Non so voi, ma per me sono tante le cose su cui mi sono ricreduta da quando sono genitore, e il tempo è l’elemento simbolo di questo cambio di paradigma: il tempo aveva tutta un’altra concezione prima. Non tanto nel senso di se ce ne sia o meno e quanto, ma proprio nel rapporto con il tempo, col perderlo e col trovarlo. Il primo impatto con la gestione del tempo genitoriale in un altro Paese nel periodo senza figli mi ha vista piuttosto saccente devo ammettere: ah, ‘st’inglesi, quanto sono rigidi, mi dicevo quando le mie amiche con figli insistevano nell’orario dell’andata a letto secondo me assurdo (le 7:30? Ma quando mai! Ma io andavo a letto quando mi pareva!) o nella strutturazione dei pomeriggi di gioco (ci vediamo al parco alle 10 e stiamo un 3 ore, e poi rispettavano l’orario alla lettera). Che noia, che intransigenza, che mancanza di elasticità, ma vuoi mettere quelle belle ore elastiche che si allargano e restringono a piacimento? Beh, manco a dirlo, mi sono rimangiata tutto. È un po’ come la questione delle uniformi, vi ricordate? La puoi guardare in assoluto, e scartarla a priori, o la puoi guardare in contesto, e la prospettiva acquista significato.
La festa di compleanno come palestra di vita
Negli ormai nove anni abbondanti della mia genitorialità UK, la “Festa di Compleanno” è stata una bella palestra di vita, come si dice. Certo, una festa elastica, che dura quanto dura, si allarga quanto vuoi, con bambini e genitori che giocano e chiacchierano senza che ci sia un domani, ha il suo appeal, ma magari la facciamo in un’altra vita, quando avremo una casa vicino alla spiaggia sul Pacifico. Per ora, per questa vita, la festa la facciamo in modo tale che lo stress per tutti sia minimizzato, perché l’organizzazione rende il tutto immensamente più semplice e meno stressante (e questa, per me, che sono abbastanza sciamannata di mio, è senz’altro la più importante lezione imparata come genitore). Insomma, con almeno (partendo dall’età scolare) 9 feste al nostro attivo, anno più anno meno, boy più boy meno, io e il mister possiamo definirci una macchina collaudatissima.
Dunque, ecco la mia scaletta per una festa di compleanno fatta in trasferta ma autogestita di due ore esatte, che per comodità faremo cominciare all’ora 0:00 e a finire all’ora 2:00.
Pronti? Start the clock!
La sala
-0:30: mezz’ora prima dell’inizio ufficiale della festa, si arriva nel sito prescelto, che sarà stato prenotato per 3 ore esatte, partendo da mezz’ora prima della festa, fino a mezz’ora dopo. Qui devo dire che ho una vasta scelta, la mia preferita sono i community centre, dei centri comunali per le varie attività della comunità locale, dalle lezioni di yoga o pilates ai gruppi mamme-bambini, ai circoli di lettura, alle attività degli Scout. Questi centri si affittano ad ora, ad un prezzo veramente conveniente (tipo, un 15 o 20 sterline l’ora) perché non sono a fini di lucro. Dunque, si arriva in situ. Servono un 10 minuti scarsi per farsi dare tutte le istruzioni (incluse quelle obbligatorie in caso di incendio) dal custode di turno, che uno dei due genitori può sciropparsi mentre l’altro comincia a darsi da fare, orientandosi su quello che offre il centro, se non lo si conosce in precedenza. La struttura tipica di questi centri prevede un salone più o meno grande per le attività, spesso con una zona appartata più piccola comunicante dove poter allestire i tavoli per il cibo, e un cucinino con l’indispensabile, tipo il bollitore per l’acqua e varie teiere e tazzine (si, questo è indispensabile, capirete bene), posateria varia, bicchieri e piatti di plastica (ma meglio portarne in caso non ci siano) brocche per l’acqua, e materiale per la pulizia, stracci, rotoli di carta eccetera.
La preparazione
-0:20: nei venti minuti prima che arrivino gli invitati si comincia a sistemare la sala. Noi siamo molto poco creativi qui ammetto, si bada alla sostanza, festoni e poster non ne abbiamo mai portati, ma per esempio abbiamo portato palloncini da gonfiare o giocattoli da distribuire, o l’immancabile angoletto per colorare, con pastelli e fotocopie di immagini prese dalla rete, per chi non vuole partecipare ai giochi, o vuole soltanto rilassarsi per cinque minuti. E della musica da metter su come sottofondo, se serve. Mentre uno dei due genitori si occupa di questo, l’altro comincia ad apparecchiare le tavolate e sistemare le sedie. I bimbi aiutano in questa operazione.
