno deve star lì anche a convincere l’altro a farsi fare un piacere, certo l’entusiasmo cala! Sicuramente serve un po’ di feeling a pelle tra genitori e alla fine offrire disponibilità fa aprire anche gli altri a riceverla e a ricambiarla.
Altra ottima idea in caso di chiusura della scuola improvvisa o non programmata, può essere una baby sitter “collettiva” e uno che mette a disposizione la casa.
Anche semplicemente coordinarsi e scegliere lo stesso centro estivo può aiutare nell’accompagnamento dei bambini
Eh, sono almeno due anni che cerco di praticare il gruppo solidale offrendo appoggio a destra e a manca, ma praticamente me la canto e me la suono. Quest’inverno per esempio, l’asilo di mia figlia ha chiuso un paio di volte per malattia simultanea di molte maestre, io ero in maternità quindi a casa, giro di telefonate per offrire sostegno alle mamme che so che lavorano (e non far morire di noia mia figlia)… maddeché, ho collezionato tanti no grazie (molto stupefatti, tra l’altro).
Se gli altri non si prestano? Non è che non vogliono essere solidali, è che sembra una cosa così lontana dalle loro abitudini che boh, non sanno che rispondere e nel dubbio… no, grazie. Ho l’impressione che più una mamma sia oberata di cose da fare, meno è probabile che accetti un’offerta di ‘alleggerimento’.
Comunque non demordo 😉
Su questo tema in particolare scrivi cose che mi toccano molto. Come dici tu, nei periodi più faticosi a volte mi sento veramente sola. Mi hanno detto che questo tipo di relazioni, legate ai figli (ma non solo) che poi evolvono, cambiano situazione, crescono si chiamano “congiunturali” e che quindi vanno prese per quello che sono e spesso sono mutevoli. Io invece le vedo come te e per me si tratta di occasioni per fare un tratto di strada insieme, scambiarsi esperienze, creare amicizie e invece spesso – ma per fortuna non sempre- vedo che vengono intese come relazioni “opportunistiche”. Non sono molto brava ad intessere questo tipo di relazioni, si vede stampato in faccia quando non ci sto dentro e in più ho un figlio che ha molte risorse ma anche molti punti deboli sull’aspetto relazionale. Quindi il cerchio si chiude ed è sempre colpa della mamma 🙂 manco a dirlo. Anche qui ci vuole tempo, dedizione e pazienza per creare rapporti e far passare certi messaggi ma quando ci si riesce e si diventa amici tra adulti e bambini devo dire che è ancora più bello…
Oggi giorno libero a scuola, ma aggiunto dopo e noi lo abbiamo saputo solo perché figlio 2 ne ha parlato.
“Sono a scuola, ma non lo sapevo che oggi è chiusa, e volevo approfittarne per studiare”.
“Portalo”.
“Figlio 2 sveglia, c’ è L. di sotto?”
“Veramente? Non mi stai facendo uno scherzo?”
Io sono qui che cazzeggio sul net e loro sono sopra a giocare. e domani che mi hanno spostato un lavoro dalla mattina al pomeriggio, di figlio 2 non mi devo preoccupare.