Di solito capita intorno ai due anni, ma, ovviamente, come sempre, può succedere prima o dopo.
Di solito capita in qualche momento di disagio, ma, ovviamente, come sempre, può anche capitare e basta, anche perché cosa ne sappiamo noi di quello che può creare disagio a un duenne: forse anche il solo fatto di crescere e di trovare se stesso.
Di solito capita una prima volta che proprio non te lo aspetti e, il primo a essere impreparato, sei tu genitore.
Capita che un bel giorno il tuo circa-duenne, in un momento di nervosismo, di fronte a un no o a una reazione contraria alle sue intenzioni, sferri la sua arma micidiale: IL MORSO.
Come immaginerete, non ne parlo per pura accademia, ma perchè il fiero Piccolo Jedi, alla bella età di un anno e mezzo (sempre un filino prima, tanto per cogliere mamma e papà impreparati, che c’è più gusto), ha iniziato a marchiare tutti i bambini con i quali intraprendeva un minimo di contesa. Ed è stato un periodo sfiancante.
Chi ci è passato o sta attraversando questo problema (perché davvero non me la sento di sminuirlo: è un problema), sa che è una situazione socialmente deleteria. Il bambino che morde non è perdonato da nessuno, è allontanato e spesso evitato. E il genitore del bambino che morde, chevelodicoafare!
C’è il bambino che dà spintoni, quello che dà manate in faccia, quello che magari ha già imparato a dare un dritto nell’occhio, ma quello che morde è irrimediabilmente IL MALE. E lo è soprattutto per gli adulti.
Nei periodi “buii” ho riflettuto molto su questo e sono giunta alla conclusione che l’avversione particolare per il morso sia dovuta a diversi fattori:
– Il morso è percepito come qualcosa di animale, di primordiale, di non mediato dalla cultura. Quindi, senza troppo riflettere sul fatto che chi morde è un duenne, ovvero un essere intriso di puro istinto, si riversa immediatamente la riprovazione su chi quell’istinto dovrebbe contenerlo: cioè sui genitori. Il bambino che morde è figlio di pessimi genitori, perchè non sanno fare il loro lavoro di educare. Ecco, questa è la pesante sentenza che grava sul bambino e sulla sua famiglia, non solo perchè emessa dagli altri, ma molto spesso perchè sentita con colpevolezza proprio dai genitori: dove sto sbagliando se mio figlio morde?
– Il morso ha un effetto duraturo. Lascia un segno preciso ed estraneo a chi lo riceve, non ci si può passare sopra, perchè resta lì evidente anche per più giorni (soprattutto sulla pelle delicata di un bambino, può lasciare facilmente lividi). Quindi è difficile da ignorare anche a livello inconscio. Difficile passarci su e archiviarlo come “una cosa tra bambini”.
Questo è uno dei motivi per cui è molto poco tollerato negli asili: l’educatrice dovrà giustificarsi con il genitore della “vittima” e quindi spesso si tende a trattare con più severità un bimbo che morde rispetto a quello che ha altre manifestazioni.
– Il morso, obiettivamente, fa molto male. Anche tutte le altre manifestazioni fisiche possono far male, pensiamo a quanto può essere pericolosa una spinta se provoca una brutta caduta, ma il morso provoca un dolore intenso e repentino. Qualcosa da cui è difficile difendersi e che attacca i centri nervosi: è un dolore che irrita ed è come se propagasse la rabbia che lo ha provocato.
Insomma il morso è universalmente inaccettabile.
Però, in realtà, è una manifestazione molto diffusa e, nella maggior parte dei casi, molto meno preoccupante di quello che può apparire.
Si manifesta, normalmente, in quel momento critico che rappresenta l’apertura verso il mondo esterno, ma senza uno strumento verbale adeguato a disposizione. Il bambino intorno ai due anni, inizia il suo distacco più marcato dalla mamma e dirige la sua attenzione verso se stesso e verso il mondo. Eppure spesso gli manca proprio quello strumento indispensabile per interagire la parola comprensibile anche agli altri. I due anni sono la classica età dei primi discorsetti comprensibili solo a mamma e papà e con quelli ci si fa ben poco in una trattativa ai giardinetti per il possesso dell’altalena. Allora nascono tutte quelle forme di… “dialogo alternativo”, per reagire alla frustrazione di non essere capiti.
