Io mordo

Di solito capita intorno ai due anni, ma, ovviamente, come sempre, può succedere prima o dopo.
Di solito capita in qualche momento di disagio, ma, ovviamente, come sempre, può anche capitare e basta, anche perché cosa ne sappiamo noi di quello che può creare disagio a un duenne: forse anche il solo fatto di crescere e di trovare se stesso.
Di solito capita una prima volta che proprio non te lo aspetti e, il primo a essere impreparato, sei tu genitore.
Capita che un bel giorno il tuo circa-duenne, in un momento di nervosismo, di fronte a un no o a una reazione contraria alle sue intenzioni, sferri la sua arma micidiale: IL MORSO.

Come immaginerete, non ne parlo per pura accademia, ma perchè il fiero Piccolo Jedi, alla bella età di un anno e mezzo (sempre un filino prima, tanto per cogliere mamma e papà impreparati, che c’è più gusto), ha iniziato a marchiare tutti i bambini con i quali intraprendeva un minimo di contesa. Ed è stato un periodo sfiancante.

Chi ci è passato o sta attraversando questo problema (perché davvero non me la sento di sminuirlo: è un problema), sa che è una situazione socialmente deleteria. Il bambino che morde non è perdonato da nessuno, è allontanato e spesso evitato. E il genitore del bambino che morde, chevelodicoafare!
C’è il bambino che dà spintoni, quello che dà manate in faccia, quello che magari ha già imparato a dare un dritto nell’occhio, ma quello che morde è irrimediabilmente IL MALE. E lo è soprattutto per gli adulti.
Nei periodi “buii” ho riflettuto molto su questo e sono giunta alla conclusione che l’avversione particolare per il morso sia dovuta a diversi fattori:

– Il morso è percepito come qualcosa di animale, di primordiale, di non mediato dalla cultura. Quindi, senza troppo riflettere sul fatto che chi morde è un duenne, ovvero un essere intriso di puro istinto, si riversa immediatamente la riprovazione su chi quell’istinto dovrebbe contenerlo: cioè sui genitori. Il bambino che morde è figlio di pessimi genitori, perchè non sanno fare il loro lavoro di educare. Ecco, questa è la pesante sentenza che grava sul bambino e sulla sua famiglia, non solo perchè emessa dagli altri, ma molto spesso perchè sentita con colpevolezza proprio dai genitori: dove sto sbagliando se mio figlio morde?

– Il morso ha un effetto duraturo. Lascia un segno preciso ed estraneo a chi lo riceve, non ci si può passare sopra, perchè resta lì evidente anche per più giorni (soprattutto sulla pelle delicata di un bambino, può lasciare facilmente lividi). Quindi è difficile da ignorare anche a livello inconscio. Difficile passarci su e archiviarlo come “una cosa tra bambini”.
Questo è uno dei motivi per cui è molto poco tollerato negli asili: l’educatrice dovrà giustificarsi con il genitore della “vittima” e quindi spesso si tende a trattare con più severità un bimbo che morde rispetto a quello che ha altre manifestazioni.

– Il morso, obiettivamente, fa molto male. Anche tutte le altre manifestazioni fisiche possono far male, pensiamo a quanto può essere pericolosa una spinta se provoca una brutta caduta, ma il morso provoca un dolore intenso e repentino. Qualcosa da cui è difficile difendersi e che attacca i centri nervosi: è un dolore che irrita ed è come se propagasse la rabbia che lo ha provocato.
Insomma il morso è universalmente inaccettabile.

