Eccoci di ritorno.
Siamo stati 8 giorni in giro al di là dell’oceano: New York, cascate del Niagara ed un assaggio di Canada. L’Ingegnere ha corso la maratona di New York. Io ho corso dietro al Sorcio (fisicamente e psicologicamente).
Mio figlio in situazioni difficili da il meglio di sè: diventa responsabile e trova un modo per intrattenersi, anche se i genitori sono impegnati con il portafoglio del papà lasciato nella macchina della nonna che ci aveva accompagnato all’aeroporto (uscita per la prima volta nella vita senza cellulare) e di cui ci si era resi conto a due minuti dal check-in o con la megafila per l’ingresso negli U.S.A. che ti fa provare quella meravigliosa sensazione Ellis Island (con la sola differenza che la tua sansonite, non sarà di cartone, ma probabilmente se la sono persa a Fiumicino).
Il peggio di sè, invece, il Sorcio lo offre ai suoi genitori in situazioni di banale normalità. Se poi è stanco, i picchi di ordinaria follia si moltiplicano. E se si decide di vedere tutta New York in 4 giorni, di cui il primo sotto il diluvio universale, è ovvio che si sarà stanchi già dal pomeriggio del primo giorno.
Cosa fa il Sorcio quando è stanco? Aumenta vertiginosamente il suo livello di attività fisica. Più è fisicamente stanco, più si muove. Più è mentalmente stressato, più tende ad accendersi per un nonnulla.
Il problema, è che io e il Sorcio, in questo, siamo fin troppo simili.
Cosa fanno, dunque, madre e figlio in una metropolitana affollata, con un caldo infernale ed un’aria irrespirabile, dopo 8 ore di cammino in giro per una città estremamente rumorosa? Litigano, of course!
Noi siamo tipi che se c’è un’emergenza manteniamo (mediamente) i nervi saldi, ma ci stressiamo per alcune piccole cose insignificanti per i più.
Gli sbalzi di temperatura. A New York c’era una temperatura di circa 10°/12°C di massima. Io vivo a Roma, per me è temperatura invernale. Certo, non mi copro esageratamente, ma un cappottino me lo metto. Se con il cappotto, però, mi ritrovo a 30°C ogni volta che entro in un luogo chiuso, compresa la metropolitana, io do di matto. O meglio: io sono un’adulta responsabile, quindi do di matto solo inside. Il Sorcio è un piccolo amplificato: lui si spoglia o da davvero di matto! Ho visto sfilare felpa e giaccone almeno duemila volte al giorno, sempre con un certo nervosismo.
Il rumore. Viviamo in una grande città, non siamo davvero tipi abituati al silenzio e alla tranquillità, ma, diamine, non riuscire a parlare l’uno con l’altra camminando per strada, beh… non è nelle nostre corde. Se poi il Sorcio chiede di continuo “cos’è stato questo rumore?” e poi pretende di descriverlo e pretende che tu capisca, perchè a lui quell’unico isolato rumore nel caos di mille rumori, proprio quello, lo ha innervosito, preoccupato, colpito, impensierito, incuriosito… E che fatica!
Gli odori intensi. C’è troppo odore di cibo, cos’è questa puzza, soffoco, l’aria è irrespirabile, l’aria condizionata puzza, mi è rimasto odore di fritto sui vestiti quindi li voglio togliere, qui e ora (beh, certo… per il solo fatto di essere entrati da Burger King è grave)…
Il jet lag. La media degli esserei umani ne è stressata. A noi ci devasta. Noi siamo disturbati per giorni anche dal cambio dell’ora legale, ergo, sei ore di fuso orario ci ingarbugliano il ritmo circadiano per settimane. Ed un amplificato con il ritmo biologico sfasato è un essere decisamente poco sopportabile…
La folla. Sono stata a Pechino in un periodo di festa nazionale in cui la capitale si riempiva di turisti cinesi in visita da tutte le province. Ecco, quella era folla. Eppure era vivibile, tranquilla, poco rumorosa. A Manhattan la folla è ovunque: i marciapiedi sono pieni di pedoni, le strade piene di macchine. I pedoni corrono, corrono sempre. Le macchine sono immobili. E questo già è un po’ surreale. A noi la folla che ci cammina contro, intorno, di fianco, un po’ ci inquieta. E se poi sei alto un metro e 24 e se prendi una gomitata per sbaglio vieni spazzato via perchè pesi 24 chli, deve essere anche peggio, credo.