E se a quell’età si scopre quanto è efficace il morso… è la fine. Sì, perchè pensate, se voglio che un altro lasci una cosa che ha in mano (tipica contesa tra duenni per il possesso di un gioco), assestargli un morso su una mano è il modo più efficace per ottenere il risultato: dolore immediato e la presa viene subito lasciata.
Ecco, il morso è così efficace che è proprio difficile convincere un bambino a rinunciarci.
E in vece bisogna proprio farlo.
Come in ogni sua manifestazione, il Piccolo Jedi, fu molto pervicace nel suo mordere. Iniziò molto presto e smise molto tardi. E poi aveva due canini aguzzi e una forza tale da poter provocare anche danni seri. Quindi fu un periodo particolarmente stressante. Mi ricordo che iniziò quando eravamo al mare e in un mese “marchiò” buona parte dei bambini della spiaggia. Per lui, tutto quel mondo intorno era una tale fonte di stimoli da renderlo sempre sul chi va là. Bastava una minima contrarietà e subito risolveva la questione con un morso ben assestato.
Iniziò a mordere anche me. Qualche rara volta anche la nonna, quando toccava a lei, in mia vece, il ruolo di portatrice di regole. Quasi mai morse il papà. E tutto questo doveva dircela molto lunga sui rapporti e sui ruoli che andavamo definendo.
Per me era una fonte di enorme frustrazione: ero sconsolata quando mordeva gli altri e ci trovavamo entrambi sotto accusa. Ero affranta quando non riuscivo ad impedirgli neanche di mordere me (anche perchè la sua velocità a volte non riuscivo a prevenirla). Ero preoccupata in ogni occasione in cui era a contatto con altri bambini e avrei proprio voluto evitare ogni occasione sociale.
Mi accorgevo che era lui il primo a essere frustrato dal suo gesto: lui mordeva perchè non riusciva a esprimersi altrimenti. E io non riuscivo a dargli altri mezzi.
Scrivendo questo post mi è venuta in mente una frase letta in un post di Yeni Belqis che partecipa al nostro blogstorming di questo mese: “…quando mi mordevo le mani quasi a sangue (a volte lo faccio ancora)“. Perchè noi adulti sappiamo che non possiamo mordere e così mordiamo (metaforicamente o fisicamente) noi stessi per non riversare la rabbia all’esterno. Ma come lo convinco un duenne a mordersi una mano piuttosto che morderla? Dov’è nella sua logica la necessità di riversare la rabbia su se stessi, piuttosto che sull’altro? E’ un obiettivo così auspicabile? La rabbia, l’istinto che scatena il morso, va deviata o va gestita? E poi, questo morso, è un vero attacco o è una difesa?
Ci sono due piani di intervento che un genitore può mettere in pratica.
Quello più immediato: cercare di impedire in ogni modo che il bambino morda qualcuno. Sembra piuttosto scontato, ma è un primo passo fondamentale. I bambini di solito sono molto turbati dall’aver provocato reazioni tanto evidenti con il loro morso. Il coetaneo morso piange disperato, tutti gli adulti lo sgridano e sembrano molto scossi. I bambini spaventati così sono due: il morsicato e il morsicatore. Un genitore di un bambino che morde deve essere vigile: deve imparare a prevenire, deve riuscire più possibile a interrompere il gesto. Questo, non solo per evitare che faccia male agli altri, ma anche per preservare il suo bambino dalla frustrazione successiva. Che è spesso profonda e innesca un circolo vizioso.
Poi c’è un piano più profondo. Quello della gestione dell’istinto. Quello della spiegazione e della comprensione. Deve essere chiaro che il morso non è accettabile, ma che lo è il sentimento che il bambino ha provato: non è sbagliato essere arrabbiati, contrariati, frustrati, è sbagliato mordere per questo.
