L’asilo nido rende più intelligenti?

E’ vero che l’asilo nido rende più intelligenti i bambini? Ma non è meglio stare con la mamma fino all’inizio della scuola materna? Ecco alcune riflessioni che possono aiutarvi, qualsiasi sia la vostra scelta.

asilo-nido
Ho avuto il colloquio all’asilo per entrambi i figli la scorsa settimana e come spesso avviene mi ritrovo a riflettere sulle tante caratteristiche che li distinguono. Sono tornata a casa con un sacco di pensieri in testa, dall’evidente differenza di temperamento tra i figli, all’effetto che la frequentazione dell’asilo sta avendo su di loro.

Ci sono due scuole di pensiero riguardo all’asilo nido. Quelli del si, e quelli del no. Anzi scusate, ci sono anche quelli del magari!. Cioè magari ne trovassi uno che non mi costi un rene, e anche magari ne trovassi uno buono, ma anche solo magari ne trovassi uno. Ma ammettiamo per un momento che di asili nido ce ne fossero a volontà, e fossero accessibili anche dal punto di vista economico, e che fossero di un buon livello con educatrici preparate e in un ambiente accogliente e sereno. Restano sempre le due scuole di pensiero: asilo nido si, e asilo nido no. E la discussione accende sempre gli animi perché, diciamo la verità, dipende. Dipende da un sacco di cose.

Ultimamente è uscito un articolo che riporta i risultati di uno studio effettuato dalla fondazione Agnelli sugli effetti della frequentazione del nido sul rendimento scolastico. I risultati in sintesi sono che chi ha frequentato l’asilo nido va meglio in italiano e matematica quando si trova in seconda elementare, di chi non lo ha frequentato. La mia prima reazione in questi casi come sempre è quella di chiedermi come hanno fatto ad escludere altri fattori, quali la classe sociale di provenienza o il livello di educazione dei genitori, oltre a tutte le altre possibili ed immaginabili, fratelli o sorelle, nonni disponibili o meno eccetera.
Sono andata a cercarmi lo studio, che si trova sul sito della fondazione Agnelli e ho visto che in effetti hanno preso in considerazione molti di questi fattori per normalizzare i dati e quindi da questo punto di vista mi sembra un buon lavoro. Purtroppo non ho trovato il dato rispetto all’incertezza sulla misura, cioè quando mi dicono che in media i bambini che hanno frequentato al nido hanno 1 punto e mezzo più degli altri, se non mi dicono quanto variano i risultati all’interno di ciascun campione non ho sufficienti informazioni per capire se questo è importante oppure no.

E allora torno alla mia esperienza diretta, anche se mi trovo in un sistema svedese e non italiano. Ogni volta che vedo i progressi che fanno i miei figli grazie al nido sono estremamente contenta e so per certo che se fossi stata io a dover lavorare su certi aspetti non sarei riuscita altrettanto bene e tantomeno altrettanto in fretta. Se andranno meglio in italiano o matematica in seconda elementare mi importa molto poco, e sono consapevole che questo è solo un parametro per misurare l’effetto che il nido può avere sui loro piccoli cervelli. Però io vedo dei vantaggi già nell’immediato.

Pollicino è al nido da quando ha 16 mesi, quindi non prestissimo, e questo grazie ad un buon sistema di congedi parentali in Svezia che ci ha permesso di prenderci cura di lui così a lungo. Da quando ha iniziato il nido però ha fatto dei passi avanti da gigante. Ha voglia di fare da solo più di prima, ama interagire con altri bambini, è più sicuro di se. Ovviamente ci sono aspetti che maturano con l’età e non sto parlando di questo. Sto parlando del fatto che all’asilo nido riescono a fargli fare cose che io a casa non potrei mai fare. E la spinta più forte è data dalla presenza di altri bambini.

