Secondo la mia esperienza, le separazioni non sono mai consensuali.
La separazione è di per sè un evento conflittuale. Immaginare due persone che, dopo aver deciso di lasciarsi a causa delle loro incompatibilità, si accordano di buon grado su tutte le loro questioni comuni, comprese quelle economiche, si stringono la mano e si augurano buona fortuna per il futuro è un’illusione.
La separazione consensuale è un istituto giuridico, più che una realtà di fatto. E questo è tanto più vero se ci sono questioni relative ai figli da discutere e da comporre.
Nella maggior parte dei casi, infatti, la separazione consensuale, originata da un ricorso presentato congiuntamente in Tribunale, è frutto di una trattativa, di reciproche concessioni e, a volte, di una vera e propria “battaglia” combattuta preventivamente negli studi degli avvocati.
Questo lavoro che precede la presentazione in Tribunale delle condizioni sulle quali si è raggiunto un accordo è, secondo me, molto positivo e vantaggioso per entrambi i separandi. E’ comunque un modo per non delegare la propria vita ad un terzo, quale è il giudice, ed è un modo per imparare fin da subito a cercare una via di dialogo, che servirà per tutti gli anni futuri di coniugi o conviventi separati e, ancor di più, di genitori separati. Senza dimenticare, poi, che presentarsi davanti al Giudice con un accordo, comporta, come minimo, un paio d’anni di Tribunale risparmiati.
Quella che, nel momento della trattativa, sembra una debolezza o una concessione eccessiva all’altro, nel tempo si dimostrerà un motivo di conflitto in meno ed uno strumento di sostenibilità del rapporto tra i separati.
Tutto questo è vero, però, se si è sostenuti e consigliati da professionisti preparati e motivati alla conciliazione delle posizioni conflittuali.
Per me il maggior successo in una separazione non è far ottenere più possibile, in termini economici, alla parte che rappresento in una separazione giudiziale, ma è riuscire a convertire una giudiziale in una consensuale. Perchè so che quelle due persone in conflitto, che riescono a trovare un accordo, stanno prendendo in mano il loro futuro per gestirlo in prima persona, piuttosto che farsi travolgere.
A volte, però, le separazioni consensuali nascono da accordi sbilanciati, fondati su rapporti di forza iniqui.
Ho visto vere e proprie condizioni di separazione capestro, accettate come concordate, perchè uno dei due coniugi sentiva di non poter far altro che accettare. In questi consensi “estorti”, molte volte entra in gioco l’uso strumentale del rapporto con i figli.
A volte, quando entrambi i coniugi si affidano ad uno stesso professionista che li rappresenta entrambe, può accadere che questo sia stato scelto da uno dei due, magari quello più forte economicamente che può sostenerne l’onorario e presentato all’altro come unica possibilità. Può capitare che il professionista sia portato a redigere delle condizioni di separazione maggiormente orientate alla posizione di chi lo ha contattato per primo.
Ancor più facile lo squilibrio se le parti non intendono avvalersi dell’ausilio dei un legale e presentano il ricorso per la separazione consensuale in proprio (possibilità che, dopo la riforma del 2006 non dovrebbe essere più ammessa, ma che l’interpretazione di alcuni Tribunali ha continuato a far sopravvivere).
Una separazione è veramente consensuale, solo quando è concordata con equlibrio e con un occhio rivolto al futuro. Faccio un esempio: se una coppia si separa avendo un figlio alla scuola materna, è facile sottovalutare l’onere economico che comporterà la scuola media o le superiori. Per questo il genitore con cui il bambino resterà a convivere può non rendersi conto che una separazione che non prevede il contributo dell’altro genitore alle spese scolastiche, oltre al mantenimento, sarà in futuro gravemente lesiva dei suoi interessi.
Non si rende un buon servizio professionale se non si riesce a prevedere delle condizioni di separazione che possano sopravvivere con successo al trascorrere del tempo ed al mutare delle esigenze.
Per questo sono convinta che, anche e soprattutto quando si vuole raggiungere un buon accordo di separazione, sia necessaria la presenza di due legali, ognuno dei quali rappresenti una parte, perchè così diminuisce il rischio che l’apparenza di un accordo nasconda condizioni pesantemente sbilanciate.
Da non dimenticare che è possibile essere ammessi al patrocinio a spese delle Stato anche nei procedimenti per separazione, sia consensuale che giudiziale.
Per questo non sentitevi mai senza un’altra possibilità, non sottoscrivete condizioni che ritenete insostenibili, sia moralmente che economicamente.
Chiedo scusa per gli errori di battitura, spero si capisca lo stesso.
Grazie
Buonasera,
Convivo con il padre dei miei 2 figli, 6 anni e 18 mesi da 10 anni, e sono francese senza cittadinanza italiana.
