Italiano arrestato per un rimprovero al figlio. Ma sarà vero?

Ieri è avvenuto il processo al turista italiano arrestato a Stoccolma per aver rimproverato troppo duramente il figlio dodicenne. Ne ho lette di cotte e di crude in giro su vari siti, e ho deciso di commentare questa notizia perché ci sono un sacco di cose da dire. Non sarò imparziale.

Iniziamo dai fatti.
La versione degli accusatori è di aver visto un uomo rincorrere un ragazzino, strattonarlo, tirarlo per i capelli, schiaffeggiarlo e sbatterlo addosso al muro. Uno dei testimoni, ha dichiarato che non aveva nemmeno capito che si trattasse del padre, vista la veemenza dell’attacco. Ha dichiarato inoltre che quando lui si è avvicinato correndo, il padre si è spaventato e ha fatto un passo indietro. Un testimone gli ha detto che in Svezia non è consentito picchiare i bambini, e il padre gli ha risposto “va bene, è tutto tranquillo ora” e poi ha proseguito attraversando la strada verso il ristorante, e lo ha visto dare ancora un paio di schiaffi al bambino.

La versione dell’accusato è che lui non ha assolutamente schiaffeggiato il figlio, ne ha usato nessuna forma di violenza. Ha semplicemente rimproverato il bambino che faceva i capricci e che si rifiutava di entrare nel ristorante insieme a tutti gli altri. Ha dichiarato inoltre che si era spaventato perché il figlio stava scappando e sarebbe potuto finire sotto una macchina. Certamente le urla, il gesticolare esagerato che caratterizza noi italiani, e la differenza di lingua ha preoccupato i testimoni più del necessario. In altre occasioni ha dichiarato che forse è vero che ha preso il figlio per i capelli, ma per pochissimi secondi soltanto. Si è comunque difeso dichiarando che le accuse che gli sono state mosse sono infondate.

Ecco, ora capite il perché i fatti non sono affatto semplici da capire.
Leggendo dai giornali italiani, ad esempio Repubblica qui si avverte immediatamente un senso di ingiustizia nel racconto che viene fatto della faccenda. L’italiano viene immediatamente descritto come un politico, di 46 anni, buon padre di famiglia a detta di amici e parenti, dei testimoni dell’accusa invece veniamo a sapere solo che sono di nazionalità libica (ma c’entra qualcosa?). In reatà un’altra cosa salta subito agli occhi, ossia che il giornalista che ha scritto l’articolo non sa che Stoccolma è la capitale della Svezia e non della Norvegia, come sembra implicare da riferimenti al sistema giudiziario norvegese 😛
Sono andata a cercare informazioni sui quotidiani svedesi, e ho trovato nome e cognome dei testimoni, senza alcun riferimento alla loro nazionalità (come dire che è irrilevante?)

Inoltre gli italiani riportano la notizia come un attacco esagerato della polizia svedese contro un povero padre che pur deve farsi obbedire dal figlio. E quelli svedesi la riportano come un attacco di violenza nei confronti di un bambino, e della differenza di cultura tra il sud e il nord Europa.

Ora come genitore, per di più italiana residente in Svezia, ho l’obbligo di interrogarmi su questa vicenda, che per me va oltre il fatto che questo padre ignorasse il fatto che in Svezia è vietato picchiare i bambini rischiando la galera.
Provo ad ordinare i miei pensieri e i miei dubbi in semplici punti, e poi voi mi dite cosa ne pensate e come avete letto questa notizia:

1. quando si visitano altri paesi bisognerebbe conformarsi agli usi e costumi dei paesi che si visitano (oltre che, ovviamente, rispettarne le leggi). In Svezia non si urla e gesticola per strada come dei disperati a meno che non sia successo qualcosa di veramente grave.

2. Paura che un dodicenne scappando via finisca sotto una macchina? Ma veramente? Si trovavano a Lilla Nygatan nella parte vecchia della città, in una strada a traffico praticamente nullo. Stiamo parlando di un dodicenne, non di un treenne!

3. Se un padre arriva al punto di dover rincorrere il figlio dodicenne che non vuole entrare nel ristorante, forse dovrebbe interrogarsi sul suo ruolo di padre e sul rapporto che ha instaurato con il figlio. E se deve prenderlo a schiaffi e tirargli i capelli per farlo ragionare, forse si spiega perché il figlio stesse scappando.