La socializzazione. Cosa significa socializzare per un bambino di 1 o 2 anni? A questa età i bambini fanno spesso giochi paralleli e non collaborano, quindi parlare di socializzazione nel senso in cui spesso lo intendiamo noi è sicuramente prematuro. Ma io vedo che la spinta della presenza di altri bambini intorno che fanno cose diverse da quelle che fanno loro gli fa venire l’idea di provare. Cosa che magari io a casa non riuscirei a fare perché non sono un bambino, ma sono un adulto. Nel mondo bambinocentrico l’adulto è quello che fa le cose perché le sa fare e basta e il bambino si affida totalmente all’adulto in questione. Quando il bambino è al nido insieme ad altri bambini è continuamente spinto dal suo istinto a fare quello che fanno gli altri, che sia mangiare con la forchetta da solo, sedersi sul vasino, addormentarsi per il riposino, mettere a posto i giochi dopo averli usati.
Quando un bambino è a casa con la mamma (o con i nonni) fino a 3 anni perde questa grande opportunità di confronto con altri bambini. E non perché se ne sta chiuso in casa e non gli capita di incontrarne, perché lo so bene che uno i bambini li fa uscire e li fa stare ai giardini a giocare o li porta dai cuginetti. Ma non è la stessa cosa. Una cosa è la condivisione di routine che comprendono anche il mangiare, il dormire e tutto il resto oltre al gioco, un’altra è incontrare un amichetto per giocare.

Le relazioni affettive. I sostenitori del no affermano che un bambino che va all’asilo nido subisce un senso di sdradicamento rispetto agli affetti famigliari, gli viene a mancare l’abbraccio caldo della mamma, che lo protegge e lo coccola e lo fa crescere sicuro. Io però vedo anche che i bambini al nido si creano delle bellissime relazioni affettive con il personale che si prende cura di loro e anche con gli altri bambini. Il loro mondo affettivo diventa più ampio e più ricco. Imparano a sentirsi più sicuri anche in gruppo e a cercare delle relazioni diverse con i diversi individui che li circondano. Credo che per compensare questo effetto tenendo il bambino a casa fino a 3 anni bisogna fare molto sforzo per riuscire a dargli quella stessa possibilità creando degli incontri ad-hoc. Non è impossibile, ma è più difficile.
Poi qui entra in gioco il fattore nonni, ma quello è un’altro capitolo, che dipende dai nonni, dalla loro età, dai conflitti in famiglia, dalla disponibilità, e per ora non voglio entrarci. Comunque mandare i figli al nido mica vuol dire che i nonni non li vede mai, no?

L’indipendenza.Uno dei lavori più importanti del nido è quello della spinta all’indipendenza. Un po’ perché un adulto che si deve occupare di 5 o 6 bambini al di sotto dei 3 anni non può fare tutto da solo, un po’ perché fa parte dell’aspetto pedagogico (vedi Montessori ad esempio). Un bambino di 13 mesi può mangiare da solo, uno di 18 mesi può infilarsi i pantaloni da solo, uno di 2 anni può lavarsi le mani da solo, uno di 2 anni e mezzo può usare il coltello per tagliare il cibo da solo (magari no una fiorentina al sangue!) Mediamente queste possibilità a casa non gli sono date. E qui mi ci metto anche io. Primo, io non ho pazienza e spesso nella fretta finisce che le cose le faccio io così ci si sbriga. Secondo perché magari non mi viene in mente. Pollicino su queste cose è abbastanza pigro e si lascia fare tutto. E io lo faccio. E poi scopro che all’asilo lo fa da solo e resto basita. Certo ci si può chiedere se sia così importante che faccia questi passi quando è in grado di farli. Per me è importante nel senso che stimola l’autostima e una formazione di una coscienza di se stessi come individui. Quando Pollicino riesce a fare una cosa e si batte le mani felice è molto più importante di quando io mi sbrigo a farla per lui. Ora è vero che anche questo si può fare a casa, lasciandoli provare e rispettando i loro tempi, ma quanti sono a farlo? E quanti continuano ad imboccare i figli fino ai 2 anni? (io ne conosco!)