Però, però…
Però, noi siamo tipi che anche se siamo stremati, ci proponi un’altra meta, un altro passo, un altro panorama e noi non sappiamo dire di no.
Che se ci piove addosso il diluvio, ma siamo li per andare in giro, chiudiamo l’ombrello e ce ne andiamo solo con i nostri cappucci in testa a saltare sulle pozzanghere, che la felicità è un paio di scarpe buone che ti lascino asciutti i calzini.
Che se abbiamo fatto un programma, lo portiamo a termine, comunque. Perchè per l’amplificato il programma è vitale: sapere cosa accadrà subito dopo è la serenità, quindi il programma non lo puoi tradire così, con troppa leggerezza. E quindi torniamo a casa con pochi rimpianti per quello che non abbiamo potuto visitare, perchè in fondo, abbiamo visto sempre il massimo possibile per il tempo a disposizione.
E poi ci interessa un po’ tutto. A 40, come a 7 anni, difficilmente ci annoiamo. Al limite, possiamo sempre guardare la gente che passa, che è il passatempo più sano ed economico, sempre.
Il Sorcio, poi, quando è stanco comincia a saltare: e come per magia, in quel modo, tira avanti. Se è annoiato dal troppo camminare, si inventa un suo modo di correre e saltare: vado avanti senza calpestare i bordi delle mattonelle, salto ad ogni gradino, faccio tre passi e due salti… Insomma, gli scopro delle risorse interiori per gestirsi. Certo, sono difficli da gestire, quando sei in mezzo alla folla e tuo figlio ha deciso di procedere a balzelloni o saltando un mattone si, uno no. Ma del resto a quel povero figlio, che lo stai trascinanndo in giro da sei ore per musei/negozi/ponti/grattacieli e ti tocca una fila per il controllo borse e metal detector ad ogni ingresso, ovunque… qualcosa andrà pure concesso!
Insomma, questo viaggio mi ha fatto rendere conto ancora una volta di quanto siamo simili, per certi versi, io ed il mio Sorcetto. E non è un gran bene, a volte, perchè siamo straniti nello stesso momento e per gli stessi eventi e così si finisce per fare scintille.
Eppure è un bene, perchè ci capiamo. Perchè io, anche se mi arrabbio, in fondo so perfettamente cosa sta provando.
E’ che scoprire tuo figlio simile a te, non è tanto facile da accettare. In fondo lo vorresti diverso: più. Più sereno, più felice, più coraggioso, più tranquillo, più caparbio. Insomma, se ti conosci, vedergli addosso tutti i tuoi difetti e le tue debolezze, è un po’ destabilizzante. E pensi che, comunque, non sarà mai uguale a te: perchè ti assomiglia, ma evolverà per strade e percorsi tutti suoi. Ed in fondo questo ti fa tirare un sospiro di sollievo. Ed allora hai solo voglia di dirgli: ti capisco, so cosa provi e lo so davvero. Ma non per questo posso rinunciare ad indicarti la via che ritengo più utile per crescere: dovrei insegnarti a superare i tuoi, i nostri limiti, anche se a volte non so proprio da dove si cominci.
E questa è la prova che ogni viaggio ha tante dimensioni ed oltre ad essere un viaggio esterno è, quasi sempre, un viaggio interiore.