4. Ho vissuto in Svezia abbastanza a lungo per dire che per quanto urlare per strada o rimproverare energicamente i figli non sia una scena normale, gli svedesi mediamente si fanno i fatti loro, e nessuno si sognerebbe di chiamare la polizia solo per questo, e la polizia avrebbe forse anche altro da fare. Io credo che se dei cittadini si prendono la briga di intervenire, denunciare e testimoniare in tribunale vuole dire che quello che hanno visto era ben al di sopra di un comportamento normale. E il fatto che fossero libici e non svedesi, semmai mi fa pensare ancora di più che quello che hanno visto fosse sopra le righe e ben più di un rimprovero energetico come vuole farci credere il padre (e sto assumendo in modo totalmente pregiudiziale che in Libia alzare le mani sui bambini sia mediamente più tollerato che in Svezia, ma magari mi sbaglio alla grande).

5. Le reazioni che ho letto su facebook e blog italiani mi lasciano come sempre abbastanza sconvolta. Di fronte a tanti “era ora!” ho letto moltissimi “che esagerati sti svedesi!”
Ma veramente gli italiani pensano che convincere un figlio dodicenne ad entrare in un ristorante a suon di schiaffi sia cosa buona e giusta?

6. Ma se un adulto della compagnia avesse espresso l’opinione di voler mangiare in un altro posto, come avrebbe accolto tale signore questa presa di posizione? Oddio, ci sarebbe mica stata una sparatoria in quel di Stoccolma? O forse i bambini hanno meno diritto di esprimere desideri degli adulti.

7. La legge di non alzare le mani sui bambini in Svezia è stata fatta nel 1979. Nel codice c’è scritto: “i bambini hanno diritto alla cura, la sicurezza, e una buona crescita. I bambini devono essere trattati con rispetto per la loro persona e individualità e non possono essere sottoposti a punizioni fisici o maltrattamenti di altro tipo.” (tradotto da me, quindi perdonate le imprecisioni).
Inizialmente molti genitori usavano punizioni corporali sui figli, e solo con il passare degli anni il cambiamento è entrato veramente nella cultura generale, e ora la Svezia può vantare delle statistiche invidiabili in Europa (e ancora purtroppo non nulle).

8. Se pure quel padre avesse ragione, ed effettivamente il suo rimprovero al figlio è stato forse un po’ troppo irruento, ma non violento, questa vicenda ci dovrebbe far riflettere sulle differenze culturali tra due nazioni europee, e sul fatto che una stessa scena possa essere vissuta come normale da alcuni, ed estrema da altri, tanto da preoccuparsi per la salute del bambino in questione.

9. Magari questo evento porterà qualche genitore in più a chiedersi cosa sia giusto o meno. E allora sarà stata comunque positiva (meno che per i diretti interessati, si intende).

Voi che ne pensate? Come avete reagito di fronte a questa notizia? E come hanno reagito le persone intorno a voi? Parliamone.

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170 thoughts on “Italiano arrestato per un rimprovero al figlio. Ma sarà vero?”

  1. Cara Barbara, grazie per la risposta.

    Mia moglie sta sui forum molto più di me e, leggendo la nostra breve conversazione, mi ha suggerito di esprimermi come se stessi parlando ai nostri figli perché altrimenti a chi legge risulto pesante da comprendere.

    Sì, avevo compreso bene che rispetti la legge italiana e non interverresti contro un genitore che applicasse una violenza moderata al figlio davanti ai tuoi occhi. Sì, capita spesso anche a me, anche se, francamente, questi sbrocchi potrebbero essere almeno meno sbrocchi appunto, cioè se proprio ritieni che tuo figlio in quel momento abbia bisogno di una pacca, dagli almeno uno sculaccione dietro un angolo, perché più che altro io vedo o pizzicotti, o sberle, o urlate in mezzo alla strada che, a mio modesto parere, sono cose un bel po’ meno “innocenti” di una pacca sul culo. Quest’ultima forma di intervento “manuale” io personalmente la escluderei da un’eventuale legge contro la violenza sui bambini.

    Infatti ho compreso bene il tuo sentire la questione con l’esempio del referendum, ed è un esempio che mi piace per divagare solo un momento, giusto per dirti solo che, se si trattasse di una scelta popolare, non si porrebbe nemmeno quel punto che ti dicevo sul totalitarismo. Ma del resto è comunque assodato che la volontà popolare di QUALSIASI Paese, grande o piccolo, (Cina, America, Russia, Italia, Scandinavia) voterebbe contro una legge anti-punizione-corporale con una maggioranza del 90%. E se consideriamo che i governi di Svezia, Finlandia e Norvegia, e in seguito quelli di un’altra ventina di Nazioni europee, hanno varato questa legge contro la volontà popolare, direi che il totalitarismo in questi si commenti da sé. Oltretutto queste leggi totalitariste auspicavano i buoni risultati in un futuro prossimo (una generazione, una e mezza) benché da oltre due millenni non si sia mai verificato nessun un miglioramento in nessun contesto dove fosse applicato un sistema educativo fondato sulle medesime dottrine su cui si fondano le vigenti leggi nei suddetti Paesi. C’è fior di storia e filosofia, al riguardo. E se oggi funziona ancora meno, è perché, oltre ad essere nient’altro che un’utopia sul piano concettuale, vi sono forti interessi commerciali. Ma questo è un po’ complicato, e rischierei di risultare pedante anche parlandone in modo molto semplice. Magari ne riparleremo, e chiudo la parentesi.