Arrivano gli invitati
0:00: all’ora X, eccoli, cominciano ad arrivare, ci si fa trovare sulla porta con grandi sorrisi. Il festeggiato è opzionale, il 90% delle volte starà incantato facendo altro, inutile stressarsi e ostinarsi se non vuole fare il padrone di casa, tempo sprecato, appunto. I pacchetti con i regali vengono messi in bell’ordine su un tavolino, allestito allo scopo.
Inizia la festa
0:00 – 0:15: nei primi 6 o 7 minuti si può star certi che sono tutti arrivati. I genitori degli invitati che decidono di restare hanno preso posto in qualche sedia predisposta in giro, i genitori che vanno via (praticamente tutti man mano che i bimbi crescono) passano eventuali contatti telefonici per emergenze. I quindici minuti di gioco libero servono a far si che i bambini prendano confidenza con il sito, consentono a tutti di sentirsi a proprio agio, e a chiunque prepari le attività da fare ad essere pronto per partire.
Un’attività organizzata
0:15 – 1:15: un’ora di attività è quanto basta per riuscire a fare qualcosa di piacevole e allo stesso tempo mantenere l’interesse dei più piccoli. Queste possono essere libere (in un’occasione abbiamo semplicemente usato il castello gonfiabile e i tricicli messi a disposizione dalla sala), organizzate in proprio (una scaletta di almeno 4 o 5 giochi, ciascuno che si possa esaurire in una decina di minuti, è utile da preparare a priori, poi si può adattare a seconda di come la festa sta andando), o con aiuto esterno. Nei due casi in cui ci siamo rivolti all’esterno, più che lo spettacolino di arte varia, abbiamo usato club locali, per esempio una scuola di calcio, che fa anche feste, viene con due allenatori e tutto il materiale, palloni, porte per indoor eccetera, o i “rangers” del parco locale che sono venuti con animali cool (civette, serpenti, scorpioni, limacce di varie dimensioni e fogge, tutte le cose schifide che ai bimbi piacciono sempre molto).
Questo per quanto riguarda i bambini. Noi genitori del festeggiato invece partiamo con la task force. Il genitore uno provvede a intrattenere i genitori degli invitati rimasti, prepara un caffè o un cup of tea per chi lo desidera, e passa con pasticcini o biscotti. Il genitore due prosegue con l’allestimento mangereccio, mette in tavola i vassoi già predisposti da casa, riempie le coppette di frutta o pomodorini o cruditée varie, e di tanto in tanto spunta in sala per scambiare due chiacchiere e fare qualche foto.
Adunata generale!
1:15 – 1:20: si chiama giro, si invitano i bimbi a sedersi a tavola. Vi paiono pochi 5 minuti? Evidentemente non avete visto un’orda di bimbi affamati e pronti allo spazzolamento. Vi sembrano troppi? Non se cominci ad invitare a lavarsi le mani e fare eventualmente una puntatina in bagno. Credetemi, i tempi sono calcolati al secondo.
A tavola!
1:20 – 1:35: si mangia! I bimbi si servono dai vassoi già predisposti sul tavolo, serve supervisione per versare bevande, o per assicurarsi che anche i più timidi prendano quello che vogliono (e che quelli che hanno gli occhi più grandi dello stomaco, come si dice qui, non si riempiano il piatto di cinquecento cose che non mangeranno). Esperienza insegna che 15 minuti sono più che sufficienti per il bimbo medio da 5 a 8 anni, e anzi molti si alzeranno da tavola prima, e andranno a giocare.
La torta
1:35 – 1:40: Si richiama l’attenzione di tutti, si invita a tornare al tavolo chi si è alzato, e si procede con il rituale della torta: candeline accese, Happy Birthday To You di rito, soffio, foto. La torta viene subito fatta tornare in cucina. Sul tavolo compaiono i dolci da distribuire per dessert.