Putroppo la nostra stroria sta finendo,come putroppo spesso finisce. Lui, come a volte gli uomini, preferisce fare finta di niente pêrchè fa comodo avere casa e “moglie”, ma io non sopporto più questa situazione e volgio lasciarlo.
La mia preoccupazione è ovviamente per i figli. Io sono straniera e non siamo sposati, quali diritti e doveri ho?
Per me la situazione ideale sarebbe l’affidamento congiunto, come ora fanno tutti in Francia, cioè certi giorni con me, gli atri con lui, e un zeek end a testa. Lui è un buon padre e non vorrei mai impedirgli di vedere i suoi figli quando vuole, ma devo anche tutelarmi e non nascondo che, anche parlando molto bene l’italiano, faccio molta fatica a capire tutti termini di legge riguardo all’affidamento.
Inoltre mi preoccupano anche i soldi, abbiamo comprato casa da 3 anni e abbiamo un mutuo di circa 800 euro mensili per 25 anni, che paghiamo tutti i due al 50%. Inpiù i figli vanno a scuola privata perchè io lavoro a tempo pieno e non ho modo di andare a prendere i figli prima delle 18.00.
Lui non ha uno stipendio motlo alto ma è socio di un famoso catering di Firenze e hanno delle entrate extra al nero, che ovviamente non posso dimostrare. Ufficialmente guadagniamo circa la stessa cifra, quindi posso prentendere un assegno di mantenimento, e/o che cintinui a pagare la sua rata del mutuo e la metà delle spese scolastiche?
Utlima domanda: spesso non accadrà mai ma se io desidero’ tornare a vivere i Francia, posso portarmi i figlio o c’è il rischio che mi venga impedito.
In fondo i “sacrifici” di carriera li ho fatti solo io, stando per ogni bambino 1 anno a casa per il loro bene, cosa che per il primo figlio mi ha fatto pedere il lavoro? Inoltre il mio compagno ha orari di lavoro proibitivi, lavorando circa 60 ore settimanali, tutti quanti i sabati dell’anno inclusi e con sole 4 settimane di ferie l’anno.
Grazie in anticipo le l’aiuto
Saluti
Emanuela… no, credo che, purtroppo, nessuno sappia risponderti…
Per tanti che trovano un equilibrio (che magari ogni tanto salta, ma vabbè, succede anche se si sta insieme), ce ne sono altrettanti che decidono di combattere questa battaglia eterna…
sono la compagna da 6 anni di un papa’ meraviglioso…ha una bimba di ormai 9 anni dalla prima moglie e noi aspettiamo il ns secondo bimbo. Il mantenimento x la prima bimba è di 400 euro più il 50% delle spese extra (mediche/scolastiche/ludiche e culturali comprese quelle del centro estivo). Quando l’ho conosciuto non riusciva a fare la spesa per se stesso e mangiavamo sul pavimento di un buco in affitto.Mai saltato un solo pagamento, mai un giorno di ritardo. Ieri la ex moglie ha preteso le spese sostenute per la baby sitter e x la prima volta si è rifiutato di assecondarla.Offese a non finire davanti alla figlia…lo ha chiamato padre che se ne frega di sua figlia, ha un rancore tremendo nonostante si sia rifatta una famiglia anche lei…mi chiedo a volte chi me lo ha fatto fare perchè queste continue discussioni mi rendono veramente triste, vedo il mio compagno alle 21:30 della sera, esce la mattina alle 6:45 e lei lo considera un padre inesistente. Non ha mai mancato ad una recita, ad una gara di ginnastica e la chiama tutte le sere come è giusto che sia ovviamente.Qualcuno sà dirmi quando una donna divorziata troverà pace e ci lascerà in pace?
Stefania, purtroppo è una pessima situazione.
Il tuo sicuramente non è un caso semplice, ma rimanere inerme a subire non è, secondo me, una buona soluzione.
Delle possibilità di organizzare una difesa ci sono. C’è poi il gratuito patrocinio per l’onorario dell’avvocato.
TI consiglio di provare a confrontare altre opinioni di legali, anche senza puntare ai nomi “di grido” (e comunque di gran valore).