    Torniamo al punto. Con una legge assolutista, non cambi affatto la mentalità nel senso senso della legge. La sposti soltanto. E nessuna campagna di sensibilizzazione può cambiare questi dati di fatto. Inoltre, ti chiedo, hai letto la ricerca curata da Save The Children, atta proprio a sensibilizzare su questa questione, finalizzata a imporre al resto del mondo le leggi suddette? Io non so quali siano le tue conoscenze, ma so quali sono le mie e ti assicuro che so valutare l’attendibilità di una ricerca scientifica, e purtroppo non posso fare a meno di dichiarare che quella ricerca è TOTALMENTE priva di valore sia statistico che scientifico: i campioni sondati sono piccolissimi ed è stata condotta con mezzi e strumenti del tutto inadeguati. Ho scritto loro una lettera, informandoli che potrei avvalermi dei mie diritti di cittadino per rivolgermi alla stampa e alla Rai per dimostrare quanto simili iniziative siano sostanzialmente pretestuose e mosse quasi esclusivamente da scopi politici.

    Venendo a te. Ma dai, a me pare ovvio che i tuoi parenti non possano suggeriti seriamente di dare una ripassata a tua figlia nemmeno 2enne. E da questo ad auspicare una legge, solo perché temi che la mentalità popolare giustifichi e incentivi la violenza, direi che ce ne passa. Ma prova a dirlo a uno di loro che dia lui la ripassata a tua figlia e vedrai come quello si tira indietro imbarazzato fino sopra i capelli adducendo le più varie e sciocche giustificazioni.

    E per finire col caso del consigliere pugliese. Ok, ha fatto un errore educativo che poteva essere facilmente evitato con un 12enne, ma che non per questo può rientrare nella categoria delle violenze significative. Certo se un 12enne arriva a essere peggio di un 6enne non è puoi andare là e dargli una sculacciata… anzi, magari, se la ride pure. E se in quel mentre ti trovi spiazzato, non è detto che grazie a una legge dello stato, con tanto di sensibilizzazione in merito e con decenni di “abitudine” al regime “le mani mai” la saggezza ti piova dal cielo suggerendoti la soluzione perfetta per un adolescente che in ti sclera ben peggio di un bambino. Non so… magri tiriamo fuori l’iphone e cerchiamo subito su google cosa ci suggerisce la Antiér? (cfr. partito francese anti-sculacciata). Mah.

    Va bene. Capisco quando dici: – “Il fatto è anche che noi ne parliamo qui fra genitori, siamo noi che scegliamo e decidiamo, in caso siamo noi che votiamo, ma le botte poi le prendono i bambini… loro nessuno li interpella” – ma ti invito a fare una piccola riflessione…
    qual è la tua personale concezione di botte? Cioè, mi spigo meglio: democraticamente parlando, i bambini li puoi interpellare, ma non sempre hanno la facoltà di capire da sé se preferiscono una punizione piuttosto he un’altra piuttosto che l’impunità, piuttosto che adoperarsi in altri modi, etc. E dunque, secondo te, è forse con una legge totalitaria che bandisce perfino uno sculaccione che si affronta il problema della tossicodipendenza di una coppia che abbandona il figlioletto? E’ forse grazie a una simile legge che eviti al bimbo di essere picchiato selvaggiamente da una madre e da un padre alcolizzati? Non è forse che invece così non si vogliano vedere gli alberi nella foresta?

    Personalmente, io cerco di guardarmi intorno a 360 gradi, non procedo mai in linea retta, lungo il verso di una direzione, poiché nel cerchio sono i diametri infiniti.

    Ti ringrazio della risposta, hai una bella mente (e una sintassi piacevole) e spero di leggerti ancora anche perché mi sei utile a riflettere di più anche su me stesso.

    Cordialmente.