Però, in realtà, è una manifestazione molto diffusa e, nella maggior parte dei casi, molto meno preoccupante di quello che può apparire.
Si manifesta, normalmente, in quel momento critico che rappresenta l’apertura verso il mondo esterno, ma senza uno strumento verbale adeguato a disposizione. Il bambino intorno ai due anni, inizia il suo distacco più marcato dalla mamma e dirige la sua attenzione verso se stesso e verso il mondo. Eppure spesso gli manca proprio quello strumento indispensabile per interagire la parola comprensibile anche agli altri. I due anni sono la classica età dei primi discorsetti comprensibili solo a mamma e papà e con quelli ci si fa ben poco in una trattativa ai giardinetti per il possesso dell’altalena. Allora nascono tutte quelle forme di… “dialogo alternativo”, per reagire alla frustrazione di non essere capiti.
E se a quell’età si scopre quanto è efficace il morso… è la fine. Sì, perchè pensate, se voglio che un altro lasci una cosa che ha in mano (tipica contesa tra duenni per il possesso di un gioco), assestargli un morso su una mano è il modo più efficace per ottenere il risultato: dolore immediato e la presa viene subito lasciata.
Ecco, il morso è così efficace che è proprio difficile convincere un bambino a rinunciarci.

E in vece bisogna proprio farlo.
Come in ogni sua manifestazione, il Piccolo Jedi, fu molto pervicace nel suo mordere. Iniziò molto presto e smise molto tardi. E poi aveva due canini aguzzi e una forza tale da poter provocare anche danni seri. Quindi fu un periodo particolarmente stressante. Mi ricordo che iniziò quando eravamo al mare e in un mese “marchiò” buona parte dei bambini della spiaggia. Per lui, tutto quel mondo intorno era una tale fonte di stimoli da renderlo sempre sul chi va là. Bastava una minima contrarietà e subito risolveva la questione con un morso ben assestato.
Iniziò a mordere anche me. Qualche rara volta anche la nonna, quando toccava a lei, in mia vece, il ruolo di portatrice di regole. Quasi mai morse il papà. E tutto questo doveva dircela molto lunga sui rapporti e sui ruoli che andavamo definendo.
Per me era una fonte di enorme frustrazione: ero sconsolata quando mordeva gli altri e ci trovavamo entrambi sotto accusa. Ero affranta quando non riuscivo ad impedirgli neanche di mordere me (anche perchè la sua velocità a volte non riuscivo a prevenirla). Ero preoccupata in ogni occasione in cui era a contatto con altri bambini e avrei proprio voluto evitare ogni occasione sociale.
Mi accorgevo che era lui il primo a essere frustrato dal suo gesto: lui mordeva perchè non riusciva a esprimersi altrimenti. E io non riuscivo a dargli altri mezzi.

Scrivendo questo post mi è venuta in mente una frase letta in un post di Yeni Belqis che partecipa al nostro blogstorming di questo mese: “…quando mi mordevo le mani quasi a sangue (a volte lo faccio ancora)“. Perchè noi adulti sappiamo che non possiamo mordere e così mordiamo (metaforicamente o fisicamente) noi stessi per non riversare la rabbia all’esterno. Ma come lo convinco un duenne a mordersi una mano piuttosto che morderla? Dov’è nella sua logica la necessità di riversare la rabbia su se stessi, piuttosto che sull’altro? E’ un obiettivo così auspicabile? La rabbia, l’istinto che scatena il morso, va deviata o va gestita? E poi, questo morso, è un vero attacco o è una difesa?

Ci sono due piani di intervento che un genitore può mettere in pratica.

Quello più immediato: cercare di impedire in ogni modo che il bambino morda qualcuno. Sembra piuttosto scontato, ma è un primo passo fondamentale. I bambini di solito sono molto turbati dall’aver provocato reazioni tanto evidenti con il loro morso. Il coetaneo morso piange disperato, tutti gli adulti lo sgridano e sembrano molto scossi. I bambini spaventati così sono due: il morsicato e il morsicatore. Un genitore di un bambino che morde deve essere vigile: deve imparare a prevenire, deve riuscire più possibile a interrompere il gesto. Questo, non solo per evitare che faccia male agli altri, ma anche per preservare il suo bambino dalla frustrazione successiva. Che è spesso profonda e innesca un circolo vizioso.

Poi c’è un piano più profondo. Quello della gestione dell’istinto. Quello della spiegazione e della comprensione. Deve essere chiaro che il morso non è accettabile, ma che lo è il sentimento che il bambino ha provato: non è sbagliato essere arrabbiati, contrariati, frustrati, è sbagliato mordere per questo.
E’ il passo più difficile, ma è quello che conta. Dopo aver mostrato una reazione ferma di disapprovazione per il gesto, è bene offrire però una consolazione per il sentimento che c’era alla base: un momento di contenimento fisico, come un abbraccio calmante, o qualche minuto di solitudine e tranquillità per un giusto time out.

