Intervista a Barbara: episodi, fasi, abitudini

Questa intervista a Barbara, nasce da un suo commento a questo post di Silvietta che aveva incuriosito e colpito molti di noi. Barbara è mamma di TopaGigia da 10 mesi, ma è anche una laureata in fisica e quindi abituata all’osservazione scientifica e ad un metodo rigoroso nell’affrontare i problemi.

Barbara, nel tuo commento distinguevi tra episodi, fasi ed abitudini. Spiegaci cosa intendi per “episodi” nella crescita di un bambino
Sono le quattro e mezza del mattino di una notte di agosto. Sono due ore e mezza che passeggio con TopaGigia in braccio cercando di farla riaddormentare senza svegliare il resto della casa mentre le zanzare banchettano sulle mie gambe (su di lei no, l’ho coperta e spalmata di spray). Questo non era mai successo. Non piange, non ha dolori, non e’ sporca, non ha fame.
Perche’ allora?
Altre domande attaccano la mia mente gia’ provata: e se risuccede? sara’ cosi’ fino alla maggiore eta’? che faccio? devo poter fare qualcosa! Forse tenerla in braccio non aiuta, le piacera’ e continuera’ a farmi questo scherzo… Alla fine, verso le 5, TopaGigia si riaddormenta, e io dormo poco e male.
La giornata successiva trascorre fra consigli vari di amici e conoscenti simpatetici, finche’ la piu’ banale delle considerazioni fa scattare qualcosa nella mia mente: “a volte succede“. Ok, mi dico, aspettiamo stanotte e vediamo. La notte successiva trascorre normalmente, e quella dopo anche. Ne concludo che, fortunatamente, e’ stato solo un episodio.

Parlaci anche delle “fasi”.
Qualche settimana piu’ tardi noto un cambiamento nel suo modo di poppare. Invece dei soliti 30 minuti di fila, dopo una decina di minuti smette. Se ci riprovo, dopo un po’ ricomincia e finisce. Ha bisogno di una pausa di 10-20 minuti. Ok, si puo’ fare. Dopo un paio di settimane, riprende a fare i suoi 30 minuti di fila. Vai a capire.

E poi arrivano le “abitudini”.
Ottobre. TopaGigia si becca la sesta malattia, che per fortuna si risolve in due serate di febbre non alta e due giorni di bolle, poi passa. Solo che, inteneriti dalla sua prima febbre, quando si e’ svegliata nel cuore della notte io e mio marito l’abbiamo portata nel lettone e quando la malattia e’ passata l’abitudine di dormire in mezzo a noi e’ rimasta. Se si sveglia dopo le 4, non c’e’ verso di farla dormire nel suo letto, va bene solo il nostro. Io finisco sul divano (ma non ci finivano i padri??) quasi ogni mattina per diverse settimane, dopodiche’ mi stufo di questa situazione e decido che non sentiro’ storie, d’ora in poi nel lettone si gioca solo la sera e ci si fanno le coccole solo dopo le 6.30 del mattino (a questo punto TopaGigia ha 5 mesi).

Da questa osservazione della tua TopaGigia, cosa hai dedotto in merito alla necessità di intervenire da parte dei genitori?
Sono certa che storie come queste o simili a queste fanno parte dell’esperienza di tutti i genitori, ma a volte e’ difficile affrontare delle situazioni che ci risultano particolarmente pesanti coi nostri figli. In questi casi, cosa possiamo fare? E’ giusto, o anche solo utile – per noi e per loro – fare qualcosa? E se non possiamo, come affrontare la sensazione di impotenza che ne deriva?
Ognuno deve trovare la propria risposta, ma forse raccontare la mia puo’ essere d’aiuto a qualcun’altro. I tre episodi che vi ho raccontato sono esempi (veri, lo giuro!) di una osservazione che ho fatto sui comportamenti di TopaGigia: li posso suddividere in tre grandi classi: gli episodi, le fasi e le abitudini.
Considero episodi quei comportamenti che si presentano una sola volta o sporadicamente, e in genere sono dovuti a variabili esterne talmente diverse e imprevedibili che spesso e volentieri non capisco proprio che cosa sia successo.
Le fasi sono comportamenti che si ripetono con continuita’, ma in genere durano da qualche giorno a un paio di settimane, anche se ammetto che la durata accettabile di una fase dipende dalla sopportabilita’ del comportamento stesso…
Infine, le abitudini sono quei comportamenti che si stabilizzano nel tempo, e spesso non cambiano piu’ (nel senso che non cambiano finche’ una nuova fase o abitudine li disturba).
Ecco, io ho deciso di non reagire affatto agli episodi. Ho capito che e’ inutile, e molto spesso dannoso. Se TopaGigia si sveglia di notte puo’ aver fatto un brutto sogno, puo’ essersi mossa in modo troppo brusco disturbandosi da sola, o puo’ avere avuto un crampo muscolare e io comunque non lo sapro’ mai. Insomma, a volte capita. In quei casi, per quanto difficili, cerco di rassicurarla e di far tornare tutto alla normalita’ nel modo piu’ tranquillo possibile, ma se ha bisogno di una dose extra di coccole la accontento senza problemi. Non mi sento troppo impotente, perche’ mi dico che sto facendo qualcosa di utile: sto gestendo un episodio.
Se la cosa si ripete per piu’ di un paio di giorni, considero la possibilita’ che si tratti di una fase. Se il comportamento non e’ fastidioso per lei o per noi, lascio che passi, altrimenti aspetto al varco il momento in cui potro’ considerarla un’abitudine e reagire.
Alle abitudini (sempre solo quelle negative) reagisco, e ormai reagisco con una certa decisione. Ho notato infatti che a volte le cose possono essere molto piu’ facili di quello che mi aspetto, ma bisogna essere decisi. Spostare il lettino di TopaGigia dal bordo del mio letto nella sua cameretta ha richiesto due o tre notti leggermente piu’ difficili, ma ora dormiamo tutti molto piu’ tranquilli.
Certo, non si puo’ reagire a tutto. Per esempio non si puo’ fare granche’ contro le coliche e non si puo’ evitare che un bambino si svegli, ma decidere come comportarmi in situazioni difficili mi ha aiutata a sentirmi meno impotente e mi ha dato la sensazione di avere comunque il controllo, almeno parziale, della situazione.

