Mi sembra incredibile pensare che Pollicino che ha appena iniziato a camminare a 16 mesi scarsi, abbia già assunto tutto un modo di fare da “grande”. Comunica in modo ineccepibile senza emettere parola, capisce tutto quello che gli viene detto, e si rende perfettamente conto delle situazioni.
E l’impressione che avesse perfettamente capito tutto con la frase “oggi inizi ad andare all’asilo come il Vikingo” è stata confermata dal suo comportamento nei 3 giorni di inserimento alla sua nuova vita da “grande”.
Di come funziona l’inserimento al nido in 3 giorni ne ho parlato altrove, in sintesi il genitore trascorre 3 giorni interi al nido insieme al bambino, e partecipa attivamente ad ogni attività proposta, dal gioco, al pasto, al sonnellino, al cambio del pannolino. Il genitore è attivo, e fa da tramite, da guida all’esplorazione del nuovo ambiente e delle nuove persone che lo popolano. E’ una esperienza pazzesca!
Nel nostro caso erano 5 nuovi bambini (e quindi 5 genitori), e 8 bambini già rodati. Età massima 2 anni e mezzo. Età minima 16 mesi: Pollicino, il più piccolo del gruppo.
Tre giorni interi dalle 9 alle 15.
Ho giocato seduta sul pavimento con trattori di ogni tipo, che ancora non so la differenza tra le varie ruspe, escavatrici, gru, e similia in italiano, figurarsi in svedese. Ho dormito su un materassino sul duro pavimento, e ho mangiato il loro cibo. Ho dovuto imparare le varie routine, e adattarmi al ritmo comune, e ho dovuto imparare nomi, volti, spazi nuovi. A fine giornata ero distrutta, completamente sopraffatta dagli input della giornata. Figuriamoci il mio sedicimesenne.
Pur non trovandomi al primo figlio sono riuscita comunque a meravigliarmi di quello che i bambini possono fare in un ambiente che li aiuta verso l’indipendenza.
Ma voi lo sapete che a 16 mesi mangiano perfettamente con il cucchiaio, bevono dal bicchiere senza bisogno di becchi e valvole, sanno rimanere seduti a tavola almeno 20 minuti finchè non finiscono tutti di mangiare??? Possono mangiare quarti di pomodoro, striscie di peperone crudo e fette spesse di cetriolo a morsi. Pollicino non è riuscito a sgranocchiare la carota, ma gli altri di pochissimo più grandi con qualche dente in più ce l’hanno fatta benissimo. Possono persino aiutare a sparecchiare, per lo meno quelli che hanno imparato a camminare già da un po’ e hanno il passo più deciso di Pollicino, che invece ancora traballa, e se gli metti un piatto in mano gli si spostano gli equilibri e finiscono entrambi in terra. Ogni bambino ha l’incarico di sparecchiare il suo piatto e bicchiere.
Il cambio del pannolino in bagno è uno spettacolo. Alcuni seduti sui vasini, altri sui water, altri a lavarsi le mani e il viso da soli. Certo ci sono gli adulti che controllano, ma molto del lavoro viene fatto dai bambini stessi.
Nei giorni precedenti pensavo spesso all’addormentamento comune sui materassi, chiedendomi come diavolo sia possibile. Pollicino ha osservato attentamente tutti gli altri. Alcuni si sono rigirati un bel po’ prima di prendere sonno, altri sono crollati all’istante. Pollicino ha faticato quel tanto che è normale trovandosi in un posto nuovo, però nel giro di 30 minuti è crollato pure lui! Non potevo crederci.
Dalla sera del mio primo giorno al nido, ho deciso di procedere all’addormentamento in contemporanea anche a casa, e ho scoperto che…incredibilmente funziona!
Poi si impara molto sui piccoli trucchi che permettono tutto questo.
1. Prima di tutto ci sono delle routine abbastanza rigide che si ripetono giorno dopo giorno, e quindi i bambini sanno esattamente cosa li aspetta.