E poi, prima o poi, tutti smettono di mordere… almeno smettono di mordere fisicamente gli altri. Sui morsi interiori o su quelli meno fisici, be’… lì c’è da lavorare sul temperamento e sull’accettazione di sè.

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46 thoughts on “Io mordo”

  1. Ciao…eccomi qui a raccontare anche io la nostra ‘avventura’ morsi….
    le gemelle ora duenni è da un pò che mordono…per ora penso solo tra di loro…al nido non ho ancora ricevuto nessun segnale di ‘pericolo’…però magari chiedo!!!
    si mordono principalmente quando litigano per i giochi….ma non solo morsi..delle volte sembrano stiano recitando una satira al programma ‘Uomini e Donne’!!:)
    ecco la nostra ‘storia’
    http://www.stellegemelle.com/2011/11/morsi-e-ri-morsi.html

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  2. Pensando a tutte le infinite manifestazioni di rabbia e aggressione a cui ho assistito per almeno 6 anni di vita di mio figlio in effetti mi sono resa conto che manca il morso, tranne qualche rara volta con me nell’apoteosi delle crisi. C’è sicuramente un nesso con le caratteristiche della fase orale, Alex non ha mai messo in bocca nulla che non fosse stato attentamente analizzato, non ho mai dovuto preoccuparmi di oggetti piccoli o sassi o cibi non adatti, ancora adesso non avvicina nulla alla bocca che gli paia estraneo … quindi neppure gli altri bambini! Forse è un gesto di eccessiva vicinanza, come avete detto voi di “assaggio” dell’altro, mentre per lui era importante allontanare, quindi meglio spintoni e graffi. La mia frustrazione era la stessa, lui ha incominciato non appena ha imparato a camminare quindi era un affarino magrissimo di poco più di un anno che al supermercato mi sfuggiva per andare a spintonare ogni bambino che si avvicinasse in un raggio di 10 metri, ho collezionato figure splendide ma madre indegna. I giardinetti poi li potevamo affrontare solo al mattino all’alba, nella solitudine. La cosa peggiore era proprio l’imprevedibilità, pareva lì tranquillo a pensare ai fatti suoi e poi partiva con un affondo … ho sperato tante volte che il mal capitato di turno si girasse e gli mollasse un ceffone in risposta, da parte mia non sarebbe servito comunque a nulla ma magari sentire un pò cosa si prova ad essere attaccati senza motivo … ma niente, restavano tutti stupiti, senza riuscire a rispondere e alla fine ero io a fermarlo.
    E questo è lo stesso bambino che da due anni colleziona solo “ottimo” di condotta a scuola, che ha un senso del controllo esasperante quando è in un contesto formale, e che per fortuna sta piano piano smettendo di rivalersi di tutto questo ordine con me tra le mura domestiche. Per gli altri tipi di “morsi interiori”, soprattutto verso se stesso, credo ci vorrà ancora un pò di tempo.

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  3. Davvero tanto di cappello alla maestra, perchè io mi ricordo la rapidità del morsicatore.
    Mi hai fatto pensare all’intensa fase orale. Per Andrea è stata intensissima e, ancora oggi, se è sovrappensiero, gli capita di mettere qualcosa in bocca (tipico: la penna o la matita, o addirittura il colletto della polo). Ci potrebbe essere decisamente un nesso.