La Party Bag
1:40 – 1:55: Questo è un momento delicato e richiede molta organizzazione e lucidità. Uno dei genitori resta a supervisionare i bimbi che o tornano al gioco libero, pieni di energia post-pasto (gli invitati tipicamente) o restano a tavola a mangiare ancora un po’ (i festeggiati tipicamente nel nostro caso). Il genitore che torna in cucina con la torta organizza le party bags. Qui mi devo soffermare un attimo per spiegare gli usi e costumi. La party bag è un classico della festa di compleanno inglese, consiste in una bustina contenente dei pensierini per l’invitato, tipicamente qualcosa da mangiare, dolcetti ad esempio, e dei regalini (NON costosi, per definizione, understatement innanzitutto) per esempio matite colorate, figurine, una corda per saltare, giocattolini piccoli, un libro, a seconda dell’età degli invitati. Nella party bag finisce anche la torta, che avrete notato non viene distribuita a tavola. La torta di una festa inglese è per tradizione qualcosa che si porta via, succede anche ai matrimoni per esempio, la torta nuziale viene fatta a fette e messa in scatoline scicchissime che gli invitati portano a casa (qui quelle di William e Kate per gli amanti del gossip). Va da sé che la torta non è mai qualcosa di cremoso, pannoso o comunque poco gestibile, infatti la torta nuziale ad esempio è del tipo a lunga (issima) conservazione, tradizione vuole che gli sposi ne conservino un pezzo da gustare insieme di nuovo al primo anniversario di matrimonio. Alla festa invece si gustano altri dolci, che vengono portati al tavolo. Ma tornando a noi, la torta di compleanno viene affettata, ogni fetta messa in un contenitore o avvolta in un tovagliolo di carta, e trova posto con il resto dei regalini nella party bag. Il genitore addetto dovrà quindi procedere all’affettamento e confezionamento in tempo per distribuire le party bags a conclusione della festa. Il genitore qui presente ha spesso bluffato preparando una seconda torta, tagliata e imbustata in precedenza, cosa che ha l’effetto secondario non trascurabile che il festeggiato si gode tutta la torta sua a casa in santa pace per i giorni a venire (i boys in questa casa sono famelici, l’avevo mai detto?). Nel frattempo, il genitore supervisionante, con un occhio che non perde di vista i bimbi, comincia a raccogliere i resti del fiero pasto dal tavolo e portarli in cucina.
I saluti
1:55 – 2:00: le party bags vengono portate vicino all’ingresso, i genitori vengono a prendere i bimbi, si ha cura che ogni bimbo vada via col suo soprabito, e con una party bag. Qui bisogna sottolineare che il genitore inglese è fondamentale alla buona riuscita dell’operazione, e totalmente affidabile in questo senso: allo scoccare dell’ora prevista si può essere assolutamente certi, con un margine di errore infinitesimo se proprio volete, che tutti i bambini saranno stati scortati fuori dalla sala, come un sol’uomo, e si è riusciti persino ad infilare un po’ di chiacchiera nel processo.
Le pulizie
2:00 – 2:30: è il momento del repulisti, il genitore che è rimasto in cucina ha già provveduto a lavare qualsiasi utensile di cui si è usufruito in cucina, resta da impaccare i resti alimentari e tutto l’armamentario portato da casa, racimolare i regali, sistemare la sala in linea di massima (la pulizia di fino poi la vengono a fare i custodi), raccogliere figli e affini, e mettersi in macchina.
E i regali?
Se siete stati attenti vi starete chiedendo ora che è successo dei regali. I regali vengono riportati a casa intonsi, categoricamente MAI MAI MAI spacchettati quando ci sono gli ospiti presenti. Questo è un importante passaggio dell’etiquette festacompleannica inglese, e sono stata a posteriori contenta di aver potuto sperimentare feste di compleanno come invitati prima di lanciarci nelle nostre, perché avrei toppato miseramente qui. I regali vengono aperti in privato, ottenendo contemporaneamente 4 effetti collaterali importantissimi: (1) si evita di perder tempo alla festa, e di creare caos inutile intorno allo spacchettamento (2) si evitano reazioni indesiderate da parte del festeggiato (ma questo ce l’ho, ma questo non mi piace, ma questo…) (3) si evitano confronti francamente tristi fra gli invitati, e in specialmodo i genitori degli invitati e (4) si possono somministrare i regali nuovi al festeggiato con metodo e raziocinio, evitando l’overdose da pacchetti tipica in queste circostanze. Tutto considerato, una win-win situation. I genitori organizzati mantengono anche una lista di chi ha regalato cosa in modo tale da poter inviare bigliettini di ringraziamento personalizzati dopo la festa – lo scambio di bigliettini è un altro must della vita sociale britannica, a volte me ne ricordo anche io, a volte spaccio la dimenticanza con l’essere comunque un foreigner e me ne infischio. Perché un grande vantaggio di essere foreigner è che puoi scegliere che tradizioni adottare, quelle che ti piacciono e ti rendono la vita più semplice, e quelle di cui decidi di, ooops, ignorare l’esistenza 😉
aiuto….che sbattimento! io sono alla mia rprima festa di compleanno e già ho il terrore. sto cercando idee e suggerimenti. qui il mio post http://wp.me/p3xKFH-2e
Sono arrivata da poco a Manchester dalla Nuova Zelanda con una bambina di tre mesi. Faro’ tesoro dei tuoi consigli :).
Mi sa che il mio messaggio non era chiaro come il tuo post. -.-‘
L’organizzazione di cui parlavo era proprio quella che hai spiegato più chiaramente in questa risposta.