Queste sono solo alcune riflessioni che mi sono venute in seguito ai colloqui e alla lettura dell’articolo di Repubblica. Credo che sia importante pensare bene anche al tipo di bambino che si ha, perché i bambini sono diversi e magari si adattano meglio o peggio all’ambiente dell’asilo nido. Ma la mia esperienza per entrambi i figli (diversissimi) è stata assolutamente positiva, e mi sentirei di raccomandarla a chiunque, magari non prestissimo (il Vikingo ha iniziato a 13 mesi), e magari con un orario ridotto in modo da garantire anche del tempo di qualità con i genitori, che nel mio mondo ideale farebbero i turni per andare a prendere i figli al nido. E poi ovviamente bisogna pensare a che tipo di genitore si è, perché si può fare tutto o quasi anche a casa, ma con molta più fatica, e se certi aspetti vengono salvaguardati meglio all’interno delle mura domestiche, altri vengono sottovalutati o dimenticati, tendendo magari a proteggere un po’ più del necessario. Per me non è un problema di delega educativa, ma di offrire una possibilità educativa più ampia, che prenda il meglio di quello che io, genitore, posso offrire, e il meglio di quello che un asilo nido può offrire.
Voi che ne pensate?

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55 thoughts on “L’asilo nido rende più intelligenti?”

  1. Lilli mi permetto di dissentire con alcune delle cose che dici. Il fatto è secondo me che tante delle cose che tu citi si sanno valutare solo col senno di poi, e questo non aiuta nella scelta fra asilo si e asilo no (quando si può scegliere, ovviamente).
    Non c’è dubbio che con un genitore che ha le capacità di fare tutte le cose che citi e il tempo di farle e la voglia di farle l’opzione nido non venga neanche presa in considerazione, ma quanti genitori sono in grado? Io sinceramente di bambini che sono stati a casa i primi tre anni con la mamma (nessun papà purtroppo) ne conosco diversi, e di mamme come descrivi tu neanche una. Vedo mamme stressate rifugiarsi al parco la mattina, magari creandosi un positivo gruppo di gioco sul posto, che vanno in crisi al terzo giorno di pioggia consecutivo. Vedo i loro bambini per lo più senza orari, che si spannolinano tardi, che parlano tardi, che non sanno condividere i loro giochi eccetera. Poi per carità, alcune sono contente così e allora va benissimo, ma nella mia esperienza sono poche. Si sentono sacrificate e diciamocelo, non all’altezza. E allora, se si può, forse è meglio ammettere i propri limiti e vivere tutti più sereni e contenti, no?

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  2. Io penso che Lei si sia fatto domanda e risposta insieme. Praticamente la domanda che si fa è: asilo nido si o no? e la risposta è nelle ultime righe: dipende da che genitori si è e da quanto si riesce a fare per loro per voglia (in primis penso), per tempo e per capacità intrinseche (qui entra in gioco il modo in cui siamo cresciuti noi genitori e quindi l’educazione che abbiamo avuto).
    Io non condanno gli asili nido perchè in determinate condizioni assolute, cioè: impossibilità per presenza necessaria di lavoro di entrambi i genitori e assenza di nonni, l’asilo diventa NECESSARIO (e qui se fossi io andrei a valutare dal punto di vista economico e emozionale quanto perderei tra utilizzare tutte le possibilità della maternità – e stare a casa con il bambino percorrendo con lui tutte le tappe fino all’età che oggettivamente gli specialisti considerano ideale per la vera socializzazione – contro il pagare l’asilo nido e la babysitter quando si ammala…).
    Sinceramente se tenere a casa il bambino è per guardarlo semplicemente e accudirlo nelle sue esigenze primarie (mangiare, cambio, dormire) avrei qualche dubbio sul fatto che l’asilo non dia di più, anzi! Ma se crescere un bambino significa (volendone davvero avere l’opportunità senza alibi di alcun tipo) accompagnarlo ed educarlo non solo fisicamente, ma anche intellettualmente allora i genitori dovrebbero a mio avviso:
    sapere età per età le potenzialità che si possono sviluppare,
    cogliere, osservando e facendo insieme, ogni attività proponendone sempre di nuove e stimolanti per tutti i sensi (visivo, olfattivo, manuale, sonoro, ecc…)
    essere guida nella scoperta del mondo e supporto nelle prime relazioni esterne alla famiglia,
    essere capaci di mettersi alla loro altezza per stimolarne la creatività, sia per proporgli giochi e attività adeguate,
    non limitarne la voglia di fare (magari perchè si possa sporcare o sporcare casa),
    osservarli per capirne le passioni e dargli strumenti giusti per stimolarli a crescere in esse,
    insegnargli sempre nuove cose (filastrocche, canzoncine, storie fantastiche, ecc…)
    Così facendo il mio bambino non ha niente da invidiare a quelli che frequentano il nido, quelli le cui mamme sono contentissime del solo fatto che sanno difendersi e che quindi siano diventati piccoli guerrieri come se la società di oggi ne abbia tanto bisogno…