E’ il passo più difficile, ma è quello che conta. Dopo aver mostrato una reazione ferma di disapprovazione per il gesto, è bene offrire però una consolazione per il sentimento che c’era alla base: un momento di contenimento fisico, come un abbraccio calmante, o qualche minuto di solitudine e tranquillità per un giusto time out.
E poi, prima o poi, tutti smettono di mordere… almeno smettono di mordere fisicamente gli altri. Sui morsi interiori o su quelli meno fisici, be’… lì c’è da lavorare sul temperamento e sull’accettazione di sè.
In quanto alla cattiva accettazione sociale del morso, io credo che di fondo ci sia una grossa ipocrisia. Mi spiego: per quanto il morso sia tipico di una fase della crescita (i due anni, appunto) e molto diffuso, è comunque più raro di altre manifestazioni violente e potenzialmente pericolose come le spinte e le manate, che invece riguardano praticamente tutti i bambini. Io genitore accetto meglio che un altro dia uno spintone a mio figlio perchè è una manifestazione che conosco, e in fondo anche mio figlio lo fa. Quindi non posso bollarla più di tanto. Dubito che un morsicatore che morde un altro morsicatore venga trattato tanto male dal genitore del morsicato, perchè quel genitore conosce la manifestazione, ne conosce la rapidità e l’imprevedibilità, e diciamolo, conosce anche lo stato d’animo del genitore del morsicatore. Chi reagisce male lo fa perchè non è preparato, perchè il morso fa male comunque (mentre una spinta il più delle volte si rivela innocua a livello di conseguenze fisiche) e a volte fa molto male e lascia segni chiari e duraturi. Io stessa, avendo una figlia che non morde, ho cominciato a capire il problema anche dal punto di vista sociale quando altri bambini a me affettivamente vicini hanno mostrato il comportamento, e sono stata coinvolta “dall’altra parte”. Insomma ipocrisia il più delle volte involontaria, ma sempre ipocrisia è… quindi ben venga questo post, che ci fa parlare di queste cose e magari informa qualche genitore che per sua fortuna è “fuori dal giro”. E di nuovo grazie alle maestre di TopaGigia che hanno introdotto il tema anche in una classe che non ne aveva bisogno, sia a titolo informativo che eventualmente preventivo…
@mile e silvia
proprio nello stesso periodo del primo morso mia figlia stava prendendo delle robine omeopatiche per il distacco e per i risvegli notturni che stavano funzionando mooolto bene, così le avevo consigliato di provare ad andare da un’omeopata.
così aveva fatto e le avevano consigliato un mix creato ad hoc che aveva dato ottimi risultati!
avete provato?
tanti baci
lory
Molto molto interessante l’eventuale correlazione tra morsi e fase orale. Riflettendo, anche mio figlio, che farà 2 anni a dicembre, spesso mette le cose in bocca, tanto che alcuni giochi, magari adatti per età, li abbiamo dovuti eliminare.
Oddio ho scatenato praticamente un sondaggio!!
Intanto dò io stessa una controprova: il mio nipote grande (si, lo so, sono tanti i miei nipoti, ma abbiate pazienza me li sono cresciuti un pò pure io e li considero dei quasi-figli…), oggi quindicenne, ancora ciuccia i cordini dei cappucci delle felpe quando è sovrappensiero. Allattamento lunghissimo, fase orale più che intensa anche se non molto pericolosa (preferiva leccare e ciucciare oggetti grandi che ficcarsi in bocca monetine e simili) e non ha mai morso. Comunque si, potremmo fare un sondaggio, oppure potrei chiedere a mia suocera la psicologa infantile ma se avete letto il mio ultimo sbrocco capirete che è meglio se lascio perdere…
Pensavo alla fase orale…
Come ho scritto, due figlie diversissime, la più grande ha morso tanto tanto, la più piccola un paio di volte la sorella, per rabbia, e basta, mai un altro bimbo.
