Intervista ad un papà in congedo parentale

Stefano è italiano e vive a Stoccolma. Ha conosciuto Anette, che è svedese, in un viaggio in treno fra Goteborg e Stoccolma, e così è rimasto a vivere in Svezia. Quando è diventato padre ha deciso di usufruire del congedo parentale, e ha raccontato la sua esperienza in un bellissimo diario in cui condivide la sua vita da papà di due bambine, Eleonora e Sofia. Ora che il congedo è finito, e Stefano è tornato a lavorare, la sua vita da padre continua, e anche il suo dolcissimo diario che ora racconta semplicemente del suo essere padre anche oltre il congedo parentale.

Come mai hai deciso di usufruire del congedo parentale?Quanto tempo sei rimasto a casa?
Ho deciso di prendere il congedo per me stesso, visto che è un’occasione unica di sviluppare un lato della propria persona e di essere genitore a tempo pieno, per le bimbe, che così hanno modo di passare tutto il tempo possibile con il loro papà, per mia moglie, che può dedicarsi alla sua carriera che è tanto importante quanto la mia ed anche per la mia carriera visto che in azienda non mi avrebbero mai affidato del personale da gestire se non avessi dimostrato di prendermi cura della mia famiglia. Sono stato a casa quattro mesi, anche perché con Eleonora ne avevo fatti solo due ed erano passati troppo velocemente. Alla fine dei quattro mesi mi sono pentito di non averne presi sei.

Come hanno reagito i tuoi famigliari italiani a questa notizia?

I miei sono stati contentissimi. Immagino che sarebbero rimasti sorpresi del contrario. Credo sia una delle cose che li aiuta a “vivere bene” questo mio essere lontano da loro, il fatto che mi vedono godere di opportunità e diritti che in Italia sono ancora quasi un’utopia.

Come ha reagito il tuo datore di lavoro svedese e i tuoi colleghi?
La promozione a dirigente, compresa la responsabilità per una unità di 30 persone, mi è arrivata DOPO che avevo comunicato di voler stare a casa. Anche per la mia unità non è stato strano che stessi a casa per 4 mesi dopo solo tre mesi dalla promozione. La linea di pensiero in azienda, comunicata esplicitamente, è “non potremmo mai dare da gestire la nostra risorsa più importante, le persone, a chi non si prende cura della propria famiglia”

Cosa significa per un papà oggi diventare padre? Chi è il papà moderno?
Diventare padre per me significa voler creare una famiglia, voler trasmettere valori comuni (fra me e mia moglie) alle figlie, voler essere quell’arco che lancia la freccia nel futuro (come dice una bellissima frase de “il profeta”). Credo che moderno oggi voglia dire non essere il padre-padrone, ma uno che crede nelle pari opportunità, uno che si sente a proprio agio a giocare in giardino con i bambini mentre è la moglie a tappezzare il bagno degli ospiti.

Ci sono delle differenze culturali tra il tuo modo di essere padre e quello dei padri svedesi che ti circondano?
Credo di vedere la famiglia come più unita. Ad esempio cerchiamo sempre di cenare tutti insieme e di fare ogni fine settimana qualcosa insieme come famiglia. Poi basta vedermi quando porto Eleonora agli allenamenti di calico: sono il più rumoroso, nonché l’unico ad insegnare alla figlia come si simula di aver subito un fallo J

Quali ripercussioni pensi che il congedo di paternità abbia avuto sul tuo modo di essere padre? Sei un padre migliore perché sei satto a casa con i figli? Non credi che saresti stato ugualmente presente nella loro vita indipendentemente dal congedo?
Mi sembra di conoscere e capire meglio le mie figlie, anche se è un processo continuo. Non bastano 4 mesi e poi vivi di rendita. Credo comunque di aver lasciato l’imprinting. Non credo si possa parlare di migliore o peggiore, ho solo avuto il privilegio di poter vivere una splendida opportunità. Credo che i veri risultati si vedranno fra 10-15-20 anni. Vedremo se avrò fatto bingo…o bunga bunga…

Se si pensa alla famiglia come ad un progetto, quale pensi sia il ruolo del padre?
Non credo ci sia un ruolo unico per il padre. Credo ogni coppia debba trovare il proprio equilibrio fra chi è architetto, chi è progettista, chi costruisce, chi fa la manutenzione. In realtà credo che l’equilibrio più difficile da trovare sia quello fra il tempo da dedicare a se stessi, quello da dedicare alla propria famiglia, quello da dedicare alla propria compagna, ma senza i figli, e quello con i figli, ma senza la propria compagna (che così ha un po’ di respire).