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  3. Ciao Erika, personalmente si, l’avrei comunque portato anche se magari non tutta la giornata ma solo per metà. Questa considerazione anche perchè mi rendo conto che (ma riguarda ovviamente me) non sarei in grado di insegnargli tutto quello che le insegnanti hanno la pazienza e il modo di fare: non parlo di saper mangiare o vestirsi, ma di attività ludiche o formative. In secondo luogo mi rendo conto di avere comunque bisogno dei miei spazi.
    Ti riporto poi l’esperienza di una mia amica, madre di tre figli e non lavoratrice. Il primo l’ha tenuto con se’, ma gli altri due ha deciso di mandarli al nido per mezza giornata e mi conferma che si è pentita di non averlo fatto anche per il primo!

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  4. Si Erika, penso che la tua pulce sia giusta. Ma penso che dipenda…anche in questo caso da come si puo’ gestire la cosa.
    Io posso scegliere e di conseguenza Alessandro esce dal nido alle 13.00
    (ti riporto il mio esempio nn perchè sia quello principe ma perchè è quello che conosco meglio)
    Penso che lo lascerei fino alle 16.00 orario di chiusura del nido dove lavoro (perchè io lavoro nel nido dove va ale) solo se ne avessi necessità vera…
    Io sono fortunata, faccio un lavoro che amo (anche se ancora per poco) che cmq tranne che in casi rari, finisce alle 16.00 massimo e che mi da la possibilità di dedicarmi anche lui anche concedendomi un pò di riposo dopo 6,30 di nani feroci 🙂

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  5. Grazie bietolina! Fare la mamma a tempo pieno e’ abbastanza dura e in effetti mi manca lavorare almeno part-time. Senza nulla togliere alle mamma che lavorano, per l’amor del cielo ognuno ha le sue. E’ proprio quello il dilemma! Avendo la possibilita’ per ora vorrei continuare a stare a casa con la pulce ma nn vorrei privarlo di qualcosa che potrebbe avere il nido. anche se a poi un’altra vocina mi dice che cmq anche i bimbi al nido potrebbero essere privati di qualcosa (in questo caso la mamy). Grazie ancora per il tuo punto di vista!

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  6. ciao Erika, forse l’ho già scritto qui…ma io sia come educatrice di nido,che come mamma… potendo scegliere, avrei rifatto la scelta che ho fatto…mandandolo al nido all’anno compiuto!Scelta pensata ancora prima di sapere se avrei lavorato o meno! (Ale aveva 14 mesi)
    Sarà che noto in mio figlio un carattere forte, che ha bisogno di regole fisse, sarà che credo nell’asilo nido (purchè ben gestito), sarà che credo nella necessità di spazi per mamma.
    Poi sai ogni bambino è unico.
    Ale è un chiacchierone,ma ha cominciato a camminare a 15 mesi e passa… è sempre trainante nelle attività, ma è cocciuto…io a casa non sarei riuscita a dargli il carico di energia che necessita…perchè preferisco fare l’educatrice che la mamma a tempo pieno (fucilatemi ma è cosi)
    Il nido non crea niente…non è che un bambino se va al nido impara 10 parole se va alla materna 30 ecc..
    Il nido accompagna alla crescita…si parla infatti di educare…non di insegnare…estrapola da ogni bambino quello che già c’è di potenziale…
    Educa alla convivenza o perlomeno inizia a farlo
    a vivere al meglio il se…
    a vivere i conflitti
    poi la mamma è insostituibile e sarebbe troppo bello avere il lusso si “usare” l’asilo nido come valore aggiunto!

