L’evoluzione delle famiglie s-composte

famiglie_scompostePer la festa della mamma, le bimbe mi hanno portato al cinema a vedere un cartone, “I Croods”. Non l’avrei mai detto ma mi sono divertita, nonostante lo schermo mi faccia spesso un effetto soporifero e raramente apprezzi un cartone animato diverso dai Puffi (del resto gli ometti blu rappresentano una piccola società comunista che si avvicina molto all’ideale di Tommaso Moro in Utopia, leggetelo) (Accipuffa, a un certo punto devo ampliare le mie argomentazioni. I Puffi e Utopia li cito a ogni piè sospinto dal 2003. Mio fratello per questo mi prende molto in giro.).

Torniamo dunque a similitudini più mangerecce. “I Croods” è la storia di una famiglia di cavernicoli, le cui certezze si sgretolano come la loro caverna, umida e buia ma conosciuta e sicura: un nuovo mondo incombe e questo mondo è fatto di pericoli che non conoscono, e per affrontarli non basta più la forza fisica, ci vuole la fantasia che fa rima con intelligenza (fa rima?).

I Croods sono una famiglia S-composta, come noi. Non sono scomposti perché manchi uno dei genitori, ma perché i loro confini sono labili: il loro mondo è ostile e c’è la possibilità che qualcuno si perda per strada; allo stesso tempo i Croods non possiedono nulla e lo condividono, e la loro famiglia include tutti coloro che meritino di essere inclusi. Se avessero avuto proprietà immobiliari in pietra e Titoli di Stato Preistorico avrebbero allargato i loro confini? Io credo di no, ma non lo sapremo mai.

La mia famiglia assomiglia a quella dei Croods anche per un altro motivo. A un certo punto il mio mondo è cambiato e mi sono trovata ad affrontare nuovi pericoli. Il principale, quando il babbo delle mie figlie è andato a vivere in un’altra casa, è stato: troverò le energie per fare tutto da sola (flaggare la risposta giusta: a)no; b)no; c)no? )?

Con il tempo ho scoperto che non era così difficile: non sprecando più energie a litigare, potevo concederle alle bimbe. Quando le bimbe sono con il babbo ho un po’ di tempo tutto per me.

Ho anche imparato a superare, con risultati variabili, i miei limiti, come il babbo dei Croods, che aveva la forza per proteggersi dai dinosauri ma doveva lavorare di più sulle idee. Ad esempio, a me non è mai piaciuto guidare, eppure io e le bimbe abbiamo fatto parecchie vacanze da sole e ho sempre guidato, nolente, per moltissime ore di seguito. Certo, la mia carrozzeria ne ho visibilmente risentito, ma se l’ingresso di casa è troppo stretto non è colpa mia. Ricordo ancora con angoscia una mia epica retromarcia a un raduno di mamme-blogger. Oltre a guidare male mi perdo spesso, soprattutto da quando mi sono dotata di un Garmin. Sto aspettando di conoscere qualcuno che mi stia molto sulle scatole per donargli il mio navigatore satellitare che non saprebbe guidarmi dalla mia camera da letto alla mia toilette. Però insomma, nonostante ataviche recalcitranze, io guido.

Tra i limiti più o meno superati o perlomeno affrontati, sia da me che dai miei gemelli preistorici, i Croods, va annoverata anche la paura. Nel mondo dei cavernicoli, la paura li teneva in vita. Ma era una vita che non contemplava scoperte, miglioramento, evoluzione: era sopravvivenza pura. Una cosa di cui io avevo una certa paura era il giudizio degli altri. Mi aveva spesso salvato da situazioni di timidezza o addirittura di autoesclusione la parlantina del babbo delle bimbe, che è una persona molto brillante. Se stavo con un figo, ero figa di riflesso. Perso lui, mi serviva un modo creativo per non rinchiudermi troppo in me stessa. È stato così che ho scoperto i mommy blog, che ne ho aperto uno, che ho conosciuto persone nuove, che ho potuto mostrare quello che sapevo fare, ho trovato un nuovo lavoro eccetera eccetera. Ma questa è un’altra storia.