Beh,la più grande ha una fase orale che spero passi con la maggiore età almeno! Ancora ora sempre qualcosa in bocca, da piccola era una tragedia, anche fuori casa trovava qualcosa e zac, in bocca, ora invece sono le unghie (le mangia tutte, mani e piedi!) o le maniche o i colletti delle maglie (li ciuccia fino a scolorirli…), o le matite, o i pennarelli, usiamo i cicles per fare in modo che almeno per qualche minuti non mastichi niente che non dovrebbe (ma dura poco, li sputa quasi subito). Al contrario a tavola è molto diffidente, assaggia sempre controvoglia cose nuove, e fosse per lei mangerebbe due o tre cose e basta.
La piccola al contrario difficilmente mette in bocca qualcosa, anche se è attaccatissima ancora al ciuccio (che però voglio togliere a breve), gioca con noi alle biglie, alle costruzioni piccole e mai che ho dovuto dirle di non mettere in bocca (mentre mi trovo a volte la sorella a 6 anni con una biglia in bocca, e a dover togliere a lei i giochi!). E al contrario, a tavola assaggia tutto, qualunque cosa capita la mette in bocca, che sia cotta, cruda, cipolle, aglio, insalata, poi se non le piace sputa via, ma assaggia tutto e guai a dirle no…
Sarà una coincidenza o c’entrerà qualcosa? Boh. Per fortuna la fase morsicatrice me la sono lasciata alle spalle, spero non inizi tardivamente la piccoletta!
Certo, Lory, la mamma che dice “Brutta, non si fa” forse è peggio del morso ricevuto dalla bimba! Se anche uno non si arrabbia perchè ti hanno azzannato il pupo, poi ti arrabbi per la reazione della mamma. Che poi le dice anche “brutta”!
Certo ce ne vuole di empatia per comprendersi in questi casi…
@ Silvia N. Non so se possa esserti utile, una delle psicomotriciste del mio bimbo nel periodo dei morsi mi consigliava quando succedeva di porgergli il mio braccio e farglielo stringere forte con le mani, perché diceva che scaricava la tensione in modo simile al morso, da quanto ho capito il tuo piccolo Newt lo fa solo fuori casa e non so se può essere corretto ugualmente, ma io penso che proverei a dargli qualcosa, un peluche piccolo, un pupazzetto, un fazzoletto o una di quelle pezze che si danno ai bimbi piccoli o qualcos’altro che possa stringere forte invece di partire con il morso, di sicuro ci vuole tanto tempo, anche perchè per i bimbi a quest’età l’impulso prevale sulla ragione.
@ Silvia, grazie, è bello sapere che qualcuno capisce quello che si prova, all’epoca nessuno l’ha capito, liquidavano tutti la cosa dicendo che dovevo impedirglielo e basta, solo la psicomotricista e la neuropsichiatra infantile mi chiesero come mi faceva stare la cosa.
Poi hai proprio ragione i denti dei bimbi fanno molto più male, sono affilatissimi!
@Lory. Stare dall’altra parte è proprio difficile, ma capisco bene il tuo punto di vista, come anche quello che potevano provare le mamme delle vittime e mi sentivo ancora più in colpa di non riuscire a trovare il modo per superare la cosa. Io, dal canto mio, non sono mai stata lassista e superficiale, ma di sicuro ho apprezzato quando qualche genitore mi ha fatto domande ed ha cercato di capire la situazione, anche se posso considerarli una rarità.
