Questo post di Silvietta, la nostra “esperta dell’anno 0”, lo abbiamo conservato accuratamente per il tema di questo mese. E’ uno dei miei preferiti tra quelli che ci ha regalato, forse perchè il titolo è una frase che mi assomiglia molto. //Silvia
Da quando c’è LaPulce, penso sempre di più a quanto è importante quello che dico e come lo dico: a quanto, in negativo e positivo, posso creare o rovinare!
Non è solo (anche se la citazione è d’obbligo, praticamente) che: “Chi parla male, pensa male, e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!” Michele, Palombella Rossa – Nanni Moretti (1989), ma qualcosa di più importante…
Nei primi mesi della sua vita, MrWolf mi faceva sempre riflettere su quanto fosse importante raccontarle quello che le stava accadendo.
Questo è uno dei ruoli più importanti che hanno mamma e papà, è quasi salvifico ed è servito a “tenerla insieme“, come è efficacemente descritto qui:
Un’altra cosa che facciamo, forse meno coscientemente, è “tenere unito” il neonato mentalmente, interpretare le sue azioni per lui e dar loro significato. Il famoso psicoanalista postkleiniano Wilfrid Bion parla del compito dei genitori di “contenere” emotivamente il bambino. Spiega che, quando un neonato bombardato da sensazioni e sentimenti che possono sopraffarlo, il ruolo della madre è di prenderli dentro di sé ed elaborarli per poi riproporli al bambino in una forma più accettabile, di tradurre insomma qualcosa di intollerabile in qualcosa che può essere gestito. Supponiamo per esempio che il bimbo pianga perché ha mal di pancia. La madre lo calma parlandogli, spiegandogli che è solo un po’ d’aria, lo prende in braccio , gli dà dei colpetti sulla schiena, lo aiuta a ruttare. Il bambino, che magari sentiva di essere sul punto di disintegrarsi, si sentirà sorretto, tenuto insieme, tranquillizzato e soddisfatto.
Asha Phillips, I no che aiutano a crescere, Feltrinelli, 2003.
Crescendo lei e crescendo io e aumentando le relazioni, ho scoperto di essere molto sensibile al fatto che le parole, con la Pulce, venissero utilizzate correttamente, per “descrivere” cose, sentimenti ed emozioni, per “gestire” le situazioni, ma non per “etichettarle” e catalogarle.
In sostanza, voglio essere ottimista e cerco di descrivere i comportamenti delLaPulce in maniera se possibile oggettiva e positiva: quindi, via libera a espressioni come “tenace, curiosa, vispa”… cercando di eliminare dal mio vocabolario giudizi negativi e di lasciare alLa Pulce tutta la libertà di formare con il tempo il proprio carattere e di non trovarsi già imbrigliata – a neanche un anno! – dentro il Personaggio dedito al vizio “x” (testona, cattiva, viziata, capricciosa ecc. ecc., l’occasione di incontrare qualcuno pronto a tradurre un comportamento di questo momento in un vizio universale della ragazza non manca mai!).
Non è che non abbia mai voglia o occasione di dire allaPulce che quello che sta facendo è sbagliato o che non mi piace, ma un conto è dire “Questo è un capriccio” (e, ovviamente, prima che una cosa potesse essere definita così, tornando un po’ indietro nel tempo “Questo è un malessere, un bisogno che non posso soddisfare o altro”…) un conto è dire “sei una bella capricciosa”. Oltre al fatto che, anche per me, un conto è pensare di dover gestire un momento no, un conto una persona “no” per tutttttttta la sua vita!! 🙂
Quando però non ci riesco, e sento un termine negativo salirmi alla punta della lingua, da buona analitica riflessiva, a parte cercare di trovare velocemente qualcosa di positivo con cui sostituire il giudizio, devo guardarmi dentro per notare quante etichette sono ormai appiccicate sulle mie spalle.
E allora, inizio a sperare che sia anche per me l’occasione buona di crescere su questo nodo cruciale e di imparare a descrivere i fatti e me stessa, soprattutto nelle cose che vivo, utilizzando termini neutri, se non addirittura positivi :-), per scoprire nuove cose di me, per darmi l’occasione di diventare ancora diversa, di crescere ancora un po’, di darmi nuovi obiettivi, anche se sono così “estranei” al PersonaggioSilvietta per come – fino ad oggi – è stato “etichettato” e “semplificato” dagli altri (e da me stessa!) …. insomma, per usare le parole in maniera appropriata … e per crescere, non solo come genitore, ma proprio tanto anche come persona!
Sono cresciuta con una madre geneticamente pessimista che ancora oggi non riesce mai ad accettare una cosa buona per quello che è. Per questo ho dovuto imparare da sola a guardare le cose dal lato migliore e ad usare le parole positive per descrivere me stessa e il mio mondo. Non è stato facile e talvolta ancora cado nella trappola della mia educazione. Con Nano ho sempre cercato di parlare di emozioni, lui così schivo e impenetrabile, lui che si nasconde anche se deve solo rispondere ad un ciao.
Ma so che quelle parole le ha imparate, in fondo in fondo, e me le tira fuori talvolta nei momenti più inaspettati.
Ciò mi rinforza nell’impegno a pensare prima di parlare, soprattutto prima di urlare. Nessuno quanto me sa che peso hanno i genitori nello sviluppo del pensiero positivo di sè.
E’la cosa su cui sto investendo di più, su cui mi sforzo di più perché non è semplice. La stanchezza e le brutte abitudini poi non aiutano.
Ma veramente per me è la cosa più importante.
E l’inquinamento acustico intorno rema sempre contro.
bellissime riflessioni, che mi sento di condividere pienamente. penso anch che quando i bambini cominciano a esprimersi uno dei doni più belli che possiamo fare loro è quello di offrire le parole delle emozioni. ascoltare un bambino che cerca di esprime quello che prova, aiutarlo a metter in ordine i propri pensieri, è veramente importante. una persone che riesce a mettere a fuoco i propri sentimenti, e non ha paura di esprimerli, è una persona fortunata.
Che bello questo post! Ecco, questo è uno dei miei punti deboli, io parlo troppo, troppo in fretta, e senza mai pensarci abbastanza. E ho bisogno di catalogare tutto.
Devo davvero provare a fare più attenzione alle parole…
Silvietta ha sempre un suo modo speciale di far riflettere su gli aspetti importanti della maternità, ed è proprio per questo che le abbiamo prorposto questa rubrica da noi. Grazie Silvietta!
@Daniela in uno dei primissimi post che ho scritto per genitoricrescono, suggerisco un piccolo esercizio da fare per aiutarci a non usare etichette sui nostri figli, magari puoi dargli un’occhiata: Non etichettiamo i nostri figli, please!. Poi dimmi se ti è servito.