  2. @Alessio70, grazie dello scambio educato e aperto. Ci tengo a precisare nuovamente che rispetto la legge italiana e non condanno o giudico i genitori che usano occasionali metodi fisici di punizione, quindi con l’attuale legislazione non mi sognerei mai di intervenire con un genitore che desse uno sculaccione al figlio davanti ai miei occhi. O meglio, non l’ho mai fatto e non lo faccio, perchè è una cosa che capita spesso.
    Questo non vuol dire che la nostra legge mi piaccia, però, e più volte, a freddo, con madri e padri con i quali sono in rapporti sufficientemente stretti da poter affrontare un discorso così intimo, ho provato a parlare della reale necessità di usare punizioni corporali contrapposta alla mera abitudine sociale. Con vari risultati, ovviamente.
    Non ho problemi ad ammettere anche che se mi trovassi a votare un referendum per l’abolizione delle pene corporali in famiglia lo voterei eccome, anzi probabilmente parteciperei attivamente alla raccolta delle firme. Sempre nel pieno rispetto delle regole della nostra democrazia, ovviamente, ma lo farei. Il fatto è anche che noi ne parliamo qui fra genitori, siamo noi che scegliamo e decidiamo, in caso siamo noi che votiamo, ma le botte poi le prendono i bambini… loro nessuno li interpella.

  3. Gentile Barbara,
    aggiungo soltanto, poiché nel complesso trovo molto interessanti diversi tuoi spunti di riflessione presenti nei tuoi tanti messaggi, che sarò lieto di continuare a conversare con te, onde meglio chiarire svariati punti di confronto e di incontro circa la presente tematica in particolare a riguardo dei sistemi educativi; ciò che ci siamo detti sin ora, è, secondo me, complessivamente sin troppo poca cosa nonché soggetta a interpretazioni che potrebbero essere equivocanti per chiudere così questa conversazione.
    Sempre se ti va.

    Cara Serena,
    a lei desidero chiedere gentilmente se Barbara ed io possiamo chiacchierare direttamente qui, oppure se vi sono altri canali e, qualora vi fossero, lei preferisse li utilizzassimo; non so, infatti, quanto sia lo spazio disponibile per il pubblico e questa pagina mi sembra molto corposa.
    Se poi volesse lei stessa aggregarsi alla conversazione, ben venga; la trovo particolarmente “democratica” in generale, e già per questo la colgano i sensi della mia stima personale (non è da tutti essere diplomatici quanto lei), e nel complesso trovo interessante anche il suo modo di ragionare sull’educazione.

  4. Gentile Barbara,

    Il fatto che io e te vediamo la questione in modo diametralmente opposto, può starci. Nel senso che, secondo me, la convinzione che – “le botte non servano e che facciano solo male (al figlio) sia in senso fisico che psicologico” – non è razionale dal momento che le botte hanno misure diversificate, proprio come misure molteplici esistono laddove tu poni l’accento sul quell'”eccetera”.

    Io preferisco “sentire” e ragionare secondo l’ottica della libertà personale, pertanto trovo che al plaudo e alla conseguente imposizione di un sistema educativo a livello mondiale, quale quello scandinavo, sia dato credito INDUBBIAMENTE ed ESCLUSIVAMENTE sulla base di sentimenti avversi alla “violenza” fisica che sono UNICAMENTE e PRETTAMENTE personali, quindi non molto obbiettivi dacché questa viene a collocarsi entro determinati limiti. Va da sé, pertanto, che acclamare a detto regime rappresenti univocamente l’espressione di un egoismo profondo che costituisce la basi del totalitarismo legalizzato. Anche se, almeno in partenza, mosso da buoni intenzioni.

    In parole più semplici: mi sta bene tu, Barbara, non dia uno sculaccione a tuo figlio; non mi starebbe bene invece che tu ti adoperassi a favore di una legge che verrebbe a ledere il mio buon senso di dare uno sculaccione a mio figlio (non al tuo, ben inteso). Semplicemente perché i tuoi ideali educativi, o quelli delle Nazioni Unite, non hanno maggiore diritto di credibilità rispetto ai miei. Sottinteso che io non massacro mio figlio per ogni nonnulla, io conosco mio figlio, non tu, né lo Stato, e perché mio figlio è diverso dal tuo, e, ripeto, ogni bambino è un individuo a sé che risponde in maniera personale al controllo. E questa funzione di controllo non spetta alla legge, ma al genitore.

    Del resto, andando al di là dell’aspetto filosofico della questione – mi scuserai se sono titolato in filosofia e l’ho esposto alla meno peggio – vi è che ai fatti, come pur a rigor di logica, leggi dello Stato che, volte a limitare le violenze sui bambini, proibissero anche la violenza ragionevole, come una piccola sculacciata (che appunto può essere vista come forma di violenza soltanto da prospettive estreme), verrebbero a limitare unicamente l’applicazione di questa, senza minimamente osteggiare le vere violenze che, anzi, molto probabilmente crescerebbero.