P.S., dedicato all’Ingegnere: andare in giro con due amplificati è decisamente un bell’impegno. Ti abbiamo fatto fare da cuscinetto tra le nostre scintille. Non sempre ti è riuscito benissimo, ammettilo: a volte hai anche peggiorato la situazione. Ma per la maggior parte del tempo sei intervenuto in tempo a spegnere gli incendi e a sedare le crisi.
A volte non ci capisci fino in fondo, lo vedo. Ma non importa. Per fortuna tuo figlio assomiglia parecchio anche a te, in tante altre cose.
E magari sono quelle che lo salveranno.
E’ stato un bel viaggio. Ed il tuo è durato anche 42 chilometri in più: quelli dal ponte di Verrazzano a Central park e so che ne sei orgoglioso. E magari sono stati quelli, solo con la tua testa e la folla festante di New York, che ti hanno dato la pazienza di sopportarci.
Grazie.
Grazie mille Silvia,
è un post davvero intenso! Mi ha commosso e mi ha fatto sentire ancora di più la mancanza per il mio viaggiare. Anche io sono (ero) una super organizzatrice/programmatrice soprattutto di viaggio, per ottimizzare il sempre troppo poco tempo dedicato alla vacanza; l’improvvisazione in certe cose comporta troppi rischi.
Il mio Pagnotta ha 2 anni e non ce la siamo ancora sentita di buttarci in un viaggio…con i suoi tempi da assecondare. Impazzirei all’idea di andare a New York, e non riuscire a vedere quel che mi interesserebbe! (non è che ci posso tornare il week.end successivo poi…) Ma quanto mi mancaaaa!!! poi “leggere il viaggio” così in completa condivisione mi fa venire molta voglia.
Bellissimo post Silvia.
Bello che le tue riflessioni siano perfettamente in linea con il tema del mese.
Sai che mentre leggevo pensavo che anche il mio piccoletto mi somiglia più di quanto io voglia ammettere?!
Pensavo che siamo simili e questo sarà la nostra croce e la nostra delizia, ci capiremo più facilmente? Forse.. Faremo scintille? Forse…
Per ora mi godo questa similitudine che mi aiuta a gestire le situazioni problematiche e pian piano vediamo.
Come dici tu, loro faranno dei percorsi di vita diversi dal nostro, quindi anche se inevitabilmente li condizioneremo, speriamo sappiano rimediare meglio di noi a certi “difettucci”.
Grazie per le emozioni che ci hai regalato col tuo post! Mi sembrava di essere con voi in mezzo alla folla…
Bellissimo! Attraverso le tue parole mi sono immaginata nelle tue stesse situazioni con il mio Tato: stesse corse, stesse sudate, stesso loop motorio. Insomma mi sono immedesimata con alcune differenze: mio figlio è un amplificato estroverso e questo, per certi aspetti, semplifica alcune cose; io non mi ritengo amplificata, tuttavia riconosco in lui alcuni tratti del mio carattere e condivido con te che ciò da un lato è positivo perché aiuta ad empatizzare, dall’altro può essere spiazzante….
Dal post emerge comunque un’esperienze positiva. Io credo che viaggiare con i figli, specialmente se amplificati sia faticoso, ma gratificante.
Un abbraccio,
StranaMamma
P.S.@Silvia: anch’io una volta, nella mia vita precedente, mi organizzavo i viaggi come te. Il Tato mi ha fatto l’effetto contrario: ho allentato la presa…
Cara socia… mi sa che noi meglio che evitiamo di fare vacanze insieme… se no gc chiude! 🙂
Vabbè, allora faccio outing anche io. Siete pronti? Guardate che è roba forte.
Come abbiamo proceduto per organizzare i 4 giorni a New York (i successivi 4 erano organizzati da altri e potevamo affidarci).
Abbiamo acquistato una guida di N.Y. a LUGLIO (ovviamente dopo ponderata selezione)!
L’abbiamo letta TUTTA.