Cosa vorresti dire ai padri italiani a cui di fatto è negato il congedo parentale?
Di continuare a lottare affinché diventi un loro diritto, magari con una manifestazione il 19 marzo, festa del papa!

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20 thoughts on “Intervista ad un papà in congedo parentale”

  1. Brava Mammasterdam!

    In Italia si idealizza tutto… basta potersi lamentare… qualche anno fa ci hanno fatto due scatole così sulla Francia (in campagna elettorale… non mi ricordo da parte di che schieramento). Ahhh… sapessi in Francia quanta assistenza… migliaia di euro ogni nascita…

    Quest’anno ho conosciuto una mamma francese e confrontandoci mi dice che ci cono molte più garanzie in Italia.

    Insomma… basta con sta storia che all’estero si sta meglio!

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    • @Mammamsterdam e tutti gli altri che lo hanno chiesto: in Svezia i liberi professionisti hanno diritto alla stessa indennità dei dipendenti, calcolata sulla base del reddito, come detto da Stefano. Certo che se decidono di usufruirne o meno e come si organizzano dipende ovviamente dal tipo di lavoro. Il libero professionista basa il suo lavoro sul network, sui contatti che ti devi mantenere per forza, mentre se sei un commerciante puoi organizzarti prendendo un sostituto, insomma all’atto pratico dipende dal lavoro che fai. Però il bambino al nido comunale lo prendono solo dopo il 12esimo mese di età, e non esistono nidi privati che prendono bambini più piccoli. Quindi se non lo tieni tu, devi pagare una tata privatamente.
      @Mario una riflessione sul sistema francese (e qualcun’altro) l’ho fatta qui: https://genitoricrescono.com/congedo-parentale-uno-sguardo-oltralpe/

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  2. Caro Stefano, grazi per il tuo solare e positivo commmento. Mio marito devo dire è stato bravissimo nel senso che si è messo d’accordo con il direttore di stabilimento (molto disponibile e fuori dal comune) che gli ha permesso di lavorare da casa e stare però con me per almeno un mese e mezzo, forse due…non ricordo esattamente.
    Questo gli ha permesso di godere dei nostri tre gemelli e di avere un rapporto speciale e unico. Al ritorno al lavoro ha ripreso le sue attività normalmente (non come per me!) e ha continuato a prendersi ore e permessi per continuare a prendersi cura dei nostri adorati bimbi.
    Il suo caso è fortunato ed è dipeso totalmente dal buon senso del suo direttore e dal fatto ceh comunque potesse lavorare da casa. Ti dirò che ha lavorato ben poco da casa e forse più al telefono dando istruzioni ai suoi sottoposti, ma è stato bellissimo per me stare tutti 5 assieme in un momento complesso e pieno di rivoluzioni della nostra vita.
    Nonostante tutto continuo a voler andare a vivere all’estero 😀 magari vicino a voi :-

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  3. Vi dico subito che in Olanda la mamma autonoma non va in maternità ma dopo tre giorni allatta mentre controlla le mail al computer.

    Sarà stata la depressione (anzi, adesso lo so concertezza), sarà che mio marito è stato licenziato ed è rimasto a casa 18 mesi, non per congedo parentale ma finchè è durata la bonuscita e non si trovava altro lavoro (e so solo che nel momento che l’ ha avuto l’ altro lavoro io ero di nuovo incinta e non l’ abbiamo visto più a casa durante la settimana, visto che lavorava a 100 km. di distanza).