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4 thoughts on “Intervista a Barbara: episodi, fasi, abitudini”

  1. Scusate il lungo silenzio, non ho piu’ guardato questo post da tanto…
    Diana, direi che Daniela ti ha risposto esattamente quello che avrei risposto io. Posso solo aggiungere che le fasi (almeno per TopaGigia, che finora e’ la mia unica esperienza diretta…) sono piu’ assolute delle abitudini: per un po’ va cosi’. Le abitudini in genere le si instaurano con una certa gradualita'(i comportamento cambia gradualmente da quello vecchio a quello nuovo, raggiunto definitivamente dopo un po’ di giorni), il che e’ anche naturale perche’ altro non sono che gradini di crescita, a volte in linea con lo stile di vita familiare e altre volte no. Insomma, crescono nella direzione che ci piace (cominciano a mangiare le pappe, parlano, camminano, si abituano al nido o alla babysitter etc) oppure in quella che non vogliamo o non possiamo sostenere (chiedere il seno la notte, dormire nel lettone, assumere comportamenti violenti o quant’altro). Se sono andati in una direzione sbagliata, li possiamo ridirezionare.
    Il senso del mio discorso e’ che questo va benissimo, ma non saltiamo su al primo problema pensando a come risolvere la situazione immediatamente. A volte non serve, la notte dopo sara’ tranquilla e la cosa si risolvera’ da sola. A volte ci vorra’ qualche giorno, e allora puoi cominciare a pensare a cosa fare se tra tre giorni sei ancora li’ che allatti alle 2, le 3 e le 4 di notte. Ma a volte, davvero, i problemi si risolvono da soli al massimo dopo qualche giorno.

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  2. E’ una delle rare volte in cui mi ritrovo in pieno in un’analisi fatta da una mamma. Affronto nello stesso modo le varie situazioni che si presentano ai miei figli, anche se fino a oggi non ero riuscita ad inquadrarle così bene. Grazie! Valentina

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  3. Diana, credo che per saperlo…si debba aspettare! così come per sapere se una notte in bianco è un episodio o una fase o un’abitudine non si può far altro che aspettare. Un episodio passa, dopo due giorni sai che è stato un episodio. La fase per come la vedo io è più personale: se ho sopportazione, e le notti in bianco per esempio sono una fase di 7 giorni, saprò che è stata una fase all’ottavo, quando dormirà. Se la sopportazione è poca e decido di intervenire prima, non lo saprò… Di sicuro diventa un’abitudine se si prolunga, certo non c’è un numero prestabilito di giorni, ma dormire nel lettone 3 giorni può essere una fase, un mese non può che essere un’abitudine… Non voglio sostituirmi a barbara, ma ho capito questo.

    Insomma, tutto sta nel non perdere la calma, e accettare un episodio come tale, e non aver paura a lasciarlo andare, anche se diventa fase. Io all’inizio avevo il terrore delle abitudini, come se fosse poi impossibile modificarle senza tragedie, e così il minimo episodio mi mandava in paranoia: oddio, stanotte si è addormentata in braccio, e ora come farò a insegnarle di nuovo ad addormentarsi nel lettino?

    Invece ho imparato che le abitudini cambiano, con decisione e anche senza troppa fatica. Sara ha dormito tanto nel lettone, si è addormentata per un anno in braccio, ma poi piano piano le abbiamo insegnato a fare diversamente, e da dopo i due anni si addormenta da sola in camera sua. Poi c’è stato un periodo difficile a 3 anni, la notte veniva sempre nel lettone, e io con le mie paranoie “e ora chi la toglie più di qua” e mi vedevo con lei trentenne ancora nel lettone 😉 Beh, a parte che nessun adolescente sano dorme con mammà e papà, ma poi una sera, passato il periodaccio, ho detto “ora basta”, due notti a convincerla, a stare io di là con lei, coccolandola, e abbiamo superato. Ecco, tutto sta nel superare le nostre paure…

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  4. Ma una fase puo’ diventare abitudine?
    Come fai a sapere che si tratta solo di una fase e come reagisci prima che diventi abitudine?

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