Un’indagine su mamme e lavoro

Sul forum del social network Mommyblogging italiano sta avendo luogo un’indagine sul tema delicato di “Mamme e lavoro”. L’iniziatrice dell’iniziativa, conosciuta nella rete come Panzallaria, che è anche l’ideatrice del social network, sta raccogliendo preziose testimonianze su come l’essere madri condizioni la situazione lavorativa. Sono molte le mamme che raccontano la loro esperienza. Molte precarie, qualche libero professionista, alcune dipendenti di aziende. Tutte però sono accumunate da un’esperienza abbastanza frustrante: la difficoltà di riuscire a gestire in modo equilibrato l’essere mamme con il lavoro. Un simpatico dialogo con il proprio Alter Ego, pubblicato da Alessandra, ci fa sorridere amaramente, pensando al fatto che la maggior parte di noi mamme vive la maternità con i sensi di colpa di non riuscire a svolgere il proprio lavoro al meglio, e con la sensazione di non essere più considerate le stesse brave lavoratrici di prima della maternità. Ma è vero anche il contrario, come ci fa notare mamma imperfetta, e viviamo con i sensi di colpa il lavoro, che nostro malgrado ci tiene lontane dai nostri figli, e non ci fa vivere la nostra vita professionale come vorremmo. Insomma alla fine si tratta di scegliere tra carriera e maternità. Tutte le mamme che hanno partecipato finora sembrano pensare che la scelta sia necessaria, perchè ci si trova ad un bivio. E nessuna ha dubbi: la maternità è l’unica scelta possibile. Una scelta che viene presa come tale solo da alcune, ma che la maggior parte sembra vivere invece con sofferenza e un grande senso di insoddisfazione, e magari anche rabbia. Come nel caso di Laura, che nel riportare una serie di domande sulla situazione famigliare e figli, per altro illegali, da parte di un potenziale datore di lavoro, dice: “la cosa che fa rabbia è che a mio marito non farebbero mai la stessa domanda”. E forse è proprio questa la nota più dolente. Il fatto che a noi donne venga chiesto di fare una scelta, mentre agli uomini non viene chiesto nulla. Se poi ci sono degli uomini (rari) che spontaneamente scelgono di lavorare di meno per godersi i figli, allora si che è una questione di scelta personale, e non è certamente imposta dalle aspettative di una società basata sulla famiglia, ma che della famiglia si prende ben poca cura.

E mentre da un lato, quelle donne che lavorano in ambienti a prevalenza femminile sembrano ricevere un certo appoggio dalle colleghe, dall’altro è chiaro a tutte che il peso di risolvere il puzzle della famiglia ricada quasi esclusivamente sulle mamme. E i papà? Rodonea ci dice che la divisione dei compiti in casa è del 90% per lei e il 10% del marito, ma non mancano mamme che dichiarano che il papà si da da fare, per quanto possibile, visto che i papà normalmente escono presto e tornano tardi per via del lavoro. Insomma alla fine è sempre la mamma quella che rinuncia o comunque dà una frenata alla carriera, sceglie il part-time, o si barcamena alla meglio tra famiglia e lavoro. Il consiglio di molte è di sistemare bene la carriera prima di intraprendere l’avventura della maternità.

Eppure ho la netta sensazione che qualcosa stia sfuggendo alla discussione. Una soluzione forse non troppo assurda per salvare capre e cavoli, lavoro e famiglia, vivere tutto in modo più naturale, più spontaneo. E’ veramente necessario fare delle scelte così radicali? Deve veramente essere la donna a sacrificarsi sempre e comunque? Perchè non può essere l’uomo quello che richiede una riduzione dell’orario di lavoro per motivi famigliari? Perchè l’uomo non può rinunciare alla carriera in nome della famiglia? Perchè se c’è da scegliere una vittima lavorativa, quella vittima è necessariamente la donna-mamma?

E allora proviamo ad usare un pò di immaginazione, a lasciare libera la fantasia. Sogniamo. Sogniamo un mondo in cui i figli sono figli di tutti. Un mondo in cui i figli sono di mamma e di papà. In cui il fatto che i padri si assumano le stesse responsabilità in famiglia delle madri sia un fatto talmente scontato, da essere inutile parlarne. Per cui i datori di lavoro delle aziende non chiedono informazioni sullo stato di famiglia alle donne, perchè tanto le donne quanto gli uomini sono impegnati nella crescita dei figli. Un mondo in cui i primi anni di vita dei figli, quelli in cui loro hanno più bisogno di noi, sono visti come una ricchezza per tutti. Perchè dei genitori consapevoli, a cui è permesso di crescere dei figli con tranquillità, diventano delle persone migliori, e forse anche dei lavoratori migliori. E i loro figli cresceranno e diventeranno dei cittadini migliori. E di questo potranno beneficiare tutti: mamme, papà, datori di lavoro, nonni, il Paese intero. Perchè i figli sono di tutti. Ed è compito di tutti prendersene cura. Sogniamo tutti insieme lo stesso sogno. Mamme e papà. Tutti.
Sogniamo. Perchè solo i sogni ci danno la forza di cambiare.

Per lasciare la tua testimonianza su come vivi la tua vita di mamma e lavoratrice, partecipa anche te all’indagine di Panzallaria.

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3 thoughts on “Un’indagine su mamme e lavoro”

  1. Tranquilla Fabiana, quando smetterà i pisolini diurni andrà a dormire prima. Se non è un problema per voi andare a dormire tardi e se non parliamo di “troppo” tardi, è meglio che vi godiate l’un gli altri ogni sera.
    Se tua figlia alle 7.45 dorme ancora immagino che non vada all’asilo (oppure l’asilo è molto vicino a casa!): quando ci sarà la scuola alle 8.30 e niente sonno di giorno e magari una piscina due volte a settimana, vedrete che belle serate libere per mamma e papà!

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  2. Io sono una di quelle mamme che avrebbe volentieri chiesto il part-time se solo ne avesse avuto la possibilità. Ma lavorare con un privato nonostante un contratto a tempo indeterminato, ti costringe a scendere spesso a compromessi perchè i doveri son tutti chiari e i diritti dimenticati. Mi alzo la mattina presto ed esco alle 7:45 (orario in cui mia figlia Giorgia – 18 mesi – spesso dorme ancora), e torno alle 18:00 se tutto va bene. Tutto questo con grande senso di colpa visto che non posso fare a meno del lavoro per una questione economica. Non sono una mosca bianca..tante mamme fanno i figli coscienti che la vità sarà dura e il tempo da potergli dedicare poco. Quello che mi consola è che riesco a mettere ben a frutto il poco tempo della giornata che ci rimane..perchè vedo comunque mi figlia serena allegra e affettuosa come ho visto non sono molti figli di amiche che invece possono essere mamme a tempo pieno. Unico neo..Giorgia va a letto tardi..a volte nonostante la stanchezza; e credo lo faccia proprio per stare di più con 2 genitori che riescono ad esserci solo dopo le 18 e le 21!!…

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