Alessandra, per la rete Raperonzolo, è “autrice” di molte cose: di un blog molto seguito “Mamme sull’orlo di una crisi di nervi“, di diversi racconti pubblicati qua e la e di un bellissimo romanzo “Thomas Jay“, di una nuova rubrica su “Veremamme” e, soprattutto, insieme al Mr., di Figlio-uno e Figlio-Due… caratterialmente diversi tra loro, ma accomunati dal loro temperamento “amplificato”.
Cosa è per te il “temperamento” di una persona? Credi che esistano degli elementi caratteriali determinati fin dalla nascita?
Alcuni elementi caratteriali sono decisamente innati. Chiunque si sia occupato di un neonato sa che non ne esistono due uguali. Ricordo che Figlio-uno, la prima notte in ospedale, a poche ore dalla nascita, se ne stava tranquillo nella culla e si osseravava estatico le mani mentre le muoveva davanti al viso aprendole e chiudendole. Probabilmente ne vedeva solo le ombre, o forse cercava ancora di stringere il cordone ombelicale, chi lo sa? Comunque sia questo suo incantarsi, restare affascinato da forme, colori e immagini, è una caratteristica che gli è sempre appartenuta e ha assunto aspetti più articolati mano a mano che cresceva. Era un neonato che non si annoiava, gli bastava osservare. Figlio-due invece, che aveva bisogno di toccare o del contatto altrui, se non dormiva richiamava l’attenzione con il pianto. Osservare non gli bastava.
I tuoi due figli sono il “prodotto” della stessa famiglia e dello stesso contesto: in un tuo post ci raccontavi le loro differenze di carattere in base al diverso modo di porsi davanti al cibo. Raccontaci i tratti essenziali dei loro diversi temperamenti.
Figlio-uno è tutta immaginazione e curiosità. Molto sicuro nei rapporti con gli altri. Se entra in un luogo dove non conosce nessuno, in pochi minuti prende l’iniziativa e fa amicizia con tutti. E’ un bambino solare e vitale. E’ uno di quei bambini che in qualche modo riesce sempre a colpire e ad accattivarsi la simpatia altrui. Al tempo stesso è ribelle e impaziente e insicuro nelle proprie capacità, per cui è molto difficile insegnargli qualunque cosa, perché per paura di non riuscire si rifiuta a priori d’imparare. Distratto, poco indipendente. Se può si appoggia. Ha una forte tendenza all’iperattività soprattutto se stanco (anche se crescendo sta imparando a controllare meglio le proprie emozioni).
Figlio-due, d’altra parte, è un bambino “fisico”. Alla base del suo comportamento c’è spesso una base fisiologica. Per i primi due anni non ha praticamente mai dormito: fame, denti, raffreddori, pannolini sporchi. C’era sempre qualcosa che lo disturbava. Una personalità molto forte e determinata. Con lui qualunque sistema fallisce, si può solo seguire il suo passo oppure diventa uno scontro frontale. Come il fratello è un bambino solare, gioioso, ma la fisicità lo rende impetuoso e vulcanico. Lui non parla, canta, non cammina, corre. Quello che tocca distrigge. Più insicuro con le persone. Ha bisogno di tempo e di conoscere prima di sentirsi a suo agio. In compenso è la quintessenza dell’indipendenza ed ha una grandissima sicurezza nelle proprie capacità. Vuole fare tutto da solo, ci si mette d’impegno finché non ci riesce. Meno ribelle e più paziente del fratello.
Quali sono i tratti caratteriali dei tuoi figli che te li fanno riconoscere entrambi come “amplificati”, seppur così diversi tra loro?
Quando Figlio-uno aveva poche settimane iniziai a portarlo a delle sessioni di baby-massaggio. Nella sala eravamo una decina di mamme, tutte sedute con il proprio bambino sdraiato davanti. Gli altri bambini erano per lo più immobili. Figlio-uno invece agitava braccia e gambe come se avesse il ballo di San Vito, girava la testa a destra e sinistra per guardarsi intorno, cercava di sollevarsi, si rigirava. Quando era sveglio non c’era mai un muscolo che non fosse in movimento. Quel giorno capii che qualunque fosse la norma lui ne esulava. La sua voglia di fare, di scoprire, unita alla sua indole ribelle hanno reso i primi quattro anni molto difficili: era sempre in azione, in movimento, toccava tutto e se aveva deciso di fare una cosa non c’era deterrente, distrazione o rimprovero che reggesse. Talvolta vedevo mamme a spasso con bambini di 18 mesi o anche tre anni che camminavano con i bambini accanto… così senza tenerli per mano, senza averli incatenati al passeggino… e loro camminavano accanto alla mamma seguendola… ero stravolta. Per Figlio-uno il mondo è sempre stato troppo grande e interessante per restare vicino a mamma.