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  7. Ciao ragazze… Quanto mi sta dando da pensare la questione nido!! Tra le ragazze che hanno fatto il corso pre parto con me in Italia io sono l’unica ad avere la possibilita’ di stare a casa con Fionzilla, tutti gli altri pargoli sono gia’ al nido o con i nonni. Ora, se lavorassi non avrei alcun problema a dire Nido Si anche perche’ qua in Irlanda di creche ce ne sono a bizzeffe. Pero’ lavorando da casa nn mi sembra il caso di mandare Fionn al nido (scuola materna 100% pero’!). Lui socializza benissimo, cerca di mangiare da solo con il cucchiaio e cammina ed ha quasi un anno quindi nn penso sia cosi indietro rispetto ad altri bambini. Io al nido nn ci sono andata ma ad un anno dicevo circa 20 parole, giocavo ed ero molto autonoma. Mi e’ piaciuta tanto l’idea di Monica di portare il pargolo alla ludoteca, credo che faro’ altrettanto per un paio di pomeriggi a settimana. Ma chiedo a quelle di voi favorevoli al nido ma anche “forzate” in un certo senso dalla condizione famigliare o lavorativa in cui si trovano, se aveste avuto la possibilita’ di stare a casa fino al compimento dei 3 anni lo avreste fatto o avreste cmq optato per il nido? Nessuna polemica o provocazione, mi interessa solo sapere se nella mia situazione li portereste cmq al nido. 🙂

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  8. Mi aggiungo ai consigli…

    Io sono al pubblico e mi trovo molto più che bene, sono passata per il privato ma non mi è piaciuto per niente. Personalmente credo che il pubblico sia più “controllato”, ma a parte questo molto dipende dalle educatrici che si trova. Io ho avuto la fortuna di trovare tutte educatrici già mamme (ne ha avuta una che di figli non ne aveva, e credimi, la differenza non è poca) e molto,molto dolci. Poi dipende molto dal bambino.

    A parte questo, ho sempre optato per una via di mezzo, nido al mattino e nonna alternata al papà al pomeriggio e al sabato che lavoro. In questo modo la nonna mi aiuta anche tutte le settimane ma non più di mezza giornata, due mezze giornate al massimo, e la cosa non le pesa, ma non le impedisce di stare con le nipotine in autonomia.

    Non so a che ora rientri al pomeriggio, ma potresti optare per una cosa del genere, nido al mattino, poi potresti chiedere alla nonna (se è fattibile) di prenderlo prima del sonnellino e di tenerlo finché arrivi. In caso contrario comunque abitando sotto di voi i rapporti con i nonni saranno comunque molto frequenti.

    Io sono favorevolissima al nido, se si deve scegliere tra nido e nonni (tra nido e mamma preferisco mamma…). Chiedere ai nonni di fare da baby sitter spesso crea conflitti sull’educazione, i nonni per natura viziano, proteggono, si sostituiscono ai bambini, è giusto e normale, ma se diventa quotidiano non è tollerabile. Lasciargli il loro ruolo di nonni invece gli permette di esserlo davvero, mentre ad educarli saranno mamma e papà insieme alle educatrici del nido.

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  9. grazie silvia
    per togliermi qualche dubbio ho telefonato poco fa al nido pubblico, ci sono ancora posti disponibili e domani mattina vado a farci un giretto così mi rendo conto
    vi farò sapere cosa abbiamo deciso
    grazie ancora 🙂

    è vero, alla fine vengono pubblicizzate solo le cose negative, più o meno è sempre così

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    • @francesca io aggiungo alle riflessioni di Silvia anche un’altra riflessione: spesso ci si chiede se si deve scegliere tra asilo o nonni come se fossero scelte in contraddizione tra loro. In realtà i bambini che vanno all’asilo mica che i nonni non li vedono più! Ci sono sempre i pomeriggi da passare, le malattie, e magari visto che la nonna non lo deve tenere tutti i giorni, i genitori possono permettersi di chiedere un babysitteraggio extra per una serata tranquilla o un weekend lontano senza farsi prendere dai rimorsi. Insomma, le scelte non sono necessariamente in contraddizione. Però io sono chiaramente a favore dell’asilo, quindi sono di parte, mi pare chiaro 😉