2. Ogni bambino viene incoraggiato ripetutamente a fare quello che deve fare. Attenzione. Non ho detto costretto. Incoraggiato. E il fatto di incoraggiare, piuttosto che costringere porta ciascuno di loro a sentirsi responsabile, autonomo, un individuo che sceglie, e quindi collaborativo.
3. Ho sentito ripetere con coerenza instancabile 20 volte la frase “Erik mettiti seduto. Noi quando mangiamo stiamo seduti.” Sempre la stessa, allo stesso bambino che era un po’ irrequieto e aveva fretta di andare ad esplorare quel nuovo mondo. Eppure la frase è stata ripetuta come solo uno svedese può: sempre con lo stesso tono di voce, senza urlare, senza far trafelare il minimo di tono di impazienza.
4. Oliare gli ingranaggi per aiutare le transizioni. Per passare da una attività alla successiva si usano degli espedienti. Se i bimbi sono sparsi per la stanza ognuno preso nelle sue esplorazioni, si inizia cantare mettendosi seduti in cerchio, prima di procedere alla distribuzione di spicchi di mela. Se i bimbi hanno bisogno di essere messi a tavola, si tira fuori un sacchetto pieno di oggetti, e si chiede ad un bambino di estrarre qualcosa. Poi si canta una canzone ispirata dall’oggetto estratto, ad esempio un ragnetto, o una macchina rossa. L’estrazione di oggetti dal sacchetto fa da calamita e tutt i bimbi si raggruppano, anche aiutati dalle canzoni, e incoraggiati dagli adulti.
Una volta raccolti i bimbi, e avuta la loro attenzione, si procede verso la tavola.
5. Si parla sempre al bambino e non del bambino. Anche con noi genitori presenti, le insegnanti sono state sempre attente a rivolgersi direttamente al bambino, guardandolo negli occhi e chinandosi al suo livello per assicurarsi la sua attenzione.
6. il livello di rumore considerato il numero elevato di adulti e bambini presenti era sempre incredibilmente basso
7. Si esce a giocare all’aperto con qualsiasi tempo, anche sotto la pioggia, anche se i bambini hanno tra i 16 mesi e i due anni e mezzo
Sono accorgimenti semplici, ma che fanno fare passi da giganti verso la creazione di un ambiente tranquillo, in cui il bambino benché piccolo, possa crescere e trascorrere dei momenti di grandissima formazione.
Pollicino è stato bravissimo. Si è adattato ai ritmi. Si è gustato la presenza degli altri bimbi. Ha studiato tutte le procedure. Ha elargito generosamente sorrisi come sempre. E sin dall’inizio ha mostrato di avere una gran voglia di esserci. Di volerselo proprio godere questo asilo in tutto quello che ha da offrire.
L’inizio del nido è un momento di passaggio importante, sia per il bambino che per i genitori. Mi ricordo ancora la sensazione di perdita di controllo con il Vikingo che fino a quel momento era sempre stato con me. E la stessa sensazione l’ho vissuta anche con Pollicino, per quanto attenuata dal fatto che gli ultimi 6 mesi è stato con il papà. L’inizio del nido per me segna il passaggio dalla sua vita da neonato, al caldo del focolare, a quella da bimbo grande che si incammina verso il suo se stesso adulto.
Il mio piccolino infatti ora ha iniziato la sua vita, creerà legami con altri bambini, con le insegnanti, si arrabbierà, riderà, si divertirà. Tutto senza di me.
E tutti quei momenti della sua vita saranno per sempre solo suoi. Io a volte mi affannerò per continuare a farne parte, alcune volte ci riuscirò, altre volte dovrò accettare di essere solo una spettatrice lontana. Accettare la sua indipendenza. Il suo crescere da me, fino alla definitiva separazione da adulto.
