In tema di creatività, intervistiamo Alessandro Perri, pianista e insegnante, che da anni si dedica alla ricerca didattica, con corsi di approfondimento nel campo della propedeutica musicale e della didattica pianistica. E’ fondatore della scuola di musica Ostia Music Lab di Roma, nonché organizzatore di concerti.
Del suo progetto Ostia Music Lab, ci racconta come nasca dalla passione per la musica, una forma d’arte straordinaria, che se da una parte mira spontaneamente alla formazione di menti aperte e creative, dall’altra educa l’individuo all’impegno e alla disciplina. Grandi obiettivi, dunque, che hanno convinto i fondatori del Music Lab ad impegnarsi nella diffusione e nell’insegnamento della musica anche tra i bambini.
A questo scopo sono previsti corsi per ragazzi e adulti, propedeutica musicale per bambini, concerti, conferenze, seminari, lezioni concerto. Tante attività che, favorendo contatti fra persone, enti e associazioni, mirano a proporsi come luoghi d’incontro e di aggregazione, non solo di insegnamento, nel nome dell’idea di educazione permanente, che ha la funzione sociale di maturazione e crescita umana e civile.
Le attività di Ostia Music Lab sono tante e potete scoprirle, per chi è interessato, sul loro sito.
Quale è la tua esperienza con la musica e i bambini?
Durante gli ultimi anni di studio al Conservatorio ho iniziato a insegnare pianoforte. I miei allievi erano principalmente bambini dai 7 anni in su. Fin da subito ho cominciato a pormi le prime domande sui metodi di insegnamento e mi sono accorto di quanto potessero essere poco interessanti e rigidi per un bambino di 7 anni quegli studi di teoria e tecnica! Ho così scoperto un mondo di libri che propongono l’apprendimento della musica in modo ludico e diretto: insomma i bambini suonano già dalle prime lezioni. Proseguendo con le mie ricerche metodologiche sono approdato a corsi per insegnare propedeutica musicale (metodo Orff, Dalcroze), abbassando di molto l’età dei miei allievi!
A che età si può iniziare a lavorare con la musica?
Con i metodi usati nella propedeutica musicale il bambino può cominciare a lavorare con la musica già dai tre anni. In questa fase si esplorano le qualità della musica – ad esempio ritmo, timbro, altezza dei suoni, dinamiche- giocando con la voce, con il corpo, attraverso delle danze, e infine con strumenti musicali principalmente a percussione, come cembali, triangoli, piattini o maracas.
A che età si può iniziare con uno strumento
Dalla mia esperienza posso dire che l’età migliore per iniziare lo studio di uno strumento musicale è dai cinque anni circa. Ovviamente ci sono le dovute eccezioni, non è una regola rigida! Ai genitori che vogliono iniziare un bambino allo studio di uno strumento musicale consiglio spesso un periodo di propedeutica musicale di gruppo, per far capire cosa sia la musica e come la si possa usare come gioco insieme a suoi coetanei. Gli allievi provenienti da questo percorso risolvono più facilmente problemi ritmici, di intonazione e di memorizzazione delle frasi musicali, insomma si ritrovano in un ambiente a loro conosciuto.
Quale è il modo migliore per far interessare i bambini ad uno strumento?
Credo che sia importante lasciar sperimentare al bambino le possibilità dello strumento, anche attraverso un uso poco “accademico”. Ad esempio nelle prime lezioni di pianoforte che propongo loro, mostro loro l’interno dello strumento, lasciandoli giocare con i vari componenti (martelletti, corde, pedali) e in seguito facendoli suonare nei modi più inconsueti, per esempio usando tutte le parti del corpo. Un altro aspetto molto importante è l’ascolto della musica in modo partecipato usando movimenti del corpo, suoni con la voce o storie che la musica può evocare. Molti rimangono affascinati anche da esecuzioni dal vivo in cui possono vedere i movimenti del musicista mentre sta suonando, non solo ascoltare. Chi da piccolo non ha imbracciato per finta una chitarra elettrica?
Hai consigli da dare per far si che il rapporto con la musica sia positivo, aiuti la creatività invece di diventare una delle attività proposte?
Secondo me l’aspetto fondamentale è quello del gioco, non a caso per il verbo suonare gli inglesi usano to play o i francesi jouer, cioè il nostro giocare. Il percorso deve essere dunque quello di un gioco che diventa più difficile con la crescita dei bambini, ma se hanno capito e vissuto la soddisfazione che suonare può dargli, tutto avverrà con naturalezza.
E’ importante il ruolo degli educatori (genitori e insegnanti) nel far vivere la musica come momento comune, in cui loro stessi, per primi, partecipano attivamente cantando, ballando, ascoltando o suonando (e chi più ne ha più ne metta).
Ci sono metodi per la musica adatti ai piccolissimi?
Il metodo Gordon è quello più utilizzato per la fascia 0 – 36 mesi. Il concetto di base è veramente affascinante: la musica può essere appresa con gli stessi meccanismi di acquisizione del linguaggio verbale. I bambini, assieme ai genitori, sono immersi in un ambiente musicale in cui la parola è completamente assente per tutta la durata della lezione. Vengono proposti ai bambini canzoni e canti ritmici, senza parole, in tutti i modi musicali e metri possibili, che rispondono a tre criteri fondamentali: varietà, complessità e ripetizione. Questo permette di ottenere un personale vocabolario musicale da poter poi utilizzare.
Per chi vuole saperne di più:
www.ostiamusiclab.com
oml.info@yahoo.com
Io e mio marito siamo entrambi musicisti, anche se lavoriamo in ambiti ben diversi. In casa c’è il pianoforte ed il clarinetto (quest’ultimo ovviamente ha un approccio più complesso). Leonardo (14 mesi) ha sempre avuto il pianoforte a sua disposizione e spesso lo raggiunge per strimpellare. Per ora è un gioco come un altro e il mio intento sarebbe di avvicinarlo allo studio dello strumento solo per una sua precisa volontà. E’ facile farsi prendere la mano e pretendere di creare un piccolo Mozart… In realtà, per esperienza personale, lo studio in senso tecnico della musica è un continuo altalenare tra la noia di dover ripetere continui esercizi da provare e riprovare e l’immensa gioia di suonare un bel pezzo. Il rischio è che il bambino provi solo noia…ecco perché non lo forzeremo in nessun modo e lo lasceremo desiderare di saper suonare. Solo così, credo, sarà disponibile a sopportare anche la parte più noiosa della musica, che è anche quella meno nota….
Io e la mia bimba seguiamo un corso di “Musica in culla” (metodo Gordon) da quando aveva 4 mesi (ora ha 2 anni e mezzo). E’ un percorso intenso, che mi ha fatto scoprire un nuovo modo di comunicare con lei, un modo diverso di condividere le emozioni. E’ un momento che aspettiamo con entusiasmo, in cui stacchiamo dalla quotidianità e ci dedichiamo solo a noi due.
TopaGigia ha una lezione di musica a settimana a scuola. Credo seguano il metodo Gordon ma non ne sono certa. Mi ha raccontato che hanno lavorato sui suoni delle stagioni, le foglie che cadono, la neve, la pioggia, interpretandoli come musica. Poi ballano e fanno attività di gruppo seguendo brani musicali scelti. Comunque lei adora il maestro, quindi va bene così. Il Prof insegna musica, quindi io mi sto abbastanza disinteressando della faccenda confidando che lui intervenga con qualche proposta quando lo riterrà più opportuno. Finora non ha detto assolutamente nulla però 🙁