In vacanza sola con tre figli guardando il mare

“Ma sei pazza?”
Cosi’ hanno esordito in molti quando ho annunciato che sarei andata ad Alghero per nove giorni sola con i bambini.
“Ma come farai?”
“E il viaggio in aereo?”
“E la spiaggia è vicina?”
“Vai in stabilimento vero?”
“C’è vicina una pizzeria in cui mangiare?”
“Ti aiuterà qualcuno?”
I questionanti, amici, parenti o semplici conoscenti, erano sinceramente preoccupati per me, conoscendo la progenie tutt’altro che tranquilla che ho messo al mondo.
Ma io so bene quali sono i miei limiti, fino all’anno scorso, per dire, non l’avrei mai fatto, neanche lontanamente.
Quest’anno è diverso.
Da dicembre ogni pomeriggio sono sola con i bambini, li vado a prendere uscita dal lavoro e dalle quattro me la sbrigo, sole o pioggia, impegni pomeridiani e non. Eccettuate le emergenze, in cui ci si organizza come si può, sono sola, e non c’è miglior palestra che questa per mettersi alla prova.
Una sera, in camera, fissando il soffitto, mi sono trovata a pensare al nostro piccolo appartamento di Alghero, destinato a rimanere vuoto e triste per un anno intero e oltre.
Mille estati trascorse gioiose, io bambina e poi i miei, gli amici, le piccole calette azzurre che nessuno sa, i tramonti senza fiato, il profumo della terra, di mirto e di eucalipto.
La mia settimana di ferie di luglio l’avevo presa, avevo in programma di stare con i bambini per liberarli da un centro estivo deserto, da facce stanche e ciondolanti e da parchi milanesi spogli e roventi.
Avevo in programma gite in campagna, corse nei prati, tiri al pallone, un giorno di qua, uno da un’altra parte, senza meta.
E invece no, nei “preferiti” con la coda dell’occhio vedo il sito di “airone”, consulto, c’è posto, il prezzo è anche stranamente economico, lascio la schermata e mi consulto.
“E perché no?”.
Parto…
… E mi ritrovo talmente felice di essere esattamente lì da sentirmi serena, capace di qualsiasi cosa.
Rispondo mentalmente davanti a una distesa di azzurro accecante alle domande di chi mi guardava storto prima della partenza.
Il viaggio aereo neanche l’abbiamo sentito, uno divideva a mucchi il mazzo di carte che aveva in tasca, gli altri coloravano. Un’ora ed eravamo sull’isola.
Le spiagge non sono tutte vicine, e comunque il mio scopo non è andare a piedi a quella sotto casa. No, essere ad Alghero per me vuol dire tornare nella mia spiaggia del cuore, imbucata in una strada sterrata e nemmeno così facile da raggiungere. Uno spettacolo che fa bene al cuore, sfumature di colori di un quadro, preferisco venti minuti di macchina ma avere quest’immagine negli occhi.
No, volutamente gli stabilimenti in Sardegna li rifuggo, solo spiagge libere. Prendo una borsa enorme con gli asciugamani e affido ai bambini il resto: uno zaino con tutte le provviste per il pranzo, un ombrellone, una borsa con i giochi e i braccioli. Loro mi aiutano contenti.
Quando arrivo, con calma, alle undici, a luglio ho il lusso di trovare spazio davanti alla riva, mi pianto lì fin quando siamo stufi di giocare, parlare, fare tuffi e partite di biglie.
Abbiamo i panini, la frutta, qualche spuntino, da bere, possiamo stare dovunque, senza appuntamenti e senza fretta.
Quando ormai siamo pieni di sole e di salsedine sulla pelle, riprendiamo la nostra cinquecento rossa (già, con il tettuccio aperto, proprio quella li’), e rientriamo a casa.
Vicino casa c’è una pizzeria, ma non c’interessa. Una pasta veloce e una cofana di verdure fresche fanno bimbi felici, ed è veloce preparare.
Se abbiamo voglia, facciamo una passeggiata fino al centro, e ci prendiamo due pizze al taglio seduti sul muretto vicino ad una delle tre torri. Sono le più buone, si sa, e io mi concedo una birra mentre loro si rincorrono.
Dopo cena, dopo qualche tiro a palla sul terrazzo comune, due chiacchiere con gli amici dei miei che chiedono notizie di casa, li metto a letto, stanchi ma con gli occhi felici.
E mi siedo fuori, nel piccolo patio ancora silenzioso, un libro, qualcosa da bere, il silenzio e le luci lontane.
Faccio tardi così, e mi ricarico per il giorno dopo, guardando le foto dei posti che amo da quando sono bambina.
Qualcuno mi ha aiutato sì, qualche faccia che rivedo ormai da trent’anni mi ha dato una mano con la bombola del gas, a far ripartire la macchina, ad accompagnarmi all’aeroporto.
Ma più di tutto mi ha aiutato lo sguardo dei bambini, e le foto dei miei appese nella piccola casa, teatro di giorni felici, e di estati del tempo che fu.