Ho come la sensazione che questa sarà la vera sfida.
ciao a tutti,
anche mio figlio andrà al nido, ma lui non avrà compiuto nemmeno 10 mesi! purtroppo ( o per fortuna ) viviamo per lavoro lontano dalle famiglie di origine e l’alternativa non c’è devo rientrare al lavoro. cominciamo l’inserimento il 2 settembre per circa 10 giorni, l’ambiente è sereno e le educatrici simpatiche e sveglie, se fossero state marmellatose e chiocciose mi sarebbe piaciuto meno. sono del parere di Serena il nanetto da quel momento parte per la sua vita, che ancora per molto sarà coincidente con la mia e del babbo, ma quando abbiamo pensato di allargare la famiglia lo abbiamo fatto perchè la vita ci piace e a noi fin qui è sembrata straordinaria e speriamo lo sia anche per lui!
@closethedoor qui nessuno verrebbe a tenere il nano per 10 ore a 500€ al mese !!!
cristina
Anche qui costa molto di più la baby sitter, anche se il nido non è certo acqua fresca… Però è vero, stamattina la mia gnoma (anche lei 16mesenne) si è appena finita una scodellina di latte e cereali da sola! E già mi aiuta a svuotare la lavastoviglie! Solo per il co-sleeping non ci siamo, anche quando farebbe comodo, lei se c’è qualcuno nel letto ha un’idea sola: salirci sopra per fare cavallino! Di dormire non se ne parla.
Non sai quanto mi piace che escano sempre, con pioggia e sole, qui invece si esce da maggio a ottobre, poi basta. All’asilo della grande due uscite a giocare con la neve, ma sono stati due eventi straordinari in giornate di sole, se fa brutto niente! Ma recupero io a casa, anche se poi mi annoio, fuori col brutto tempo, a parte qualche pasticcio con le pozzanghere, non c’è molto da fare, e di bimbi nemmeno l’ombra 🙁
TopaGigia ci ha messo qualche giorno a passare da 24 ore con mamma o papa’ a 3 ore e mezza di asilo (poi pranzava a casa). Il primo giorno siamo arrivati, ci hanno invitate a metterci a giocare con gli altri, lei ha trovato la vasca delle palline e si e’ distratta, io mi sono pian piano allontanata fino alla porta d’ingresso e le educatrici ci hanno detto di andare a fare una passeggiata fuori e tornare dopo 20 minuti. Noi le abbiamo guardate sconvolti e ci hanno gentilmente spiegato che a volte l’inserimento va fatto piu’ per i genitori che per i bambini… Ci siamo sentiti degli idioti, siamo usciti e abbiamo contato fuori i secondi mangiandoci le unghie. Quando siamo tornati si era appena messa a piangere e siamo tornati a casa. Il secondo giorno 40 minuti da sola eccetera. Alla fine piangeva quando andavo a prenderla (era anche l’unica a tornare a pranzo a casa)… Quindi ho cominciato a lasciarla li’ a mangiare qualche volta anche se non mi serviva, per lasciarle vedere com’era. Dai primi di settembre rimarra’ li’ anche a pranzo.
Bello! Soprattutto questa cosa dei 3 giorni. Io che tra pochi giorni dovrò iniziare l’inserimento di littleG al nido e che già so durerà dalle 3 settimane al mese sono terrorizzata O_o
Però posso dire che anche in Italia la situazione è così come la descrivi tu. lo scorso anno ho avuto il piacere di passare una giornata intera al nido di mio figlio, era una iniziativa delle maestre. Ho partecipato alle attività con tutti loro, ed anche li I bimbi mangiano e bevono da soli, apparecchiano e sparecchiano. vanno al bagno e si aiutano a vicenda a spogliarsi e rivestirsi 🙂 vengono organizzate diverse attività lasciando che ognuno faccia quel che preferisce senza lasciare nessuno in disparte però.
Insomma per me è stata una esperienza bellissima ed istruttiva oltre che illuminante e come dici anche tu faticosissima!! 🙂
l’inserimento del mio cucciolo è durato solo 20 minuti…
da una parte sono contenta perchè non ha mai pianto (mi dicono le maeste solo un pochino appena si sveglia, ma non sempre)e anche se sono protettiva sono riuscita a non legarlo troppo a me. dall’atra mi manca il non aver condiviso con lui l’inizio della scoperta del mondo e avrei voluto vedere lo stile comunicativo delle maestre.