    Un ultima cosa: abitavo in Norvegia, ho contatti in Finlandia, conosco bene diverse persone svedesi… insomma, diciamo che se parlo non è tanto per dar fiato alla gola.

    Grazie per lo scambio.

    Cordiali saluti.

  5. @Alessio70 spero non ti dispiaccia se rispondo al tuo commento anche se non era indirizzato a me. Non capisco alcune delle cose che scrivi, ad esempio dici “mi sembra innegabile che lo spazio comunicativo, affettivo ed emozionale in cui il Regno di Svezia viene a trovarsi incuneato attraverso le proprie leggi a tutela del minore, sia assolutamente devastante poiché ne scaturisce null’altro che un messaggio di estremismo totalitario”. In che senso estremismo totalitario? Forse intendi il fatto che la leggi, e quindi lo Stato, entrino nelle case e regolino i rapporti fra genitori e figli?
    Se è così, questo succede DAPPERTUTTO (e scusate il tono sospirante ma l’ho ripetuto già in almeno 4 commenti a questo post). Anche la legge italiana regola i rapporti genitori-figli, solo che lo fa in un altro modo. E del fatto che ci sia bisogno di regole ti rendi conto anche tu, infatti poi scrivi “Indubbiamente lo Stato ha diritto e potere di vicariare l’educazione genitoriale a fronte di situazioni “limite”. Ad esempio, è bene e giusto che la legge intervenga in casi quali neonati abbandonati da genitori tossicodipendenti, bambini picchiati selvaggiamente, etc.”. La differenza fra l’Italia e la Svezia (e fra gli Stati Uniti e l’Ecuador e chiunque altro) sta in dove arriva quell'”eccetera”. Non possiamo negare che i maltrattamenti di minori esistano, che esistano OVUNQUE e che siano sempre esistiti, possiamo solo cercare di migliorarci sia come individui genitori che come società. Ovviamente non sto affermando che un ceffone o uno scappellotto equivalgano a botte sistematiche, ma vorrei che ci rendessimo conto che noi viviamo e siamo cresciuti in una società in cui la sberla occasionale è non solo tollerata, ma incentivata (a me che non alzo le mani su mia figlia è stato detto da perfetti estranei “ma perchè non le dai una bella ripassata? Vedi poi come capisce”. Questo prima che mia figlia compisse due anni). Sinceramente a me sapere di avere il diritto di picchiare qualcuno non mi fa sentire più libera, anzi mi fa abbastanza schifo come sensazione, ma questa è una mia posizione personale e non mi sogno minimamente di bloccare o giudicare altre coppie di genitori a me vicini che invece usano anche metodi fisici occasionali. Quindi respingo fermamente la tua “accusa” (scusa il termine troppo forte) di totalitarismo.
    Il fatto è che mi rendo conto che io e te vediamo la questione in modo diametralmente opposto, perchè quando affermi “Dico solo: non ci si rende conto che non è un diritto individuale – ovvero né suo, gentile Serena, né mio, né d’altri – giustificare e auspicare mediante la falsariga della tutela del minore, quella che altro non è se non l’intrusività totalitaria dello Stato in questioni del tutto private quali l’educazione della prole?” io non la considero una falsariga quella della tutela del minore. Sono profondamente convinta che le botte non servano e che facciano solo male (al figlio) sia in senso fisico che psicologico. E se è proprio il genitore a dargliele, il minore chi lo tutela?

  6. Gentile Serena,

    mi consenta di commentare con poca concordanza l’entusiasmo che si evince dalle sue parole, almeno quando ci informa che: – “Inizialmente molti genitori usavano punizioni corporali sui figli, e solo con il passare degli anni il cambiamento è entrato veramente nella cultura generale, e ora la Svezia può vantare delle statistiche invidiabili in Europa”.

    Lascio correre sull’aggettivo “invidiabili”. Ma sono basito per il fatto che vi siano persone che non solo non disdegnino il messaggio educativo del sistema svedese, ma addirittura lo sostengano.

    Intendiamoci: io non sono certamente un sostenitore della violenza né in senso lato e sociale, né in quanto alle punizione corporali. Sempre che in quest’ottica possa essere visto l’intervento manuale del padre in questione.
    Tuttavia, e ripeto tuttavia, mi sembra innegabile che lo spazio comunicativo, affettivo ed emozionale in cui il Regno di Svezia viene a trovarsi incuneato attraverso le proprie leggi a tutela del minore, sia assolutamente devastante poiché ne scaturisce null’altro che un messaggio di estremismo totalitario.