    Quello che ho fatto, visto che un congedo maternità non esiste e assicurarsi privatamente costa assai, è che ti permettono di rientrare in un congedo malattia, per 3 mesi ti danno qualche centinaio di Euro (parlo di 7 anni fa, adesso boh, abbiamo le destre al governo) e pace. L’ asilo nido privato costava allora moltissimo ma esiste solo quello, certo, con dei rimborsi che però non coprono tutto e solo durante i 4-5 anni di nido dei miei figli hanno cambiato le regole un tot di volte, ma ci risiamo, il datore di lavoro di mio marito pagava la sua parte, lo stato ci ridava la sua dalle tasse, ma il mio terzo di lavoratrice autonoma me lo sborsavo tutto io.

    No, per dire che in Italia la gente idealizza lo stato sociale in Olanda, ma le madri meglio che stiano a casa a prescindere. Anche se il grosso delle madri che conosco io si è messa in proprio dopo i figli in modo da gestirsi gli orari extrascolastici.

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  4. @ Mario: non era mia intenzione dare addosso ai papà italiani (anche il mio compagno è un ottimo papà) olevo solo dire, attraverso la mia esperienza, che noi siamo un pò in ritardo rispetto a tante altre realtà e sarebbe bello che la situazione cambiasse!

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  5. P.S. Deborah sei stata più veloce di me a scrivere. I qui vedo un sacco di musi lunghi soprattutto sull’orario, e battutine stronze (permettetemi il termine) come quelle raccontate da Daniela anche quando ti fai un mazzo così. Sono brutti pregiudizi…

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  6. Ma che bello!!
    Aggiungo solo che la cosa secondo me più assurda è che le compagnie e i datori di lavoro fanno tanto il diavolo a quattro sugli orari ma la maggior parte delle volte se ne fregano della qualità del lavoro o della felicità del personale. Questa secondo me è la pecca maggiore del nostro sistema.
    Buona famiglia Stefano!

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  7. @stefano. Grazie per la risposta.Però mi chiedevo: se la prendono i “papà autonomi”, la maternità? Intendo, come costume sociale, visto che, chiaramente, se lavori in autonomia, non c’è nessuno cui chiedere permesso.
    Mi spiego meglio, che sono un po’ stanchina a quest’ora e mi vien fuori male il pensiero scritto.
    Capita che da voi il fruttivendolo, piuttosto che l’avvocato o l’imprenditore, si prendano un po’ di tempo, organizzandosi al meglio col lavoro, quando nasce il bambino, oppure il congedo parentale riguarda anche lì,come qui, solo i lavoratori dipendenti?
    Secondo me è proprio su questo punto che, culturalmente, si farebbe un bel passo avanti.
    La possibilità, cioè, che ti offre il paese in cui vivi di sganciarti dalla produttività per un certo periodo di tempo. E ciò dipende da tantissimi fattori. Mi chiedevo, dunque, se la Svezia è organizzata in modo tale da poter offrire questa opportunità a chi voglia coglierla. Qui, è assolutamente impensabile.
    Infatti, secondo me, il problema culturale va oltre il femminile o il maschile, perchè viviamo in un sistema basato sul mito parossistico dell’efficienza produttiva che non ammette lunghe interruzioni, bambino o genitore anziano che dir si voglia.
    E in Svezia com’è?

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  8. @Mario Ma quella della simulazione era detta con ironia 🙂

    @deborah Il sussidio che ti da lo stato in quel caso viene calcolato sulla base del reddito risultante dagli ultimi tre bilanci (se l’azienda c’è da più di 24 mesi) o da quello che sarebbe il reddito di lavori equiparabili a quello dell’autonomo.

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  9. Ma in Svezia, chi lavora come autonomo e/o professionista, come fa?
    Come si organizza?Sarebbe molto interessante saperlo.