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  4. TopaGigia non ha mai morso, nonostante sia stata morsa ripetutamente e da diversi bambini, sia a scuola che soprattutto dal cugino Alla. Ho notato che lei era anche una che da molto piccola non metteva le cose in bocca, e mi chiedo se ci possa essere una correlazione fra un’intensa fase orale e il morso intorno ai due anni.
    In compenso il cugino Alla morde, e morde tanto. Morde per rabbia, morde se l’atmosfera è particolarmente intensa (alla sua festa di compleanno dei due anni ha morso tutti, e dico tutti, gli invitati, me compresa), morde per far lasciare un gioco a un contendente, morde alla fine di un abbraccio sbaciucchioso, in questo caso secondo me in modo non doloso. Penso, dopo averlo osservato attentamente e ripetutamente, che sia in parte un modo di scoprire l’altro (l’assaggiarlo, appunto) e in parte un testare il limite di un comportamento, l’assaggiare l’altro, che a lui sembra tanto innocuo e bello.
    L’anno scorso, quando TopaGigia ha cambiato asilo, è stata inserita appena dueenne in una classe di treenni. Alla riunione coi genitori la direttrice esordì dichiarando “per fortuna questa sembra essere una classe senza grossi morsicatori”. Proseguì con un’analisi del morso simile a quella di questo post sottolineando come il morsicatore esperto sia incredibilmente rapido, e quindi sia difficile bloccarlo. Pregò i genitori di non allarmarsi troppo se vedevano segni di morsi sui figli, assicurando che loro facevano di tutto per evitare episodi spiacevoli e che è un comportamento il più delle volte passeggero, una volta che il morsicatore riesce a contenersi. Insomma una lezione preventiva…. Nel frattempo un bimbo è diventato morsicatore (da quando gli è nata la sorellina), ma non in modo eccessivo. TopaGigia mi racconta spesso che “R. ha cercato di mordere M. ma la maestra lo ha fermato”. Tanto di cappello alla maestra!

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  5. Io invece ti ringrazio Mile. Anche la nostra “storia di morsi” è stata in alcuni momenti molto simile. Io ne ho presi veramente tanti e capisco quello che dici: dopo un po’ è difficile mantenere la calma. Anche perchè dovete sapere che il morso di un bambino piccolo, con i denti da latte spuntati da poco, invece di essere meno efficace, lo è molto di più di quello di un adulto, perchè i denti sono aguzzi e non ancora arrotondati dall’uso. Sembra un piccolo particolare, ma essendo un dolore che va dritto ai centri nervosi, dopo un po’ porta a un cedimento anche psicologico.