@silvia
non intendevo che se le incontravamo tiravamo dritto, non lo farei mai.
quando ci si trovava ero sempre sull’attenti per essere pronta a spostare fisicamente mia figlia da davanti l’altra bambina se questa partiva in quarta arrabbiandosi per qualcosa, onde evitare che potesse agguantarla e morderla.
e così facevano le altre mamme con i propri bimbi o addirittura con quelli delle amiche.
insomma eravamo sempre tutte sul chi va là.
non so, forse è considerato più riprovevole proprio perchè meno frequente e di conseguenza magari si fa il ragionamento che se bambini tanti si trattengono dal farlo allora… :-/
certo è che in effetti come dici tu uno spintone può essere ancora peggio.
onestamente – e manchevolmente, di sicuro – non mi sono mai posta il problema di cosa provasse quella mamma, probabilmente perchè non ho mai condiviso i suoi modi così lassisti e superficiali: un “Poldina, non si fa! Brutta!” onestamente mi sembra un po’ poco…
Però sì, ci deve essere un nesso tra la fase orale e il morso, perchè mia figlia ha avuto una fase orale intensissima e lunghissima..non vi sto neppure a dire che razza di schifezze è riuscita a infilarsi in bocca prima che io riuscissi a fermarla. Poi, in una fase contremporanea e successiva, mordeva qualsiasi cosa. Ho ancora i suoi marchi sulla sui colti della libreria, sui portaocchiali, sulle custodie dvd… Ancora adesso, che ha sei anni passati, spesso le devo dire di levarsi le robe dalla bocca. Si mangia le unghie,e credo che sia collegato au temperamento piuttosto nervoso. Quando era piccola cercava, letteralmente di mangiarci. Ci fissava con l’occhio vuoto del predatore e si avvicinava con la bocca aperta. Faceva ridere e anche un po’ impressione. Se avesse potuto ingurgitarci intere, me e mia madre soprattutto , l’avrebbe senz’altro fatto. Forse era un modo di esercitare il suo potere sulla realtà circostante, vai a sapè!
Invece ha morso un’altra bambina solo una volta, che era già al secondo anno di materna. La riprovazione per quel suo gesto, che tra l’altro ho capito da quale dinamica era stato scatenato, fu così grande che non lo fece mai più. Le feci il lavaggio del cervello basato sul fatto che si può reagire a un torto solo con le parole, che era grande abbastanza pr sforzarsi e fare questo salto e che, tranne per auto difesa, non doveva usare violenza (perchè era anche piuttosto veloce di mano)Però il discorso è stato recepito perchè era già grandina. Immagino che con i bambini più piccoli la questione morso sia più difficile da risolvere..oppure, provate a dargli una bella libreria da rosicchiare 😉
Lory, infatti il morso è obiettivamente doloroso e può essere anche pericoloso. Ma una spinta ben assestata può essere molto più pericolosa (per esempio c’è un alto rischio di sbattere la testa). Perchè il morso è “più” riprovevole?
Qualsiasi gesto di aggressione fisica lascia intendere che il bambino capisca il rapporto causa-effetto, ma altri gesti sono più tollerati e liquidati spesso come cosucce tra bambini.
Impedire di giocare con i bambini che mordono è comprensibilissimo e naturale, ma per chi si trova dall’altra parte è dilaniante.
Quella bambina e quella mamma avranno visto tantissime persone sfilare davanti e tirare dritto.
Per carità, ripeto, ti capisco benissimo: nessuno di noi vuole che i nostri figli si facciano male. E soprattutto molto fa l’atteggiamento dei genitori del bambino che morde: se sono lassisti, se non sono fermi e vigili e sottovalutano il comportamento dei figli, non mostrano certo di capire la situazione degli altri e di rispettarla.
Sì… è difficile…
io sono la mamma di una bambina di quasi tre anni che l’anno scorso invece è stata morsa da una sua coetanea, per fortuna solo due volte: una le ha lasciato l’intero segno rotondo sul dorso della mano con tanto di capillari rotti al centro, l’altra le ha morso le dita, quindi stringendo bene le ossa.
ho ancora in mente l’urlo di mia figlia, i pianti e i giorni col livido.
onestamente da quel momento ho comiciato effettivamente ad evitare la bambina… e quelle rarissime volte in cui ci si incontrava passavo il tempo sfilandole mia figlia da davanti.
l’unica volta che mia figlia ha fatto solo il gesto di provare a mordermi l’ho sgridata ricordandole quanto male le aveva fatto il morso subito. non ci ha mai più riprovato.