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28 thoughts on “In vacanza sola con tre figli guardando il mare”

  1. @mammachetesta, si tratta solo di sbloccare una difficoltà mentale, se poi si e’ convinti di farcela si arriva in fondo…

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  2. Io parto da sola con i miei 3 figli ormai da 4 anni, la più grande ne ha 9, la seonda 8 e il terzo 4. In spiaggia non mi riposo mai, sempre a cercarli e controllare che siano in sicurezza. Loro si divertono e si stancano, io lascio che il sole mi ricarichi per il lungo inverno. Anch’io vado in Sardegna, mio luogo d’origine, ma mi fermo nella spiaggia vicina alla casa al mare. Anche a me chiedono spesso: ‘ma come fai a fare da sola con 3 bambini?’ e anche per me si tratta solo di provare e di abituarsi all’idea. bell’articolo.Stefania

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  3. Veramente commovente… Una ventata di serenita’ che mi fa sognare che in un futuro non molto lontano la stessa cosa la potro’ fare, anche se non in Sardegna (magari!) ma sulle colline marchigiane 🙂
    Ma quanto si vive meglio a non farsi problemi prima che essi davvero si siano presentati?

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  4. Che bello Vale!
    Io sono andata in vacanza sola con le bimbe l’anno scorso, perché avevo litigato con mia madre e mi ha impaccato all’ultimo momento. I primi due giorni un inferno, le spiagge erano di scogli e le bambine pestavano ogni riccio che trovavano, e poi sai quanto me quant’è faticoso tornare a casa dalla spiaggia, far la doccia a tutte, lavare tutti i costumi, preparare la cena per 4 eccetera eccetera.
    Però poi mi sono divertita così tanto e mi sono goduta così tanto le bimbe, che adesso non so più come fare a estromettere mia madre dalle prossime ferie (a gennaio?)XD

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  5. Ho letto il tuo post in un momento di quiete felice fra passata di pomodoro, valigie e pulizie.
    Un momento di pace e quiete, un momento con un po’ di brezza fresca in questa estate afosa, dopo un pomeriggio e una sera a suon di amici, gavettoni, carne alla griglia e buon vino.
    E sento che sono le scelte giuste quelle che ci portano a questi momenti di quiete, di serenità e amore.

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  6. Alessia, sono io che ringrazio te per questa condivisione di vita e di esperienze. Si’, ce la facciamo egregiamente! Un abbraccio.

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  7. ……GRAZIE.
    Grazie per questo racconto che mi fa commuovere.. Lacrime di gioia mi rigano il viso perché , nelle tue parole , ci sono anch’io. Io che , a fine Luglio , ho preso il coraggio in mano e sono partita da sola con il mio cucciolo per il Sud della stessa isola. E gli occhi che hai descritto , la sensazione di essere forte come una leonessa , la libertà …. Tutto questo l’ho visto e sentito sulla mia pelle. Anche la mia famiglia e i miei amici erano preoccupatissimi per me ma io sapevo che sarebbe stato il viaggio più bello. E ho capito tanto… O forse ho solo avuto conferma di ciò che capivo già da quando il mio piccolo uomo ha fatto sentire al mondo il suo primo vagito: LE DONNE CE LA FANNO. E lo fanno bene.
    Un grande abbraccio dalla mamma di un duenne , quasi separata , chissà .. Certamente tanto delusa e ferita da un uomo che non ce la fa.

    Alessia

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  8. Giovanna, vedo che ci capiamo. Goditi quelle acque cristalline e quegli scorci infiniti. Un abbraccio, Valewanda

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  9. Bello! c’è l’atmosfera delle mie vacanze al mare. Io sono sarda e il mare per me è come lo descrivi tu! e ancora adesso con due bimbe pernullatranquille andiamo in calette dimenticate da tutti senza un bar! senza stabilimenti!! i miei amici romagnoli non se ne capacitano!!! eppure questo è il Mare, il solo Mare che io considero tale, senza giochi ai bordi della spiaggia per riemipire il tempo dei bambini.
    Grazie per il bel post 😉

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