Non sono sposata. Ho due bambini di quattro e nove anni. Sono separata da un anno e mezzo. Quando il mio compagno è andato via di casa ha smesso immediatamente di pagare il mutuo della casa di mantenere i bambini, di pagare finanziamenti che avevamo aperto insieme per ristrutturare la casa. Fuori di casa ci ha lasciato con tanti debiti. Io ho un lavoro ma fatico a pagare il mutuo e a far vivere i miei bambini. Non riesco a pagare il riscaldamento, non riesco a comprare nulla da vestire, e fatico a dargli da mangiare ma quando i bimbi vanno dal papà lui dice loro di trasferirsi da lui che li sono al caldo. Lui lavora in nero e ora ha addirittura aperto un negozio intestando però tutto ad una persona. Il mi avvocato, un amico che non pago, mi sconsiglia di portare avanti qualsiasi tipo di lotta perchè dice che lascerei tutti i miei soldi agli avvocati. Io mi sento in gabbia, perchè prima quando eravamo insieme abbiamo sempre intestato tutti i finanziamenti solo a me perchè lui ha avuto problemi nel suo precedente lavoro, quindi per la legge io solo io sono la parte debitrice,….vorrei un avvocato bravissimo che mi aiuti, perchè mi sento impazzire da questa opprimente situazione. Mi manda continuamente messaggi bruttissimi e pensare che è lui che se n’è andato per un’altra donna. Ho scritto anche alla Buongiorno doppia difesa ma non mi ha risposto. Potete aiutarmi?
Francesco, non ho idea di quali possano essere gli elementi sui quali ha fondato la sua decisione il giudice. Del resto è impossibile in questa sede esaminare singoli casi personali.
Il patrocinio a spese dello Stato è concesso in base al reddito dell’anno precedente a quello in cui viene richiesto (ultima dichiarazione dei redditi), con obbligo di comunicare ogni mutamento successivo che porti il reddito oltre il limite. E’ comunque questione che riguarda la persona che lo ha chiesto e l’amministrazione finanziaria e non incide in nessun modo sul merito della causa.
Nel mio caso abbiamo una separazione non consensuale.La moglie ha richiesto la separazione con patrocinio gratuito ,nella sua dichiarazione dichiara:il marito si disinteressa della famiglia,ha contocorrente personale,i 2 figli pranzano dai nonni,lei viene a prendere i figli dai nonni all’uscita dal lavoro (alle 22,30-23)queste sono le sue motivazioni.La risposta del marito dimostra oltre ogni dubbio che la moglie ha mentito in modo plateale su ogni singolo punto.La moglie ha ottenuto la casa coniugale e l’affido dei figli con relativo assegno di mantenimento prole e solo promettendo che cambierà orario di lavoro.Domanda :Perchè il giudice gli ha assegnato i figli constatando senza ombra di dubbio la falsità delle dichiarazioni della madre?Perchè non ha tenuto conto della serietà del padre e della innegabile possibilità dello stesso di non creare disagio ai figli? Sono forse i padri degli imbecilli incapaci di gestire i propri figli? Perchè constatato l’inganno non gli è stata contestato il patrocinio gratuito? Scusate l’ortografia ma è vera ogni singola parola.
@ max: permettimi prima di tutto di sottolineare che il fatto che il vostro avvocato sia donna, non significa affatto che, per questo motivo, faccia prevalere gli interessi di tua moglie.
Nel tuo caso qualche segno di sbilanciamento mi sembra proprio che ci sia:
– il fatto di mandare vostro figlio ad una scuola privata è stato concordato?
– le spese di vestiario normalmente non rientrano nelle spese extra
– perchè € 15.000 in meno dell versato?
Per una tua maggior tutela perchè non rivolgerti ad un legale di tua fiducia, quanto meno per dialogare alla pari con la controparte?
Ciao
io mi sto separando in questo periodo ,abbiamo lo stesso avvocato (donna) scelto da lei ,e ci stiamo accordando per la separazione consensuale .Abbiamo un figlio di 5 anni ,e passo come da accordi presi da ll’avvocato un assegno di mantenimento di 300 euro al mese ,premettendo che attualmente sono disoccupato e sto lavorando in nero percependo 1000 euro mensili circa.Lei lavora come par time di 6 ore percependo con gli assegni familiari 1400 euro circa e 14 mensilita’.Io per il quieto vivere sono tornato a vivere con i miei genitori a Milano mentre lei vive a Bergamo con mio figlio .La casa dove vivono e’ coitestata al 50% con un mutuo di altri 20 anni che si accollera’ lei liquidandomi con una somma inferiore(Circa 15000 euro in meno) rispetto a quella sostenuta fino ad ora e da me accettata sempre per non creare astio .Adesso mi ha presentato anche le spese della retta scolastica di 163 euro e alcune spese sostenute da lei (1 paio di scarpe nuove,dei boxer ,calze,un pigiama , shampoo e olio per i pidocchi)pari a euro 85 che secondo lei devo dividere al 50%.
Totale le dovrei versare 300 del mantenimento per mio figlio piu’ queste ulteriori spese ……ma secondo voi e’ giusto o e’ meglio rivolgersi ad un’altro legale????
Nessun affitto da pagare: ha trovato già un’altra sistemazione… E’ furbo il tipo e poco “orgoglioso”…
Alessandra, devo dire che, di questi tempi, con gli stipendi che corrono e con i redditi di chi lavora in proprio che scendono, un mantenimento di € 500 mensili + gli extra, per un solo figlio, è un assegno di tutto rispetto.