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  10. francesca, ti rispondo io rapidamente:
    – ovviamente chiedi al nido, ma è possibile se ci sono posti.
    – io sono in genere orientata al pubblico, ma ovviamente è un’opinione. Come tu dici, il nido privato è un appartamento con 18 bambini dentro??!! Giardino? Programma educativo?
    Però sei sicura di essere ancora in tempo per l’iscrizione al nido pubblico? Lo sei solo se ci sono posti liberi.
    – non penso sia un problema l’età della nonna, a 60 anni le nonne sono giovani e piene di iniziative. E’ un problema di rapporto e di scelta vostra come genitori. Del resto al nido si può stare anche l’orario minimo il primo anno, no?

    e poi, capisco i 1000 dubbi (ma comunque non è mai una scelta irreversibile), ma cosa si sente in giro??? Io sento milioni di persone che mandano con soddisfazione di tutti i loro figli negli asili di tutta Italia.

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  11. grazie serena per la sollecita risposta! purtroppo oggi non ho molto tempo per leggere tutti i commenti, quindi passo direttamente alla mia situazione:
    Bibo ha 10 mesi, siamo indecisi se mandarlo a settembre al nido e soprattutto a quale nido! riassumendo i miei dubbi sono questi:

    – è possibile cominciare il nido anche dopo settembre? (questo dubbio me lo tolgo chiedendo direttamente all’asilo!)

    – abito in un piccolo paese e ci sono 2 asili: uno pubblico gestito da una cooperativa (ne ho sentito parlare sia bene che male in egual misura) e uno privato gestito da 2/3 maeste con circa 15/18 bambini in totale (l’ho visitato tempo fa ed è praticamente un appartamento, anche piuttosto piccolo, adibito molto carinamente a nido; anche su questo privato mi hanno dato opinioni discordanti). il dubbio è: quale scegliere?

    – i nonni paterni di Bibo abitano al piano di sotto e dai 4 mesi di Bibo è la nonna che si occupa di lui quando io sono al lavoro (torno nel primo pomeriggio), con la nonna ho un ottimo rapporto anche se ovviamnete alcune cose mi danno fastidio es. è iperprotettiva, a volte (raramente ma accade) fa troppo la “mamma”dimenticandosi di essere la nonna.
    lei ha dato disponibilità di tenere Bibo anche il prox anno, ma una cosa è tenere un bimbo che non cammina, dorme al mattino ed è più gestibile, un’altra cosa è tenere un bimbo che cammina, esplora il mondo ed ovviamente diviene più “ingestibile”; considerando che la nonna ha 60 e passa anni!

    – a ciò si aggiunga che a Bibo piace stare in mezzo ad altri bimbi e alla gente in generale, e stando a casa questa possibilità gli viene preclusa, o quanto meno ridotta.

    ci sono altri 1000 dubbi e altrettante paure nel lasciare Bibo in mano di estranei, alimentate anche da tutto quello che si sente in giro; quindi booo!
    dovremmo darci una mossa a decidere perchè credo che siamo al limite come tempistica (non ho idea di quando bisogna fare le iscrizioni)

    scusate se mi sono dilungata, ma nella mia capoccia ho un groviglio inestricabile.
    grazie