Comunque Matteo è felice di andare dai bimbi e dalle maestre a giocare e mi saluta sorridendo quando vado via, per poi corrermi incontro felice quado torno a prenderlo.
So che lasciano i bambini molto liberi di giocare come preferiscono, anche nel giardino ma solo quando c’è il sole credo, le attività che propongono sono pittura (ma guidata per fare i lavoretti per le feste comandate), canti e balli talvolta accompagnati da un dvd ccon le canzoni dello zecchino…insomma secondo me non è il massimo ma di meglio in zona non c’è, le maestre sono gentili e Matteo è felice, per 3 ore la mattina non credo sia un gran problema. Tanto a casa c’è Barbamamma con i suoi barbatrucchi a stimolarlo e fargli scoprire il mondo e la natura…anche se piove 😉
@Close The Door non è detto, dipende dagli orari di lavoro. Se si lavora a tempo pieno e si tiene una baby sitter 8 ore al giorno minimo si spendono 500-600 euro, che da quello che so è di più del prezzo di un nido privato anche nei quartieri più chic di Roma. Certo con più figli il discorso cambia.
Io vivo in un quartiere meno centrale e più “popolare” e i prezzi dei privati sono più contenuti (il nostro fa pure uno sconto significativo per il secondo figlio).
Certo il comunale costa meno, ma nella mia circoscrizione è pressoché impossibile accedere se si ha un reddito medio e non si evadono le tasse. D’altro canto il privato ha orari più lunghi, meno chiusure e non fanno scioperi, dei vantaggi notevoli per chi lavora e non può essere molto elastico nelle assenze.
Comunque la metti…che stress! 🙂
Dipende ovviamente per quante ore lasci il bimbo e sopratutto se trovi un pubblico (comunale) o privato. Attendo smentita ma per quel che vedo fino ad adesso, un nido privato costa senz’altro di piu’ di una baby sitter.
Comunque mi pare di capire che siete tutte d’accordo che il nido è meglio della baby sitter… Però cavoli che costi…
@CloseTheDoor non so dalle tue parti, ma dalle mie costa mooolto di più la baby sitter! Anzi, magari ne riuscissi a trovare una per qualche sera (poi c’è il problema di convincere il Vikingo a stare con lei ma questa è un’altra storia)
Mi sono proprio commossa leggendo questo post…
Cara Serena, posso dire con soddisfazione che tutte le cose che hai detto Giorgia fortunatamente le ha trovate nel suo nido. Infatti questo sarà il primo anno di materna e io avrei (da chioccia quale sono), volentieri preferito lasciarla al suo “Lirio d’Oro” altri 10 anni!! A parte gli scherzi…anche se i giorni insieme a lei nella struttura inizialmente sono stati 5, per decisione della direttrice scolastica e l’inserimento un po’ più lungo del vostro…i principi generali sono stati identici e hanno fatto si che lei andasse a scuola sempre con allegria ed entusiasmo. Sai poi che per noi il co-sleeping è un’abitudine (forse anche un po’ troppo “co” ahahahaha!!), e quindi già era preparata all’addormentamento in simultanea….
Ma anche a me ha meravigliato la sua indipendenza nell’ambito della classe e il suo riuscire sempre a fare da sola con tranquillità e sicurezza. E riconosco come in casa da brava furbetta si mostri sempre “meno abile”, per avermi in pugno ogni secondo!! La routine fatta di abitudini canzoncine e riti è molto importante anche a scuola che loro vedono (passandoci di fatto molte ore),come una seconda casa. Bisogna avere da genitori la maturità di capire che a volte bisogna lasciarli andare…per farli crescere senza scossoni opposti famiglia/scuola, e farli procedere in un’unica direzione.
@Fabiana come hai ragione! Quello che fanno all’asilo non ci pensano proprio a farlo anche a casa. Però forse è un po’ giusto così. Li si impegnano tanto, seguono le regole, fanno tutto quello che devono fare, poi quando arrivano a casa hanno bisogno di farsi coccolare un po’. Anche a me non dispiacerebbe essere viziata un po’ dopo una giornata di lavoro pesante 😉
Ciao a tutti,
questo post mi ha commossa, la possibilità di partecipare attivamente all’inserimento deve essere un’esperienza unica!