per me il morso è e rimane riprovevole, anche se da parte di un bambino che oggettivamente è troppo piccolo per capire che è un gesto sbagliato. ma poi, è davvero troppo piccolo, se invece capisce perfettamente il rapporto causa-effetto e lo usa per ottenere quello che vuole?
ma non deve essere per niente facile risolvere il problema… 🙁
lory
Mio figlio ha iniziato a mordere dopo i 18 mesi. Faceva un male cane. Il problema più grosso è che merdeva anche i compagni dell’asilo. Le educatrici, però, non mi hanno mai additato come mamma-degenere-del-bimbo-che-morde, ma mi hanno sempre consigliato sì di sgridarlo,ma di non dare poi tanto peso alla cosa altrimenti lui lo avrebbe fatto di proposito per attirare l’attenzione. Così abbiamo fatto e questo brutto vizio, fortunatamente è passato alla svelta!
Silvia N… io a ripensarci ho i brividi!
Anche Andrea ha avuto episodi “tardivi”, ma sporadici e sul finire del suo perioso mozzicante. Era ormai alla scuola materna (ancora degli strascichi ci sono stati intorno ai 4 anni) e le maestre erano decisamente superiori a quelle del primo anno di “classe primavera” (che erano un po’ come la tua attuale) e non si sono davvero perse d’animo. Infatti ha smesso.
Ottima idea mandare il marito nativo al colloquio e insistere sul mancato supporto al bambino quando si comporta bene. E’ vero che non mordere è la norma, quindi non ci sarebbe davvero da elogiarlo per questo, ma se solo tutti capissero quanto deve essere forte e saldo l’autocontrollo di un morsicatore che resiste all’impulso, sarebbe più facile dargli almeno una pacca sulla spalla di incoraggiamento.
@Silvia N. forse questo comportamento degli insegnanti è in parte dovuto al fatto che avendo a che fare con bambini più grandi, non hanno mai dovuto affrontare una banda di morsicatori. Come raccontavo sopra quelli del nido/inizio materna sembrano abituati…
Certo devo dire che quando TopaGigia tornò a casa a 20 mesi con una ferita aperta a forma di arcata dentaria e poi la spalla diventò tutta nera e blu con la crosta a doppia corona pensai seriamente di fare un discorsetto ai genitori della morsicatrice… poi ho visto mio nipote e ho capito la difficoltà di bloccare il morso. Conoscendolo bene, però, ora posso dire di avere forse mezzo secondo per bloccarlo prima che stringa la mascella. Come al solito, i bambini bisogna conoscerli!
Dunque, dove cominciare?
Dalla mia disperazione ed umiliazione di essere la mamma di un morsicatore tardivo, e dunque ancora piu’ socialmente inviso, e me con lui, senza la minima idea di cosa diamine fare per risolvere la situazione ed aiutarlo ad esprimere ed elaborare le sue emozioni intensissime in modo piu’ costruttivo e socialmente accetabile.
Mi date qualche idea/spunto per favore?
Ecco i dati:
– Il Newt ha 4 anni, ha (ri)cominciato a mordere l’anno scorso all’asilo, crediamo a seguito di un paio di volte in cui e’ stato vittima di altri morsicatori (per la serie: ah, questa funziona, mo lo faccio pure io).
– Intensissima fase orale, si mette ancora adesso di tutto in bocca, qualche volta si ciuccia il colletto del maglione o della giacca, o i guanti, o la vestaglia, o qualunque altra cosa a tiro di bocca. Ha avuto il ciuccio fino a 2 anni e mezzo, difficile e lungo il toglierlo.
– Intorno ai 14 mesi aveva provato a mordicchiare, ma il perentorio e ripetuto “no” di entrambi i genitori lo fece desistere.