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  6. Ecco la nostra storia di morsi. Devo dire che potrei portare la mia esperienza di mamma con quasi ogni manifestazione di rabbia, ma quello dei morsi è stato proprio un periodo molto difficile, particolare ed intenso, e dai morsi è cominciata la nostra esperienza di gestione della rabbia e delle frustrazioni. La nostra storia ricade nei casi un po’ particolari, non posso dire con certezza che non si sarebbe manifestato comunque il periodo dei morsi, ma sicuramente l’evento traumatico che ha scatenato il tutto, un intervento nella zona della bocca a circa 16 mesi, può aver contribuito a elevare a potenza l’intensità della cosa. All’inizio i morsi erano rivolti solo alla mamma, manifestava così le sue frustrazioni, la sua incontenibile rabbia, ma anche la sua incontenibile gioia e il suo incontenibile affetto. Era estate e io era piena di lividi e di ematomi, alcuni giorni arrivava a mordermi anche più di 10 volte. Vi chiederete come sia possibile ciò, come qualcuno possa farsi mordere 10 volte al giorno senza riuscire a far fermare il bimbo in tempo, ma il morso arrivava per affetto quando meno te lo aspettavi, quello per rabbia anche, anche se in misura minore, ma sei lì che cerchi di aiutare il tuo bimbo a non farsi male, a fargli superare la crisi, a gestire la sua tempesta di emozioni, la sua paura nel provare una cosa così grande, e sono contenta di non essere mai stata prevenuta nei suoi confronti, nel senso che penso la cosa avrebbe avuto effetti ben peggiori su di lui. Nonostante sarebbe benissimo potuto capitare, non ho mai giustificato questo suo comportamento, ad ogni morso dicevo di no e che non si davano i morsi perché la mamma si faceva male, e per i primi tempi ho cercato di mantenere il più possibile la calma e spiegare per bene, ma dopo mesi e mesi ogni tanto mi scappava qualche reazione fuori misura, è difficile gestire psicologicamente, o per lo meno per me è stato così, un’azione così aggressiva da parte del tuo bimbo, e non sentire in questo una sorta di rifiuto. A settembre al rientro al nido la cosa si è allargata ai compagni del nido, gestita bene per quanto possibile dal personale, mi informavo quando lo andavo a prendere di quello che chiamavo il bollettino di guerra, come regola non viene mai detto il nome del bimbo che morde, e così hanno sempre fatto, ma i bimbi di quell’età lo dicono, e quindi da una nonna sicuramente etichettato come il bimbo che morde, non durante un tafferuglio, ma mentre saliva tranquillamente sullo scivolo e guardando la mamma con un’aria di giudizio che ti fa sentire una mamma assolutamente incapace, sicuramente più di quanto ti ci senti normalmente visto che non ti senti in grado di risolvere la situazione. Anche io ho sempre vigilato con estrema attenzione quando interagiva con altri bimbi, forse anche troppo. Su consiglio del personale del nido abbiamo cominciato la psicomotricità, lì ci hanno dato anche tanti consigli su come agire, lui nel frattempo ha acquisito anche maggiore proprietà linguistiche, anche se rimane sempre un bimbo molto fisico con quello che comporta nell’interazione con gli altri, e pian piano il fenomeno è tornato ad essere delimitato alla mamma, e poi pian piano dai morsi alla mamma siamo passati ad altri tipi di manifestazione della rabbia, ma questa è un’altra storia. Per quanto riguarda il mordersi la mano, psicomotricisti, pedagogista, neuropsichiatra infantile mi hanno sempre detto che era molto meglio che la rabbia nei bimbi fosse rivolta verso l’esterno e non verso se stessi, si può aiutare i bimbi a gestirla, riconoscendo le loro emozioni, rassicurandoli che possano provare rabbia o dispiacere, consigliando loro qualcosa che possa aiutarli a buttarla fuori, ma spiegando che non possono mordere o picchiare. A chi ha avuto la pazienza di leggere tutto chiedo scusa per il post tremendamente lungo.

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  7. @sara, ecco, condivido proprio il senso di frustrazione e di spossatezza dopo un po’.
    @Daniela, anche ad Andrea capitava di mordersi da solo, ma sempre quando era arrabbiato.
    Non ho avuto esperienze di morsi di entusiasmo, come diceva Robin: ci sono davvero tanti risvolti. E’ comunque una risposta istintiva a un’emozione forte.

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  8. Figlia morsicatrice, la prima. Ha sempre sofferto i denti, uno per uno, per mesi. E mordeva, tutto, o meglio tutti. Al nido quando arrivavo la maestra mi accoglieva con la mano a farmi vedere il numero di morsi della mattinata. Uscivo a testa bassa sperando di non incontrare le mamme delle vittime! Che poi fuori ci provavo, ma con una duenne la tiritera del “non si fa, non è bello, bla bla bla” non è che serve a molto. Una volta ha pure morso il sedere della cuginetta mentre cercava di salire su una sedia… Vai di castigo, di spiegazione, ignorala mentre piange e consola la cuginetta. Giorno dopo tutto uguale. Devo dire, per difesa sua, che povera stella a volte il fastidio era così forte che se non aveva di meglio, si mordeva le braccia da sola! Vabbé, poi finiti i denti è magicamente passato.

    Ora c’è la sorella. Che a quanto pare, non sa a cosa serva mordere, a parte mangiando. Per fortuna!

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  9. Ciao!il mio di due anni e mezzo ha iniziato a mordicchiare la sorella di uno così, un pò sporadicamente, cosa che all’entrata all’asilo(primo anno con un pò di difficoltà ad accettare la nostra lontananza)nemmeno ne avevo parlato alle maestre…invece proprio li succede il fattaccio: in una mattina, in cui peraltro ero presente pure io in quanto periodo di inserimento, inizia a mordere a più non posso quasi tutti i suoi compagnetti…io ero disperata, avrei voluto andare via…e mi sentivo proprio così, come una mamma che non ha saputo fare il suo dovere e che per colpa sua altri bambini stavano vivendo male quell’esperienza…aiuto che giorni…ora che il bambino sta solo la maestra mi dice che a volte ci tenta ma che basta uno sguardo della maestra per trasformare un morso in un carezza..lei ha avuto pure la teoria della “conoscenza dell’altro attraverso la gusto”…lui come faceva da piccolo vuole conoscere i bambini “assaggiandoli”…
    questa è la nostra esperienza, essere genitore di morsicatore è davvero frustrante!!!