Abbiamo selezionato le mete che avremmo voluto vedere ad ogni costo e poi quelle secondare (che otevano essere viste o meno a secondo del tempo).
Ne abbiamo redatto una lista.
Abbiamo segnato su una mappa della città tutte le mete selezionate (dividendo per colore tra quelle essenziali e quelle secondarie… con gli evidenziatori).
Le abbiamo divise in 4 gruppi (uno per giorno) riunendole per prossimità, in modo da non fare spostamenti a vuoto nel corso della stessa giornata.
Nell’ambito di ogni gruppo abbiamo stabilito la sequenza più logica in base al percorso più agevole dei mezzi pubblici…
Devo andare oltre?
Però la cosa gravissima è che abbiamo sempre più o meno proceduto così, mica solo adesso che c’è il Sorcio. E’ una tecnica affinata con gli anni…
Ok, la prossima volta partiamo con Furio!
@Silvia lavorando a “stretto” contatto con te da due anni, leggere questa descrizione della preparazione del viaggio, quasi nemmeno mi stupisce. Però davvero Furio a voi vi fa un baffo 😀
Bellissimo post, mi sono commossa! Mi ha toccato veramente, perché viaggiare è una cosa che mi manca e che vorrei moltissimo fare con la mia piccola, per mostrarle posti, luoghi, gente.
E poi voglio fare outing: W il programma, anzi il Programma, con la P maiuscola.
Nella mia libreria dorme una pila di guide turistiche, prese perché “non si sa mai” (metti che vinco un viaggio last minute e non ho la guida…). Se posso prima di andare in un paese mi studio anche la lingua, faccio i programmi cartina alla mano per ottimizzare i percorsi (le città le marco “a zona”) e via dicendo.
Se la mia Piccola da me oltre alla test… ops, volevo dire la tenacia, ha preso anche questo aspetto del carattere allora andremo bene insieme, e potremo pungolare il papà che invece tende un po’ al bradipo/turista per caso 🙂
Dimenticavo, complimenti all’Ingegnere per la maratona!
Ahhhhh…. anche il futuro nipote amplificato nooooooo!
Grazie a tutti!
“Che se abbiamo fatto un programma, lo portiamo a termine, comunque. Perchè per l’amplificato il programma è vitale: sapere cosa accadrà subito dopo è la serenità, quindi il programma non lo puoi tradire così, con troppa leggerezza.”
Silvia, sembra che tu mi stia leggendo nel pensiero! quando mi aiuti a decifrare il mio essere un’adulta amplificata ti adoro, letteralmente! mi unisco poi al coro d commossi e di apprezzamenti: ero a NY con voi! grazie, baci, Silvietta
Sto pensando al sorcio, quando sarà adulto, e chissà, magari padre amplificato di figlio amplificato… se leggerà questo…
Bello e dolcissimo!
Bentornati! Ci siete mancati ovviamente… Bellissime le tue riflessioni, e complimenti per averle scritto in perfetto stile tema del mese: prima le difficoltà di accettazione e poi i lati positivi. Ma glielo hai letto questo post al Sorcio?
una bella giugulare pompante altro che vena 🙂 bel post e bellissimo viaggiare coi pupi, nonostante gli scassamenti e lo sfinimento.
Che vena Silvia! Me lo sono letto tre volte! Io adoro NY e ho chiuso gli occhi e vi ho visto. Il Sorcio da grande investirà bene quelle risorse interne ne sono sicura e sarà un eccellente viaggiatore.
C’avevo la vena, c’avevo…
Fabiana no, non sono gli ormoni. Questo post ha emozionato molto anche me. Brava Silviè, ma che vuoi rubarmi il mestiere? 🙂
Saranno gli ormoni ultimamente fuori controllo…ma ecco arrivato un nuovo post bello bello a farmi commuovere!…Ogni famiglia riuscita ha un equilibrio tutto suo…fatto di condivisione di pregi, difetti, virtù e tanto tanto amore…