    Reply
  12. Per quanto mi riguarda l’esperienza del nido è stata risolutiva e liberatoria per entrambi i miei figli (la prima ha ora 4 anni e il secondo ha ora 11 mesi), non perché non vedevo l’ora di mollarli a qualcuno e farmi i fatti miei ma perché li ho visti fin dai 6/7 mesi bisognosi di un ritmo di vita che io non ero in grado di dargli non avendo una cameriera/tata/nonna/factotum a disposizione.
    Per Pippilotta che ora ha 4 anni e non ha mai dormito il pomeriggio, avrei dovuto uscire tutto il santo giorno e portarla da amichetti, cuginetti, nonni (quello più vicino sta a circa 100km da noi!!) al parcogiochi, sull’altalena e via dicendo…salvo urlare all’improvviso in preda alla fame e…..qualcuno ha cucinato??? Il nido dove è andata a 8 mesi l’ha inquadrata, ha cominciato a guardarsi intorno e relazionarsi con tanti bimbi tutto il giorno, ha cominciato a camminare e al nido era più sicuro che non tra scale e detersivi e il ferro da stiro e la pentola a pressione di casa nostra.
    Certo, la scusa è stata il mio rientro al lavoro ma sono stata felice finalmente di avere anche solo mezza giornata per scambiare 4 chiacchiere con qualcuno senza farmi venire occhi storti e torcicollo per controllarla! Per il piccolo Erik il rosso invece, da buon maschietto mammone attaccato al seno come una sanguisuga fin dalla nascita, credevo fosse impossibile un’integrazione al nido in tempi brevi e in realtà ci ho messo un pò di più, circa un mese, per farmi salutare sorridendo.. ma lui è andato al nido a 7 mesi, prendeva ancora il latte al seno e devo dire che il nido lo ha aiutato tanto a regolarizzare il sonno soprattutto, ma anche il cibo, le coccole e i momenti di gioco. Ora alle 16 va a prenderlo il papà ed io torno a casa solo la sera.. li guardo dalla finestra prima di entrare e li vedo giocare felici e tranquilli e questo mi rende soddisfatta della mia scelta.

    I bimbi hanno bisogno della mamma i primi mesi..ma poi loro stessi lanciano i segnali giusti per farci capire che forse è il momento di allargare le vedute..e comunque la cosa fondamentale secondo me è che, qualsiasi decisione si prenda volente o nolente, la mamma e soprattutto la mamma DEVE essere in pace con se stessa, tranquilla e rilassata nelle sue scelte, perché i figli sentono fortemente lo stato d’animo della mamma e reagiscono di conseguenza.

    So bene che non sempre la situazione familiare lavorativa personale etc..porta questo equilibrio ma dobbiamo fare uno sforzo per il bene dei nostri bimbi e soprattutto seguire il nostro sesto senso e non le chiacchiere continue e invasive di un entourage che spesso ci insinua dubbi e sensi di colpa che non hanno motivo di esistere.

    Per quanto riguarda la fiducia della struttura, io credo sia fondamentale allungare molto l’occhio sul personale, chiedere in giro, frequentare le mamme ma soprattutto cogliere i segnali dei nostri figli, osservare le loro reazioni quando si va o si esce dall’asilo e parlare molto con loro senza però spingerli troppo a raccontare tipo interrogatorio, quando non ne hanno voglia…

    In bocca al lupo!! 🙂

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  13. Io nn faccio testo perchè sono un educatrice di nido…
    quindi posso apparire di parte…
    ma sono un educatrice di nido che porta il figlio al nido…
    o meglio, io avevo già deciso che Ale sarebbe andato al nido verso l’anno, per mezza giornata ma non avevo calcolato ai tempi che sarei stata nello stesso nido…
    Io sinceramente guardandola dal mio punto di vista… ne vedo e sento tante…
    Ho letto molti di questi commenti, molti del post di claudia…
    Io penso che fondamentalmente prima dell’anno i bimbi si portino al nido per necessità lavorative…
    Non ci sono altre motivazioni plausibili.
    Io ho cominciato a lavorare che Ale avava cinque mesi ma sarei rimasta volentieri con lui…
    Dall’anno in poi ci sono genitori piu’ o meno pronti e di conseguenza bambini…
    Mio figlio ad esempio l’ho visto pronto… ma ne incontro altri che non lo sono
    Vedo ogni tipologia di genitori, tanti vissuti diversi…
    è difficile davvero mettere dei paletti, delle regole fisse…
    E’ vero pero’ che i bambini al nido, sono piu’ (spesso) mentalmente elastici dei bambini che incontro fuori…
    Io stessa pur essendo un’educatrice…ho visto mio figlio evolversi piu’ velocemente da quando viene al nido!
    poi diciamocelo e qui so che sollevero’ polemiche, non ci sono sempre interazioni totalmente sane mamma/figlio…ho a che fare con di quelle mamme talmente piene di ansia, insicurezza e paranoie, che è un bene che lo lascino in un ambiente diverso ogni tanto…

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