    Indubbiamente lo Stato ha diritto e potere di vicariare l’educazione genitoriale a fronte di situazioni “limite”. Ad esempio, è bene e giusto che la legge intervenga in casi quali neonati abbandonati da genitori tossicodipendenti, bambini picchiati selvaggiamente, etc.
    Ma OGGETTIVAMENTE è oltremodo lapalissiano che il rapporto tra un genitore, che non sia uno psicopatico o un delinquente, e un figlio, non dovrebbe MAI essere oggetto della presenza dello Stato al quale ASSOLUTAMENTE non deve competere alcuna funzione di controllo nell’ambito della vita educativa domestica. Ne consegue altrimenti, e senza la benché minima ombra di dubbio, la più totale negazione non soltanto della libertà e della democrazia, ma anche di che cosa sia l’educazione stessa.

    Quella del consigliere in oggetto è senz’altro una forma di comunicazione non verbale inadeguata e legata a mancanza di controllo. Ma non può e non deve, in uno stato civile e democratico, essere concepita come forma di maltrattamento. Non vi è dubbio che il Regno di Svezia, in questo senso, rasenti ben di più lo spirito di un moderno nazionalsocialismo (rectius: nazismo) piuttosto che quello di uno stato veramente civile e democratico. Perché di subdolo linciaggio, con tanto di Tribunale, trattasi, laddove, invece, tale situazione di conflitto doveva, e poteva, essere facilmente risolvibile e senza alcun esito penale.

    Davvero sono basito di fronte a tutti coloro che, a riguardo della civiltà svedese, auspicano l’introduzione in Italia di leggi similari. Dico solo: non ci si rende conto che non è un diritto individuale – ovvero né suo, gentile Serena, né mio, né d’altri – giustificare e auspicare mediante la falsariga della tutela del minore, quella che altro non è se non l’intrusività totalitaria dello Stato in questioni del tutto private quali l’educazione della prole?

    Il processo educativo, ben lo sa anche lei cara Serena, si costruisce *liberamente* giorno per giorno all’interno di ogni rapporto, di ogni famiglia e in modo DIVERSO con ogni figlio. Perché ogni bambino e ogni ragazzo ha una personalità e una sensibilità diversa. E si tratta di un percorso individuale e personalizzato che può, talvolta, necessitare anche di una punizione fisica; e, cara Serena, soltanto perché a qualcuno (o perché benpensante o perché iper-sensibile) possa turbare detto concetto, questi qualcuno non hanno comunque diritto di arrogarsi la facoltà di imporre il loro pensiero sugli altri. Perché l’evento educativo non può essere standardizzato neppure all’interno della stessa famiglia. Figuriamoci dunque se può essere affidato ad una linea guida statuale.

    Cordiali saluti.

  7. scusa serena se non lo sapevo. la prossima volta invierò alla redazione.
    comunque con questa segnalazione ho sottolineato uno dei problemi del bambinismo, perchè vorrei proprio vedere quanti “esperti” si muoverebbero se dovessero farlo gratis per essere coerenti con il loro spirito benevole nell’interesse del bambino. ma ve dico io quanti: zero. e mi sa che solo io mi muovo gratis. e jesper juul, che come saprete bene è una figura molto famosa nel mondo della pedagogia, sapete quanta grana ha fatto vendendo tutti quei libri? oltretutto scopiazzandoli spudoratamente da quelli di alice miller la quale a sua volta scopiazzava da bruno bettelheim che poi era pure mezzo pedofilo.

  8. ciao a tutti, sabato 3 dicembre dalle 14.00 alle 18.00, a Venezia in via banchina dell’azoto 15, Marghera si terrà il primo seminario di famililab tenuto isabella landi (consulente pedagogica) e roberta cavallotto (counsellor) che sono seminar leader family lab certificate jesper juul.

    si tratterà della questione dei “no” a partire dal terzo anno del bambino che comincia a dirci chi è e chi non è, proseguendo per tutto lo sviluppo. si spiegherà che interpretare i comportamenti di autoaffermazione come una sfida alla nostra autorità è una lettura adultizzante che non aiuta a rapportarci in modo corretto, che il “no” ci fa fare i conti col nostro rapporto con le regole, con l’autostima, l’assertività e la nostra concezione della relazione d’amore, abbastanza per uscirne quantomeno disorientati, e si propone di indirizzare i genitori a trovare la terza via tra autoritarismo e permissività per favorire lo sviluppo del senso di autostima e di responsabilità con modi ed azioni adatte all’età ed ai bisogni dei figli.