Noi ci avviciniamo al secondo anno di nido, siamo stati fortunati perché abbiamo trovato un buon asilo dove hanno un approccio graduale e dicono loro, in base a come va il bambino, quanti giorni servono. L’anno scorso la Piccola Peste si è trovata molto bene e al 3° giorno già rimaneva a mangiare, vedremo quest’anno che ha quasi 2 anni…
Concordo al 100% sull’enorme aiuto che dà il nido per la conquista dell’indipendenza: la Piccola a 18 mesi già provava a mangiare da sola, alla fine del pasto mi passa il piatto e dice grazie (a dire la verità prende anche i nostri anche se non abbiamo finito, però come scoraggiarla ;-)), allinea le scarpe, chiude gli armadi e i cassetti…
Credo che spesso siamo noi a pensare che i nostri pargoli siano “troppo piccoli per…”. Prima dell’estate ho detto a mia figlia: “dai che buttiamo insieme il pannolino sporco”, e lei è stata felicissima di fare da sola.
Se non riesce a fare qualcosa le dico “lascia che la mamma ti aiuti” invece di “faccio io”. Forse è banale ma lei sente che facciamo le cose insieme e si dice pure “brava” da sola (sull’autostima direi che ci siamo).
Quando fa così mi sento così orgogliosa…
da quello che racconti mi sembra che l’esperienza condivisa del nido faccia bene sia al bambino che al genitore. osservare e sperimentare il proprio figlio al di fuori dei confini di casa è sempre una scoperta.
per quanto riguarda i confronti italia svezia, sicuramente la differenza sostanziale è il tono di voce e il livello di rumore, che è culturale, e il fatto che sicuramente ci sono più problemi a fare uscire i bambini con il brutto tempo. è proprio un fatto di mentalità, qui non ci si attrezza contro il freddo o la pioggia, che vengono visti come delle sciagure, dei dispetti dle destino e non come una cosa normale (parlo di roma, ovviamente). a parte questo, il fatto di dare un ritmo alla giornata, di creare dei giochi per radunare i bambini, di incoraggiare e non obbligare, di rendere indipendenti, sono cose che ho visto anche al nido pubblico qui a roma. (e non sempre al privato) tra l’altro incoraggiavano i bambini a fare giochi diversi a prescindere dal genere, ovvero cucinare e lavare le bambole anche per i maschi, devo dire che ho imparato molto dalle maestre di mio figlio. per me è stata un’ottima esperienza.
@Anna hai ragione che fa bene sia al genitore che al bambino. Infatti l’idea innovativa di svolgere l’inserimento in 3 giorni guidati dal genitore è proprio la scoperta dell’acqua calda. Il genitore è il primo a sentirsi più tranquillo, e riesce ad accettare più facilmente il passaggio di consegne. Poi c’è la scoperta di quello che il proprio figlio riesce a fare, quando lo si vede interagire in un ambiente in cui altri bambini già si muovono con grande indipendenza, come dei piccoli ometti. L’emulazione degli altri è forse uno dei vantaggi più evidenti del nido rispetto ala scelta di lasciarli con i nonni o l’homeschooling (che però presentano altri vantaggi!).
Vi rimetto il link al post originale:
L’inserimento al nido in 3 giorni
Buongiorno Serena,
è stato emozionante leggerti. Deve essere davvero bellissimo condividere ed affiancare il suo “spiccare il volo” nel grande mondo dell’indipendenza. Io ho deciso proprio ieri che Pagnotta, 20 mesi, passerà ancora il prossimo anno con i nonni fino alla materna. Decisivo è stato il discorso economico, ma se scavo a fondo ed onestamente forse ha giocato un ruolo anche proprio l’egoistico desiderio di rimandare ancora per un pochino l’inevitabile distacco: “Il mio piccolino infatti ora ha iniziato la sua vita…,…Tutto senza di me” perchè concordo assolutamente con te sul fatto che la vera sfida sia accettare la sua indipendenza. Il suo crescere da noi, fino alla definitiva separazione da adulto.
