Intervista a Flavia: una veramamma

SMALLcoachingVME’ un vero onore per noi intervistare Flavia, fondatrice di VereMamme,
un punto di incontro per mamme autentiche, semplici, fuori dagli stereotipi. Flavia ha creato un luogo di incontro per mamme, ma non solo. Attraverso il suo neo-progetto di coaching per mamme, spera di fare ancora di più.
Oggi le chiediamo di parlarci di intelligenza emotiva, che come sapete bene è un argomento che ci sta molto a cuore.

Allora Flavia, lavorare sull’intelligenza emotiva dei propri figli, essere il loro allenatore emotivo: raccontaci cosa vuol dire per te e come vivi questo ruolo nella vita di tutti i giorni
Penso che la cosa più importante sia imparare ad essere consapevoli delle proprie emozioni e dell’effetto che hanno sugli altri, non reprimendole ma gestendole. Per diventare allenatori emotivi dei nostri figli, dobbiamo prima di tutto imparare ad esserlo per noi stessi. Prendiamo ad esempio due emozioni forti: rabbia e paura. Se incontrollate, ci sconvolgono e destabilizzano i nostri figli, che non vedono più in noi un punto di riferimento solido. Se gestite invece (e non ignorate o rimosse!) sono utili. Posso esprimere la mia rabbia a mio figlio per un suo comportamento sbagliato senza dare in escandescenze. Posso metterlo in guardia mentre si accinge a fare qualcosa di nuovo senza per questo farmi vedere preda del terrore e quindi bloccarlo. Se sono vittima delle mie emozioni, gli trasmetto un terribile senso di insicurezza, mentre se glie ne parlo con serenità  lui impara qualcosa anche sulle sue emozioni.
Detto ciò ci capita, eccome, di perdere il controllo. Ma ogni volta è un’occasione per riflettere e trovare modi per migliorare.

 
Favorendo lo sviluppo dell’intelligenza emotiva dei tuoi figli, hai sentito di crescere anche tu con loro?
Assolutamente…Quello che ho appena detto mi meraviglia. Non mi sarei mai posta il problema dell’autoconsapevolezza se non mi fossi confrontata con la mia responsabilità di genitore. E’ uno stimolo potente a migliorarsi, soprattutto quando ci sbatte in faccia i nostri difetti peggiori. Il mio, per esempio? l’impazienza…
Comunque intelligenza emotiva significa anche conoscere i propri limiti ed aiutarsi con le proprie aree di forza a superarli.

Quanto ritieni sia importante comprendere e gestire le proprie emozioni per un bambino che cresce?
Talmente importante che l’intelligenza emotiva, intrapersonale (gestire se stessi) e interpersonale (gestire le relazioni con gli altri) dovrebbe essere parte dei programmi scolastici sin dalla materna, e si dovrebbero prevedere corsi di formazione per i genitori. Con il progetto MOM coach, nel mio piccolo, proverò a dare un contributo 🙂
 
Nel momento critico, che sia una lite tra fratelli, un capriccio, una crisi di stanchezza, un momento di tristezza, come ti avvicini ai tuoi bambini, con quali parole e con quali gesti?
Sono ancora ben lontana dalle soluzioni ideali, mi interrogo caso per caso sull’approccio giusto, e faccio un sacco di errori. Il piccolo (2 anni e mezzo) ormai sa bene che le sue urla mi trapanano il cervello e che così può ottenere il mio intervento immediato sul fratello maggiore. Il maggiore si diverte a far urlare il piccolo. Puoi ben immaginare cosa si scatena a volte. In generale penso che la cosa migliore sia intervenire il meno possibile, e appena possibile responsabilizzare il maggiore facendogli comprendere l’effetto dei suoi comportamenti. Appena l’età sarà giusta, lo faremo anche col piccolo. Comunque, per niente facile.
Stanchezza e tristezza… la cosa migliore è parlarne. Farli sentire compresi. I bambini non hanno ancora consapevolezza delle loro emozioni, sentirle accolte ed espresse li calma. Ma spesso anch’io chiedo comprensione: anche la mamma può essere triste e stanca.

 
Amore istintivo di mamma e ruolo di genitore allenatore emotivo: sono mai entrate in contrasto queste due parti di te?
Sono una persona molto indipendente, anzi anche troppo. il mio  amore istintivo non si è mai tradotto in un bisogno di simbiosi, che rischia di limitare la crescita e l’indipendenza. L’ho visto all’asilo: non un problema, non una lacrima per nessuno dei due, dal primo giorno. Certo non so quanto dipende da me e quanto dal loro innato temperamento socievole, quindi meglio non darsi le arie. E poi devo stare attenta con tutta questa indipendenza: bisogna sapere anche che si ha bisogno degli altri, che si deve saper chiedere aiuto agli altri.
 
Parliamo di micromanagement e figli. Quanto si può pianificare fino al minimo dettaglio quando si ha un figlio e quanto pensi sia giusto farlo?
Non solo non è giusto, è impossibile. I bambini vanificano qualsiasi panificazione dettagliata e ti insegnano (ti costringono!) ad essere flessibile.
 
Hai dei consigli per noi control freak?
Non proprio buoni consigli. Essendo consapevole dei miei grandi difetti in quest’area, su VereMamme ho chiesto consiglio alla nostra coach professionista. Vi rimando quindi alla mia domanda e alla sua risposta.. a breve.

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