Ovvero permettere ai bambini di giocare e di divertirsi, creando “pause strategiche” per merenda, pipì, spazi gioco tranquilli per chi vuole…
Io invece tendo a perdermi nei dettagli inutili, per poi trovarmi ad improvvisare il taglio della torta distribuzione delle fettine, con piattini che vanno avanti e indietro in cerca di un destinatario.
Anche per questo l’idea dei dolcetti vari durante la festa e della doppia torta già impacchettata nelle borsine la trova un’idea geniale.
@Loudy e @Valewanda 🙂
comunque posso dire una cosa un po’ fra il serio e il faceto, dopo aver visto i vostri commenti qui e altri sulla pagina facebook di GC: benché quanto sopra possa sembrare concitato ed ansiogeno, vorrei sottolineare che per i bambini tutto questo risulta trasparente. Loro non si rendono conto di questa cosa, l’organizzazione è a carico nostro, loro hanno solo il compito di star fuori e divertirsi, ad un certo punto sanno che saranno chiamati per pranzare, ma nessuno li obbliga a venire, o ad alzarsi da tavola dopo 10 minuti netti etc. Loro vivono queste due ore in completa libertà. No lo dico perché pare che noi si stia lì coi fischietti come in un collegio vittoriano. SOLO CHE, e questa è stata l’importante lezione di vita per me, PER FARE IN MODO che tutto venga vissuto in maniera liscia dalla loro parte, noi dietro le quinte dobbiamo imporci un certo metodo. E’ un po’ come il discorso delle performance artistiche (si lo so che ho questo pallino ultimamente hehe) deve “sembrare” fatta senza sforzo, ma per far sì che venga data questa sensazione, ci vuole allenamento e impegno dietro. Il mio mantra non è affatto abbasso la creatività, ma è “creatività con impegno e dedizione”, mettiamola così.
Una festa così organizzata sarebbe un po’ il mio sogno. Anche se per riuscire a gestire tutto al cronometro bisogna essere noi stessi organizzati e precisi, due qualità che anelo da quando ero piccola ma che ancora fatico a trovare.
La pratica di spacchettare i regali a casa penso sia proprio geniale, ma qui in italia come si fa a metterla in pratica?
Non tanto per la festa con solo i bimbi, che da piccoli più che dai regali sono affascinati dalle scatole, ma per quella in cui ci sono anche parenti come nonni e zii che sembrano aspettare solo il momento dei regali.
Ottimo, e quoto soprattutto il NON spacchettamento alla festa, che ho sempre cercato di evitare con tutta me stessa perché imbarazzante e inutile. Se ci fossero posti a prezzi modici come quelli che hai descritto tu mi ci butterei a pesce. Qui ci si deve inventare qualcosa perché l’affitto di locali o posti per feste e’ esorbitante!
puo’ darsi deborah 🙂 ma terrei a precisare che l’organizzazione è tutta nostra eh? Che trova terreno fertile nell’accondiscendenza inglese alle scadenze e agli orari. La prima prima festa che abbiamo organizzato era molto molto libera e lasciata al caso, e col mister ancora abbiamo gli incubi per l’ansia hehehe
Non so, sono perplessa. In certe occasioni a me il caos piace parecchio. Non so davvero se saprei rinunciarci tout court. Già la mia vita professionale e, a volte familiare è così organizzata!Un minimo di organizzazione va bene anche alle feste, per carità, ma solo di massima,,Mi piace lasciare spazio all’imprevisto, allo svarione o , anche, al colpo di genio, perchè no?..però magari sono io che son troppo italiana,eh?
Ma quanto sono avanti sti inglesi!!!!
e lo so gente, lo so, così come mi rendo conto che la puntualità e l’organizzazione passa per una cosa tristiiiiissima e segno di poca creatività (o per meglio dire, la fanno passare…. in realtà secondo me rende il tutto molto più gestibile). No, qui se pensano di fare un 10minuti di ritardo ti avvisano per tempo, e sicuramente a costo di teletrasportarsi in Tardis, non faranno ritardo al momento del prelievo a fine festa.
In effetti da noi arrivare puntuali a una festa è considerato indelicato… Ci rendiamo conto del gap culturale?
…. comunque alla festa di compleanno di mia figlia (nel nostro giardino condominiale) mia moglie è riuscita a portare la festeggiata (dopo un tot di commissioni urgenti) con 25 minuti di ritardo… con tutti gli amici già presenti… bell’inizio…
“Nei primi 6 o 7 minuti si può star certi che sono tutti arrivati” qui è un’utopia!
Sabato scorso ho portato mio figlio a un compleanno organizzato per le 16.00, siamo arrivati alle 16.15 – eravamo i primi e non c’era neanche il festeggiato 🙁
Ormai il quarto d’ora accademico è diventato mezz’ora e sembra quasi poco chic arrivare puntuali.