Indubbiamente la separazione rende tutti più poveri: fosse solo per il fatto che, con le stesse risorse di prima (dato che i redditi dei due coniugi quelli sono), si devono mantenere due case, doppie utenze e via dicendo.
Che i giudici siano “spietati” con i padri, per fortuna, non è affatto vero. I giudici non sempre riescono ad arrivare a comprendere quali sono gli equilibri in gioco, ma la maggior parte non intendono essere spietati con nessuno. Riconosco, almeno a quelli del Tribunale di Roma, che conosco meglio, una notevole buona volontà e competenza.
E’ verissimo che ci sono padri che si dissolvono nel nulla, che fanno mancare ogni contributo, che si rendono nullatenenti ed impossidenti, ma non credo che siano questi ad orientare la giurisprudenza dei Tribunali.
Mi auguro di cuore, soprattutto per il bene di vostra figlia, che tuo marito riesca a tenere fede all’impegno economico assunto che, per un reddito medio, di una persona che magari ha lasciato casa e sostiene anche un affitto, non è propriamente uno scherzo. Credo che la tua disponibilità ad adeguare l’assegno mensile alla variabilità di reddito di una persona che non ha entrate costanti è stato indice di serietà e consapevolezza. Del resto, quando eravate insieme, probabilmente la famiglia era abituata al fatto che le entrate mensili non fossero costanti, quindi perchè non adeguare a questa situazione di fatto anche le condizioni di separazione? Io penso che questa elasticità, se gestita con buona fede da entrambe le parti, renderà queste condizioni sostenibili e vantaggiose per tutti.
Sono separata da settembre scorso con una figlia di 7 anni.
Il mio avvocato (ottimo consiglio: a ciascuno il proprio) mi ha detto che i giudici sono spietati con i padri (sopratutto dal punto di vista economico) perché ne hanno viste troppe: padri che si licenziavano pur di non dare una lira ai figli, o che lavorando in nero non risultavano, ecc Non c’è niente da fare, come le violenze sui partner, o ex, sono in maggioranza perpetrate da uomini su donne, così la non cultura di rapporto dell’Italiano medio fa sì che il padre venga guardato con maggior sospetto, a discapito degli uomini per bene, che ci sono ovviamente. Comunque se un padre vuole stare con il proprio figlio il più tempo possibile il modo migliore è dare una disponibilità di giorni molto alta (e poi dimostrare di essere capace di prendersi cura sul serio dei figli in quei giorni!), credo, no?
Cara Cinzia, non sono d’accordo per niente con la frase che Simona vorrebbe incorniciare: io sono stata quella che chiami “parte forte” e mi sono imposta ottenendo un assegno mensile di 500€, che il mio ex riteneva troppo, più il 50% degli extra. Gli sono andata incontro con le modalità di pagamento perché lui avendo un negozio ha entrate altalenanti, perciò i 6000€ all’anno che deve alla figlia li può gestire a seconda delle entrate a patto di non scendere sotto i 350€ mensili (+extra), mi sono già pentita di questa “disponibilità”, ma il conguaglio è a dicembre, vedremo…
Pretendere da lui quella cifra infatti è stato importante per tutti e tre:
per garantire a mia figlia una vita tranquilla e evitarle di scoprire un giorno che suo padre non ha contribuito al massimo per garantirgliela (a me è successo e non è stato piacevole)
per evitare a me di dover lavorare il doppio per vivere dignitosamente (lavoro comunque di più) e quindi avere più tempo e energie da dedicare a mia figlia
ma anche per lui perché non l’ho trattato dall’incapace che lui si ostina ad ostentare di essere: una persona normodotata DEVE trovare il modo per contribuire al mantenimento dei propri figli! Che si ingegni per trovarli quei soldi: lo renderà una persona migliore…
ciao
Posso pensarlo come “regalo aziendale” natalizio per i clienti e far realizzare io le tele… magari un po’ più piccole! 😉
Simona, deduco che ti si obietti di essere stata troppo morbida o addirittura lassista… Ti assicuro che gli stessi rimproveri vengono mossi ad un avvocato che consiglia di desistere da alcune richieste per privilegiarne altre o per non inasprire i toni, dato che l’immagine dell’avvocato “divorsista” (che poi non esiste come categoria!) è quella del cagnaccio arrabbiato. Che poi mantenere questa immagine rovini il cliente sul lungo periodo è un altro conto!
“Quella che, nel momento della trattativa, sembra una debolezza o una concessione eccessiva all’altro, nel tempo si dimostrerà un motivo di conflitto in meno ed uno strumento di sostenibilità del rapporto tra i separati.”
questa frase la faccio incidere sopra una tela di 2mt per 2mt, poi la incornicio e gliela regalo a mia madre per natale.