– Quando ricomincio’ a mordere all’asilo la situazione famigliare era molto complicata: noi in UK, nonni in Italia, dopo un anno passato sul chi va’ la’ per il carcinoma al colon del nonno, nonna ha un’emorragia cerebrale, ergo la vacanza programmate per Pasqua in Italia diventa una ripetizione del calvario ospedaliero dell’anno precedente. Mamma (io) piuttosto distratta, avanti ed indietro con l’Italia una volta al mese, qualche volta tutti, qualche volta Mamma da sola, fino alla fine dell’estate.
– Il personale dell’asilo e’ stato grande sia nell’evitate l’etichettatura, che nel preoccuparsi di conoscere bene il Newt ed evitare le situazioni “trigger”
– a Settembre comincia la scuola: e si’, qui in UK appena sono ‘rising 5′ (il settembre dopo il 4o compleanno) li mettono in uniforme e se li tengono a scuola dalle 9 alle 15:30. Ed e’ qui che il Newt sbrocca, sopratutto al’ora di ricreazione quando sono nel playground. Cercate di immaginare 75 bambini allo stato brado, scorrazzando e schiamazzando a tutto volume, supervisionati solo da un paio di adulti che pero’ non sono il personale docente, ma le dinner ladies (le bidelle della mensa in sostanza) – una giungla. Metteteci dentro un amplificato, disperato di fare amicizie ed avere senso di appartenenza ma sopraffatto dagli stimoli, dal rumore e dall’incertezza emotiva….. Ecco che il Newt morde, forte, altri bambini.
Le cose per me piu’ difficili da gestire sono l’umiliazione, il senso di fallimento e di impotenza, l’imbarazzo di avere avuto altri genitori che hanno telefonato a scuola per denunciare questo comportamento del tutto inaccettabile e la sensazione che malgrado tutte le protestazioni di voler lavorare insieme ed aiutare il Newt, la maestra di classe l’abbia ormai etichettato, compatisce me come mamma iperansiosa ed inefficace ed in genere abbia come unico obiettivo la rimozione del problema a lei e agli altri anziche’ l’incoraggiamento del Newt.
– malgrado il playground sia il luogo del delitto, ovvero l’unica consistente situazione trigger, non e’ accettabile rimuoverlo da li’ perche’ lo metterebbe in evidenza rispetto agli altri, perche’ qui il tempo di gioco fisico in giardino e’ un requisito del curricolo e perche’ ci sarebbero troppe difficolta’ logistiche nel provveddere a supervisione alternativa solo per lui.
– Inizialmente abbiamo avuto incontri e scambi di strategie con la maestra, che avevano cominciato a fare effetto, e dandomi l’impressione di disponibilita’ ed apertura. Pero’ quando lo vado a prendere il meglio che mi sento dire e’ che non ci sono stati incidenti, mai una parola di affermazione o elogio di quello che ha fatto, comportamento o no. Da quando siamo tornati dopo la pausa di half term, il Newt ha avuto due settimane brillanti, nessun incidente, tante storie da lui di gioco pacifico e costruttivo con gli altri bambini, ma dalla maestra nulla: nessun complimento per il miglioramento, nessun sticker (premio classico qui in UK), nessun commento a me. Esempio un giorno all’uscita quando lo ritiro: “C’e’ qualcosa di rilevo?” “NO, tutto bene oggi”. Ovvero, si notano solo le cose negative…
– ed infatti si e’ risvegliato il mostro, ieri con graffi e spinte, oggi con due morsi bene assestati che hanno fatto piangere due bambini dell’anno sopra al suo, fino alla telefonata della maestra a me PRIMA del ritiro da scuola per avvertirmi dell’accaduto e spiegarmi le circostanze. Durante questa telefonata ho provato a sollevare anche le mie perplessita’, ma sinceramnete mi sono sentita poco ascoltata. Il marito nativo (meno barriere culturali) andra’ a parlare con lei giovedi’ mattina.
Che faccio con lei, con il Newt e con me stessa? Scusate lo sfogo, forse dovevo andare su genitorisbroccano, ma visto quanto ci azzecca il tema forse mi potete dare qualche idea…. 🙁