Figlio-due più che amplificato è un bambino megafonato. Tutto è estremo con lui, nel bene e nel male: la sua insaziabile fame da barracuda da neonato, l’insonnia che è durata anni, il pianto continuo ed efferato, lo spannolinamento infinito che a tre anni e mezzo ancora non vede luce. E poi canta… canta sempre. A 12 mesi sapeva replicare con perfetta intonazione una melodia ascoltata anche una sola volta. Più che un bambino sembra di avere un’operetta in casa. E corre. Non credo che nessuno lo abbia mai visto camminare, lui corre e basta. Ogni cosa che tocca distrugge, vuoi perché cerca di capire come funziona, vuoi perché cerca di capire come è fatta dentro, vuoi perché è impetuoso. E poi l’ingegno. A sei mesi apriva le maniglie delle porte, a diciotto aveva capito come usare le chiavi. A due anni ha acceso la televisione, acceso la scatola digitale, trovato la biblioteca dei programmi registrati, trovato nella lista il suo cartone preferito e lo ha avviato. Ho cercato di convincermi che c’è riuscito premendo i bottoni a caso… E’ sempre pieno di idee che cerca di mettere in pratica. Le studia, le analizza e poi parte in quarta con tutto il buon senso e la saggezza di un treenne… E’ già tanto se la casa sta ancora in piedi. Rischia la vita dodici volte al giorno: si è lanciato dai muretti, si è lanciato dal letto a castello e appeso come tarzan al lampadario, si è buttato in mezzo alla strada statale, arrampicato sulla libreria, è rotolato per le scale. Inciampa, casca, si butta. E’ sempre ricoperto di bernoccoli e lividi. Noi ormai non ci facciamo neanche più caso.
Cosa fa una mamma di fronte per affrontare e gestire le diversità tra i suoi figli, diventa un camaleonte?
Ci prova, non ci riesce e poi impara ad accettare il fatto che non sempre si hanno le risposte giuste. Le diversità comunque non trascendono la linea di base che deve sempre essere la stessa e dunque si va avanti per piccoli aggiustamenti individuali. Inoltre tra un figlio e l’altro cambiano le situazioni. Anche gli stessi genitori saranno per forza di cosa genitori diversi. I genitori crescono e cambiano con i figli.
Crescere figli rispettandone il carattere, ma insegnando loro a vivere con gli altri: cosa significa per te?
E’ un po’ come modellare la creta: dargli forma senza cambiare la sostanza. Rinforzare senza infrangere. E’ difficilissimo, soprattutto nei bambini tra i 2 e i 3/4 anni: quando decidono quello che gli piace e quello che non gli piace, quello che vogliono e quello che non vogliono. In questa età i genitori pongono le basi di quello che sarà l’intero rapporto genitori-figli. Non se ne rendono conto, eppure è così. Un tempo l’autorità i bambini la respiravamo fin da dentro la pancia. Oggi cerchiamo di sostenere in modo amorevole. E’ giusto, eppure così difficile. A volte ci riusciamo e a volte no. Ci vuole rispetto ma anche fermezza o i bambini non riusciranno a rispettare gli altri. Gli mancheranno punti di riferimento e sostegno. E se manca il rispetto e la stima di chi ci guida di solito fatica anche l’amore verso gli altri e subentra l’egoismo. Per me trovare quell’equilibrio l’impegno più duro dell’essere madre.
Nel tuo temperamento ed il quello di tuo marito, riscontri dei tratti “amplificati”?
Temo, in quanto ad amplificazione, di essere la principale responsabile.
Beh, credo che riconoscersi molto nelle parole di un altro, aiuti a rendere più facile il trascinare la quotidiana “carretta”! Sicuramente un “mal comune”, non è mai stato, a mio giudizio un “mezzo gaudio”, ma, dato che in questo caso non parliamo davvero di un “male”, confrontare le proprie esperienze e trovarle simili, ci fa sentire più capiti.
Marilde, bell’avventura davvero…, il terzo figlio non-spirited, si è “dato una regolata” per mantenere vivi e sani di mente i genitori!
Ne ho tre di figli e ognuno ha una personalità diversissima dall’altro, e io credo ci sia la parte innata che è in ognuno di noi, ma anche il fatto che gli stessi genitori sono diversi a seconda del figlio. Per esempio è difficile che al secondo figlio si mantengano le stesse ansie tipiche del primo. Si hanno meno aspettative, meno dubbi, li si lascia più liberi. Almeno questa è stata la mia esperienza. E poi è chiaro che un bambino che mangia e dorme rende una madre più serena e si evitano quei circoli viziosi che ben sappiamo. Che poi a volte capita anche di sentir dire che invece è a causa della madre se il bambino è agitato, o non mangia etc…Ma questa è un’altra storia. I fattori di una relazione sono molteplici e c’è uno scambio che influenza reciprocamente. In ogni caso, dei miei tre, due sono “amplificati”. Bell’avventura! e mi riconosco molto nelle parole di Raperonzolo.
Confermo. Il Vikingo è amplificato, mentre Pollicino è tranquillissimo. E io che temevo il peggio. Certo è vero che Pollicino ha solo un paio di mesi di vita, ma la differenza è già molto evidente.
Credo che le differenze caratteriali, anche tra fratelli, riguardino sia i maschi che le femmine.
Per altre testimonianze chiamo in causa la mia socia Serena, dato che il suo Pollicino sembrerebbe molto diverso dal Vikingo (ecco… guarda caso altri due maschietti…).
Mi ha colpito molto questo post, cosi’ come leggere delle differenze caratteriali per esempio nei due figli di piattinicinesi, perche’ ritrovo molto (ma proprio tanto) dei miei due figli, che sono anche due maschietti. Mi chiedo se non sia una coincidenza… altre testimonianze?