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  10. Ci devo tornare sopra ma non ora dal telefono. Padre si morse, Figlio 2 si incazza e si morse o minaccia di sgozzarsi, io urlicchio repressa (urlerei taaaaaaanto di più se potessi. Figlio 1 si cui CIA il police, è uguaglio?

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  11. Anche mio figlio ha iniziato a mordere all’età di 18 mesi circa.
    Al nido è capitato qualche episodio, ma dopo essere stato ri-morso a sua volta ha smesso.
    A casa invece abbiamo capito, con molto dolore ;), che i suoi morsi erano una manifestazione di affetto che riservava solo ad alcune persone speciali: mamma, papà e occasionalmente ha tentanto anche con la nonna materna.
    Praticamente quando lui era contentissimo o “esaltato” da un gioco o da una situazione, mordeva dalla felicità…
    Seguendo il consiglio delle educatrici abbiamo adottato questo comportamento: quando capivamo che era un momento rischioso, prevenivamo il morso dicendogli: “Sei molto contento? Allora diamoci un bel bacino/abbraccio!”
    Devo dire che in certi momenti eravamo molto preoccupati, anche perchè spesso il dolore ci faceva reagire in maniera stizzita e vedevamo il suo avvilimento. Con gli occhi ci diceva proprio “scusami, ma non sono riuscito a trattenermi”.
    Da quando ha cominciato a parlare la situazione è regredita, anche se qualche volta vediamo che apre ancora la bocca per mordere ma riesce a trattenersi…

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  12. La mia Panzerotta di un anno e mezzo usa il morso come “prova”.
    A scuola non mi hanno mai segnalato il fatto, quindi spero che non ci siano vittime sbocconcellate da mia figlia.
    Ma a casa… a casa è diventato un gioco!
    Ogni tanto diventa coccolosa, da le carezzine, da i bacini… e poi a tradimento il morso!!!
    Ahia che dolore!!!

    E’ difficile prevenirlo perché cerchiamo sempre di essere naturali, di giocare senza temere dentate improvvise (anche perché se capisce che funziona… è la fine), ma il naso e le guance chiedono pietà!!!!!

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  13. Ma infatti, Chiara, mettevo proprio in dubbio che fosse “sano”. Sicuramente è “adulto”, ma proprio perchè abbiamo imparato che non si può andare a mordere il prossimo… anche se a volte ci starebbe tutta! Solo che il bambino di due anni perchè dovrebbe mordersi una mano quando vuole mordere quella degli altri?

    Sere… forse era solidale con i morsicatori! 😀 Pensava: eeeehhh se vi capisco!

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  14. Mio figlio, ora treenne, ha avuto il suo periodo morso come dici tu proprio intorno ai 2 anni. Fortunatamente però, si limitava a mordere la sorella di 4 anni, quindi la cosa retsava tra le mura di casa e nessuno ci ha etichettati come “cattivi” genitori 😛
    Nello stesso periodo però al nido è stato vittima di deversi morsicatori, ma lì non ha mai reagito, chissà poi perchè!

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  15. No, non direi che mordersi la mano sia una buona soluzione. Fa un male cane. Talora lascia per settimane segni, molto difficili da giustificare socialmente. Ma soprattutto non direi che è una reazione sana. Io, come ho scritto, ancora oggi non riesco a farne del tutto a meno. L’ultima volta che mi sono proprio ferita risale a un paio di anni fa. Ma certo nessuno “mi ha convinto” a mordere me stessa invece di altri. E’ solo che… mia madre lo faceva spesso (e a volte lo fa anche ora). Non l’avresti mai detto, eh Silvia?

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