Questa è la storia (immaginate voce fuori campo di Maria De Filippi) di come io sono passata da homo habilis a homo sapiens. Per diventare sapiens sapiens occorre ancora un po’, ma ci sto lavorando.

Credo che anche il babbo delle bimbe si sia evoluto, in questi anni. Per esempio ho notato che è passato da “non mi stiri mai le camicie, ne compro una nuova a settimana” a “non mi stiro mai le camicie, comincio a mettere solo magliette”. Chiamasi strategia di sopravvivenza.

E voi? Quali ruoli vi siete inventati, nella vostra famiglia S-composta?

– di Polly Wantsacraker

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3 thoughts on “L’evoluzione delle famiglie s-composte”

  1. beh…io ho scritto un post proprio stamane sui nuovi ruoli del post-nascita…che bella la vita!
    ti invito a leggerlo, se ti va
    mammmaeco.blogspot.it
    e grazie per questi tuoi preziosi consigli e riflessioni, aiutano sempre a sentirsi meno sole e a farsi forza
    giorgia

    Reply
  2. Ho un figlio di 30 anni ed una di 9. Sono una ex-pecora nera: reduce da un paio di matrimoni, altrettante convivenze e 18 traslochi. Sebbene sia una persona sempre allegra e disponibile, ci sono stati tanti momenti in cui avrei voluto morire, sparire, uccidermi. Grazie a dio togliersi la vita non è facile…
    Due anni fa, in crisi nera – dopo 15 anni di convivenza – con il padre della cucciola, ho deciso che era arrivata l’ora di fare qualcosa di importante per me. Ho provato a portare avanti un paio di progetti ma mi sono arenata prestissimo perché con il lavoro, il compagno che non aiutava in casa e la cucciola, non mi riusciva proprio di trovare il tempo e le energie sufficienti.
    Poi, siccome mi piace studiare, mi sono iscritta ad un corso per formatori d’aula, pensando di ampliare le mie conoscenze (già lavoro nel settore marketing, per altri possibili sbocchi lavorativi.
    Lì è successo il miracolo …
    Un buon comunicatore, ci hanno insegnato, deve essere una persona coerente e congruente, deve avere chiari gli obiettivi della sua comunicazione, ecc.ecc.
    E’ così che ho cominciato a chiarire a me stessa chi sono adesso, chi voglio essere, dove voglio arrivare e come arrivarci.
    Esiste un metodo per fare tutto questo e i risultati sono stati straordinari!
    Da allora ho frequentato molti corsi di specializzazione e mi sono diplomata Coach in programmazione neuro-linguistica. Il coaching è un processo di allenamento della mente volto al raggiungimento di obiettivi specifici, attraverso la responsabilizzazione e la maggiore consapevolezza di se stessi.
    Questo metodo di autoanalisi e progettualità è stata la scoperta più bella della mia vita. Da allora non ho mai più, neanche una frazione di secondo, pensato di “assentarmi” dalla vita, ci sono dentro con tutta l’energia che una donna di 50 anni, sana e in buono stato, può sprigionare! Ora vorrei trasmettere agli altri questa scoperta.
    Voglio cominciare dai bambini perché penso di poterli aiutare a vivere più facilmente di come è accaduto a noi. Ho provato a parlare con un po’ di mamme ma ho trovato tanta resistenza e tanta paura.
    come trovare le parole giuste per far capire che è solo ed unicamente un’opportunità per i bimbi di crescere più sereni e più forti?

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  3. Pure io sono passata alle magliette, e se ingrassi, sembrano stiratissime.
    A parte gli scherzi e l’ economia domestica minima compulsiva, è vero, sono le situazioni in cui ci ritroviamo senza averle veramente volute che ci costringono a cambiare modo di fare, e con quello, spesso, anche degli schemi mentali che non ci aiutano più. Brava polly, adoro le tue storie s-composte. Su una cosa sola non sono d’ accordo: tu per me sei l’ epitome della figa. Guarda, quasi più della Spora, che e l’ uberfiga de noantri.

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