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  10. Io sono tra quei fortunati che è riuscito e continua a prendere i congedi parentali per stare con i miei 2 figli. Mi ritengo un papà ed un compagno moderno, in quanto presente in ogni aspetto della famiglia, ultimamente anche più di mia moglie!!. Ovviamente immagino non proprio il massimo della contentezza da parte del mio datore di lavoro, tuttavia devo dire che ho avuto poche manifestazioni di ostruzionismo ed è per questo che mi sento fortunato…(incredibile eh??) Forse arriveremo a raggiungere l’attuale livello di altri paesi europei con il classico ritardo decennale…

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  11. Qui il diritto c’è. Ma o puoi o è teoria. Come la maternità facoltativa, puoi prendertela, ma se al lavoro poi ti fanno trovare lungo è problema tuo, e soprattutto con lo stipendio ridotto devi vivere d’altro. io avevo chiesto. Mi hanno detto la cifra. Ho rinunciato perché non bastava a tirare avanti.

    E mio marito, a cui non è mai mancata la voglia di fare il papà, ci ha pensato. L’avrebbe chiesto. Ma il suo è lo stipendio “forte” e ridotto a meno di un terzo quello… Ecco, insomma, se non ce la facevamo col mio, figuriamoci a tagliare il suo! Rinunciato anche lui.

    Quindi io maternità obbligatoria, e poi ho dato fondo alle ferie. Tornata al lavoro dopo 4 mesi con la prima e dopo 5 con la seconda. Pace.

    Però… padre o madre indipendente, qui la via di mezzo non esiste. O è famiglia o è carriera. Qui ditte che mettono in buona luce chi si prende cura della famiglia non ne vedo. Qui sei un grande se ti dedichi al lavoro “nonostante” la famiglia (e quel nonostante sottintende che ci pensa qualcun altro, se non è la mamma è la nonna o baby sitter, il classico è “ho due figli ma lavoro lo stesso 10 ore al giorno”). O sei un bravo martire se ti dedichi alla famiglia. Le vie di mezzo sono viste come fallimenti in tutti e due i campi, non sei abbastanza sul lavoro (io ormai sono quella che “sa, la ragazza ha due figlie, quindi due pomeriggi a settimana non c’è, si fa come si può) e nemmeno a casa perché “sbatti i figli qui e là”.

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  12. Uff,
    quando leggo questi post mi viene veramente voglia di cambiare paese, se solo lassù non facesse così freddo!
    La mentalità qui è ancora medievale, non dico dei papà – concordo con Mario che ce ne sono tanti che vorrebbero stare a casa con i figli, anche mio marito se potesse – ma del sistema, che considera il tempo dedicato ai figli come “sprecato” e distolto dal lavoro.
    Purtroppo anche tanti, troppi ragionano così, anche le donne e anche i giovani.
    Riusciremo mai a evolverci?

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  13. Mario, ti aspettavo… 🙂
    Però, vedi, tra i papà italiani in Italia, che hanno usufruito di congedo parentale e pure più volte, io conosco solo te!!! Le statistiche non sono proprio favorevoli!

    P.S.: ovvio che simulare un fallo è diseducativo, ma se ti trovi a crescere figli in Svezia, può costituire un fondamentale modo di salvaguardare le nobili tradizioni del Paese di origine del papà 😉

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  14. Non cominciamo a dare addosso ai papà italiani, eh?

    Io sono italiano e sono stato a casa un anno in paternità. Mi sembra una cosa del tutto naturale e conosco moltissimi papà, che come quelli di tutto il mondo, dedicano tanto tempo ed energia alla famiglia.

    E se devo dirla tutto… non sono tifoso di calcio e giudico diseducativo simulare un fallo… 🙂

    Ciao,
    M.

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  15. vorrei far leggere quest’intervista a un mio superiore (sono militare nonchè unica donna sul posto di lavoro) che si è lamentato del fatto che sono rimasta a casa 4 mesi dalla nascita del mio Bibo, che prendo giustamente le 2 ore di allattamento che mi competono e che VANTANDOSI ha detto che per la sua carriera (piuttosto modesta aggiungo io)ha trascurato moglie e 2 figli…
    ecco i papà italiani

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