L’atmosfera che hai descritto al nido svedese mi ricorda molto quella che ho percepito in una scuola materna Steineriana (conosci?) qui vicino a me visitata in una giornata aperta. Volendo sono piccole cose che però diventano essenziali per creare un clima armonioso di crescita ed apprendimento. Intanto nei luoghi chiusi si sta tutti senza scarpe, i pavimenti sono in legno (ma davvero le scuole materne normali li fanno restare x 8 ore dentro agli scarponcini?? a correre saltare mangiare sudare…!dove vivo io mi dicono di sì) i bimbi hanno regole da rispettare a cui sono chiamati con l’utilizzo di espedienti come canzoncine ecc, rimettono sempre loro a posto insieme, sparecchiano. Sono spesso all’aria aperta, anche in inverno a visitare essendo in campagna le loro stalle con gli animali.
Insomma mi piacerebbe mandarlo lì. Hai esperienze a riguardo?
Ciao
@Letizia non ho esperienze dirette di scuole steineriane quindi non posso dirti nulla su quello che ne penso, anche se devo ammettere che mi hanno sempre incuriosito, ma poi non ho osato fare il passo. Io non credo che nelle scuole “normali” li facciano stare con gli scarponcini dentro. Se anche qualcuno lo fa, non è certo la regola. Ma su questo potrà sicuramente risponderti meglio qualcun’altro.
Riconosco molte delle cose che dici, per esempio anche il fatto di mettere in ordine tutti insieme, far spalmare anche ai duenni la marmellata o altro sul pane. Il noi facciamo o noi non facciamo è anche un’espressioen tipica. il fatto che non si alzi MAI la voce (penso ti arresterebbero se lo facessi).
E poi l’imitazione che fa tanto. un bel momento, dolceamaro come tutti i momenti di transizione, ma più bello che altro.
Da noi l’unica differenza è che i genitori non li vogliono troppo tra i piedi, quindi il primo giorno si resta insieme un’oretta, il secondo resta il bambino da solo al mattino e poi si va avanti cosi, in genere ci mettono una settimana a volte due.
Anche con le elementari è così, con il fatto che ci entrano a 4 anni, vanno un paio di volte con o senza genitori una mezza mattinata, poi magari un po’di volte solo fino a ora di pranzo, fino a che non si inseriscono fino alle 15 come tutti. E trovo geniale il sistema di non cominciare in massa tutti insieme il primo giorno, ma farlo gradualmente, uno alla volta, per dargli quel poco più di attenzione necessario a inserirsi.
in bocca al lupo a vikingo e pollicino.
com’e’ vera l’ultima frase… uffa, io che ce l’avevo su con le mamme chiocce (#*-*#) comunque il discorso dell’addormentamento in contemporanea è un potente argomento a favore del co-sleeping ! (^_^) in effetti ho misurato con mia figlia che se la tenevo a fianco a me, anche senza allattarla, si addormentava con molta più facilità. purtroppo non posso farlo sempre.
tanti auguri per tutto quanto serena!
@CloseTheDoor che loro siano felici del coo-sleeping non c’è dubbio. Sono io che non dormo! 😉
@Mammamsterdam L’inserimento in soli 3 giorni è una grande novità, che al nostro asilo è stata iniziata l’anno scorso. Prima si faceva il due settimane, con gradualità. Leggi l’altro post linkato dove spiego bene le differenze. Per quanto riguarda il funzionamento della giornata mi sa che l’impronta svedese e olandese è abbastanza simile, ma dai racconti di mia sorella ci sono asili anche in Italia che si avvicinano a questo modello, quasi interamente. L’unica pecca è che li portano fuori solo raramente, e sicuramente solo se il tempo è bello.
Vi prego raccontatemi del fatto che all’asilo dei vostri figli li portano fuori a giocare anche sotto la pioggia, e che nessun genitore si lamenta di questa cosa!!!