    io penso di andarci, anche se sono stata a più di uno di questi seminari negli stati uniti l’anno scorso e tre anni fa, dove non hanno avuto molto successo in quanto si tratta di mentalità educative che gli americani non possono condividere.

    family lab si impegna a istruire gli adulti affinchè possano e debbano educare in modo autentico, con valori forti ed universali, nel rispetto dell’integrità psicofisica dei bambini per il sano sviluppo dell’autostima, in modo consapevole e responsabile.

    ovviamente io non condivido tutto questo bambinismo teorico, strumentalizzato e commerciale, ma non perchè sono nativa americana, piuttosto perchè la mia esperienza di vita più ancora della mia preparazione culturale psicopedagogica non sposa la mentalità bambinista, grazie al semplice fatto che non confondo il buon senso con il buonismo.

    personalmente ritengo che family lab sia soltanto l’ennesima organizzazione internazionale di consulenza e sostegno al ruolo educativo in famiglia e nelle istituzioni che riguardo all’educazione e alla tutela dei figli “sragiona” come tutte le altre a partire da save the children. dico “sgragiona” anche perchè, non a caso family lab è nata nei paesi scandinavi, e questo dice tutto (dato che il topic è ancora intitolato con rifermento scandinavo).

    comunque ci andrò, giusto per avere l’ennesima conferma di quanto siano farsesche tutte queste continue e martellanti iniziative che non fanno altro che ripetere sempre le stesse cose e cosette degne di “professionisti” con le virgolette addirittura formati sulla “scienza” (sempre con le virgolette) di psichiatri quali la fu alice miller & c.

    insomma un altro bel giro di affari e soldini intorno al bambino utilizzato come oggetto dal sistema nell’interesse economico del sistema stesso….. e perciò altri seminari sempre a Venezia da gennaio a marzo in data da stabilirsi.

    ocio gente che se vedemo là!! (ok parlo meglio l’inglese dell’italiano, ma ci provo anche con i dialetti)

    magari ci sarà anche sisi che, essendo anti freudiana, potrebbe perfino sostenere tutte quelle corbellerie da università moderne.

    auf wiedersehen 🙂

    Per info e adesioni: Lilli Zanatta tel. 349 4792769 email ing.zanatta@firmastudio.it

    • @FRA64 la prossima volta che vuoi fare una segnalazione ti prego di contattarci privatamente e non postare direttamente qui. Grazie.

  9. Grazie serena del tuo intervento cmq volevo fare i complimenti questo blog in cui mi sono imbattuta per puro caso e’ veramente interessante
    Sisi

  10. naturalmente accetto l’invito di serena a non andare oltre (e del resto temevo anche che mi sarei scontrata proprio con qualche psicologa scontrosa) ma aggiungo solo, perchè mi occorre specificarlo, che io non sono certamente una docente non pagata e volontaria (e ci mancherebbe) ma sono volontaria e non pagata solo come psicologa.
    inoltre, solo per chiudere senza intenti belligeranti ma per onestà di cronaca, sisi scusami se te lo dico, ma non è corretto aggredire Freud come fai tu dal momento che già dal poco che hai detto si evince che di Freud non capito praticamente niente.
    ciao a tutti.

  11. Buongiorno a tutti e a te cara fra volevo dirti quindi secondo te non si può fare la professione venedo pagati e bisogna aiutare le famiglie a prescindere quindi la domanda e’ lecita scusami chi tacciavi di bambinismo?
    Inoltre ancora parli di cose generiche come “aiutare” , in che modo ti chiedo ? A questa semplice domanda ancora non mi hai risposto.
    Dopo di che adesso sei anche volontaria, ti faccio i miei complimenti per essere assistente sociale psicologa, e pedagogista e fare tutto volontariamente.
    Inoltre le teorie alla quale ti riferisci Sono freudiane e il buon caro e vecchio Freud operava in un epoca diversa e la sua più grande scoperta e’ stata quella di dare valore all infanzia in un momento storico in cui questi aspetti non erano presi in considerazione parlo di pulsioni lipidiche come di quelle aggressive che vengono poi plasmate dalla società nella quale si vive certo non si sogno’ mai di dire che esistono bambini cattivi per loro natura, altrimenti la psicoanalisi e la psicologia non avrebbero alcun senso di esistere. Inoltre le teorie psicoanalitiche sono ormai un po’ obsolete non trovi ? Neanche le moderne scuole psicoanalitiche si basano a priori sulle vecchie teorie freudiane. E comunque ribadisco freud non ha mai detto che esistono bambini cattivi o persone per loro natura cattive, Freud era un medico e scopri qualcosa che andava oltre il corpo. Girarsi la frittata come meglio fa comodo puoi farlo con persone che non conoscono la psicologia. Inoltre vatti a rileggere il nostro codice deontologico in merito a chi e’ possibile effettuare prestazioni o meno e come bisogna essere pagati.
    Sisi

    • @FRA64 ti invito in generale a mantenere un tono meno aggressivo nelle conversazioni. Se come dici sei una psicologa non dovrebbe risultarti troppo difficile capirne il vantaggio per tutti.
      @FRA64 @Sisi credo che la discussione sia andata ben oltre lo scopo di questo post. Vi invito a non proseguire oltre visto soprattutto il tono poco costruttivo che ha assunto.

  12. @ sisi

    veramente, cara sisi, sei tu sei più aggressiva di me nelle conversazioni e forse è per questo che non ti va giù la mia aggressività. però guarda che se andiamo avanti a fare del chiacchiericcio giusto per spaccare il capello, non combiniamo mica niente eh. perchè è troppo facile venire in un forum a dire ‘io ho fatto così e colà’ e poi in realtà non fare nulla.
    pertanto, che io sia antipatica a te o a tutti o meno, il problema non mi riguarda, e tu, se davvero sei una psicologa che ama i bambini, DEVI aiutare le famiglie. e per giunta gratuitamente e con lo spirito giusto, non certo con quello che esterni qua.

    del resto sai cosa penso di tutti i ‘colleghi’ a pagamento? beh non posso dirlo perchè scadrei nello scurrile, tuttavia posso dirti che li ritengo inutili ed ipocriti. io sono volontaria, non percepisco un centesimo e non vorrei mai essere pagata per il mio sostegno.

    Quanto al punto che esistono bambini per loro natura cattivi, non ricordo neanche di averlo scritto, comunque se l’hai letto in un mio messaggio ti credo perchè è vero dal momento che, come sai bene anche tu, ogni bambino ancora più dell’adulto è animato da naturali spinte sessuo-aggressive tali che se avesse la medesima forza fisica dell’adulto l’umanità sarebbe estinta. ma questo è un altro discorso.

  13. Cara Fra64, in parte capisco il tuo punto di vista ma forse dimentichi il contesto. quindi non condivido affatto il tuo parere che sarebbe idoneo in contesti professionali in cui è la persona a rivolgersi ad un servizio, pertanto rimango della mia opinione e non trovo utile il tuo consiglio di andare incontro alla madre in quanto sei troppo generica,portami degli esempi specifici adatti alla situazione e forse ti darò ragione.e cioè definiscimi che tipo di comportamento io da condomina avrei dovuto adottare ? o forse tu credi che si possano fare consulenze e sostegno gratuito e non voluto alla signora? inoltre che la signora sia stata aggredita da me lo stai presupponendo tu che sei molto aggressiva nelle tue conversazioni e forse vedi aggressività ovunque. inoltre visto che dovresti essere una psicologa ti ricordo che la provocazione è una tecnica psicologica usata proprio nelle famiglie rigide per scuotere il sistema familiare. e ti ricordo che stabilire delle regole e definire onestamente ciò che si condivide da ciò che non si condivide è un modo per sviluppare contenimento. il fatto che la famiglia sappia che non condivido il loro comportamento non può che contenere la loro aggressività e questo è l’unica cosa che posso fare da condomina.
    inoltre volevo aggiungere un piccolo parere personale ad un tuo commento che ho letto e che riguarda altre discussioni passate in cui esprimevi il fatto che
    esistono bambini per loro natura sono cattivi difatti penso che hai pienamente ragione visto che tu sia per tua natura una persona antipatica e presuntuosa
    sisi

  14. @ sisi

    la provocazione o aggressione come la chiamo io, oppure come vuoi tu presa di posizione, può far riflettere l’aggredito solo sul fatto di non scendere sul piede di guerra.
    mi spiace dirtelo e non lo dico per innervosirti ma semplicemente perchè io penso che tu abbia sbagliato e mi pare che tu non abbia raggiunto altro che un obbiettivo illusorio e fugace, mediante un comportamento tipicamente bambinista. e francamente ti suggerisco di andare incontro a quella madre e anche a quel padre se davvero ti interessa che quel bambino viva più serenamente. altrimenti sarà oggetto di violenze più silenziose e più avvilenti.
    so bene di cosa parlo quando intervengo, che sia simpatica o antipatica, e non solo perchè sono una psiocologa pedagogista americana, ma anche una cittadina italiana, un’assistente sociale, una docente, e una condomina.

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